Salvatore Bini  binisa@tiscalinet.it 

 

RIGORE SCIENTIFICO E MATEMATICA CREATIVA



Tra i tanti modelli che costituiscono il complesso e variegato mondo della nuova epistemologia, un'attenzione particolare va rivolta al "modello francese" [1], soprattutto per due considerazioni:

  1. perché, a differenza dell'epistemologia  anglosassone, di taglio neopositivistico, tranne qualche eccezione, quella francese è meno rigorosa e più costruzionistica, e perciò antidogmatica e creativa;
  2. perché il pensiero francese ha saputo coniugare la conoscenza oggettiva con l'esperienza soggettiva, la res cogitans con la res extensa (R. DESCARTES), l'esprit de geometrie con l'esprit de finesse (B. PASCAL), l'élan vital, con l'évolution créatrice (E. BERGSON), in sistemi in cui si sono riunite e condensate forze diverse quali l'istinto, l'intelligenza, l'intuizione, l'immaginazione, lo spirito creativo...

 

Il modello francese, sul piano epistemologico, può essere bene espresso dalla testimonianza diretta e dagli scritti di GASTON BACHELARD, un matematico piuttosto "isolato", ma creativo e poliedrico,  che si è interessato di arte, di sogni, d'immaginazione e che ha cercato di costruire una sintesi tra filosofia, scienza ed arte, capace di esprimere la complessità dell'esperienza umana. 

Seguiamolo in qualche riflessione sui principi di fondo della sua epistemologia.

 

1.  LO SPIRITO SCIENTIFICO

La scienza non è soltanto descrittiva e razionale, ma è anche  e soprattutto intuitiva, istintiva, relazionale, creativa, il che vuol dire che essa non è il campo esclusivo della rigorosità razionale, dell'applicazione logica e della referenzialità oggettiva costruita sull'osservazione dei fenomeni e della realtà. In essa rientrano anche gli istinti, l'immaginazione, i sogni, nonché "disordini e lentezze" .  Lo spirito scientifico va colto in tutte queste prospettive e dimensioni, peraltro riconducibili alla fenomenologia husserliana che considerava, nei processi di conoscenza, non soltanto l'oggetto intenzionato, ma anche il soggetto intenzionante.

 

2.  LA FUNZIONE DI "MATEMATIZZAZIONE"

Il più grave torto che il "pensiero formale" (D. HILBERT, L. COUTURAT…), la "nuova logica" (G. PEANO, F. G. FREGE…) e i "dottrinari dell'assiomatica", anche di matrice strutturalistica (SCUOLA DI BOURBAKI [2]) hanno fatto al "pensiero" e alla ricerca scientifica è stato quello di aver "de-realizzato" la scienza, allontanandola dalla realtà e snaturandola con un linguaggio formale, sterile, limitato e riservato a pochi.[3] Ogni pensiero formale può apparire come una «semplificazione psicologica incompiuta, una sorta di pensiero-limite mai raggiunto» [4] . Con la riduzione a formalizzazione e ad assiomatizzazione, la scienza ed in particolare le scienze matematiche da "linguaggi" che utilizzano degli strumenti di rappresentazione e di comunicazione diventano a loro volta strumenti per la costruzione di un nuovo linguaggio. La matematica è, al contrario,  pensiero, investigazione, "asse della scoperta", trasformazione della realtà e costruzione di nuovi "mondi"; ma anche   creatività, fecondità produttiva, avventura del pensiero, che, utilizzando tutte le risorse e le esperienze formative del soggetto umano, contribuisce in misura determinante alla realizzazione della persona.  I conseguenti processi di matematizzazione  non soltanto vanno tenuti distinti dai processi di formalizzazione, ma  vanno notevolmente privilegiati perché favoriscono la produttività e la creatività teorico-pratica, mentre invece i secondi servono a chiarire la sola struttura logica che entra come variabile strumentale nella procedura scientifica.

 

3. L'EPISTEMOLOGIA BACHELARDIANA IN SINTESI

 

Di tutta la riflessione epistemologica di BACHELARD  sono significativi soprattutto i seguenti passaggi e nodi critici, qui soltanto indicati in maniera necessariamente sintetica:

 

 

E SE LA MATEMATICA … ?

 

A questo punto ci chiediamo:

« … E SE LA MATEMATICA NON FOSSE SOLO " RIGOROSA" ?»

 

- Sarebbe una disciplina collocata in una dimensione "ermeneutica", aperta alle interpretazioni, agli stati soggettivi e collocata negli spazi in cui si realizzano confronti e discussioni, vale a dire nell'area del "forum" e della negoziazione dei significati. In questi spazi si connettono in maniera significativa discipline diverse ed indagini sulla realtà "mondo", condotte da diversi punti di vista. Una matematica non rigorosa sarebbe ancora una matematica costruita su basi scientifiche, fondata, però,  su una "coscienza non rigorosa", cioè capace di estendere il suo esame ai problemi metacognitivi e di utilizzare anche risorse non razionali (immaginazione, motivazioni, interessi, attrazione, empatie, sogni, sentimenti, emotività…) .

 

« … E SE LA MATEMATICA NON FOSSE SOLO " LOGICA" ?»


- Metterebbe soprattutto in evidenza i processi di matematizzazione, anziché quelli di formalizzazione. Utilizzerebbe in primo luogo gli elementi del mondo reale piuttosto che le formule convenzionali. Sarebbe una delle scienze incardinate nel mondo reale e vicina alla vita delle persone. Aprirebbe le porte al "pensiero concreto", come a quello astratto;  all'immaginazione, come agli schemi di conoscenza (in senso kantiano); all'intuizione, come al raziocinio; alla ricorsività come alla linearità; alla necessità di stringenti conseguenze logiche, come al pensiero "divagatorio" e divergente.  

« … E SE LA MATEMATICA NON FOSSE SOLO " RAZIONALE " ?»

- Sarebbe affascinante per bambini, ragazzi ed adulti e potrebbe essere scritta non soltanto con la mano destra, ma anche con la mano sinistra (J. BRUNER).  Recupererebbe risorse e potenzialità diversamente inutilizzabili e interagirebbe senza forzature con l'arte, con la poesia, con la natura, con le cose, con le persone…, avvalorando, in tal modo la sua funzione formativa e la sua connotazione creativa e produttiva, facendo più facilmente superare il luogo comune di "scienza esatta" e di materia d'insegnamento tra le più ostiche. 

 

UNA MATEMATICA "COSÍ"

 


UNA MATEMATICA "COSÌ" , sarebbe ancora "scienza" e, soprattutto, converrebbe insegnarla ?

Precisiamo:

A livello di scuola dell'infanzia e di base:

UNA MATEMATICA NON SOLO "RIGOROSA" VORRÁ DIRE :

Aprire gli spazi dell'intelligenza emotiva (D. GOLEMAN) e superare la geometria euclidea, che appiattisce il mondo e lo riduce in punti, rette, quadrati e rombi, facendo inaridire l'immaginifico. Vorrà anche dire recuperare le dimensioni della problematicità,  della congetturalità e della trasferibilità dei concetti, dei modelli e delle procedure matematiche, con la conseguente estensione del piano applicativo verso le molteplici fenomenologie esistenziali e verso la costruzione dei mondi simbolici (E. CASSIRER, N. GOODMAN…)

UNA MATEMATICA NON SOLO "LOGICA" VORRÁ DIRE :

Non più un linguaggio accessibile a pochi, né soltanto un contesto "virtuale" con cui sostituire la realtà-reale, né più un mondo di sole formule che evadono, riducono o snaturano i veri problemi connessi all'uomo ed alla realtà naturale ed artificiale, ma un sistema conoscitivo e relazionale all'interno del quale è possibile "leggere" ed interpretare il mondo reale ed immaginario, nella sua complessità,  da diversi punti di vista,  utilizzando vecchi e nuovi strumenti e modelli adeguati a poter trattare la complessità  (ologramma, trasformazioni, statistica, probabilità, informatica…) .


UNA MATEMATICA NON SOLO "RAZIONALE" VORRÁ DIRE :
Una disciplina non riduzionistica, ma creativa, propositiva e applicativa ai diversi contesti e che si costruisce come  attività del pensiero connesso alla vita  (Lebenswelt) [13] ed implicante non soltanto quadri concettuali e matrici cognitive, ma anche competenze ed abilità operative, atteggiamenti e motivazioni profonde, aspirazioni ed evasioni.
 

UNA MATEMATICA "COSÌ" , più vicina agli allievi e più utile per comprendere il Mondo, sarebbe proprio quella che i Programmi didattici per la scuola primaria del 1985 intendono «sia  come valido strumento di conoscenza e di interpretazione critica della realtà, sia come affascinante attività del pensiero umano» .

UNA MATEMATICA "COSÌ"  sarebbe più adeguata ai processi dinamici ed evolutivi che si realizzano nel corso dell'infanzia e che passano attraverso:

·         il pensiero intuitivo, il pensiero concreto, il pensiero emotivo, il pensiero astratto;

·         le intelligenze multiple e le diversità cognitive;

·         la concettualizzazione secondo modelli integrati di tipo costruttivistico, relazionale ed ecosistemico;

·         il consolidamento della motivazione ad apprendere, finalizzata all'acquisizione della competenza e della padronanza (mastery learning) ;

·         l'ottimizzazione ai fini formativi di tutte le risorse, umane e materiali, che si impiegano nell'insegnamento e nell'apprendimento, che sono processi complementari e convergenti sull'unica finalità della ricerca di senso sull'uomo e sulla sua presenza nel Mondo.

Ci piace concludere con due riflessioni di MAURICE MERLEAU-PONTY [14]:

 

PRIMA :    «Tutto ciò che so del mondo, anche tramite la scienza, io lo so a partire da una percezione mia o da un'esperienza del mondo senza la quale gli stessi simboli della scienza non significherebbero nulla…».

SECONDA : «… Non  dobbiamo dunque chiederci se percepiamo veramente il mondo, dobbiamo invece dire: il mondo è ciò che noi percepiamo».

 

Sarà per questo che la scienza, le discipline di studio ed il loro insegnamento, se vorranno veramente aiutarci nella conoscenza e nella comprensione del mondo, non possono in alcun modo ignorarlo o farcelo ignorare.

 



[1] Cfr. F. D'AGOSTINI, Analitici e continentali, Cortina, Milano 1997 [consultato nell'edizione CDE Spa,  Milano 1998], sugli sviluppi della filosofia negli ultimi trent'anni. Il riferimento alla nuova epistemologia francese e, in particolare, a GASTON BACHELARD è a pag. 472 segg.

[2] Definibile come scuola strutturalistica, ha cercato di costruire un'architettura della matematica“, comprendendola nell'idea di struttura. Cfr. J. PIAGET, Lo strutturalismo, Il Saggiatore, Milano 1968, pag. 55 segg.

[3] Contro queste impostazioni si pongono HENRI POINCARÉ e LÉON BRUNSCHVICG, le cui tesi hanno positivamente influito sulla formazione di BACHELARD; già  KANT, peraltro,  aveva fondato gli enti matematici sull'intuizione del soggetto pensante.

[4] In  La formazione dello spirito scientifico. Citato da F. D'AGOSTINI, op. cit., pag. 474.

[5] Nelle opere : Essai sur la connaissance approchée (1928) e La philosophie du non (1940).

[6] Cfr. L. GEYMONAT, Storia del pensiero filosofico e scientifico, Vol. VII, Il Novecento (2), Garzanti, Milano 1976, pag. 53.

[7] Può essere evidenziata l'affinità terminologica con le teorie di THOMAS KUHN e di MICHEL FOUCAULT, ma l'impostazione bachelardiana di fondo è sostanzialmente diversa.

[8] In F. D'AGOSTINI, op. cit. pag. 476.

[9] Ibidem, pag. 477.

[10] In La formazione dello spirito scientifico del 1938.

[11]  Sul pensiero complesso consulta soprattutto E. MORIN, Introduzione al pensiero complesso, Sperling & Kupfer, Milano 1993. Si consiglia anche il più recente lavoro dell'Autore, La testa ben fatta, Cortina, Milano 2000, che ha il paradigmatico sottotitolo di Riforma dell'insegnamento e riforma del pensiero.

[12] In Saggio sulla conoscenza approssimata del 1948.

[13] Termine con cui E. HUSSERL indica il mondo della vita, considerato, però, prescientifico, impuro e precedente il mondo delle cose che si presentano come dati alla coscienza; a partire dagli anni sessanta il Lebenswelt viene riabilitato dall'ermeneutica, unitamente alla sfera della praxis.

[14] In Fenomenologia della percezione,  Il Saggiatore, Milano 1972,  pag. 16-17 e 25. Citato da U. GALIMBERTI, Psiche e teche, Feltrinelli, Milano 1999.