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COLLABORAZIONECos’è la collaborazione?Collaborazione:
Sviluppare una cultura di collaborazione non dovrebbe fermarsi alla creazione di gruppi, ma alla creazione di gruppi focalizzati sulle questioni dell’insegnare e dell’apprendere, e che funzionino. Creare un buon gruppo di lavoroUn gruppo non nasce efficiente, lo diventa. In scuole collaborative i gruppi nascono, imparano dalle esperienze passate, diventano, col tempo, più produttivi. Nelle scuole non cooperative lo status quo tende ad essere tutelato, le esperienze di gruppo sono episodiche, e la capacità di migliorare i processi di insegnamento rimane piuttosto statica. Da dove partire? Ecco due possibilità: 1. L’ascolto. 2. L’autovalutazione L’ascoltoPer un leader novello il punto di partenza potrebbe essere quello dell’ascolto programmatico. Ascoltare: dedicare 30 minuti di ascolto ad ogni membro dello staff (compresi segreteria, personale ATA …) chiedendo i punti di vista personali (che rimarranno confidenziali) che serviranno per tirare le somme su alcuni temi comuni da sottoporre all’attenzione del gruppo di lavoro. Tre potrebbero essere le domande cruciali da ricondurre al contenuto del progetto del gruppo:
Dopo di che si informa il resto del gruppo su ciò che sembra appropriato. L’autovalutazioneUna buona strategia preliminare alla creazione di gruppi di lavoro è l’autovalutazione. Collegialmente, i membri di una scuola che siano interessati a farlo, si esaminano e si impegnano al cambiamento. In questa scuola:
Lavorare efficientemente. Gli insegnanti sono sempre molto occupati, c’è sempre tanto da fare. Avere chiari idee e strumenti perché il lavoro sia condotto in maniera efficiente è essenziale. Bisogna essere abili nella gestione dei tempi, nella pianificazione e nella gestione degli incontri, nel prendere le decisioni, nel facilitare lo svolgimento dei compiti e, non ultimo, nella gestione della comunicazione interna ed esterna al gruppo. Lavorare bene. Significa rispondere a quelle che sono le priorità della scuola. Significa essere congruenti rispetto a valori, finalità ed azioni comuni. Significa, soprattutto, conoscere i propri studenti ed avere una forte aspirazione a mettere la didattica in primo piano.
Lavorare in maniera interdipendente. Insegnanti con ruoli, età, sessi, culture e stili cognitivi diversi rappresentano una varietà di risorse. Lavorare tra pari, nelle diversità, è l’enfasi di questo punto. Si deve apprezzare la diversità per poterla gestire, e sfruttare positivamente.
Lavorare in un sistema complesso. Ci sono problemi che sembrano insolubili, il che non significa che non si possano trovare delle soluzioni che diano il massimo beneficio con il minimo sforzo. A volte la rigidità di pensiero (“così non si fa”, “non lo fanno da nessuna altra parte”, “non l’abbiamo mai fatto”…) chiude le porte a soluzioni alternative, impensabili e insperimentabili.
Sviluppare l’interdipendenza. Si può essere più bravi collettivamente. Creare una scuola che lavori in gruppi significa sviluppare la cultura del gruppo, della sua efficienza, della sua autogestione e della sua interdipendenza dagli altri gruppi.
Adattarsi al cambiamento. Più turbolenta è la scuola, più il gruppo dovrà concentrarsi per liberare le sue energie, per affrontare i conflitti esistenti all’interno di sé e con gli altri gruppi, per lavorare su problemi gestibili, ed ingestibili. In bocca al lupo!
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