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Esami di Stato 2003-2004 PRIMA PROVA SCRITTA Svolgi la prova, scegliendo una delle quattro tipologie qui proposte TIPOLOGIA A E. MONTALE, Casa sul mare
Eugenio Montale (Genova, 1896 . Milano, 1981) è il maggiore esponente della poesia italiana del pieno Novecento. Le sue varie raccolte sono apparse tra il 1925 (Ossi di seppia) e il .77. Nel 1975 ha ricevuto il premio Nobel per la letteratura. Nella sua poesia è molto presente il paesaggio della costa ligure. Già nelle prime liriche Montale esprime il suo forte pessimismo e al contempo la sua tensione all'assoluto, l'ansia di una salvezza, che di solito è affidata all'opera di una donna, con la quale il poeta dialoga intensamente. l'impianto delle sue liriche è spesso narrativo ed evoca luoghi, persone, eventi e oggetti della vita quotidiana, perfino congegni meccanici, che si caricano di significati metaforici e simbolici. 1. Comprensione del testo Dopo una o più letture dell'intero testo, esponi (in non più di quindici righe) il contenuto informativo della lirica: con quale scena questa si apre, quali scene o situazioni si susseguono strofa per strofa, quale tema è svolto nel dialogo tra il poeta e la persona (una donna) che gli sta accanto. 2. Analisi del testo 3. Interpretazione complessiva e approfondimenti
TIPOLOGIA B CONSEGNE Sviluppa l'argomento scelto o in forma di "saggio
breve" o di "articolo di giornale", utilizzando i documenti e i dati che
lo corredano. Se scegli la forma del "saggio breve", interpreta e
confronta i documenti e i dati forniti e su questa base svolgi,
argomentandola, la tua trattazione, anche con opportuni riferimenti alle
tue conoscenze ed esperienze di studio. 1. Ambito artistico letterario 1. AMBITO ARTISTICO - LETTERARIO DOCUMENTI
.Renzo .!. disse quello, esclamando insieme e interrogando.
.Proprio,. disse Renzo; e si corsero incontro. .Sei proprio tu!. disse
l'amico, quando furon vicini: .oh che gusto ho di vederti! Chi l'avrebbe
pensato?. [.] E, dopo un.assenza di forse due anni, si trovarono a un
tratto molto più amici di quello che avesser mai saputo d'essere nel
tempo che si vedevano quasi ogni giorno; perché all'uno e all'altro [.]
eran toccate di quelle cose che fanno conoscere che balsamo sia
all'animo la benevolenza; tanto quella che si sente, quanto quella che
si trova negli altri. [.] Raccontò anche lui all'amico le sue vicende, e
n.ebbe in contraccambio cento storie, del passaggio dell'esercito, della
peste, d'untori, di prodigi. .Son cose brutte,. disse l'amico,
accompagnando Renzo in una camera che il contagio aveva resa disabitata;
.cose che non si sarebbe mai creduto di vedere; cose da levarvi
l'allegria per tutta la vita; ma però, a parlarne tra amici, è un
sollievo.. Per un raffinamento di malignità sembrava aver preso a proteggere un
povero ragazzetto, venuto a lavorare da poco tempo nella cava, il quale
per una caduta da un ponte s'era lussato il femore, e non poteva far più
il manovale. [.] Intanto Ranocchio non guariva, e seguitava a sputar
sangue, e ad aver la febbre tutti i giorni. Allora Malpelo prese dei
soldi della paga della settimana, per comperargli del vino e della
minestra calda, e gli diede i suoi calzoni quasi nuovi, che lo coprivano
meglio. Ma Ranocchio tossiva sempre, e alcune volte sembrava soffocasse;
la sera poi non c.era modo di vincere il ribrezzo della febbre, né con
sacchi, né coprendolo di paglia, né mettendolo dinanzi alla fiammata.
Malpelo se ne stava zitto ed immobile, chino su di lui, colle mani sui
ginocchi, fissandolo con quei suoi occhiacci spalancati, quasi volesse
fargli il ritratto.. Cerco degli amici. Che cosa vuol dire .addomesticare.? E. una cosa da
molto dimenticata. Vuol dire .creare dei legami... .Creare dei legami?.
.Certo., disse la volpe. .Tu, fino ad ora, per me, non sei che un
ragazzino uguale a centomila ragazzini. E non ho bisogno di te. Io non
sono per te che una volpe uguale a centomila volpi.Ma se tu mi
addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di
passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi fanno
nascondere sotto terra. Il tuo, mi farà uscire dalla tana, come una
musica. E poi, guarda! Vedi, laggiù in fondo, dei campi di grano? Io non
mangio il pane e il grano, per me è inutile. I campi di grano non mi
ricordano nulla. E questo è triste! Ma tu hai dei capelli color
dell'oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il
grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento
nel grano.. .A me piace parlare con Nuto; adesso siamo uomini e ci conosciamo; ma
prima, ai tempi della Mora, del lavoro in cascina, lui che ha tre anni
più di me sapeva già fischiare e suonare la chitarra, era cercato e
ascoltato, ragionava coi grandi, con noi ragazzi, strizzava l'occhio
alle donne. Già allora gli andavo dietro e alle volte scappavo dai beni
per correre con lui nella riva o dentro il Belbo, a caccia di nidi. Lui
mi diceva come fare per essere rispettato alla Mora; poi la sera veniva
in cortile a vegliare con noi della cascina.. .Non ricordo esattamente quando decisi che Konradin avrebbe dovuto
diventare mio amico, ma non ebbi dubbi sul fatto che, prima o poi, lo
sarebbe diventato. Fino al giorno del suo arrivo io non avevo avuto
amici. Nella mia classe non c.era nessuno che potesse rispondere
all'idea romantica che avevo dell'amicizia, nessuno che ammirassi
davvero o che fosse in grado di comprendere il mio bisogno di fiducia,
di lealtà e di abnegazione, nessuno per cui avrei dato volentieri la
vita. [.] Ho esitato un po. prima di scrivere che .avrei dato volentieri
la vita per un amico., ma anche ora, a trent.anni di distanza, sono
convinto che non si trattasse di un.esagerazione e che non solo sarei
stato pronto a morire per un amico, ma l'avrei fatto quasi con gioia..
Mio vecchio amico di giorni e pensieri da quanto tempo che ci
conosciamo, venticinque anni son tanti e diciamo un po. retorici che
sembra ieri. Quei giorni spesi a parlare di niente sdraiati al sole inseguendo la
vita, come l'avessimo sempre capita, come qualcosa capito per sempre.
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2. Ambito socio-economico DOCUMENTI «A che serve la filosofia? A niente, e a nessuno. Non serve,
anzitutto perché non ha uno scopo cui essere asservita. E non serve a
nessuno, dal momento che se ha una storia e una tradizione è perché non
conosce autorità. . Ovunque e in nessun luogo la filosofia si dispiega
come libero esercizio del pensiero, che si sottrae a qualunque rigida
norma o definizione. Se incontra un qualche confine è solo per
oltrepassarlo, come hanno compreso molti tra quelli che invadono in
questi giorni Modena in occasione del «Festival Filosofia». Parecchi
sono rimasti sorpresi dal successo di una simile iniziativa, in un
tempo, il nostro, che sembrerebbe sempre più quello dell'indifferenza...
Eppure, anche là dove pare sia nata, cioè nell’antica Grecia, la ricerca
filosofica aveva i propri «festival», come ci hanno mostrato
magnificamente i dialoghi platonici. Non era (come non è neanche oggi)
una pura e semplice celebrazione: il Socrate raccontato da Platone
sapeva fin troppo bene come chi infrange gli stereotipi del sacro e del
profano, del giusto e dell’ingiusto (noi diremmo di quello che è o non è
politicamente corretto), rischi persino la vita, poiché è con questa che
alla fine il filosofo è costretto a fare i conti. Mi ha colpito a Modena
soprattutto la diffusa consapevolezza del carattere pubblico della
filosofia, della sua necessità di tradursi in un dialogo in cui
qualunque «io» ha bisogno di un «tu» per essere tale, in un dialogo che
può portare anche (e forse deve) allo scontro tra diverse ragioni - una
sorta di lotta che si legittima nella capacità di ciascuno di
argomentare le proprie tesi, senza alcuna pretesa di disporre di una
qualche soluzione definitiva e che si concreta in un prender partito che
impone decisioni, anche radicali, senza per questo misconoscere il
diritto di quelle altrui.» «. tra le tendenze culturali positive del 2003 dobbiamo registrare
quella che chiameremo la «filosofomania». Non saremo ai milioni di
persone che costituiscono l'audience dei giochi a quiz o dei varietà
televisivi; ma - udite udite - stiamo assistendo a una ripresa
d'interesse generalizzata per la disciplina descritta dai detrattori
come quella «con la quale e senza la quale si rimane tale e quale»... È
solo una moda passeggera o c.è di più?. «Direi che dopo la caduta delle
ideologie classiche, la filosofia da una parte si è affrancata dal
vassallaggio nei confronti della politica, dall'altra ha trovato nuovi
canali di espressione nei mezzi di comunicazione di massa (televisione,
giornali). Questo processo si è poi incontrato con una spinta
proveniente dal basso. Dopo la crisi delle grandi chiese ideologiche,
vere e proprie agenzie donatrici di senso (in primis il Partito), e dopo
un breve ma stancante periodo di fast food intellettuale procacciato
dalle televisioni, cioè di consumo rapido e commerciale di idee e stili
di vita, emerge con chiarezza che, come esseri umani, non possiamo fare
a meno di un bisogno personale di orientamento. La filosofia deve
restare una disciplina rigorosa, non una collazione di idee o citazioni
edificanti. Ferma restando questa esigenza, è molto positivo che la
filosofia torni nell'agorà e si esplichi nel dialogo e attraverso
l'oratoria e la persuasione. È un ritorno a Socrate. La filosofia è
spirito critico. In questo senso essa può dare molto alla società. Non
però nel senso che i filosofi abbiano una voce privilegiata nel
dibattito pubblico, ma in quello che la funzione filosofica, che può
essere svolta da chiunque, è un lievito straordinario per la vita in
comune. In questo senso la filosofia è profondamente democratica». «Nulla e nessuno è mai completamente al riparo dal luogo comune, dal
fanatismo, dalla stupidità. Anche la filosofia è in grado di provocare,
e ha certamente provocato, disastri, non diversamente dalla scienza. ciò
accade soprattutto quando si combini con saperi più o meno occulti ed
esoterici, tradizionalisti o apocalittici. . Ma, in generale, possiamo
affermare che, proprio come la scienza, la filosofia nel suo insieme non
è certo priva di ambiguità. Eppure, ne abbiamo sempre più bisogno. . la
voglia di filosofia cresce, e forse paradossalmente cresce proprio in
Italia, il paese più «ricco» di cattedre e istituzioni.. La filosofia
può scendere dal piedestallo specialistico e avvicinarsi ai problemi
delle persone. Il suo campo d’azione . si dilata alle «zone calde» della
nostra cultura: le neuroscienze, le scienze sociali, l’etica economica,
per non parlare della bioetica.» «La filosofia richiede una meditazione solitaria, ma ha anche
l'esigenza di comunicare, discutere e mettere alla prova le idee in uno
spazio pubblico. In termini provocatori, si occupa di luoghi comuni.
Simili alle piazze o ai punti di incontro in cui gli uomini scambiano i
loro prodotti ed elaborano i loro vissuti, essi non sono da confondere
con le banalità. Si tratta piuttosto di zone di estrema condensazione e
sedimentazione di esperienze e di interrogativi, virtualmente condivisi
da tutti perché toccano esperienze inaggirabili, sebbene poco
esprimibili in discorsi che non risultino superficiali (la vita, la
morte, la verità, la bellezza, la condotta morale, l'amore). La maggior
parte di noi, in questi casi, è come quei cani ai quali, si dice, manca
solo la parola. La grande filosofia al pari della grande arte dà loro
voce in forma perspicua, articolata e premiante. Ognuno di noi,
nascendo, trova un mondo già fatto, ma in costante trasformazione, a
causa del succedersi nel tempo delle generazioni e del mescolarsi nello
spazio geografico di popoli e civiltà. Ognuno comincia una nuova storia,
al cui centro inevitabilmente si pone. Nel corso della vita cerca così
di dare senso agli avvenimenti in cui è impiegato, alle idee che gli
attraversano la mente, alle passioni che lo impregnano e ai progetti che
lo guidano. Di quali basi e criteri affidabili può disporre? ... Per
comprendere la funzione e la rilevanza della filosofia contro quanti
ritengono che non giunga alle certezze della scienza, alle consolazioni
della fede o al fascino delle arti, compiamo un esperimento mentale,
proviamo ad immaginare come sarebbe il nostro mondo senza di essa». «Il filosofo si riconosce dal fatto che egli ha, inseparabilmente, il
gusto dell'evidenza e il senso dell'ambiguità. Ciò che del filosofo è
caratteristico è il movimento incessante che dal sapere riconduce
all'ignoranza e dall'ignoranza al sapere..La debolezza del filosofo è la
sua virtù . Il mistero è in tutti come è in lui. Che cosa dice il
filosofo dei rapporti dell'anima col corpo se non ciò che ne sanno tutti
gli uomini.? Che cosa insegna sulla morte, se non che è nascosta nella
vita, come il corpo nell'anima.? Il filosofo è l'uomo che si risveglia e
che parla, e l'uomo ha in sé, silenziosamente, i paradossi della
filosofia, perché, per essere davvero uomo, bisogna essere un po. di più
e un po. di meno che uomo».
3. Ambito storico-politico DOCUMENTI 1.- Scheda: I 15 Capi di Stato e di Governo, riuniti a Laeken nel dicembre 2001, hanno istituito una Convenzione (quasi una Costituente) di 105 membri titolari (di cui 12 italiani), un centinaio di supplenti e 13 osservatori per redigere una bozza di Carta costituzionale europea. Iniziata il 28 febbraio 2002, la Carta è stata sottoposta alla discussione della Conferenza intergovernativa (Cig) nell'ottobre 2003, senza ottenerne l'approvazione per divergenze di vedute sul sistema di voto, sul ruolo del presidente del Consiglio europeo e del ministro degli esteri, sulla difesa, sulla composizione della Commissione (cons' dei ministri dell'UE), sul governo dell'economia. Le oltre 60 domande poste alla Convenzione si possono riassumere in quattro macro-questioni: 1. Ripartizione delle competenze tra UE e gli Stati membri; 2. Semplificazione dei Trattati; 3. Statuto della Carta dei Diritti fondamentali; 4. Ruolo dei Parlamenti nazionali all'interno della Federazione Europea. Opinioni critiche a confronto: .Il contesto politico in cui si sono svolti i lavori della
Convenzione . freddezza della maggioranza dei governi degli Stati membri
verso il progetto europeista; gelosia dei paesi candidati per la
riacquistata sovranità; diffidenze derivanti dalle confliggenti
posizioni sull'Iraq - non ha certamente favorito l'elaborazione di
soluzioni inequivocabilmente favorevoli al progresso e
all'approfondimento dell'integrazione. Non deve dunque stupire, alla
luce della temperie del momento, che la limitazione delle competenze
dell'Unione sia una delle preoccupazioni principali cui il progetto di
Costituzione risulta informato.. .Si profila, allora, una Costituzione «vera»? Con le sue istituzioni
intrecciate con quelle degli Stati Nazionali; con un sistema di diritti
e di loro garanzie, a fruizione comune (e duale) dei cittadini europei;
con un sistema di legittimazioni interdipendenti dall'ultimo comune
delle Gallie alla Roma-Bruxelles del Senato-Parlamento europeo; con una
Corte di giustizia che esercita giurisdizione da «Stato costituzionale»?
Si può dire che sia Costituzione vera nel senso che l'Unione Europea,
superando i sogni dei federalisti, non partecipa del fenomeno «unione di
Stati» ma di quello, ben più invasivo, di unione di Costituzioni che si
comunicano reciprocamente legittimità, attraverso il diritto e
attraverso canali differenziati ma interdipendenti con i popoli.popolo
europeo. C.è, anzi, qualcosa di più: la possibile configurazione delle
istituzioni dell'Unione come istituzioni di garanzia reciproca fra le
costituzioni europee (quelle di ciascuno Stato membro e quella
dell'Unione). Non vi può essere, infatti, solitudine per la Costituzione
europea in gestazione. Essa nascerà già inserita in un blocco di
costituzionalità che comprende le Costituzioni nazionali degli Stati
membri.. .Il merito della Convenzione fu di navigare abilmente controcorrente.
Il progetto attribuisce all'Europa una personalità giuridica, rafforza
il concetto di cittadinanza europea, estende i poteri del Parlamento,
prolunga il mandato del presidente di turno, crea un ministro degli
Esteri, restringe il diritto di veto dei Paesi membri, introduce il
criterio democratico della doppia maggioranza (Stati e popolazione),
suggerisce l'itinerario per ulteriori progressi. Ma il .salto di
qualità. federale non c.è stato. Per alcune questioni fondamentali
(esteri, difesa, fisco) vale ancora il principio dell'unanimità,
sinonimo d'impotenza.[.] Vi è spazio per qualche decisivo miglioramento?
La risposta, purtroppo, è no.. Preambolo della Costituzione EU: .La nostra Costituzione si chiama
democrazia perché il potere non è nelle mani dei pochi, ma dei più..
Eliminando il riferimento al .primato della ragione. e alla .tradizione
illuministica., parimenti non si è voluto inserire un esplicito
riferimento alle .radici cristiane. dell'Europa, come avrebbe voluto il
Papa Giovanni Paolo II [.l'Europa o è cristiana o non è Europa.], in
considerazione delle diverse culture religiose europee. A questo
proposito è stato scritto che tale richiesta ..non si presenta infatti
come un voler privilegiare la religione cristiana a discapito di altre
religioni oggi presenti nel territorio europeo, ma [come un voler far]
lievitare quell'umanesimo europeo formatosi tramite l'inculturazione
cristiana dell'Europa, che fu fenomeno di massa dei popoli insediati su
tale territorio.[.] l'inserimento nella Nuova Costituzione Europea del
riferimento alle radici cristiane significherebbe, ancora una volta,
tener conto della gente, di tutta la gente e non soltanto di una nuova
classe di élites intellettuali.. .Nella bozza costituzionale, da un lato è cruciale .il principio di
un.economia di mercato aperta e in libera concorrenza., in un.ottica che
è sempre stata essenzialmente presente nell'Unione fin dal suo esordio
nel Trattato di Roma del 1957, istitutivo della CEE, dall'altro lato è
centrale il .valore. della .solidarietà., solo recentemente assurto
nell'Unione allo stesso, massimo, grado di importanza della libertà,
l'uguaglianza, la tolleranza o la giustizia, cui è perfino dedicato
l'intero Titolo IV della Carta dei Diritti Fondamentali.[.] La bozza
costituzionale definisce i limiti e i modi dell'azione pubblica nel
sistema economico, ispirandosi al principio, introdotto con il Trattato
di Maastricht, di .sussidiarietà., oltre che di .proporzionalità.[.]: in
presenza di fallimenti del mercato, laddove quelli della Pubblica
Amministrazione non siano ancora maggiori, questa deve intervenire per
correggerli [.] o per contrastarli.[.] E. palesemente debole la coerenza
interna della bozza costituzionale, laddove pone le politiche
dell'occupazione fra quelle di mero coordinamento attraverso .indirizzi
di massima. da parte dell'Unione..
4. Ambito tecnico-scientifico DOCUMENTI «Il tempo è un dono prezioso, datoci affinché in esso diventiamo
migliori, più saggi, più maturi, più perfetti». «Il Tempo con la «t» maiuscola è faccenda complicata assai, tale da
sbatterci la testa e rompersela... Perché, tanto per fare un esempio, la
prima domanda che viene spontaneamente è: il Tempo c.è stato sempre o è
venuto fuori a un certo punto? Pigliamo per buona la risposta di
sant.Agostino: il Tempo non c.era, non esisteva prima che Dio creasse il
mondo, comincia ad esserci contemporaneamente all'esistenza
dell'universo. ci sarebbe dunque una specie di inizio del Tempo, tanto è
vero che un fisico come Werner Heisenberg può scrivere che «rispetto al
tempo sembra esserci qualche cosa di simile a un principio. Molte
osservazioni ci parlano d'un inizio dell'universo quattro miliardi di
anni or sono...» Per amor del cielo, fermiamoci qua e non cadiamo in
domande-trappola tipo: allora che faceva Dio prima di creare il mondo?
Ci meriteremmo la risposta: Dio stava preparando l'inferno per quelli
che fanno domande così cretine. Ma possono esserci domande assai meno
stupide, tipo: quando finirà il tempo? Se accettiamo l'ipotesi sveviana
di un mondo privo di uomini e di malattie che continua a rotolare come
una palla liscia di bigliardo nell'universo, dove è andato a finire il
Tempo? Sant.Agostino tagliava corto affermando che il tempo scorre solo
per noi e forse aveva ragione. Il Tempo finirà, come scrive Savater,
quando «verrà il giorno che metterà fine ai giorni, l'ora finale,
l'istante oltre il quale termineranno le vicissitudini, l'incerta
sequela dei fatti, e non accadrà più nulla, mai». «.solo a livello macroscopico il tempo va sempre dal passato al
futuro. A livello microscopico, invece, le particelle di materia possono
invertire il cammino e tornare dal futuro al passato, diventando
antiparticelle di antimateria. In tal modo, le particelle che coincidono
con le proprie antiparticelle, come ad esempio i fotoni di cui è
composta la luce, devono essere ferme nel tempo. E la distruzione
prodotta dall'incontro tra una particella e una sua antiparticella non è
che l'apparenza sotto la quale ci si presenta la sostanza, cioè il
cambio di direzione di una particella nel suo viaggio temporale». «La storia comincia esattamente laddove finisce il tempo naturale, il
tempo ciclico del ritorno degli eventi cosmici e naturali. Essa incarna
invece il tempo dell'uomo in relazione con altri, che si racconta, che
inizia a organizzare la memoria del suo passato sociale, a dare
fondamento culturale e valore al suo potere.» «La Storia, almeno come noi la concepiamo, è la narrazione di una
serie di avvenimenti situati nel Tempo. E se da esso Tempo si prescinde,
il problema non appartiene più al compito dello storico, appartiene
eventualmente al mistico, al teologo, al profeta, allo stregone. La
Storia sta nel tempo, ma non è il Tempo. La Storia è racconto. E il
racconto (con l'avvenimento che esso racconta) sta nel Tempo. Ma cos'è
il Tempo?. Di questa creatura misteriosa conosciamo alcune abitudini: la
non reversibilità (che però non è certa), i suoi commerci con lo spazio,
la sua relatività. E soprattutto abbiamo imparato a prendergli le
misure, almeno alcune, tipo sarti che si adattano ai capricci corporei
del cliente: il tempo delle stagioni, il tempo dei vari calendari che
abbiamo escogitato o il tempo astronomico, fatto di anni percorsi dalla
luce. Di questo nostro coinquilino esistenziale, che non sappiamo se
stiamo attraversando o se sia lui che ci attraversa, non conosciamo il
volto. Non sappiamo che aspetto abbia. Tutto nel Tempo. Tutta la nostra
vita dentro il Tempo... Ma ci sono degli avvenimenti del corso del Tempo
che si prestano a equivoco. Essi, per loro rilevanza (.) inducono a
identificare le nostre storie e la Storia col Tempo. Il contenuto
diventa cioè il contenente... Questi avvenimenti, cioè, sembrano non
essere creature nel Tempo, ma creature che hanno il potere di comandare
il Tempo, di dirigerlo, di appropriarsene, di farlo loro. È come se con
loro (o per loro) il Tempo si fosse rotto, e fosse necessario dunque
rimetterlo in movimento, caricare di nuovo l'orologio. » «(C.è). una storia quasi immobile, quella dell'uomo nei suoi rapporti
con l'ambiente che lo circonda; una storia che scorre e si trasforma
lentamente, fatta molto spesso di ritorni ricorrenti, di cicli sempre
ricominciati.. Al di sopra di questa storia immobile, una storia
lentamente ritmata: si direbbe senz.altro, se il senso dell'espressione
non fosse stato distorto, una storia sociale, quella dei gruppi e dei
raggruppamenti.(C.è) infine, la storia tradizionale, o se si vuole la
storia in rapporto non già all'uomo, ma all'individuo.Una storia dalle
oscillazioni brevi, rapide, nervose. . la più appassionante, la più
ricca di umanità, e anche la più pericolosa. Siamo così arrivati a una
scomposizione della storia su più piani, ovvero, se si vuole, alla
distinzione nel tempo della storia, d'un tempo geografico, d'un tempo
sociale e d'un tempo individuale. O ancora, se si preferisce, alla
scomposizione dell'uomo in una serie di personaggi.» «Il problema dell’uomo d’oggi? È senza dubbio quello di "sospendere
il tempo". Per capirsi meglio. E per capire anche ciò che di più tragico
accade nella quotidianità». Nasos Vaghenàs usa la poesia per farsi
condurre fuori del tempo. «Lei scrive in poesia per cercare, come è
solito affermare, di "sospendere il tempo". Le riesce? Da dove
scaturisce questa necessità? » «L’uomo desidera trascendere se stesso. È
un’esperienza vitale che conduce tutte le nostre azioni. La poesia è una
delle forme superiori per fare questa esperienza. L’altra è sicuramente
la religione; anzi, questa è una forma ancora superiore - e lo riconosce
uno che non è molto religioso - perché ci porta al divino, a Dio stesso.
D’altra parte, ritornando alla poesia il tema del tempo è una costante.
Anzi, diciamo pure che al fondo di ogni opera d’arte c’è questo
desiderio di superare i limiti umani che si materializzano, appunto,
dentro lo spazio temporale». «Com.erano lunghi, senza fine, i giorni dell'infanzia! Un.ora era un
universo, un.epoca intera, che un semplice gioco riempiva, come dieci
dinastie. La storia era ferma, stagnava in quel gioco eterno. Quel tempo
era davvero lunghissimo, fermo, pieno di cose, di ogni cosa del mondo,
e, in un certo modo, quasi eterno, come quello del Paradiso Terrestre,
che è insieme un mito dell'infanzia e dell'eternità. Ma poi il tempo si
accorcia, lentamente dapprima, negli anni della giovinezza, poi sempre
più in fretta, una volta passato quel capo dei trent.anni che chiude il
vasto oceano senza rive dell'età matura. Le azioni incalzano, i giorni
fuggono, uno dopo l'altro, e non c.è tempo di guardarli, di numerarli,
di vederli quasi, che sono già svaniti, lasciando nelle nostre mani un
pugno di cenere. Chi ci ha cacciati dal nostro paradiso? Quale peccato e
quale angelo? Chi ci ha costretti a correre così, senza riposo, come gli
affaccendati passanti di un marciapiede di Manhattan? O forse è proprio
il tempo oggettivo, che, seguendo una sua curva matematica, si accorcia
progressivamente, fino a ridursi a nulla, nel giorno della morte?.
quando ci fermiamo del tutto, e viene la morte, il tempo diventa così
infinitamente veloce che è come se fosse di nuovo immobile, e ritorniamo
in un.altra eternità, che forse è quella stessa da cui eravamo partiti,
o che forse è il nulla».
TIPOLOGIA C: I due volti del Novecento. TIPOLOGIA D Il principio della legalità, valore universalmente
condiviso, è spesso oggetto di violazioni che generano disagio sociale e
inquietudine soprattutto nei giovani.
Prima Prova Diario d'Esame
Tutta la normativa sui Nuovi Esami di Stato Temi maturità 1985-1996
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