Davide Suraci

icarused@mbox.lognet.it

 



L'individuazione delle aree del sapere che dovranno svolgere un ruolo fondamentale nella formazione dei futuri cittadini è un'impresa assai ardua; il compito diventa ancora più difficile se inseriamo nel contesto di valutazione le variabili del progresso tecnologico, della globalizzazione, della continua evoluzione dei rapporti fra soggetti ed istituzioni.
Sarà sufficiente individuare delle aree basilari di conoscenza (da sottoporre, tra l'altro, a rinnovamento) che possano "... risultare comuni a tutti i cittadini..." (come testualmente recita la Premessa - marzo 1998 - a "I contenuti essenziali per la formazione di base"), prescindendo dal protendersi al raggiungimento degli obiettivi di una comunità e di soggetti ideali? L'approccio epistemologico può essere perciò disgiunto da quello mirante ad impiegare la conoscenza proprio per migliorare i soggetti e la società tutta?
La ricerca e la sperimentazione possono ancora essere relegati nelle università? Dovremo privilegiare il diritto ad una semplice conoscenza di base per tutti i cittadini oppure il diritto ad un sapere condiviso "non statico"?


 

Premessa storica

Il "sapere" per l'edificazione
della società civile.

Quali saperi fondamentali?

I Contenuti "Improrogabili "

 




 

. Premessa storica

In nessun altro momento della storia della civiltà occidentale, come in quello attuale, è possibile assistere ad una progressiva integrazione di culture, correnti di pensiero, comunicazione e informazione. Se negli ultimi cento anni ha prevalso sistematicamente l'unidirezionalità dei flussi della conoscenza, peraltro adeguata alle esigenze delle "isolate" (nel senso delle comunicazioni e delle informazioni scorrenti a flusso lentissimo) comunità europee, oggi, sempre di più, si sta affermando la cosiddetta "comunicazione circolare": l'informazione fluisce ovunque, è ubiquitaria, si riproduce, è alla portata "storica" di tutti i soggetti.
Limitando l'analisi alle sole comunità occidentali, in un contesto di globalizzazione-localizzazione, non può non sfuggire il fatto che i sistemi culturali, economici, socio-politici, nonché i soggetti e le comunità tendono a interagire in tempi sempre più brevi e con modalità che riguardano sempre di più i contenuti culturali e formativi. Gli effetti di questo "caos" sono oggi più immediatamente riscontrabili di quanto non lo fossero quelli derivanti dalle interazioni su tempi più lunghi.
L'evoluzione della tecnologia in tutti gli ambiti del sapere e del fare umano (con i relativi costi) sta consentendo una progressiva affrancazione dalla fatica fisica; la graduale diffusione degli elaboratori personali accresce i livelli di efficienza dei soggetti. Corrisponde al vero il fatto che è aumentato il tempo che ciascun essere umano può dedicare al "pensare" ? Apprendere per migliorare il proprio "status" è il solo fine di chi studia e si informa? "Quanto" pesa il miglioramento dello status individuale quando è finalizzato anche al miglioramento dei rapporti con gli altri? Esiste un reale valore della socializzazione della cultura, diretto esplicitamente al progresso di una società? I sistemi di istruzione attuali "quanto liberano" i soggetti e le collettività in termini di "autonomia di pensiero"? Il "sapere" è attualmente finalizzato al raggiungimento di obiettivi di progresso individuale e collettivo? Le masse, come frutto di interazioni fra soggetti, possiedono oggi una propria autonomia nelle scelte riguardanti le comunità? Queste sono capaci di "decidere" la propria storia? Quanto e con quali modalità i sistemi di istruzione sono riusciti a raggiungere l'obiettivo di educare all'autonomia del pensiero i soggetti sociali?
Se restringiamo il campo d' indagine alla nostra comunità, possiamo affermare di aver maturato la "consapevolezza" del "mutualismo sociale " che caratterizza le società civili? È lecito chiedersi quali saperi fondamentali saranno adeguati a soddisfare le esigenze della futura società civile se prima non ci domandiamo "per che cosa"? Quali obiettivi ci proponiamo come società civile?

Sommario | Il sapere per l'edificazione della società civile| Quali saperi fondamentali ?

















 

. Il "sapere" per l'edificazione della società civile.

"Il sapere finalizzato al miglioramento dei rapporti interpersonali, strutturali e organizzativi della società del nostro prossimo". Quasi duemila anni di storia sono dietro le nostre spalle. Dittature e democrazie hanno attraversato i nostri sistemi sociali; abbiamo sperimentato modelli di democrazia rappresentativa che hanno portato ad un progressivo instaurarsi di rapporti sociali e umani tali da disattendere al principio-cardine della nostra costituzione sul quale si dovrebbe fondare la nostra democrazia: " le pari opportunità per tutti i cittadini ". La nuova scuola e, di conseguenza, i nuovi saperi dovranno necessariamente porsi questi obiettivi primari:


Cosa vuol dire orientamento e guida alle scelte dei percorsi formativi?

Conoscere l'individuo è impresa assai ardua e complessa. Si può sicuramente affermare che un soggetto si evolve sotto l'influenza di una moltitudine di fattori intrinseci ed estrinseci che lo accompagnano per tutta l'esistenza e che, se agiscono tempestivamente e secondo modalità appropriate, determinano la crescita culturale e sociale nonché il livello di sensibilità nei confronti della società in cui vive, contribuendo all'evoluzione in senso civile della comunità a cui appartiene.

"Conosci te stesso" è molto nota. Oggi dobbiamo aggiungere: " aiutami a conoscermi e a riconoscermi come soggetto sociale".
La scuola tutta e le conoscenze attuali, in quale misura insegnano ai soggetti a riconoscersi come portatori di diritti e di doveri civili? In altri termini, quanti di noi sanno proporsi come responsabili di se stessi e della comunità in cui vivono? Considerato che la scuola è un aspetto della società, come tutte le altre forme di aggregazione, non dovremmo tener conto anche di questi aspetti nell'elaborazione di un progetto sui saperi?
È possibile definire delle aree dei saperi fondamentali prescindendo dall'esigenza di un profondo rinnovamento, nel significato e negli scopi, che intenderemo conferire alla scuola? Quanto sono noti i "fisiologismi" favorenti l'evoluzione dei nuclei sociali verso delle comunità migliori? Spesso molti problemi sociali hanno la loro origine proprio dalla scarsa e/o dall'errata interpretazione di queste relazioni e dall'incapacità nel suggerire delle soluzioni appropriate, caso per caso.
La funzione di orientamento dovrà essere considerata perciò nella sua accezione più ampia:
aiutare il soggetto che segue un percorso formativo ad orientarsi nell'ambito delle discipline di studio e ad effettuare delle scelte appropriate sul futuro corso di studi.
Preliminare all'orientamento e alle scelte (da iniziare già nel ciclo primario) è la fase di indagine conoscitiva nella quale gli insegnanti-pedagoghi devono raccogliere tutte le informazioni sull'allievo (secondo schemi e metodologie da definire) che riguardino non solo gli aspetti concernenti direttamente il rendimento scolastico, ma anche quelli (quali i rapporti interpersonali familiari ed extra-familiari) ad essi indirettamente legati e che possano avere quindi una rilevante incidenza sul futuro percorso formativo.
Solo avendo a disposizione un'adeguata base informativa sul soggetto che riguardi non solo il suo modo di relazionarsi con il prossimo ma anche la misura del suo grado di interazione con i diversi ambiti di conoscenza è possibile riconoscere precocemente le preferenze che rappresenteranno la base delle sue scelte future: è in quest'ottica che si dovrebbe inquadrare il carattere personalizzato dei percorsi formativi.
Rispettare le attitudini del soggetto e insegnargli ad effettuare le scelte in modo autonomo e appropriato sono perciò i principi-cardine sui quali si dovrebbe fondare il futuro modello di scuola.

| Il sapere per l'edificazione della società civile |
















Perché funzione sociale di aggregazione e di integrazione?

Il modello di scuola attuale riesce a proporre un modello valido di aggregazione e di integrazione che sia efficace nel promuovere l'edificazione di una società civile? Possiamo affermare che la condizione in cui si trova la nostra società è diretta espressione del suo sistema scolastico? Quanto pesa oggi la cultura dell'aggregazione e dell'integrazione? La socializzazione è sufficiente? Oppure il suo significato e la sua reale portata sono ancora troppo generici?

La nuova scuola dovrà svolgere l'irrinunciabile funzione della diffusione della cultura dell'aggregazione e dell'integrazione affinché i processi necessari e sufficienti per l'edificazione della società civile possano trovare il terreno fertile per il loro sviluppo. La nostra società attuale difetta di questa cultura. Non ci possono essere dei progressi sociali se non esiste una diffusa, stratificata, matura, sensibilità culturale verso i problemi sociali (primo fra tutti, quello della scuola).

Se un nucleo sociale (di qualunque ordine di grandezza) difetta di tali presupposti, non può consentire ai suoi componenti di sviluppare autonomamente quelle peculiarità e potenzialità che, come in un "circolo virtuoso", rendono possibile la crescita del complesso organismo che è la società civile.

| Il sapere per l'edificazione della società civile|


























Perché punto di riferimento per la società tutta?

Nella nostra società, in cui i fenomeni economici e sociali hanno progressivamente consentito l'espansione del settore terziario e la progressiva contrazione (razionalizzazione) di quelli primario e secondario, l'informazione e la comunicazione rivestono ogni giorno di più il significato di risorse largamente disponibili. Stiamo assistendo ad una lenta ma graduale espansione delle tipologie di servizi legate al "sociale"; compaiono nuove professioni e si evolvono le vecchie anche grazie alla "Rete". In questo scenario la scuola riformata dovrà essere in grado di soddisfare la crescente domanda di informazione e di comunicazione, ponendosi anche come mediatore e punto di riferimento fra i cittadini e le risorse predette.
Dobbiamo chiederci se la scuola attuale (e i saperi che la caratterizzano) riesca a fornire delle risposte valide ai soggetti in formazione (quindi ai soggetti sociali) e quanto questi ultimi siano in grado di produrre un insieme di saperi di ritorno (patrimonio esperienziale) che consenta la crescita (non solo tecnologica) della comunità tutta e, quindi, della scuola.

| Il sapere per l'edificazione della società civile|

















Perché l'educazione alle abilità partecipative, cooperative, di autonomia, di indagine, pensiero critico, di analisi, sintesi, arricchimento lessicale, organizzazione stilistica e sintattica sia verbale che scritta poliglotta?

L'attuale scuola del primo e del secondo grado, tranne rarissime eccezioni, non è adeguata a soddisfare nessuno degli obiettivi indicati: le cause sono storiche e, probabilmente, da ricercarsi nell'assenza di una impostazione culturale e metodologica che riconosca l'importanza del ruolo dei sistemi formativi nel contesto evolutivo di una società civile. Un valido contributo all'individuazione di un insieme di saperi fondamentali che possano rispondere alle esigenze della nostra società civile nella prospettiva di una sua evoluzione, lo potremmo ricevere dall'analisi delle deficienze organizzative, strutturali, funzionali, che caratterizzano l'odierna comunità di cui facciamo parte. La scuola italiana non abilita al costruttivismo e all'autonomia, presenta degli standard qualitativi scadenti ed è caratterizzata da un flebile rapporto con la realtà economico-ecologico-etica, mentre quest'ultima caratterizza tutta la nostra esistenza... I modelli tradizionali cui si riferisce la nostra socialità non hanno ancora fornito delle risposte concrete ai problemi che affliggono i nostri rapporti sociali.
Una svolta decisiva potrà essere conseguita se (e quando) la coscienza individuale e collettiva prenderà atto che i problemi dell'umanità non sono più "locali", che gli equilibri di ogni genere, apparentemente tali, hanno una durata di vita media enormemente ridotta rispetto al passato, che l'informazione e la comunicazione medieranno i cambiamenti in tempi brevissimi.

Soprattutto le civiltà occidentali, dovranno prepararsi a gestire e ad interpretare correttamente i flussi culturali e di informazione; per questo dovranno apprendere il senso e l'importanza della partecipazione e della cooperazione in tutti gli ambiti. Attualmente, questi ultimi, sono due fattori a disponibilità limitatissima.

La possibilità, per ognuno, di proporsi come centro di irradiazione del proprio pensiero attraverso i nuovi media genererà nuove interazioni umane, aprendo delle nuove prospettive filosofiche, delle nuove opportunità di confronto e di dialogo.

È perciò lecito affermare che, data la crescita esponenziale della massa di informazione disponibile, sarà necessario sottoporla al vaglio accurato; da qui il perché dell'esigenza di far acquisire ai soggetti l'abilità di indagine, qui intesa non tanto come semplice capacità di trovare informazioni, quanto di verificare la validità e la veridicità dei loro contenuti.

Il pensiero critico, nonché il raggiungimento di un equilibrio fra analisi e sintesi (pensiamo ai pochi dotati di notevole capacità di analisi e di scarsa capacità di sintesi e ai molti nella situazione opposta. L'analisi e la sintesi si possono esercitare ed affinare.

La società attuale si sta evolvendo in direzione di uno sviluppo che farà dell'informazione e della comunicazione il fulcro di molte attività: già oggi nelle reti stiamo sperimentando una forma di comunicazione basata sì sulla comunicazione scritta, ma che presenta i connotati di una comunicazione orale. La scrittura sta conoscendo perciò un nuovo processo evolutivo sotto l'incalzare dei nuovi media; inoltre, la lingua inglese è molto più vicina alla nostra cultura e ai nostri sistemi scolastici di quanto non lo fosse qualche anno addietro. Non da meno, la correttezza formale anche nella comunicazione orale è indispensabile per comunicare adeguatamente (recupero degli autori classici?).

 

Premessa storica | Il sapere per l'edificazione della società civile | Quali saperi fondamentali ?

 


















 

. Quali saperi fondamentali?

Prima di tutto: quali criteri adottare per l'individuazione delle aree fondamentali del sapere ? La scelta delle combinazioni dei saperi fondamentali dovrà essere adattata alle tendenze e alle esigenze di una società che si sta evolvendo in una data direzione, oppure dovremo tenere conto soprattutto di uno sforzo di cambiamento e introdurre dei saperi che predispongano e sollecitino il pensiero critico e la partecipazione? Sarà sufficiente delineare delle aree di saperi fondamentali senza individuarne le reciproche interazioni? Se, per es. (ipotesi molto semplificata), la nostra società civile fosse in grado di pianificare il proprio sviluppo in un'ottica di breve-medio termine prevedendo che le conoscenze fondamentali dei suoi cittadini dovrebbero essere basate sull'economia, l'ecologia, l'etica, sarebbe possibile realizzare dei benefici tangibili per tutta la comunità senza indagare sui rapporti fra questi saperi? In altri termini, allargando le comunità di ricerca e di sperimentazione, diffondendo l'impiego del metodo scientifico e dell'approccio etico-filosofico in tutti i livelli e ordini di scuola (vedi l'esperienza educativa " Philosophy for Children" - Matthew Lipman - Montclair State College - New Jersey), altresì incentivando l'esperienza diretta del soggetto-attore per favorire i suoi processi di apprendimento in un contesto di educazione cognitiva già a partire dalla scuola materna (Jean-Louis Paour - Laboratorio di Psicologia dello Sviluppo - Università di Provenza - Aix -en-Provence - Francia ), non avremmo forse un approccio di tipo diverso al problema dei saperi fondamentali? Il criterio qui proposto aggira intenzionalmente il tema della qualità dei saperi, posponendolo a quello della quantità e qualità delle relazioni fra i saperi. Queste ultime, infatti, preparano il soggetto ad una maggiore flessibilità nella gestione del patrimonio delle proprie conoscenze e di quelle relative ai rapporti con gli altri.

Un altro aspetto indirettamente legato ai saperi fondamentali, non meno importante, è quello della qualità dell'apprendimento: attualmente è impiegato uno standard di valutazione che consente una stima molto relativa dei soggetti e limitatamente alle conoscenze delle singole materie. Non è ancora molto diffusa fra gli insegnanti la conoscenza delle metodologie sistematiche (ad es. il Metodo Feuerstein; vedi anche Instrumental Enrichment) rivolte alla terapia dell'insuccesso scolastico o di quelle basate sulla prevenzione di quest'ultimo, insegnando ad apprendere (cfr. Pratica pedagogica della gestione mentale - Antoine de La Garanderie - ) attraverso lo stimolo all'esternazione delle competenze procedurali (approccio di Karmiloff-Smith - Laboratory for Natural and Simulated Cognition LNSC ; LNSC Publications)

Alla luce di queste ulteriori considerazioni, non verrebbe a delinearsi meglio il criterio più adeguato da utilizzare per definire con maggior chiarezza i contenuti dei saperi fondamentali?

Considerato che l'ampliamento delle possibilità di comunicare e di interagire sta coinvolgendo, ogni giorno di più, un numero sempre maggiore di soggetti e di istituzioni, perché non adeguare gli obiettivi dei sistemi formativi a queste nuove realtà? La ricerca e la sperimentazione in campo educativo devono rappresentare ancora il patrimonio esclusivo dei centri di ricerca e delle università? O non dovrebbero coinvolgere anche le scuole di ogni ordine e grado, rivisitando completamente i contenuti, le metodologie didattiche e adattandoli ai contesti?

 

Sommario | Premessa storica | Il sapere per l'edificazione della società civile|