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Reg. Tribunale Lecce n. 662 del 01.07.1997
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UNITA' DIDATTICHE SU INTERNET

Umberto Tenuta

 

È appena il caso di evidenziare che in effetti l’attività di elaborazione delle unità didattiche si configura come attività di studio, ricerca e sperimentazione.

Che cosa fa il docente che programma, ad esempio, un’unità didattica sulla scoperta del Sistema di scrittura posizionale dei numeri, se non ricercare e ipotizzare le strategie di apprendimento più adeguate: il docente progetta un’ipotesi di percorso apprenditivo cui corrisponde un’ipotesi di attività di insegnamento.

Il docente che opera da professionista riflessivo non si limita a delineare percorsi apprenditivi routinari, standardizzati, astratti, ma in riferimento alle concrete situazioni, soprattutto ai livelli di sviluppo e di apprendimento, agli stili ed ai ritmi di apprendimento dei singoli alunni, si impegna a ricercare le strategie apprenditive più adeguate a ciascuno dei suoi alunni.

In questo lavoro i docenti hanno pochi aiuti, sia perché non viene assicurata loro un’adeguata competenza sul piano metodologico-didattico, sia perché gli strumenti bibliografici disponibili sono estremamente scarsi, se si prescinde dalla riviste e dalle guide didattiche.

In Internet si trova ben poco, ma soprattutto in lingua inglese.

Sarebbe perciò quanto mai opportuno dare la possibilità ai docenti di presentare su Internet i loro percorsi didattici in modo che altri docenti li possano conoscere, esaminare, discutere e tenere presenti nel loro impegno programmatorio, non per assumerli acriticamente, ma come stimolo alla riflessione personale, alla discussione di gruppo, al confronto, anche per ricevere osservazioni e pareri.

Forse non si è evidenziata abbastanza l’assurdità del lavoro dei docenti, che rimane quasi sempre a livello individuale, confinato nel chiuso delle aule, non aperto al confronto.

Sembra proprio il caso di promuovere, di incoraggiare, di favorire una didattica aperta.

In estrema sintesi, si potrebbe procedere secondo i seguenti passi:

1) i docenti descrivono i percorsi didattici, indicando:

a) le procedure di elaborazione;

b) le situazioni cui si riferiscono;

c) gli obiettivi formativi specifici in termini di conoscenze, capacità ed atteggiamenti da perseguire;

d) le attività che sono proposte agli alunni per il perseguimento degli obiettivi formativi mediante le modalità di apprendimento per ricezione, scoperta (problem solving), cooperative learning, che sono privilegiate;

e) le tecnologie educative;

f) gli strumenti ed i tempi delle verifiche;

g) le modalità del lavoro collettivo, individuale e di gruppo degli alunni anche nella prospettiva dell’individualizzazione dei percorsi apprenditivi;

2) ai docenti possono pervenire osservazioni e proposte dai colleghi, dai docenti universitari, dalle famiglie ecc.;

3) i docenti riferiscono sulle modalità di attuazione dei percorsi didattici, eventualmente rielaborati, e sui risultati conseguiti.

Questa è solo una prima proposta di quello che potrebbe costituire l’avvio della costituzione di un archivio di itinerari didattici nella rubrica DIDATTICA@EDSCUOLA.COM

Il rischio è l’utilizzazione meccanica dei percorsi didattici, ma è un rischio che vale la pena di correre, stante la povertà dei sostegni didattici oggi disponibili e l’isolamento assoluto in cui i docenti operano, spesso utilizzando pedissequamente gli schemi operativi assunti dalle riviste e dalla guide didattiche, che peraltro hanno il merito di costituire gli unici compagni di viaggio dei docenti nel loro quotidiano lavoro dentro le aule.

I docenti che intendono presentare i loro percorsi didattici possono inviarli alla redazione della rivista umbertotenuta@edscuola.com

Si raccomanda di tenere presente lo schema di cui al punto 1), soffermandosi in particolare sui punti d. ed e., descrivendo analiticamente le attività che gli alunni debbono effettuare ed i materiali didattici che essi possono utilizzare.


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