Luoghi comuni sul
mobbing
Attenzione alle fandonie!
Quello che alcuni chiamano mobbing è solo
uno strumento della dirigenza.
Il proposito del mobbing è quello di camuffare e nascondere
l’inadeguatezza e l’incompetenza professionale. La dirigenza che adopera
il mobbing esprime una libera scelta. Un dirigente che non vuole
essere accusato di mobbing può scegliere di non adottare quel
comportamento o smettere di adoperarlo. Non potrebbe essere più
semplice.
Il mobbing non esiste, esiste solo la
capacità di essere assertivi.
Chi esercita il
mobbing è incapace di distinguere tra l’essere assertivo e l’essere
aggressivo. Dietro l’esser assertivo c’è integrità e rispetto per gli
altri e gli altrui valori. Chi è assertivo fa una richiesta educata ed
incondizionale, e non riserva rancore per chi risponde di no. Chi
pratica mobbing è aggressivo, esigente, non rispetta i valori ed i
diritti altrui, compreso quello di rispondere “no” alle richieste.
Essere vittima.
Sarebbe meglio
usare il termine
bersaglio. Sottolinea la scelta aggressiva e disfunzionale di chi
pratica il mobbing, piuttosto che la sfortuna di chi lo subisce.
Il bersaglio contribuisce al mobbing.
La pensate così?
Immaginate l’apprezzamento di tutti coloro che abusano, molestano,
violentano e aggrediscono - in tutte le forme e contesti -. Siete parte
dell’esercito di quanti li giustificano ed appoggiano, mitigandone
l’operato con questo genere di argomentazione. Un grazie di cuore da
tutti i sopraffattori.
Tra le ragioni più comuni, per cui chi pratica il mobbing sceglie i suoi
bersagli ci sono: presenza (essere nel posto sbagliato al momento
sbagliato), competenza, popolarità, vulnerabilità, maturità emotiva ed
integrità di valori.
I bersagli rappresentano quello che, chi pratica il mobbing non riesce –
e forse non riuscirà mai - ad essere.
Il bersaglio è debole, inadeguato, instabile…
E’ chi pratica il
mobbing ad essere debole ed inadeguato.
Chi è bersaglio del
mobbing ha, spesso, alti valori morali, una spiccata integrità, una
tendenza a risolvere i conflitti tramite il dialogo, come anche una
certa vulnerabilità (ad es. un qualsiasi motivo per cui non può cambiare
lavoro o sede di lavoro…). Per quello che riguarda l’instabilità, è
stato notato che i bersagli del mobbing sono individui destabilizzati ed
iper-vigili, sarebbe, però, erroneo indurre che questi siano tratti
pre-esistenti del loro carattere.
Il bersaglio è un individuo che vive un periodo di grande stress a causa
di ciò che gli sta accadendo: è facile che, per questo, sia instabile...
I bersagli sono individui solitari, isolati.
Ciò è vero nella
dimensione in cui chi pratica il mobbing fa di tutto per isolare il suo
bersaglio.
E’ solo incompatibilità di carattere.
L’incompatibilità
di carattere ha senso tra persone di pari status o grado o potere. Il
mobbing consiste nella quotidiana, persistente e triviale sequenza di
azioni finalizzate ad escludere, ad isolare, a discreditare l’individuo
bersaglio.
Parlare di incompatibilità di carattere diffonde ingiustamente l’aura di
responsabilità anche sulla vittima.
Non ci si può ammalare per effetto del
mobbing.
Chi sostiene una
simile sciocchezza dimostra una grande insensibilità.
Heinz Leymann
indicò, già negli anni ‘80, il chiaro legame tra mobbing e PTSD (PostTraumaticStressDisorder)
- Disordine da Stress Post Traumatico -. L’autorevole
European Journal of Work and
Organizational Psychology (EJWOP), 5(2) del 1996, dedicò
l’intero numero al mobbing ed i suoi effetti, incluso il PTSD.
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