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WELFARE - E' dell'Emilia Romagna la prima legge-quadro "federalista" sull'assistenza

Sostegno alle famiglie nel lavoro di cura dei soggetti deboli, sia attraverso aiuti economici che “servizi di sollievo”, flessibilità e personalizzazione dei singoli interventi che saranno sempre più “a domicilio”, ma anche lotta alla povertà e concertazione tra i diversi soggetti istituzionali. Sono solo alcune delle linee guida del nuovo welfare dell’Emilia Romagna: le stabilisce il progetto di legge “Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, approvato  dalla Giunta regionale. Si tratta, in sintesi, del primo testo “federalista” della Regione, dopo la riforma del titolo V della Costituzione confermata dai risultati del referendum consultivo dello scorso ottobre.

E’ la prima legge di riforma dell’assistenza di una Regione italiana nella quale vengono assunte e declinate le competenze in materia di promozione sociale delle nuove Regioni. Ora si apre una fase di consultazione che investirà il Consiglio e le articolazioni della società regionale.

Il testo di legge riforma principalmente il sistema di servizi regionale e locale, dopo più di 15 anni dalla precedente legge. In particolare, definisce una forte cooperazione tra i diversi soggetti istituzionali, che mette al centro i Comuni, lo snodo del nuovo sistema. Attua poi una chiara scelta a favore del terzo settore, in modo da renderlo partner attivo e centrale anche nella progettazione e nella realizzazione dei servizi.

L’obiettivo è mettere in piedi un sistema di servizi in grado di accompagnare le persone lungo tutto l’arco della vita e non solo nelle situazioni di difficoltà. “Con questa riforma – ha aggiunto Borghi – puntiamo a valorizzare le esperienze e la rete di servizi patrimonio di questa Regione, punto centrale della riforma complessiva del welfare regionale, e a rafforzare la coesione sociale in Emilia Romagna. La Giunta regionale si attende, dal confronto in commissione e in Consiglio, un ulteriore arricchimento di questa riforma”.

L’approvazione della legge sul federalismo, che sostituisce alcuni articoli della Costituzione e muta rapporti ed equilibri della struttura organizzativa statale, mostra alcuni aspetti di sicuro impatto. Focalizziamo l’attenzione, in particolar modo, sugli articoli 118 e 119 del testo legislativo.

Il primo introduce il fondamentale principio della “sussidiarietà”. Recita infatti che “le funzioni amministrative sono attribuite ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane , Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza”. Un concetto ribadito anche nell’affermare che “Stato, Regioni, Città metropolitane, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

Quanto all’art.119, esso ritaglia e disciplina un ruolo importante per lo Stato, laddove afferma che “Per promuovere lo sviluppo economico, la coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e sociali, per favorire l’effettivo esercizio dei diritti della persona, o per provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni(…)”. Insomma in questo caso lo Stato si fa garante per eventuali squilibri che il nuovo assetto potrebbe creare e dovrebbe adoperarsi per una perequazione sociale con interventi diretti o economici.

Uno dei punti principali della nuova legge che riforma il welfare dell’Emilia Romagna è il diritto di tutti i cittadini ai servizi e alle prestazioni sociali, sulla base dei principi di equità e universalità di accesso. A sostegno di questo diritto vengono stabiliti dei “livelli essenziali delle prestazioni”. Si tratta dei servizi che ogni Comune deve essere in grado di garantire e, soprattutto, ai quali ogni cittadino può accedere pagando le prestazioni in base alle proprie condizioni economiche. E per “servizi essenziali” si intendono servizi informativi, consulenza e sostegno alle famiglie, sostegno alla domiciliarità per chi non è autosufficiente, accoglienza familiare di persone in difficoltà, ma anche servizi residenziali e semiresidenziali, servizi di prevenzione e ascolto per persone a rischio, interventi di sostegno all’inserimento lavorativo dei disabili, misure di contrasto alla povertà e pronto intervento sociale.
La nuova legge prevede poi la nascita di uno Sportello unico per l’accesso ai servizi socio-assistenziali: vero e proprio punto di riferimento sul territorio per i cittadini, in grado di indirizzare verso i servizi competenti.

Non solo: partirà anche la sperimentazione del reddito minimo di inserimento, che avrà lo scopo, insieme ad altre misure come la ricerca di alloggio, la formazione professionale e l’inserimento lavorativo, di accompagnare le persone fuori dalla condizione di povertà. Prosegue, poi, la possibilità di avere prestiti sull’onore, già erogati da alcuni anni.
Vengono istituiti, inoltre, i cosiddetti “servizi di sollievo”, pensati per affiancare il lavoro di cura familiare. Si tratta, ad esempio, di posti temporanei nelle case di riposo riservati agli anziani che durante l’anno vivono in famiglia. Uguale obiettivo ha il potenziamento degli assegni di cura, che già da alcuni anni vengono erogati a chi accudisce in casa un anziano.

Un’altra novità è il servizio civile per gli anziani, pensato per inserire anche i volontari meno giovani in programmi di pubblica utilità. Infine, le Ipab (le istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) si trasformeranno nelle Aziende pubbliche di servizio alla persona: verranno quindi inserite nel sistema integrato di interventi socio-sanitari. Nello stesso tempo sarà portato avanti un processo di riorganizzazione del settore, con iniziative per l’accorpamento e la valorizzazione del patrimonio delle nuove Aziende.

 

Sostegno alle famiglie nel lavoro di cura, lotta alla povertà: tutte le novità del progetto di legge

Ecco il nuovo welfare emiliano-romagnolo

 

Sostegno alle famiglie nel lavoro di cura sia attraverso aiuti economici che “servizi di sollievo”; flessibilità e personalizzazione degli interventi, che sempre più dovranno diventare “a domicilio”; ma anche lotta alle emergenti sacche di povertà con la sperimentazione, tra l’altro, del reddito minimo di inserimento e nuove modalità di concertazione tra i diversi soggetti istituzionali, rappresentati nei “piani di zona”.


Sono queste alcune delle novità del nuovo welfare “made in Emilia-Romagna” così come disegnato dal progetto di legge “Norme per la promozione della cittadinanza sociale e per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali”, approvato dalla Giunta regionale su proposta dell’assessore alle politiche sociali Gianluca Borghi. Si tratta del primo testo “federalista” della Regione Emilia-Romagna dopo la riforma del titolo V della Costituzione. 

 

Gli obiettivi del progetto di legge


L’obiettivo di fondo è organizzare un sistema di servizi in grado di accompagnare le persone lungo tutto l’arco della vita, e dunque non solo nelle situazioni di difficoltà conclamata, ma anche in quei momenti “fisiologici” che tuttavia possono richiedere sostegno ed aiuto, così come nelle situazioni di “normalità”, creando un sistema di pari opportunità a favore di tutta la cittadinanza regionale.
In questo ambito rientra la scelta decisa verso la domiciliarità
foto: archivio Servizio Stampa e Informazione Giunta RER degli interventi, verso il sostegno all’insostituibile lavoro di cura che si svolge all’interno delle famiglie, verso l’estrema elasticità e articolazione dei servizi, che dovranno essere in grado di intercettare i bisogni di una società con sempre meno reti parentali in grado di fornire aiuto.


Il progetto di legge guarda anche alla povertà e all’esclusione sociale.

 
Fenomeni solo apparente scomparsi e che invece stanno tornando a interessare crescenti fasce, sia pur sempre minoritarie, anche della popolazione emiliano-romagnola. Oltre al reddito minimo di inserimento, la legge prevede interventi mirati su alcune fasce di popolazione a rischio: famiglie immigrate, anziani, donne sole.
Infine la promozione della cittadinanza sociale. Tra le misure previste: mediazione culturale, conciliazione dei tempi di cura e di lavoro, promozione della mutualità e sviluppo della solidarietà.

 

Le novità della legge: nuovi servizi per nuovi bisogni


Ecco spiegate brevemente in sei punti punti tutte le novità della legge.


1) Viene affermato il diritto di tutti i cittadini ai servizi e alle prestazioni sociali, su basi di equità e di universalità di accesso. 
A sostegno di tale diritto vengono stabiliti i livelli essenziali delle prestazioni, cioè i tipi di servizi che ogni Comune deve essere in grado di garantire sul proprio territorio e a cui ogni cittadino potrà accedere concorrendo al costo delle prestazioni in relazioni alle proprie condizioni economiche.

 
Questi dunque i servizi essenziali: servizi informativi; consulenza e sostegno alle famiglie; sostegno alla domiciliarità nei confronti di chi non riesce a provvedere autonomamente alle esigenze della vita quotidiana; accoglienza famigliare di persone in difficoltà; servizi residenziali e semiresidenziali; servizi di prevenzione e ascolto per persone a rischio; interventi di sostegno all’inserimento lavorativo delle persone disabili o in stato di svantaggio; misure di contrasto alla povertà; pronto intervento sociale.

 

2) Nasce lo “Sportello unico per l'accesso ai servizio socio-assistenziali” un vero e proprio punto di ascolto e di orientamento articolato sul territorio, attraverso il quale il cittadino potrà essere indirizzato ai servizi competenti. 
Lo sportello sarà in pratica il primo punto di contatto tra il sistema e il cittadino.

 

 

3) Prende il via la sperimentazione del reddito minimo di inserimento che insieme ad altre misure di sostegno (ricerca alloggio, formazione professionale, inserimento lavorativo) dovrà servire ad accompagnare le persone fuori dalla condizione di povertà. Anche i prestiti sull'onore, già erogati da alcuni anni, potranno rappresentare uno strumento per sostenere le responsabilità famigliari e individuali in momenti di particolare difficoltà.


4) Vengono istituiti i servizi di sollievo per affiancare le persone e le famiglie nel lavoro di cura famigliare.

 Un esempio: posti temporanei nelle case di riposo riservati a quegli anziani che durante l’arco dell’anno vivono in famiglia. 
Con lo stesso obiettivo vengono potenziati gli assegni di cura, che già da alcuni anni vengono erogati a chi accudisce in casa un anziano e per i quali è prevista l’estensione ad altre categorie di persone.


5) Nasce il servizio civile per gli anziani per l’impiego volontario in programmi di pubblica utilità.


6) Le Ipab (istituzioni pubbliche di assistenza e beneficenza) si trasformeranno nelle Aziende pubbliche di servizi alla persona e come tali verranno inserite a pieno titolo nel sistema integrato di interventi socio-sanitari.

Contemporaneamente verrà avviato un processo di riorganizzazione del settore, con iniziative per l’accorpamento e la fusione e la valorizzazione del patrimonio delle Aziende.

 

Il testo completo del progetto di legge (delibera n. 2001/2621)

 

Politiche sociali

 

Primo rapporto "Le politiche sociali in Emilia-Romagna"

La legislazione nazionale per la realizzazione del sistema di interventi e servizi sociali è stata recentemente approvata. La Regione Emilia-Romagna, a sua volta, sta elaborando la riforma organica della Legge regionale sull'assistenza, e con questo rapporto si è posta l’obiettivo di delineare un quadro dei fattori di cambiamento della domanda e dei bisogni sociali allo scopo di ridefinire l'assetto delle politiche e degli interventi regionali. Il rapporto offre una panoramica di sistema dell'offerta sociale, dando una visione chiara delle azioni, degli strumenti, della spesa e dei meccanismi di erogazione e di controllo, e costituisce una premessa del Piano Sociale Regionale.

Il rapporto è suddiviso in tre parti.

Nella prima parte Barbagli, Pisati e Santoro analizzano i principali mutamenti che stanno interessando la società dell’Emilia-Romagna, nei suoi aspetti più rilevanti per la definizione delle politiche sociali. Nella seconda parte Ascoli e Pavolini esaminano le politiche sociali della Regione mettendo a fuoco tre elementi: le modalità con cui la Regione coinvolge i diversi attori nel processo decisionale; la produzione normativa degli ultimi 20-30 anni; l’implementazione della produzione normativa e l’impatto sugli attori. Nella terza parte Ecchia, Carassiti e Mazzanti affrontano il tema della spesa sociale mediante l’aggregazione degli interventi socioassistenziali e dei diversi centri di spesa che agiscono sul territorio, lavorando a partire dai dati dei bilanci consuntivi della Regione e dei Comuni.

Il primo rapporto "Le politiche sociali in Emilia-Romagna"
Indice (309 Kb)
Capitolo 1 (380 Kb)
Capitolo 2 (452 Kb)
Capitolo 3 (919 Kb)
Capitolo 4 (47 Kb)
Capitolo  5 (239 Kb)

 

 


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