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Ma Lisbona è un’opinione? di Stefano Stefanel La Commissione Europea ha di recente chiarito che gli Obiettivi fissati a Lisbona nel 2000 e da raggiungere entro il 2010 per diventare la più competitiva società della conoscenza del mondo sono molto lontani dall’essere raggiunti. Si sa che alcuni di quegli obiettivi riguardano direttamente la scuola secondaria superiore e dunque toccano il problema della sua Riforma. Si sa anche che l’Italia è in una posizione piuttosto preoccupante in riferimento al raggiungimento degli obiettivi. Probabilmente, però, noi italiani riteniamo che gli Obiettivi di Lisbona siano una semplice “opinione” perché ci stiamo prendendo il “giusto” tempo per riformare qualcosa che a detta di tutti (gli altri) non funziona. Gli interventi di Francesco Nuzzaci (La sentenza della Corte Costituzionale n. 279 del 7-15 luglio 2005: la Riforma Moratti è salva e l’autonomia scolastica? – Commento e considerazioni a margine, “Scuola & amministrazione”, settembre 2005) e Maurizio Tiriticco (Disco Verde per la Moratti?, sul www.edscuola.it) ruotano attorno alla tesi che non è il caso di intervenire ora sulla Scuola superiore perché le proposte messe sul piatto non stanno in piedi, anche se la legge delega in vigore dal 2003 aveva già stabilito la nascita del sistema dei Licei e di quello dell’Istruzione e della formazione professionale. Comunque meglio non riformare niente e aspettare che passi “a nuttata”. Sia Nuzzaci che Tiriticco forniscono però degli esempi imbarazzanti. Scrive Tiriticco che la base è “disorientata, offesa, umiliata per questi lunghi cinque anni dalla notte di provvedimenti assurdi, sconclusionati, scritti male sotto il profilo formale e sotto quello grammaticale, anonimi, assolutamente non all’altezza di quanto negli anni precedenti abbiamo elaborato e varato”. Se è possibile comprendere la vis polemica di Tiriticco verso la Moratti non è comprensibile l’afflato a favore di un passato che ha lanciato forti ombre sul futuro. Il DPR 275/99 ha introdotto il concetto di Obiettivi Specifici di Apprendimento (Art. 8, comma 1, lettera b), ma il Governo tra il 1999 e il 2001 non ha emanato alcun OSA. Lo ha fatto la Moratti con le Indicazioni nazionali allegate al D.lgs 59/2004 e la Corte Costituzionale ha sentenziato che la cosa si poteva fare: questo può dispiacere, ma il vuoto è stato lasciato dal famoso DPR 275/99, considerato troppo spesso un “documento perfetto”. Perché si arride oggi agli OSA di Bertagna & C. e nessuno “tira fuori” gli OSA del 1999 (che saranno pure nascosti da qualche parte)? Il Governo di centrosinistra ha modificato la struttura della scuola (autonomia, dirigenza, ecc.) ma ha lasciato gli Organi collegiali con le stesse competenze di prima e non ha bandito alcun concorso per Dirigenti scolastici (lo si poteva fare nel 1999 così il 1° settembre 2000 tutte le scuole autonome avrebbero avuto un dirigente di ruolo). Inoltre il rapporto curricoli/programmi stava forse nella testa di Tiriticco, ma non in quella dei docenti. E questi sono solo alcuni esempi: se erano scritti così bene quei documenti perché questo caos, visto che nessuno li ha abrogati? Posso capire che a Nuzzari dispiaccia che la Corte Costituzionale abbia dato ragione alla Moratti e non alle Regioni Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia in riferimento alla costituzionalità della legge 53/2003 e del D.lgs 59/2004, ma nel suo disappunto e nella sua critica alla Corte c’è quell’atteggiamento, purtroppo tipico di noi italiani, di mettere in dubbio la competenza della Corte quando è di parere contrario rispetto al nostro. Questo la fa sempre anche Berlusconi e non è un gran segno di merito. Sergio Auriemma aveva già anticipato la pronuncia della Corte Costituzionale (Note giuridiche sulla riforma della scuola, allegato a “Notizie della scuola” n° 18, 16-31 marzo 2004), ma anche quel parere non pare essere autorevole per permettere di superare le perplessità di chi voleva con “eroico furore” che la Corte costituzionale eccepisse almeno sull’eccesso di uso della delega. Credo che in giro ci sia una distorta idea del concetto di Livelli essenziali delle Prestazioni, visti spesso come una sorta di sacrario da riempire e non come un semplice elenco, non necessariamente omogeneo e completo, di prestazioni che lo stato prescrive e che vanno offerte agli utenti dai suoi organi decentrati e autonomi. Ci sono poi le posizioni estreme di chi chiede all’Unione di prendere l’impegno di abrogare la Riforma Moratti nell’estate del 2006: a parte che l’abrogazione della legge 53/2003 riporterebbe in vigore la legge 30/2000 (riordino dei cicli) e non credo che questo qualcuno lo voglia (sempre per parlare delle belle leggi fatte dal centrosinistra a fronte di quelle brutte fatte dal centrodestra), quello che forse è più importante notare è che ci troveremmo davanti ad una terza Riforma che prelude alla quarta. Davvero si possono raggiungere gli obiettivi di Lisbona in questo modo? Anche la posizione di Giancarlo Cerini è piuttosto sorprendente visto che di fatto chiede alla Casa delle Libertà di non applicare la sua riforma: “Sarebbe saggio che le parti politiche (maggioranza e opposizione) decidessero insieme una ‘moratoria’ delle riforme (anche dell’attuale schema legislativo), per acquisire elementi di consenso più ampio” (Secondo ciclo: anatomia di una riforma in bilico, in “Notizie della scuola” n° 2, 16-30 settembre 2005). Quello che dice Cerini può voler dire solo due cose: o che la Casa delle Libertà non deve attuare la Riforma o che si ritorna al D.lgs 297/94. In entrambi i casi siamo di fronte più al paradosso che alla reale proposta. Diverso sarebbe proporre (come ho fatto in un precedente intervento apparso su www.edscuola.it, Un Patto per la Scuola) di attivare un accordo tra forze politiche per intervenire sui testi legislativi in vigore in forma unitaria, senza abrogare nulla e senza imporre nulla. L’accordo dovrebbe prevedere anche che le leggi sulla scuola si approvano e si cambiano con l’80% dei consensi parlamentari e non con il 51%. Chiedere una “moratoria” delle Riforme oggi significa solo chiedere che la Casa delle Libertà non applichi la “sua” Riforma. Rimane il problema della Riforma delle superiori e dell’attuazione della Riforma nel primo ciclo dell’istruzione: la “battaglia” oggi si gioca purtroppo solo su questioni giuridiche con le scuole che si atteggiano a “piccole Corti Costituzionali” e il silenzio di tutti sulla pronuncia di luglio, perché “è andata male”. La domanda forse dovrebbe essere: la nostra scuola superiore è efficace ed efficiente? come vanno modificate le Indicazioni nazionali? è proprio vero che i nostri istituti professionali sono un segmento scolastico da tenere in vita così? siamo davvero certi che tutto da noi funzionerebbe al meglio se solo la Moratti se ne andasse? Vedo venire avanti solo altre turbolenze e alla dissennatezza della Casa delle Libertà, capace solo di arroccarsi su un’idea di scuola che nessuno vuole, si contrappone la fumosità di chi sa dire soprattutto e sempre “no”. |
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