L'idea di un Centro di Ascolto Telematico nasce dal desiderio di proporre un servizio
di prima consulenza, dove un clima di attenzione e rispetto possa agevolare, senza alcuna
pretesa 'terapeutica' ma con la serena certezza dell'utilità del dialogo, l'analisi
di problemi emergenti nella vita scolastica e dei vissuti ad essi connessi. Il servizio si
rivolge a tutti i membri della comunità scolastica, docenti, allievi, dirigenti e
non-docenti, e verrà prestato in forma del tutto gratuita dalla
dr.ssa Ivana Cacciatori.
La relazione si realizzerà attraverso la posta elettronica
(e-mail). Data la delicatezza di questo servizio è opportuno precisare nuovamente
che la riservatezza delle comunicazioni sarà tutelata nella maniera più
assoluta.
- Il
servizio è attualmente sospeso -
Sono una psicologa dell'età evolutiva e
dell'educazione, abilitata e con master di counseling-professionale
effettuato.
Vorrei chiedervi se è possibile fare richiesta direttamente nelle
scuole come "insegnante di sostegno", senza fare corsi
particolari.
Non è possibile equiparare la sua formazione a quella specifica dell'insegnante di sostegno, per la quale sono previsti specifici percorsi formativi. Potrebbe invece proporre la sua competenza professionale all'interno delle scuole su progetti specifici di carattere espressamente psicologico.
Sono una psicologa e sto per concludere il mio percorso di specializzazione quadriennale in psicologia clinica di comunità e psicoterapia umanistica integrata. Sto iniziando a lavorare sulla mia tesi che ha come argomento la Psicologia Scolastica. Volevo chiederle se ha del materiale , dei riferimenti bibliografici o dei siti internet sull'argomento che possono essermi utili.
Può trovare materiali interessanti navigando nel sito
http://www.opl.it
Sono una laureanda in scienze dell'educazione e sto preparando la tesi su "L'interazione verbale in classe"
Avreste qualche testo recente da suggerirmi, riviste o altro?
La rubrica non si occupa di consulenze bibliografiche, può però reperire informazioni utili collegandosi al sito dell'università di
Bologna, dove esiste un'ampia documentazione bibliografica di argomenti psicologici.
Sono una insegnante di scuola elementare e laureanda in psicologia. A che punto è arrivato l'iter della legge sulla figura dello psicologo scolastico?
Un insegnante laureato in psicologia può, all'interno del suo istituto, svolgere un ruolo specifico oppure tale possibilità non è contemplata?
All'interno dell'istituto non è prevista la figura dello psicologo. In merito all'avanzamento dei decreti legge sull'introduzione dello psicologo scolastico, visiti il sito dell'ordine degli psicologi della Lombardia, all'indirizzo www.opl.it, dove potrà trovare aggiornamenti al riguardo.
Insegno in un istituto tecnico da un anno,
proveniente dalla media dove avevo lavorato per una ventina d'anni:sono
convinta che ciò che conta nell'apprendimento sia soprattutto il
rapporto che si instaura nel gruppo di lavoro (compreso l'insegnante).
Mi piacerebbe migliorare la mia capacità di relazionarmi e di gestire
conflitti: vi sarei grata se mi forniste delle indicazioni non tanto di
libri, quanto di corsi che mi permettano di fare un'esperienza personale
sul tema, per sentirmi più sicura nella relazione e per saper
affermare/sostenere tale tesi di fronte ai colleghi.
Dovremmo sapere la sua città di
provenienza, in modo da poterle indicare iniziative di formazione che
rispondano al suo bisogno. Se fosse Milano, può rivolgersi all'IRRSAE
Lombardia, chiedendo dei Laboratori di Formazione Clinica, che si
avvieranno a Settembre. Ci faccia sapere.
Sono laureata in pedagogia e sto frequentando una
scuola per counselor, ma dove posso specializzarmi nel lavoro con i
minori? Insegno in una scuola in Provincia di Salerno, dove la figura
dello psicopedagogista nelle scuole è quasi sconosciuta, a chi posso
rivolgermi per sapere come deve essere un progetto. Il mio dirigente non
ha saputo aiutarmi
Può rivolgersi all'Istituto
Alfred Adler di Napoli, dove potrà trovare sicuramente aiuto.
Sono una laureata in scienze politiche.Vorrei frequentare un corso
di specializzazione per insegnanti di sostegno nell'ambito della scuola
di secondo grado. Il mio problema è dove reperire informazioni su chi
organizza questi corsi poiché nella mia provincia di residenza
quest'anno non se ne faranno. Sono residente a Siracusa, ma sono
disposta a frequentare l'eventuale corso in qualunque parte d'Italia.
Dovrebbe rivolgersi all'Ufficio Scolastico
Provinciale (ex Ufficio Studi e Programmazione del Provveditorato), dove
dovrebbero essere in grado di indicarLe le sedi più vicine
Sono un'insegnante di una scuola elementare e vorrei sapere come
aiutare un bambino che non riesce a scrivere pur conoscendo tutte le
lettere dell'alfabeto.
E' un po' difficile aiutarla
conoscendo solo i riferimenti forniti; si può ipotizzare da un problema
di natura percettiva, di coordinamento visuo-motorio, a difficoltà
attentive con etiologia varia. Un colloquio approfondito con i genitori
potrebbe aiutarla a conoscere eventuali altre difficoltà del bambino, e
comprendere le modalità relazionali tra questi e le figure di
riferimento affettivo, per vagliare anche la possibilità di un problema
relazionale.
Sono una studentessa quasi 20enne di Padova, ed
entro luglio dovrò effettuare la scelta di indirizzo nella facoltà di
psicologia.Sarei interessata alla psicologia scolastica,ma non son
convinta delle effettive opportunità lavorative.Vorrei pertanto leggere
dei testi o anche riviste che trattino del tema nei giorni nostri e
futuri.
In realtà dovrebbero aprirsi molti
spazi professionali in ambito scolastico, in quanto esistono da tempo al
vaglio del parlamento disegni di legge per l'introduzione dello
psicologo scolastico. Per conoscere meglio le prospettive in questo
senso, le consiglio di mettersi in contatto con l'Ordine degli psicologi
della sua regione.
Sono una ragazza di 17 anni. Ho interrotto
un'amicizia con una carissima amica che durava da circa quattro anni,
perché lei ha saputo di essere stata tradita dal ragazzo e che io ero a
conoscenza e non l'ho avvertita.
Come posso riacquistare la sua fiducia?
Come puoi facilmente immaginare,
non è con un consiglio di una persona esterna alla relazione tra voi,
anche se "esperta", che si può risolvere questa crisi.
Credo che l'autenticità dei tuoi sentimenti possa prima o poi venire
riconosciuta, se tu avrai la pazienza e la capacità di comprendere la
sua reazione a un momento difficile.
Spesso la fiducia non è "parlata", ma si costruisce
affrontando proprio i momenti critici.
Sono una laureanda in psicologia all' Università degli studi "La Sapienza" di Roma.
La mia tesi, consistente in un'analisi del contenuto di alcuni articoli pubblicati nella rivista "PSICOLOGIA E SCUOLA" nel periodo compreso tra 1980-1988, è volta a rilevare il tipo di rapporto esistente tra la psicologia e la scuola negli anni sopra citati.
Nell'intento di effettuare, per la mia tesi, un'analisi più critica tra ciò che si richiedeva alla figura dello psicologo nella scuola e ciò che di fatto lo psicologo nella scuola ha svolto in quegli anni '80-'88,
Vi chiederei cortesemente,
se potreste inviarmi via e-mail alcune indicazioni relative al ruolo dello psicologo nella scuola nel periodo compreso tra 1980-1988: normative, testi, articoli di riviste, ecc
Siamo spiacenti di non poterLe essere d'aiuto, ma la nostra rubrica non è strutturata per un supporto bibliografico così specialistico.
Sono un'insegnante.
Le chiedo un consiglio su come trattare e come è possibile intervenire
in classe e a livello familiare con un ragazzino di 11 anni che ha
problemi relazionali:reagisce aggressivamente alle prese in giro dei
compagni, è bersaglio dei loro scherzi e non sa instaurare rapporti
profondi. E' molto bravo dal punto di vista del profitto.
Probabilmente si stanno innescando
alcune dinamiche che in gergo si definiscono "mobbing
scolastico", ossia il tentativo, da parte del gruppo di escludere e
umiliare un membro percepito come capro espiatorio di varie dinamiche
gruppali. Le caratteristiche individuali, forse problematiche sotto
alcuni aspetti, del ragazzo possono favorire e incrementare questi
atteggiamenti da parte dei compagni. Prima di qualunque forma di
intervento, Le propongo di mettersi in osservazione sia del ragazzo sia
delle dinamiche all'interno della classe, con un atteggiamento di
ascolto empatico, al fine di individuare i possibili nuclei conflittuali
che scatenano l'aggressività nel ragazzo e le reazioni dei compagni.
Anche attraverso colloqui con i genitori è possibile da parte sua,
facilitare eventuali prese di coscienza di alcune problematiche del
ragazzo, che magari si manifestano solo a scuola. In buona sostanza, le
aspetta la fatica emotiva di com-prendere, e con-tenere (in senso
bioniano) il disagio del ragazzo e quello della classe, ponendosi con
uno sguardo non valutativo, ma di ascolto interno di quelle che possono
essere sofferenze camuffate da aggressività, inadeguatezze travestite
da bullismo, o spostamento di conflitti relazionali che originano in
contesti espressamente individuali. Buon lavoro.
Intanto mi congratulo per l'idea di un sito che permetta di discutere via e-mail i problemi all'interno della scuola.
Le espongo il mio problema, sperando che lei mi possa dare una risposta e un aiuto.
Sono un ragazzo di 17 anni, frequento la quarta classe in un istituto tecnico commerciale. In classe con me c'è una ragazza che adoro, ma vedo che lei non mi tratta con la confidenza che riserva invece ad un mio amico. Questo che mi scatena dentro una gelosia irrefrenabile, e la paura che oltre a rinunciare alla ragazza io debba fare lo stesso con l'amico per cui stravede. Ci tenevo a sentire il suo parere, perché la situazione mi fa stare veramente molto male.
E' con grande piacere che leggo la sua mail, in quanto sono ancora pochi gli studenti, veri protagonisti della scuola, che interagiscono con la nostra rubrica.
Così come apprezzo molto i suoi complimenti.
Sembra che lei sia alle prese con "affari di cuore", e questo è molto importante nella sua vita, oltre che nel suo rapporto con la scuola. Non credo di poterla granchè aiutare, ma posso suggerirle di provare a pensare se la ragazza può o meno essersi resa conto delle forti emozioni che lei prova nei suoi confronti, e, in caso non ne fosse sicuro, provare, con un pò di coraggio, a manifestarle più apertamente. Non è detto che sia necessariamente una buona idea, ma forse entrambi sarete al corrente dei sentimenti
reciproci che provate l'uno per l'altra, e questo è sicuramente meglio che tenersi tutto quanto dentro, in solitudine.
Che possibilita' ci sono nella scuola per un quasi counselor come me.
Sono infatti al ultimo anno del corso di Counseling dell'Aspic di Roma (sede di Bologna) e sono molto interessata ad attivita' sia nella scuola dove insegno che on line.
E' possibile ottenere dei finanziamenti (da Ministero, Ufficio Scolastico Provinciale, Regione, Provincia o altro) per stipulare un contratto di collaborazione tra una Psicopedagogista e la nostra Scuola, nell'ambito dell'Autonomia e del P.O.F.?
Se sono previsti dei fondi, come accedervi? A che titolo? Ci sono scadenze? A quanto ammontano?
Ogni singola istituzione o reti di scuole autonome possono deliberare l'investimento di fondi per progetti inerenti un supporto psicopedagogico o psicologico.
Consiglio di mettersi direttamente in contatto con i/il dirigente scolastico dell'istituto che
ritenete possa avvalersi di una vostra collaborazione e di progettare con loro l'intervento e il relativo reperimento dei fondi necessari.
Sono un insegnante molto interessato al counseling, e avrei bisogno di sapere se esistono in Italia dei corsi su questo tema.
In Italia non esistono ancora corsi ufficialmente riconosciuti, in quanto questa figura professionale non ha ancora un proprio albo.
Sono la mamma di una ragazza di 15 anni, che sta
vivendo in questi giorni una situazione piuttosto brutta: mia figlia non
ha e non ha mai avuto una gran voglia di studiare e comunque è riuscita
ad arrivare al I° anno di liceo (linguistico), sempre salvandosi
nell'ultimo periodo dell'anno quest'anno inoltre è stata operata nel
periodo di natale e la degenza ospedaliera le ha fatto perdere, oltre
che giorni di scuola anche quella poca voglia di studiare che aveva alla
fine del primo quadrimestre. Ha portato una pagella veramente deprimente
e alla nostra richiesta di migliorare ed impegnarsi di più (in vista di
una gita scolastica) ha continuato più o meno sulla stessa strada, al
punto che abbiamo deciso di non mandarla in gita.
Questa decisione ha scatenato in lei una reazione inizialmente molto
violenta e ancora adesso a distanza di una settimana mi comunica che il
suo rendimento scolastico andrà certamente peggio.
Mi domando se la scelta di non mandarla in gita sia stata quella giusta
o abbiamo peggiorato la situazione? E comunque al di là della gita
questo disimpegno sul fronte scolastico come potremmo arginarlo?
Credo che potrebbe essere d'aiuto a
sua figlia parlare un po' più a fondo dei motivi della sua
demotivazione scolastica. Sarebbe sicuramente meglio con i genitori, ma
non sempre è facile. Potreste chiederle se desidera parlarne con
qualcuno che la possa aiutare a capire meglio cosa vuole e cosa è
meglio per lei (uno psicologo), sempre che anche voi abbiate provato a
mettere in discussione le vostre aspettative in merito alla carriera
scolastica della ragazza.
Vorrei avere informazioni su master, corsi di
formazione ed altro riguardante l'area di selezione o consulenza attivi
in Sicilia, preferibilmente a Palermo.
Dovrebbe contattare l'Ordine degli psicologi
della Sicilia: www.ordinepsv.sicilia.it
Mio figlio, 16 anni, e' sottoposto, da qualche anno a forme di
mobbing scolastico che gli hanno comportato una forte avversione verso
la scuola e lo studio. Ne consegue che i danni sul piano umano,
psicologico e infine anche economico sono notevoli ..
Domanda: E' possibile chiedere alla sua scuola che gli
"aggressori" siano sottoposti a visita psicologica per essere
aiutati a vivere più serenamente la vita di gruppo?
Credo non sia possibile, ma
necessario che il Dirigente della scuola e gli insegnanti provvedano ad
analizzare le cause di questo disagio del gruppo.
Non mi sembra sia una richiesta che debba venire sollecitata da Lei,
parte lesa.
Sono un'insegnate di lettere nella scuola media inferiore. Da anni
pratico il Circle-time con i miei alunni e riesco a far migliorare il
grado di relazionalità e di autoconsapevoleza dei ragazzi, ed anche una
maggiore partecipazione alla vita scolastica. Opero affinchè ci sia
anche uno sviluppo delle capacità logiche tuttavia non ho raggiunto che
modesti risultati per quel che riguarda la motivazione allo studio.Cosa
mi suggerisce a proposito?
Il problema della motivazione allo
studio purtroppo non si può esaurire in consigli per l'uso;
occorrerebbe un'analisi approfondita delle dinamiche di classe e una
conoscenza diretta dei singoli ragazzi; credo che lavorare sugli implici
dinamici e affettivi connessi con l'apprendimento potrebbe essere uno
dei tentativi che vale la pena provare. A questo proposito può
consultare il volume "Appassionatamente" e "Sottobanco:
le dimensioni nascoste della vita scolastica" FrancoAngeli, dove
troverà, forse, qualche spunto di riflessione.
Sono una giovane pedagogista ed insegno da qualche anno in una
scuola elementare in provincia di Ravenna.
Una delle situazioni per me più stressanti che si è verificata in
questi ultimi tempi è la gestione emotiva di una coppia di genitori, in
particolare la madre, che si stanno separando, in maniera diciamo così,
turbolenta e conseguentemente, e ciò mi sta decisamente più a cuore,
del loro figliolo, un bambino di 8 anni, che costantemente pensa e spera
che possano tornare insieme.
Poiché è un bambino chiuso ed introverso il mio lavoro è stato
principalmente quello di mettermi in ascolto dei suoi gesti, delle
parole non dette, dei sentimenti, spesso rabbiosi, non confessati,
neppure ai genitori, di lavorare sulle emozioni, sul loro
riconoscimento.
Adopero molto le favole, certo ci vorrà molto tempo.
Credo che non sarò certo io con le mie colleghe a risolvere i suoi
problemi, ma a volte avrei proprio bisogno di una mano e spesso mi sento
impotente di fronte al suo dolore.
E' comprensibile che il forte
coinvolgimento affettivo che Lei prova per la situazione descritta la
faccia sentire impotente nei confronti del dolore del bimbo. Come sta già
facendo però credo sia importante per il piccolo che in questo
particolare momento di sofferenza della sua vita possa riconoscersi in
una figura adulta che lo assista, lo accompagni in questa fase
critica, incoraggiandolo a tollerare, anziché a negare l'inevitabile
dolore che la separazione dei genitori comporta.
D'altro canto le capacità di contenimento (in senso bioniano)
dell'insegnante per quanto paradossalmente sempre più indispensabili, sono
poco"allenate", nè tantomeno supportate da percorsi di
formazione specifici che ritengo invece necessari, oltre che per
fornire strumenti adeguati per questo tipo di "presa in
carico" del minore, anche per garantire momenti di
elaborazione dell'affettività giocata nella relazione educativa.
Sono un insegnante elementare e mi trovo sempre
piu' spesso a dover gestire bambini che "si lasciano andare" a
disegni con scene sessuali piu' o meno esplicite o a rappresentazioni di
nudita'.
Ricordo a questo proposito l'illuminante libro di Freud
"Psicanalisi infantile", ma vorrei avere una sua opinione
sulle cause che portano a queste manifestazioni e su come
gestirle, in particolare quando i bambini si trovano ad essere
spettatori inconsapevoli di scene di film o riviste particolari oggetto
dell'attenzione dei genitori.
Credo sia necessario considerare il
contesto in cui questo avviene e la singola situazione individuale di
ogni bambino. Non bisognerebbe cadere nell'errore di fare
generalizzazioni attribuendo troppo facilmente la causa di questi
comportamenti ai massmedia. Tra le cause, ma mi auguro non sia questo
caso, che possono portare un minore a disegnare scene o elementi di
natura sessuale, troviamo purtroppo l'abuso sessuale, o comunque
l'esposizione a vissuti sessuali adulti senza la tutela necessaria.
Un'altra considerazione a questo proposito riguarda l'utilizzo da parte
di alcuni bambini di comportamenti adultomorfi a scopo di affermarsi nel
gruppo, piuttosto che per attirare l'attenzione di adulti e coetanei. Mi
rendo conto della delicatezza della questione da Lei posta, ma è
difficile rispondere senza conoscere la situazione. Ritengo comuque da
cosiderare un segnale emesso dai bambini, da tenere in conto sia
nell'osservazione dei medesimi nel contesto di vita scolastica, sia del
rapporto con i genitori, ai quali andrebbe posta la questione. (Ivana
Cacciatori)
Quella della manifestazione
esplicita, tramite disegno o tramite gestualita' varie, della propria
sessualita' da parte dei suoi allievi, pur essendo sicuramente eclatante
nelle sue manifestazioni, credo rappresenti una forma tipica di
comportamento dei ragazzi. La causa?
Il desiderio di esprimere i cambiamenti che avvengono nel proprio corpo,
altre volte una semplice ostentazione/ripetizione di qualcosa che si e'
visto o sentito.
Personalmente non sarei per stigmatizzare in maniera totale tali
atteggiamenti, quanto nell'osservarli e discuterne coi ragazzi.
Molto spesso questi sono veri e propri messaggi di richiesta di dialogo
che vengono lanciati e "far finta di non vedere" o anche
"dare spazio solo al rimprovero" possono sortire l'effetto
ancor piu' devastante della trasgressione o, in altre circostanze, a
chiudere i ponti verso un dialogo che sarebbe invece ricco di spunti.
Proponga ai suoi allievi il disegno del corpo umano nudo.
Osservi cosa disegnano. E ne discuta con loro.
Cio' porra' sicuramente le basi per una alleanza che le permettera'
sicuramente di interagire con loro ed arrivare a comprendere i motivi di
certe situazioni che accadono nella sua classe. (Domenico Giuseppe Bozza)
Sono un'insegnante di scuola elementare. Vorrei un
consiglio riguardo ad uno dei tanti problemi che mi trovo ad affrontare
a scuola: come comunicare con una madre che mostra un attaccamento
eccessivo, un atteggiamento di iperprotezione nei confronti del proprio
figlio, impedendogli di crescere sia sul piano emotivo-affettivo sia sul
piano cognitivo?
Naturalmente so che non esiste una ricetta-comportamento che possa
risolvere il problema, ma mi piacerebbe poter ricevere qualche spunto di
riflessione.
Come Lei ha già opportunamente
considerato, la madre di questo bambino fatica ad accettare la crescita
del proprio figlio. Potrebbe aver bisogno di essere rassicurata, oltre
che compresa, in ordine al fatto che lo sviluppo del figlio non comporta
una perdita nè del suo amore nè del suo controllo sulla relazione, ma
semplicemente un cambiamento evolutivo del bambino, che rinnova e
rinsalda il loro reciproco attaccamento.
Sono la mamma di un bambino di 6 anni, che
frequenta la prima elementare: vorrei un a valutazione sul comportamento
che attua mio figlio quando qualcuno gli fa una domanda.
Spesso aspetta a rispondere e sembra quasi che abbia vergogna. Secondo
lei è carattere o il bimbo ha conseguito da parte nostra un qualcosa
che lo porta ad agire così? e che cosa?
La prego ci dia un consiglio! Grazie
Potrebbe essere un problema di
insicurezza del bambino nei confronti della prestazione che si sente
tenuto a dare. E' importante considerare l'atteggiamento degli adulti
che si relazionano con il bambino, ed eventuali eventi, anche non
necessariamente legati all'ambito scolastico, che possano aver
minacciato la sicurezza in sé del bimbo.
Sono un ragazzo di 28 anni, sto per iniziare una
nuova vita insieme alla mia fidanzata in una nuova casa, svolgo un
lavoro soddisfacente sia professionalmente che economicamente, eppure mi
trovo ad affrontare una serie di piccoli problemini che sommati tutti
insieme iniziano a creare una certa situazione di stress.
Mi sembra di aver capito di non essere nel sito giusto e qui giunge la
mia richiesta: potrebbe gentilmente consigliarmi lei, dato che con la
mia ricerca continuo a finire in siti dedicati all'infanzia oppure alla
scuola.
Per trovare psicologi o
psicoterapeuti che possano darle un aiuto, provi a consultare il sito http://www.opl.it
dell'ordine degli psicologi della Lombardia e da lì navigare negli
altri siti degli ordini regionali, presso i quali può trovare
segnalazioni e servizi utili.
Sono una psicologa (iscritta all'Albo della
Lombardia) che presto si dovrà trasferire a Trento causa matrimonio. Da
2 anni lavoro in alcune scuole superiori della provincia di Pavia
come consulente (C.I.C. o Sportello di Ascolto). Il mio intervento è
indirizzato sia agli studenti che al personale docente, non docente e ai
genitori. Vorrei sapere se anche le Scuole di Trento e provincia
prevedono nel loro organico la figura dello psicologo e come mi è
possibile contattarle e averne un elenco completo.
Può trovare queste informazioni
all'IRRSAE Trentino Alto Adige, all'indirizzo: iprsae@iprsae.tn.it
o al numero di telefono: 0461/270511dell'istituto.
Per completare un lavoro di tesi in psicologia
dell'età evolutiva, mi occorre del materiale che permetta di rilevare
l'influenza di Bruner nei Nuovi Orientamenti del 91, per la scuola
dell'infanzia.
Può trovare buone informazioni sul
sito http://www.opl.it, sito dell'Ordine
degli Psicologi della Lombardia, nella sezione risorse, alla voce
psicologia scolastica.
Estimados Colegas:
Soy Lic.en Psicologia y tengo un Post-grado en Psicologia Forense, por
lo cual me gustaria estar en contacto con Uds. y recibir e intercambiar
informacion sobre cualquier tematica forense. Trabajo en un Servicio de
Psicologia en el Area Penal y por ello, me interesan algunas tematicas
en particular: Violencia familiar, Abuso sexual, etc.
Cara collega, non mancherò di inviarle
informazioni relative alla Psicologia Giuridica. Buon lavoro.
Sono una insegnante di scuola elementare, vorrei
avere informazioni circa le tesi di laurea in psicologia con interesse
per la scuola, in quanto essendo laureanda in tale indirizzo, vorrei
poter trovare collaborazione per eventuali ricerche bibliografiche o
sperimentazioni. Attualmente sto preparando il mio terzultimo esame;
l'argomento per la mia tesi è l'apprendimento del linguaggio: un pò
generico perchè non ancora realmente affrontato. Aspetto vostre
notizie, cordiali saluti.
Gentile laureanda, sarebbe
interessante conoscere la sua tesi e i suoi interessi; purtroppo la
rubrica non consente questo tipo di interazione.
In caso volesse dare ulteriori indicazioni sulle tematiche di suo
interesse, o richieste particolari, e regione di appartenenza, siamo a
sua disposizione per aiutarla.
Pur avendo compiuto di proposito studi e
aggiornamenti che mi hanno permesso di confrontarmi ogni giorno con
problematiche molteplici continuo ad avere reazioni esagerate di
emotività tra l'altro assolutamente ingiustificate, ad esempio pur non
essendoci in alcun modo ragione arrossisco violentemente se qualcuno mi
chiede informazioni su qualcosa o mi chiede cosa ne penso. Non ne
parliamo poi se sono al centro dell'attenzione.
E' UN PROBLEMA CHE POTEVO SOPPORTARE IN GIOVANE ETà MA OGGI COMINCIA
DAVVERO A RENDERMI TUTTO PIù DIFFICILE,HO PENSATO AD UNA PSICOTERAPIA
,LEI COSA NE PENSA? specifico che non sono una persona particolarmente
timida e che mi succede anche con i miei familiari e mio
marito,oltretutto sono anche abbastanza sicura di me e sono molto
stimata sul lavoro.
Ritengo che l'idea di potersi
avvalere di un supporto psicoterapeutico sia buona, anche se solo al
fine di chiarirsi il proprio funzionamento in relazione agli altri.
Potrebbe essere che, una volta identificate, all'interno di un rapporto
terapeutico, le ragioni di questa sua emotività incontrollata, lei
possa già comprendere alcune modalità di gestione della stessa.
Inoltre, potrebbe scoprire il desiderio di approfondire la più ampia
conoscenza di sé.
Sono un'insegnante di scuola elementare (da 12
anni) laureata in Pedagogia, ho frequentato un corso di perfezionamento
a distanza all'Università di Ferrara sulla Didattica, vorrei sapere
come dovrei muovermi in vista di una preparazione più specifica mirata
alla libera professione come pedagogista.
Informazione importante: risiedo in Sardegna e per problemi familiari
(ho 2 bimbi piccoli) non posso allontanarmi.
Può chiedere informazione
sul Master in Pedagogia Clinica, che però richiede la frequenza in una
delle sedi che non comprendono la Sardegna purtroppo.
Altrimenti, può mettersi in contatto con l'IRRSAE SARDEGNA (09131)
Cagliari Via Galassi, 2 Tel. 070/522071/2 Fax: 505912 email: cair0001@posta.bdp.it
Buonasera sono una laureanda in psicologia presso
l'Università " La Sapienza" di Roma.
Ai fini di una ricerca volevo chiedere se, gentilmente, potreste
fornirmi informazioni circa il "counseling e il "mentoring"
per Palo Alto, Tavistoek e Mid. Ringraziandovi anticipatamente e
sperando in un buon fine per la mia ricerca, vi invio gli auguri di
Buone Feste e Felice Anno Nuovo.
Purtroppo non abbiamo la possibilità di
fornire indicazioni così specialistiche come quelle che Lei ci
richiede. Potrebbe però collegarsi al sito: http://www.nbcc.org,
del research & Assessment Corporation for Counseling, dove potrà
ricevere informazioni più dettagliate.
Sono un'insegnante che lavora presso l'Istituto
Magistrale Statale di Torino "D. Berti" e ricerco conferma
della seguente informazione: di un Convegno che si terrà a Roma il 15 -
16 p.v e che tratterà della figura dello Psicologo Scolastico. Le sarei
grato, se per caso avesse notizia, cortesemente di inviarmi una nota
riguardo alla sede dove quest'incontro si svolge, non essendo riuscito
ad avere ulteriori informazioni.
Colgo l'occasione per complimentarmi con la Vostra equipe per la
ricchezza e l'approfondimento delle notizie presenti sulla rivista
telematica e per inviarVi i miei migliori saluti.
Può trovare i resoconti dei convegni sulla
psicologia scolastica che si sono tenuti nelle varie città italiane
sull'ultimo numero (dicembre) del giornale dell'ordine nazionale degli
Psicologi "la professione di Psicologo".
Gentile dottoressa, sono la mamma di Paolo di 11
anni che frequenta da qualche mese la prima media, dopo il ciclo delle
elementari concluso brillantemente. Dopo un inizio sereno di scuola
media, improvvisamente Paolo una mattina accusa tachicardia, tremore
alle mani, fastidio insopportabile alle voci della classe, pianto
irrefrenabile. Abbiamo pensato che fosse la reazione ai comportamenti un
po' bruschi degli insegnanti, abituati a tenere con i ragazzi delle
medie un rapporto più freddo, direi quasi come quelli tra adulti. Ci
sono stati dei richiami, anch'essi non meritati a suo dire e penso
anch'io che sia così. Da allora però Paolo non è più lo stesso: è
diventato ansioso, è esageratamente attento ad ogni piccolo segnale del
suo corpo, ha paura di risentirsi male a scuola come la prima volta e
gli capita di piangere senza potersi controllare e senza saperne il
motivo. Insomma Paolo non è più il bambino sereno che conoscevamo. A
distanza di due mesi da allora le cose non sono cambiate, anzi ora da
qualche settimana si lamenta di mal di stomaco e nausea già dal mattino
appena alzato e la sera prima di andare a dormire dice di desiderare
tanto di tornare ad essere contento come prima. Abbiamo fatto tutti i
controlli: ecocardiografia, esami del sangue tutti nella normalità.
Come possiamo aiutarlo?
Probabilmente Paolo sta
somatizzando ansie, paure relative alla nuova situazione e sentimenti di
inadeguatezza. Come prima possibilità di aiutarlo nel superare questo
periodo di nuovo collaudo suggerisco di richiedere colloqui con tutti i
docenti di Paolo e provare a vedere con loro se si possono trovare delle
modalità comuni e condivise di facilitare al bambino la possibilità di
esprimere il suo disagio attuale, senza venirne penalizzato.
Se, dopo un dialogo con il bambino e dopo aver provato a collaborare a
questo scopo con i docenti di classe, non cambiasse ancora nulla, si
potrebbe proporre a Paolo di farsi aiutare a "sopportare"
meglio la difficile vita dello studente da qualcuno che lo fa di
mestiere, e con il/la quale potrebbe parlarne in tutta riservatezza,
senza doverne riferire a genitori o insegnanti (uno psicologo dell'età
evolutiva qualificato in questo ambito).
Sono una neolaureata in Psicologia. Attualmente sto svolgendo il
tirocinio post lauream presso il dipartimento di neuropsichiatria
infantile di un' ASL Torinese.
La mia aspirazione professionale è quella di poter lavorare nella
Scuola (pubblica o privata) come psicologa.
Vorrei ricevere informazioni in merito a questa possibilità professionale
(ad eventuali nuove leggi, concorsi ed anche a corsi di formazione
professionale in merito)
Sono una giovane psicologa e, in relazione al decreto - legge
relativo alla istituzione del servizio di psicologia scolastica a
scuola, desidererei sapere delle informazioni relative alle modalità
concrete di accostarsi alla realtà scolastica.
Potete trovare informazioni recenti
sull'argomento sul numero di dicembre del giornale dell'ordine nazionale
degli psicologi "la professione di psicologo", reperibile, in
caso non vi arrivasse ancora, presso l'ordine regionale della vostra
città.
Sono un
"ragazzo" di 31 anni, vivo in famiglia, (...)
Il buon livello di consapevolezza e
"autoanalisi" che lei riconosce di avere raggiunto possono
essere prognostici di una reale possibilità di ricevere aiuto da una
terapia.
Esistono varie modalità di intervento psicoterapeutico, che,
rispettivamente al suo problema e alla sua motivazione a risolverlo,
possono rappresentare per Lei una possibilità reale di affrontare con
un buona probabilità di successo le difficoltà che incidono
dolorosamente nella sua vita sociale, in particolare di coppia.
Potrebbe chiedere un colloquio di orientamento a uno psicologo clinico o
a uno psicoterapeuta, per individuare insieme a lui quale tipo di
terapia (sostegno individuale, psicodramma, terapia dinamica breve,
altro) potrebbe aiutarLa.
Purtroppo la nostra rubrica non è espressamente dedicata alla
Psicologia Clinica e alla Psicoterapia, e forse Le sarebbe di maggiore
aiuto chiedere una consulenza telematica o personale di questo tipo.
Mi piacerebbe sapere qualcosa in più
sui comportamenti "normalmente" aggressivi. Sui litigi che si scatenano tra ragazzini (13enni)... Fin
quando una reazione è normale? Quando è esagerata?
GRAZIE! Una educatrice
L'aggressività è da considerarsi più che "esagerata, o
normale", preoccupante, quando comporta
atti auto e etero lesivi, non soltanto la persona fisica, ma anche
la psiche dei soggetti. In ogni caso rappresenta un forte segnale di
disagio, che l'educatore, o l'adulto che ne prende atto ha il carico di
assumersene una preoccupazione, proprio come ha fatto Lei scrivendo ad
esempio per chiedere un consiglio. I conflitti tra preadolescenti (13enni)
possono essere letti alla luce dei fenomeni del bullismo, nelle
forme più esasperate, o in forme di mobbing scolastico (tentativi
coalizzati e perpetuati nel tempo da parte di un piccolo gruppo capeggiato
da un leader negativo di escludere un compagno dal gruppo, renderlo capro
espiatorio, deriderlo, fino a farlo letteralmente crollare
psicologicamente), o più semplicemente, ma non rispetto al disagio
latente, a conflitti interpersonali legati a caratteristiche di
personalità particolarmente orientate all'atto.
Anche nei casi più gravi, può essere
utile, oltre alla possibilità di definirne la tipologia e la gravità,
domandarsi come e perché questi ragazzi si comportano in modo
aggressivo e basta, senza trovare altre modalità per esprimere quello
che sentono dentro e fuori di sé.
MI PIACEREBBE AVERE INFORMAZIONI PER DIVENIRE
COUNSELING ED IL PERCORSO FORMATIVO NECESSARIO
In Italia, attualmente, non esiste ancora un percorso riconosciuto
dalla legge che garantisca l'identificazione e la qualificazione
professionale di Counselor. Esistono vari
corsi di formazione erogati da istituti privati, dei quali
attualmente, non essendoci ancora una normativa, è difficile
valutarne l'attendibilità e la validità. A livello postuniversitario è possibile
trovare qualche scuola di psicoterapia che garantisce una formazione
iniziale a questa nuova professionalità emergente. In attesa di
poterLe dare risposte più chiare e precise, in linea con gli sviluppi
italiani della questione, in quanto mi sto occupando specificamente di
questo, la invito a guardarsi intorno e a scegliere percorsi formativi
anche brevi, seri e attendibili, che offrano formazione relativa alla
"relazione d'aiuto".
Può collegarsi al sito www.irre.lombardia.it
e navigare alla ricerca dell'articolo sul counseling (in
risorse/bollettino/n° 70/71 marzo-giugno 2000) che le fornirà una
risposta più esaustiva alla domanda.
Sono una mamma di una bambina di due anni e mezzo.
Per facilitarle il prossimo inserimento alla scuola materna, ho letto che sarebbe
importante abituarla a frequentare altri bambini sempre nello stesso giardino, parco...
Quasi giornalmente noi genitori o i nonni portano S. ai giardini ma in posti diversi.
Mi accorgo che in questo modo, S. non ha una continuità di rapporti con gli altri bambini
e che a volte questo la disorienta.
Può essere un problema? O a questa età l'importante è socializzare anche se non con
amichetti fissi?
E poi: capita che durante dei piccoli litigi, le vengano dati delle sberle da bambini poco
più grandi di lei il nostro comportamento di solito è di non intervenire e di lasciar
fare a lei ma quando non riesce a difendersi e piange, come comportarsi? consolarla? dire
che l'altro bimbo è cattivo? dire: picchialo anche tu?
Mi scusi, forse sono domande stupide, ma per noi è il primo figlio e a volte non sappiamo
proprio come comportarci per non isolarla (riguardo al primo quesito) e per insegnarle un
minimo di autodifesa e di gestione della propria aggressività (riguardo al secondo
quesito).
Lattenzione che lei presta alle vicende
relazionali della bambina sono già una garanzia per un suo ottimale sviluppo psichico.
Per quanto riguarda il primo quesito le devo segnalare che la frequentazione di amichetti
fissi in ambito extrascolastico non solo favorirà linserimento della bimba nella
scuola materna ma le permetterà, nel tempo, una migliore qualità delle relazioni con i
compagni di scuola.
In merito al secondo punto non posso indicarle una risposta precisa da dare alla bambina
in difficoltà (è preferibile che la risposta sia commisurata al contesto). In effetti è
necessario che la bambina senta di poter fare completo affidamento su di una figura adulta
che sia dalla sua parte.