La sigla SOA sta per service-oriented architecture, una espressione nata negli anni 2000-2001 e pensata per affrontare i problemi di interoperabilità legate alle tecnologie di calcolo distribuito (architettura client/server) che oggi vengono abitualmente utilizzate dalle aziende e dalle istituzioni.
L'interazione avviene tramite un mediatore (middleware) responsabile del collegamento delle varie componenti. In sintesi la SOA è basata sui concetti di:
3. - L'interoperabilità è la capacità di diversi sistemi ed organizzazioni a lavorare in modo congiunto (= inter-operare). Si hanno due categorie chiamate:
L'interoperabilità è stata pensata inizialmente solo come scambio di informazioni. Oggi ne abbiamo una concezione più complessa. Ad esempio le prefetture di due paesi europei non solo si scambiano i dati ma anche i dettagli giudiziari di un cittadino che compie un reato in modo che possa essere perseguito in uno dei due paesi senza intralci burocratici. Dunque l’interoperabilità è intesa come una collaborazione completa senza chiusure aprioristiche. 4. - L’architettura SOA dice che i sistemi che interagiscono hanno i seguenti strati (le definizioni sono autoesplicative): 1 - Sistemi operativi SOA fornisce regole per ogni strato; è orientata a prodotti open ed agli standard ‘de facto’
cioè accettati ‘nei fatti’ dagli utenti di tutto il mondo come ad esempio il Simple Object Access Protocol (SOAP)
che regola l'interoperabilità dei servizi web.
anno 2011 |
196. Mi spiega la sigla SOA? |
La parola inglese linker
alla lettera
significa colui che collega, ma
la corretta traduzione in informatica è
correlatore di moduli. Nella
risposta 120
abbiamo accennato all'intervento del linker nel ciclo automatico che preleva
il programma simbolico e lo rende eseguibile. Il programma simbolico
consiste di diverse parti chiamate
moduli. Un modulo qualsiasi può chiedere l'intervento di un
altro modulo, ad esempio il programmatore scrive 'CALL B' entro il modulo A
al fine di attivare le funzioni di B. I) - Il modulo chiamato è stato scritto dal programatore e fa parte integrale del programma; II) - Il modulo chiamato non è stato scritto dal programmatore ma è contenuto in una biblioteca a parte. Ad esempio il programmatore in Pascal scrive 'Log(X)' e tale funzione è - fisicamente parlando - un modulo contenuto nelle librerie del Pascal. Il correlatore dei moduli cura che tutti i collegamenti siano funzionanti specie con i moduli del secondo tipo che lui rintraccia nei vari archivi in cui sono stati posti. Il linker poi realizza il legamenti tra il modulo chiamante e quello chiamato in due modi: Collegamento statico: Il modulo chiamato viene fisicamente integrato nel programma. Le parti che non sono state scritte dal programmatore vengono dunque attivate come tutte le altre. Collegamento dinamico: Il modulo chiamato viene caricato in memoria solo al momento in cui il programma gira e quindi viene attivato. I due metodi presentano
pregi e difetti che omettiamo di commentare. Invece putualizziamo che ogni
collegamento si realizza mediante l'indirizzo proprio di ogni
modulo chiamato nella memoria RAM. Infatti ogni modulo eseguibile occupa un
posto preciso in memoria centrale ed ha un suo indirizzo.
anno 2011 |
198. Il 'correlatore di moduli' è forse il linker? |