44. Non c'e' solo l'XML... | E'
vero. Visto l'interesse per l'argomento tracciamo una breve panoramica
dei linguaggi disponibili per prepare le pagine di Internet. Questa rassegna proveniente dall'autorevole rivista "Computer" della IEEE ha il pregio di essere piuttosto completa. SGML : Veniva definito come standard ISO-8879 nell'ottobre del 1986 ed una importante implementazione vedeva la luce nel febbraio 1988. Lo Standard Generalized Markup Language possiamo dire che è il "padre di tutti i linguaggi" preparati per visualizzare le pagine web. Fu varato per definire i contenuti e la struttura di un qualsiasi documento in formato elettronico. Risulta importante non tanto per il suo uso diretto che è stato modesto, quanto perché ha suggerito la creazione di tutti gli altri linguaggi che poi sono stati applicati in ognidove e che di seguito ricordiamo. HTML : Sviluppato appositamente per il World Wide Web, l'Hypertext Markup Language è uno dei suoi pilastri tecnici ed oggi viene universalmente utilizzato per illustrare informazioni nella rete. Purtroppo dal 1997 cioè dopo la versione 4 i contrasti commerciali hanno ostacolato l'evoluzione di HTML come standard. Da allora le principali case, Netscape e Microsoft, hanno presentato diverse innovazioni, anche brillanti, ma si sono reciprocamente intralciate. Né il World Wide Web Consortiun (W3C) è riuscito a mediare ed ha sbloccare del tutto la situazione. XML : L'Extensible Markup Language emerge come una potente alternativa ad HTML. Esso segue lo stile di SGML ma permette una personalizzazione dei tag e dunque concede allo sviluppatore una maggiore libertà nel definire il testo e la sua struttura. Inoltre possiede tag molto significativi perché riguardano la catalogazione dei contenuti analitici del testo elettronico (vedi risposta 19). L'XML non è immediatamente supportabile ma richiede speciali funzioni di interpretazione da parte del browser. XHTML : L'Extensible Hypertext Markup Language rassomiglia più da vicino all'HTML. E' stato rilasciato nel gennaio 2001 con il sostegno del consorzio W3C e rappresenta la migliore evoluzione dell'HTML dopo la versione 4. Essenzialmente riformula i tag HTML inserendo alcuni contributi tipici di XML. Esso è compatibile sia con i sistemi di interpretazione XML sia, ovviamente, con i browser HTML dunque esso vuole risultare un sistema aperto. XSL : Anche l'Extensible Stylesheet Language si presenta come un tentativo per rendere comunicativi l'HTML ed XML, infatti trasforma un documento elettronico dal formato XML ad un formato riconoscibile da un browser qualsiasi. Si fa carico di rendere vsivamente i contenuti su qualsiasi display (es. sul cellulare e sul PC) ed inoltre possiede funzioni completamente nuove per il WWW come il sort di liste. RML : Segue lo standard SGML e ricorda da vicino l'XML con precise originalità. Infatti il Relational Markup Language è fortemente orientato alle tecnologie mobili e per tale motivo fornisce allo sviluppatore i tag che possano funzionare su supporti visuali tecnicamente molto diversi. Con l'RML si possono prelevare direttamenti i dati da una URL e fare la loro conversione dall'HTML e/o dall'XML. WML : E' una evoluzione dell'XML ed è specificamente studiato per fare pagine Web in telefonia mobile. Il Wireless Markup Language permette, ad esempio, l'inserimento di dati senza tastiera. Anche qui c'è un problema di compatibilità con l'HTML ed un sito dovrà essere riscritto in WML affinchè i suoi dati siano visibili in formato wap. Come l'XML ed a differenza delle prime versioni di HTML permette al programmatore di personalizzare i tag e di farsene dei nuovi. Il consorzio W3C ed il WAP Forum, anch'esso istituito per la standardizzazione di questi prodotti, stanno cooperando a favore del WML e dell'XHTML.
Come vede il panorama è complesso e tutto in evoluzione non soltanto per ragioni tecniche ma anche, e vorrei dire soprattutto, per la riluttanza da parte degli operatori di confluire verso standard comuni. La storia si ripete. Negli anni cinquanta e sessanta ci si azzuffava per i linguaggi di programmazione oggi per i linguaggi a marcatura.
anno 2001 |
Il
temine wireless
significa alla lettera senza fili e si
riferisce alle tecniche di collegamento che avvengono nell'etere tra
postazioni mobili e fisse - ad esempio il televisore di casa (fisso) ed il cellulare (mobile) sfruttano la
trasmissione senza fili. Dopo l'invenzione della radio da parte di
Guglielmo Marconi, buona parte delle telecomunicazioni oggi avvengono
in questo modo.
Le comunicazioni wireless scambiano onde elettromagnetiche le quali vengono codificate con metodi vari tra cui quelli illustrati nella risposta 2. Per definizione un'onda è caratterizzata da una lunghezza e frequenza. Le onde elettromagnetiche usate nelle trasmissioni sono principalmente di tre tipologie: 1. ONDE RADIO-TV 2. MICROONDE 3. ONDE ALL' INFRAROSSO Riportiamo in figura l'intero spettro delle onde elettromagnetiche che vanno dalle cosidette onde-lunghe (long-waves in inglese) ai raggi Gamma (onde brevissime). La lunghezza e la frequenza di un'onda sono inversamente proporzionali come si legge bene nello schema.
Le onde radio, le microonde (= microwaves), e l'infrarosso (= infra-red) sono riconoscibili nella figura. Ognuna di queste tre varia tra una frequenza minima ad una massima. Ad esempio le microonde vanno da circa 109 Hertz a oltre 1011 Hertz. Tale intervallo è chiamato banda e mediante esso si definisce con precisione il tipo di onda. La grande banda radio-tv contiene bande più piccole che sono tipiche delle varie tecniche trasmissive. Tra le più note, c'è la banda radio della modulazione di frequenza MF e quelle televisiveVHF e UHF. La luce visibile è un'onda elettromagnetica anch'essa caratterizzata da una precisa banda dove ogni colore ha una frequenza propria. Il rosso ha la frequenza più bassa, dunque l'infrarosso si trova tra il rosso e le microonde come è illustrato in figura. Concludiamo con alcune brevi note relative alle onde radio (1), alle microonde (2), e all'infrarosso (3). 1. Ogni banda del tipo MF, UHF ecc a sua volta viene divisa in bande più piccine destinate ciascuna ad una precisa fascia di operatori. Alcune bande sono regolamentate cioè l'emittente deve prendere una licenza per trasmettere con la sua banda. Ad esempio, una radio privata deve avere la licenza prima di operare. Altre bande sono a libero accesso come, ad esempio, quelle per i radioamatori che operano su piccole distanze e con bassa potenza. Parlando in generale, le stazioni trasmittenti possono diffondere su tutto lo spazio oppure in un'area limitata. Esistono tre principali classi di radio-trasmittenti regolate in questo modo:
3. Il raggio d'azione dei sistemi all'infrarosso non supera i cento metri. Essi vengono installati in piccoli ambienti, di regola chiusi. I segnali rimbalzano sulle pareti e sui ogni elemento solido raggiungendo i terminali collocati nella stanza. Questa tecnologia evita le spese delle infrastrutture LAN e permettono un facilissimo riposizionamento dei dispositivi.
anno 2001 |
45. Vista la crescente importanza del collegamento mobile perché non aggiunge una spiegazione sui segnali in ambiente wireless? |