Risposta a “Pedagogia
dell’arroganza e dell’opportunismo” di S. Stefanel
di Giuliana Sandrone Boscarino
Sono la coordinatrice
del Gruppo di lavoro sulla Riforma che da molti anni lavora presso la
cattedra di Didattica generale dell’Università di Bergamo.
Non so con quale
prestigiosa Università internazionale collabori S. Stefanel. Certo deve
essere luogo in cui concetti complessi come “periferia”, “provincia”, si
tagliano con la scure della supponenza, e si danno con facilità sospetta
battesimi e patenti, dal “provinciale” in su, senza problemi.
Ma a me qualche
problema sorge, quando qualcuno si sente autorizzato a dare, senza
nemmeno autoironia, “giudizi” che dell’argomentare logico, documentato
e contestuale, caratteristica propria di questa attività del pensiero,
non sono neanche lontane ombre. Dire, peggio, scrivere che i componenti
del Gruppo di Bergamo sono opportunisti e arroganti è un giudizio o,
meno ancora che un pre-giudizio, solo il segno di un’eristica
dell’insulto che descrive alla perfezione la qualità dei tempi?
Porgo volentieri un
aiuto a Stefanel affinché risponda, da persona ottimista, combattiva,
sincera e trasparente quale si definisce, a questa domanda. Lo
soccorro, se vuole, suggerendogli qualche spunto di riflessione:
-
Che cosa conosce Stefanel della storia
professionale e culturale di ciascun componente del Gruppo di
Bergamo per poterlo definire “opportunista”? Alcuni di loro scrivono
pubblicamente da anni sulla scuola. Conosce per caso questi scritti
e ha individuato qualche incongruenza sostanziale tra quanto
professato anni fa e quanto professato ora, al di là dei mutati
scenari normativi e politici? (utilizzo appositamente il verbo
“professare” per dare un ulteriore aiuto alla riflessione di
Stefanel che potrà così riflettere in modo proficuo su quel
“professionale” del Profilo educativo, culturale e professionale
che non ha proprio capito, anche se appena prima di lui glielo ha
spiegato bene D’Avolio).
-
Sin dai tempi degli Stati Generali del 2001 la
comunicazione telematica è stata testimone di attacchi ingiuriosi e
contumelie di ogni genere nei nostri confronti (i forum dell’Indire
del 2003-2004 forniscono un bell’esempio del “genere letterario” in
questione che un giorno sarà opportuno rivisitare scientificamente).
Stefanel ha forse trovato qualche nostra risposta che utilizzi lo
stesso registro linguistico e la stessa arroganza dogmatica? Ci ha
colti in qualche scatto d’ira, resistenti al confronto e
all’argomentazione, travolti dal desiderio di rispondere all’insulto
con un insulto, magari solo più gridato?
-
In quattro anni di attività il Gruppo ha ricevuto
a Bergamo centinaia di docenti, dirigenti, esperti del settore,
gente che si occupa di scuola a vari livelli: con tutti abbiamo
discusso e ci siamo confrontati con grande apprezzamento reciproco.
Stefanel ha, forse, raccolto tra qualcuno di questi nostri ospiti
testimonianze dirette circa “l’arroganza” del nostro Gruppo?
-
Sempre in questi quattro anni i componenti del
Gruppo hanno incontrato per informazione e formazione decine di
migliaia di docenti in tutta Italia (non è un’iperbole, è un dato di
fatto, documentabile). A dire il vero continuano tuttora. Ritiene
forse Stefanel che l’arroganza professionale possa riscuotere senza
colpo ferire un così lungo successo?
Scrivendo, mi è venuta un’idea: perché Stefanel non viene anche lui a
trovarci a Bergamo, magari con questi tre precisi obiettivi
-
documentarsi “dal vivo” per rispondere alle
domande di cui sopra,
-
confrontare i nostri farraginosi strumenti di
lavoro con quelli, certamente agili e snelli, di sua diretta
elaborazione; essendo sostenitori, da sempre, del teach-bach
siamo certi che sarà un’occasione di reciproco apprendimento,
-
scoprire che randellare a destra e a sinistra non
serve a nulla, salvo che a dimostrare la propria fegatosità; se la
scuola che ci ritroviamo non ci piace (quella che Stefanel descrive
efficacemente come resistente a qualsiasi cambiamento) e pensiamo
che l’educazione sia una faccenda importante (engagé, diceva
Mounier) davvero smettiamola di tranciare pre-giudizi e affibbiare
“casacche” alle persone; confrontiamoci direttamente sulle idee,
sui fatti e sui problemi e proviamo a costruire insieme una scuola
per tutti i nostri ragazzi … di destra, di sinistra e di centro (è
un po’ buffo fare questa affermazione ma è una provocazione: perché,
ostinatamente e pertinacemente continuare a lottizzare i nostri
figli?)
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