LUGLIO 2006
Scuola Governo Parlamento
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maggio 2006
giugno 2006
luglio 2006
agosto 2006
settembre 2006
ottobre 2006
novembre 2006
dicembre 2006
Parlamento
Camera
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Aula |
11,
12, 13, 17 |
Disegno di Legge 1287,
"Conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante
disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della
Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri" |
Aula |
4,
5, 6, 7 |
Disegno di Legge 1092,
Conversione in legge del
decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie
urgenti in materia di pubblica istruzione |
Aula |
4,
5, 6, 7, 11 |
Disegno di Legge n. 1222,
"Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante
proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare" |
Commissioni |
7a |
19,
25 |
Risoluzione 7-00017 De Simone: Interventi a favore dei
docenti precari, in relazione al buon funzionamento della scuola |
7a |
13 |
Comunicazioni del Ministro dell'istruzione sugli indirizzi
generali della politica del suo Dicastero |
7a |
13,
18 |
Risoluzione 7-00017 De Simone ed altri: interventi a favore
dei docenti precari, in relazione al buon funzionamento della scuola |
7a |
11 |
Disegno di Legge 1287,
"Conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante
disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della
Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri" |
7a |
6 |
Interrogazioni a risposta immediata su temi di attualità di
competenza del Ministero della pubblica istruzione |
7a |
3,
4 |
Disegno di Legge n. 1222,
"Conversione in legge del decreto-legge 12 maggio 2006, n. 173, recante
proroga di termini per l'emanazione di atti di natura regolamentare" |
Senato
|
Aula |
4 |
Disegno di Legge 379,
"Conversione in legge del decreto-legge 18 maggio 2006, n. 181, recante
disposizioni urgenti in materia di riordino delle attribuzioni della
Presidenza del Consiglio dei Ministri e dei Ministeri" |
Commissioni |
7a |
11,
12, 13 |
Disegno di Legge 749,
Conversione in legge del
decreto-legge 12 giugno 2006, n. 210, recante disposizioni finanziarie
urgenti in materia di pubblica istruzione |
7a |
4,
5, 6, 18, 19, 20, 25, 26, 27 |
Comunicazioni del Ministro dell'istruzione sugli indirizzi
generali della politica del suo Dicastero |
Governo
28 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 10,45
a Palazzo Chigi.
(...) Il Consiglio ha poi approvato i seguenti
provvedimenti.
Su proposta del Ministro dell’università e della ricerca, Fabio Mussi:
- uno schema di regolamento sulle modalità di nomina dei presidenti
delle Istituzioni artistiche e musicali. Lo schema sarà inviato al
parere del Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari di
merito. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 12.30.
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21 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 10,40
a Palazzo Chigi.
Su proposta del Ministro della pubblica istruzione,
Giuseppe Fioroni:
- uno schema di regolamento, da inviare ai pareri del Consiglio di Stato
e delle competenti Commissioni parlamentari, che rivede la composizione
del consiglio di amministrazione degli Istituti regionali di ricerca
educativa, razionalizzando i criteri di designazione dei vari
componenti. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 13,20.
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14 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 11,00
a Palazzo Chigi.
La seduta ha avuto termine alle ore 12,40. |
7 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 11,00
a Palazzo Chigi.
Il Consiglio dei Ministri ha esaminato ed approvato il
Documento di programmazione
economica e finanziaria per il prossimo quinquennio 2007-2011,
presentato dal Ministro dell’Economia e delle Finanze, Tommaso Padoa
Schioppa, che valuta gli andamenti reali e gli scostamenti rispetto agli
obiettivi fissati nei precedenti Documenti e l’evoluzione
economico-finanziaria internazionale e in particolar modo europea.
Con la presentazione del Documento di Programmazione economica e
finanziaria il Governo compie il secondo importante passo della sua
politica economica e, nello stesso tempo, avvia la procedura di bilancio
che condurrà, nel prossimo settembre, alla presentazione della Legge
finanziaria per il 2007. Questo passo segue l’approvazione, avvenuta lo
scorso 30 giugno, della manovra correttiva e delle misure per la
promozione della concorrenza e la tutela dei consumatori.
Il principale obiettivo delle due iniziative, e di altre che seguiranno,
è di sbloccare un vero e proprio intreccio perverso nel quale si è
venuta a trovare l’economia italiana dopo avere accumulato, a partire
dalla metà degli anni Novanta, un ritardo di crescita che ha accentuato
sia l’instabilità macroeconomica sia il disagio sociale.
Nel delineare una strategia di risanamento strutturale dei conti
pubblici, che porterà risultati significativi già a partire dall’anno
prossimo - con l’inizio della discesa del debito pubblico e il ritorno
del rapporto deficit-pil sotto il ‘tetto’ del 3% indicato dall’Unione
europea - il DPEF propone un quadro di fine legislatura che, nel 2011,
prevede un sostanziale azzeramento del deficit (0.1% del pil), il
ritorno del debito sotto il livello del 100% del pil (99.7%), la
ricostituzione di un avanzo primario consistente (4.9% del pil) e un
tasso di crescita del prodotto interno lordo pari all’1.7%.
L’attuale combinazione di deficit elevato, esaurimento dell’avanzo
primario e risalita del debito pubblico configura una condizione non
sostenibile dei conti pubblici, rendendoli più vulnerabili all’aumento
in corso dei tassi di interesse, alla pressione dei mercati
internazionali e al giudizio delle istituzioni e degli operatori
finanziari. Essa ci pone, inoltre, in difetto rispetto alle regole
europee. Nello stesso tempo, bassa crescita, inefficienze e distorsioni
del sistema tributario, scarsa efficacia della politica di bilancio a
finalità redistributiva, diffuse inefficienze organizzative
nell’apparato amministrativo pubblico contribuiscono a peggiorare gli
indicatori di disuguaglianza e di povertà. A frenare lo sviluppo
economico e il tasso di crescita potenziale dell’economia concorrono,
infine, l’andamento stagnante della produttività totale dei fattori,
l’insufficienza dei meccanismi premianti la qualità, un contesto
generale poco favorevole all’impresa e agli utenti-consumatori,
l’ampiezza di settori protetti e privi di concorrenza.
Da tutto questo si evince come la politica economica sia chiamata ad
agire sui tre fronti dello sviluppo, del risanamento e dell’equità. Deve
affrontarli simultaneamente perché essi sono inscindibili. Se la
crescita, infatti, è indispensabile per generare le risorse necessarie
ad un aumento del benessere, alla riduzione della povertà e al
risanamento dei conti pubblici, l’equilibrio di bilancio è necessario
per liberare finalmente cittadini e imprese dal timore paralizzante di
nuovi interventi, ripristinando così la fiducia per investire sul futuro
e aprendo nuove prospettive ai più giovani.
L’equità, infine, esige che si ponga fine a fenomeni inaccettabili di
evasione ed elusione fiscale; le situazioni di sofferenza finanziaria
colpiscono soprattutto gli strati più deboli, oltre che le generazioni
future che non hanno voce e rappresentanza. In un regime democratico,
una maggiore equità è condizione indispensabile per il sostegno popolare
al processo di risanamento finanziario e per il rilancio della crescita.
La manovra finanziaria per il 2007 intende rispecchiare questa
impostazione, prestando attenzione - oltre che al risanamento dei conti
pubblici - alle esigenze della crescita e, in particolare, dell’equità.
Sotto il profilo quantitativo, essa sarà di un importo complessivo pari
a circa 35 miliardi, di cui 20 destinati alla riduzione del deficit e
ben 15 a misure di promozione della crescita, della competitività e
dell’equità sociale. La correzione avrà carattere strutturale, non solo
perché questo ci chiedono gli impegni europei, ma ancor più perché i
problemi stessi del Paese hanno natura strutturale e richiedono quindi
soluzioni in grado di recare benefici che durino nel tempo.
Il Governo mantiene invariati gli impegni presi con l’Unione europea per
un rientro sotto il 3 per cento del rapporto deficit-pil già nel 2007 -
anno in cui si prevede scenda al 2.8 per cento - e per ulteriori
correzioni strutturali di mezzo punto percentuale di Pil negli anni
successivi. Il Governo si riserva tuttavia di valutare con precisione il
percorso di rientro in relazione al profilo temporale degli effetti
strutturali delle misure che verranno adottate.
In linea con la sua natura di documento programmatico, il Dpef presenta
analisi qualitative e indicazioni quantitative sull’andamento della
finanza pubblica, fornendo cifre aggregate e specificando concreti
obiettivi per questo e per gli anni a seguire. Non entra - come del
resto non è accaduto in passato - nell’articolazione specifica delle
misure che saranno adottate nella Finanziaria. Per individuare le forme
di intervento più appropriate il Governo ha bisogno infatti di un lavoro
tecnico e di una approfondita interlocuzione con le parti sociali e con
i rappresentanti degli enti territoriali, che occuperanno i prossimi
mesi.
In un’ottica di risanamento dei conti pubblici, il Governo ha già
indicato di voler puntare su un regime di tassazione più equo, risanato
dai mali dell’evasione e dell’elusione, e su una riduzione delle
inefficienze dell’apparato delle amministrazioni pubbliche, centrali e
locali. In questa direzione ha già compiuto alcuni importanti passi la
manovra correttiva varata la settimana scorsa.
Sarebbe tuttavia sbagliato pensare che questa duplice azione riesca, da
sola, a correggere gli andamenti di fondo della finanza pubblica. La
dimensione dello squilibrio rende indispensabile intervenire anche su
tendenze strutturali della spesa pubblica che sono sempre meno
favorevoli, in particolare sui quattro grandi comparti - sistema
pensionistico, servizio sanitario, amministrazioni pubbliche, finanza
degli enti decentrati - che ne rappresentano circa l’80 per cento.
Altrettanto sbagliato, inoltre, sarebbe ritenere - o far credere - che
un intervento strutturale sulle principali voci di spesa del sistema
pubblico significhi impoverirne la funzione di solidarietà, di
promozione della crescita e di fornitura di beni pubblici primari quali
la giustizia, la sicurezza o l’istruzione. E’ vero il contrario: solo
nel contesto di una finanza pubblica sana, lo Stato e i poteri locali
possono assicurare - in maniera finanziariamente sostenibile nel tempo -
la loro funzione economica e sociale.
Va sottolineato, poi, che ognuno dei quattro grandi comparti della spesa
pubblica presenta al suo interno squilibri, inefficienze, duplicazioni
ed arretratezze che richiedono, di per sé, interventi correttivi. Sono
quelle inefficienze e quegli stessi squilibri a offrire i margini per
operare e a indicare la necessità di intervenire, anche a prescindere
dalla situazione di bilancio. Se pure non fosse costretta a ridurre il
deficit e ad alleggerire il peso del debito, l’Italia dovrebbe comunque
porre mano a una riqualificazione della spesa pubblica per potere
destinare più risorse a nuove infrastrutture, ricerca, politiche di
solidarietà sociale, valorizzare le cultura.
Il ricavato della manovra di reperimento di risorse attraverso riduzioni
di spese e ricerca di nuove entrate - su questo aspetto il Governo è
seriamente impegnato - non verrà utilizzato solo per incidere sul
disavanzo. In misura non trascurabile verrà destinato al finanziamento
di misure per stimolare la crescita e la competitività del paese, creare
nuove opportunità per i giovani, combattere la povertà e
l’emarginazione, promuovere l’equità sociale.
Il Documento di programmazione economico-finanziaria verrà presentato al
Parlamento e sarà inviato al parere della Conferenza Stato-Regioni.
Il Consiglio ha altresì esaminato la Relazione sugli interventi di
sostegno alle attività economiche e produttive – allegata al DPEF,
presentata dal Ministro dello sviluppo economico, Pier Luigi Bersani,
d’intesa con i Ministri dell’Economia e delle Finanze, Padoa Schioppa, e
dell’Università e della Ricerca scientifica, Fabio Mussi. La Relazione
dà conto del quadro programmatico dell’intervento pubblico a favore
delle imprese, con particolare riguardo allo sviluppo tendenziale
dell’apparato produttivo e del sistema tecnologico, nonché alle esigenze
di sviluppo territoriale, riepiloga lo stato di attuazione delle
normative in materia, l’efficacia degli interventi rispetto agli
obiettivi programmatici, il fabbisogno finanziario per il finanziamento
degli interventi stessi.
La Relazione verrà trasmessa al Parlamento e alla Conferenza
Stato-Regioni. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 14,55.
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