OTTOBRE 2009
Scuola Governo Parlamento
gennaio 2009
febbraio 2009
marzo 2009
aprile 2009
maggio 2009
giugno 2009
luglio 2009
agosto 2009
settembre 2009
ottobre 2009
novembre 2009
dicembre 2009
Parlamento
Camera
|
Aula |
21 |
L'Aula approva il testo della Legge di conversione del
Decreto Legge 25 settembre 2009, n.
134: Disposizioni urgenti per garantire la continuità
del servizio scolastico e educativo per l’anno 2009-2010 |
Commissioni |
7a |
21,
28 |
Risoluzione 7-00209 Garagnani: Elaborazione di un codice di
comportamento per docenti e dirigenti scolastici |
7a |
6,
8, 13, 15, 21, 28 |
Nuove norme in materia di difficoltà specifiche
d’apprendimento (esame C.
2459 Senatore Franco Vittoria ed altri, approvata in un testo
unificato dalla 7a Commissione permanente del Senato, C.
479 Anna Teresa Formisano, C.
994 Ghizzoni e C.
1001 Angela Napoli – rel. Ghizzoni) |
7a |
14 |
Decreto Legge 25 settembre 2009, n.
134: Disposizioni urgenti per garantire la continuità
del servizio scolastico e educativo per l’anno 2009-2010 |
7a |
6 |
Indagine conoscitiva sulle problematiche connesse all’accoglienza degli
alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano:
audizione di esperti del settore |
7a |
7 |
Audizione del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca,
Mariastella Gelmini, sulle problematiche connesse all’avvio dell’anno
scolastico 2009-2010
La
seduta comincia alle 14,05.
Sulla pubblicità dei lavori.
PRESIDENTE. Avverto che la pubblicità dei lavori della seduta odierna
sarà assicurata attraverso l'attivazione di impianti audiovisivi a
circuito chiuso, la trasmissione televisiva sul canale satellitare della
Camera dei deputati e la trasmissione in diretta sul sito Internet della
Camera dei deputati.
Audizione del Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca,
Mariastella Gelmini, sulle problematiche connesse all'avvio dell'anno
scolastico 2009-2010.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, ai sensi dell'articolo 143, comma
2, del Regolamento, l'audizione del Ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca, Mariastella Gelmini, sulle
problematiche connesse all'avvio dell'anno scolastico 2009-2010.
Diamo il benvenuto al Ministro Gelmini. Vorrei fare un augurio a nome di
tutta la Commissione alla collega Maccanti, che ritorna dopo aver
partorito due gemelle. Siamo molto contenti.
Devo informare il Ministro che, responsabilmente, la Commissione ha
tenuto conto del suo tempo limitato. Dal momento che vogliamo avere e
lasciare agli atti informazioni pervenute direttamente da lei e non solo
attraverso altre fonti, che pure abbiamo avuto modo di seguire e
attraverso cui abbiamo conosciuto i problemi e le soluzioni che lei ha
già trovato, volendo terminare oggi stesso l'audizione, intendiamo in
questa circostanza limitarci ad aprire e chiudere una parentesi. Le
chiedo tuttavia, a nome di tutti i gruppi, di seguirci, a mano a mano,
quando avremo altri provvedimenti che lei stessa ha voluto offrire e
sottoporre all'esame delle Camere.
I tempi sono questi: lascerei 15-20 minuti al Ministro per una relazione
e subito dopo darei la parola, partendo dai gruppi di opposizione, ai
colleghi che si sono iscritti a parlare con tempi contingentati.
Do la parola al Ministro Gelmini, ringraziandola per la sua
partecipazione.
MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della
ricerca. Grazie a voi. Un saluto cordiale a tutti. Vi ringrazio per
l'opportunità di riassumere le problematiche e le procedure che abbiamo
seguito per l'avvio dell'anno scolastico.
Ricordo innanzitutto che l'anno scolastico è iniziato regolarmente e nel
rispetto dei tempi previsti dalla normativa vigente. Non è stata
un'operazione molto semplice, anche in relazione alla contrazione dei
tempi operativi conseguenti alla proroga dei termini per le iscrizioni,
fissata per il 28 febbraio, e al differimento al 31 agosto delle
operazioni di sistemazione e di nomina del personale di ruolo e non di
ruolo.
Pertanto, intendo in questa sede - l'ho già fatto in Commissione al
Senato - rivolgere un particolare ringraziamento alle strutture
ministeriali, agli uffici scolastici regionali e a tutte le istituzioni
scolastiche per aver assicurato, con un impegno encomiabile, il
tempestivo svolgimento di tutte le complesse operazioni propedeutiche
all'avvio dell'anno scolastico.
Al riguardo, vorrei citare alcuni dati. Sono state aggiornate le
graduatorie a esaurimento del personale docente, che hanno riguardato
circa 350 mila aspiranti, con una ridefinizione dei punteggi. Oltre 150
mila sono state le richieste di mobilità dei docenti e del personale
ATA, e poco più di 85 mila sono state quelle positivamente accolte. Si
sono regolarmente concluse le procedure relative all'utilizzazione e
alle assegnazioni provvisorie del personale scolastico, che hanno
interessato 270 mila persone. Sono state riformulate le graduatorie di
istituto per il conferimento delle supplenze brevi, che hanno coinvolto
circa 500 mila docenti. Si tratta di operazioni estremamente complesse
che, però, si sono concluse nei tempi previsti senza disagi per
l'utenza.
Sono stati portati a termine tutti i provvedimenti che erano in corso di
valutazione, di osservazione; mi riferisco, in particolare, a quello sul
dimensionamento della rete scolastica. In sede di Conferenza
Stato-regioni si era trovato un accordo con gli enti locali, quindi
abbiamo potuto procedere al dimensionamento sulla base dei parametri del
1998, con un ritardo di più di dieci anni.
Credo però che sia un'operazione importante, perché va nella direzione
di misurarci e, possibilmente, di garantire la sicurezza anche negli
edifici scolastici.
Abbiamo, poi, completato il regolamento relativo al personale ATA e
anche quello sulla valutazione. Sono stati, altresì, approvati in prima
lettura il regolamento sui licei, sugli istituti tecnici e
professionali, sulle classi di concorso, sulla formazione degli adulti,
e si sta completando anche l'iter del regolamento sulla formazione
iniziale dei docenti.
Per quanto riguarda soprattutto i regolamenti della scuola secondaria
(licei e istituti tecnici), purtroppo il fatto che ci siano problemi,
non legati al tema ma di ordine politico, con la Conferenza
Stato-regioni e che questa non si riunisca ormai da molto tempo, sta
determinando un ritardo che mi ha portato a inviare alle Commissioni
tali regolamenti, perché, nel frattempo, dobbiamo cercare di accelerare.
Ho rassicurazioni da parte del Ministro Fitto e del Presidente Errani
sul fatto che, lasciando sullo sfondo questioni politiche più complesse,
si possa - e, secondo me, si debba - procedere all'emanazione dei
pareri, che diversamente rallentano un iter già di per sé complicato e
che già da luglio, per quanto è di competenza del Ministero, è stato
completato.
Mi auguro davvero che alle promesse seguano i fatti e che la Conferenza,
almeno sul tema scuola, possa fare un'eccezione, atteso che dobbiamo
acquisire il parere sulla riforma della scuola superiore, ma si pone
anche il tema delle sezioni primavera. Il primo interessa
particolarmente il Governo, perché, diversamente, si creerebbero
problemi sul rispetto dei tempi, mentre le sezioni primavera sono un
servizio per i cittadini. L'auspicio è che prevalga il senso di
responsabilità su posizioni di tipo politico, nelle quali io non entro,
ma che mi preoccupano molto. La Conferenza avrebbe dovuto riunirsi il 24
settembre, ma non c'è un aggiornamento. Speriamo che le rassicurazioni
avute si concretizzino presto in un parere, di cui abbiamo estremo
bisogno.
Voglio spendere anche una parola per quanto riguarda la riapertura
dell'anno scolastico in Abruzzo. Con il 5 ottobre si è completata
l'apertura di tutte le scuole. È stata un'operazione, anche in questo
caso, estremamente complessa, e desidero ringraziare, ovviamente, la
Protezione civile, il Provveditorato alle opere pubbliche, gli Enti
locali, il Ministero. Consentitemi anche un ringraziamento particolare
al direttore scolastico regionale Carlo Petracca, nonché al dottor
Fidore e al dottor Capo, che sono dislocati ormai da mesi a L'Aquila e
ci hanno consentito, come ministero, di seguire tutte le procedure passo
per passo, raggiungendo un obiettivo al quale non è stata data una
grande enfasi sui giornali e sui media, perché le buone notizie non sono
notizie. Vi assicuro che cinque mesi fa pensare di riuscire a riaprire
l'anno scolastico a L'Aquila non era un'operazione semplicissima e
scontata.
In tal senso, è stato ricostituito in gran parte il patrimonio
dell'edilizia scolastica del comune de L'Aquila e delle zone del cratere
sismico, attraverso interventi strutturali sugli edifici parzialmente
danneggiati e la fornitura di moduli a uso scolastico prefabbricato per
gli edifici totalmente inagibili. Sono state anche stanziate alcune
risorse. Il 21 settembre il 50 per cento circa degli studenti è tornato
scuola ed entro il 5 ottobre tutti gli studenti coinvolti dal sisma
hanno ripreso le lezioni.
Accanto all'impegno relativo alle strutture, non va trascurato quello
economico-finanziario. Sono stati stanziati per il prossimo triennio 36
milioni di euro, che verranno utilizzati per garantire la necessaria
flessibilità dell'organico e per organizzare le attività di recupero.
Sono stati anche stanziati, per quanto riguarda, invece, l'edilizia
scolastica in Abruzzo, 226 milioni di euro.
Un altro obiettivo raggiunto, che trovo particolarmente significativo
vista la situazione economica che ci troviamo ad affrontare, è quello
relativo alle immissioni in ruolo. Anche i sindacati, o almeno una parte
di essi, hanno riconosciuto che si tratta di un risultato importante e
non scontato. Si è infatti proceduto a effettuare complessivamente 16
mila 647 nuove nomine e, in particolare, 8 mila nomine di personale
docente, 8 mila di personale tecnico-amministrativo e 647 di dirigenti
scolastici.
Voglio anche ribadire - ne approfitto per offrire alcuni dati
particolarmente significativi - rispetto alla questione degli insegnanti
di sostegno, sulla quale si è molto discusso, che il rapporto di due a
uno, cioè di due studenti diversamente abili per ogni insegnante di
sostegno, è stato mantenuto, ma non viene nemmeno raggiunto.
Attualmente, dai dati comunicati dalle scuole, risultano frequentanti
178 mila 930 alunni disabili a fronte di 90 mila 469 posti autorizzati a
livello nazionale. Il rapporto, pertanto, non è di 1 a 2, ma di 1,97, e
quindi inferiore rispetto al rapporto di un docente ogni due alunni
disabili.
Voglio fare anche un'altra precisazione, perché è bene che si sappia:
poiché ho letto anche ieri un'indagine catastrofica del quotidiano La
Repubblica sulla situazione della scuola, in cui si portano
testimonianze sicuramente attendibili, ma si prendono casi singoli per
sostenere che la scuola è allo sfascio e che questo Governo ha tagliato
gli insegnanti di sostegno, ebbene, gli insegnanti di sostegno in
organico di diritto sono aumentati di 5 mila posizioni. Non solo non è
stato effettuato alcun taglio, ma abbiamo addirittura in organico di
diritto 5 mila insegnanti di sostegno in più e il parametro di due a
uno, che non è stato variato in norma, nei fatti non è raggiunto perché
siamo a un'insegnante ogni 1,97 alunni. Anche questo è un dato che si
commenta da solo.
Voglio anche toccare un altro tema, quello delle classi con 30-40
alunni. Sembra che la scuola italiana abbia una media di più di 30
alunni per classe. Anche su questo punto, è vero che le classi con un
numero di alunni maggiore o uguale a 30 sono aumentate da 1682 a 2108.
L'aumento non è del 50, 60 o 80 per cento, ma dello 0,6, secondo la
tabella del ministero, che vi invito a leggere. I numeri sono numeri e
non li invento, sono quelli del Ministero dell'istruzione,
dell'università e della ricerca, e parlano di un aumento dello 0,6 per
cento delle classi con più di 30 alunni, un aumento che, ovviamente, non
abbiamo perseguito come obiettivo di governo, ma che è il frutto di
alcuni accorpamenti che si sono resi necessari.
Approfondirò anche questo tema, ma sapete come l'edilizia scolastica nel
nostro Paese rappresenti un problema molto serio: in alcuni casi si sono
accorpate le classi anche per il bisogno di garantire la sicurezza.
Considerato che in alcune situazioni non vi era sicurezza, si è scelto
il male minore, ossia quello di accorpare le classi piuttosto che
mantenere gli studenti in aule non sicure. Si tratta di un aumento
minimo, che non avremmo voluto si verificasse, ma tra i due problemi
abbiamo cercato di scegliere la strada meno gravosa e pericolosa.
Voglio anche sottolineare che ci sono classi che hanno un numero di
alunni uguale o inferiore a 12 e, mentre quelle superiori a 30 alunni
rappresentano lo 0,6 per cento, quelle con alunni in numero inferiore o
uguale a 12 sono quasi il 4 per cento, precisamente il 3,96 per cento.
I problemi, dunque, ci sono, ma si sta cercando di affrontarli. Il tema
dell'edilizia scolastica, di cui magari parlo subito, è estremamente
delicato, e rappresenta un'emergenza nazionale. Noi abbiamo stanziato un
miliardo di euro, che ovviamente non è una cifra sufficiente, ma vi
assicuro che è molto difficile spenderla, perché purtroppo le procedure
sono complicate, non sempre vi è un forte accordo con gli enti locali, e
quindi tale miliardo fatica a essere speso, nonostante sia a
disposizione.
Abbiamo attivato anche una collaborazione molto stretta con il Ministero
delle infrastrutture e dei trasporti, cui spetta formalmente la
competenza in materia di sicurezza negli edifici pubblici, e quindi
anche nelle scuole. Ho chiesto e ottenuto che ci fosse una persona - il
sottosegretario Mario Mantovani - che seguisse direttamente le
procedure. Siamo già intorno al 50 per cento nell'aggiornamento dei dati
dell'anagrafe sull'edilizia scolastica. Che cosa è cambiato rispetto a
prima? È vero che l'anagrafe scolastica esisteva anche prima, ma non
contemplava i rischi relativi agli elementi non strutturali, che non
sono irrilevanti. Nel caso di Rivoli - per citarne uno tristemente noto
- la struttura era a norma, ma, con riferimento agli elementi non
strutturali, non era stata effettuata alcuna verifica, e tale aspetto ha
determinato la caduta di una controsoffittatura e la morte di un
ragazzo.
Oltre a individuare risorse, abbiamo, secondo me, la necessità e
l'urgenza di poter avere a disposizione una banca dati precisa, anche
per individuare le priorità. Siamo al 50 per cento e contiamo per
dicembre - quindi per la fine dell'anno - di poter completare
l'aggiornamento. Nel frattempo, stiamo già cercando di investire tali
risorse e di prevedere una procedura d'urgenza per poterle spendere in
tempi ragionevolmente brevi.
Stiamo collaborando, su questo punto, con gli assessori regionali.
L'onorevole Costa è stata sostituita, e quindi oggi si è verificata
anche una vacatio che ha determinato un allungamento dei tempi, ma il
coordinatore degli assessori alla scuola è stato individuato, è già
stato tenuto un incontro con il sottosegretario Mantovani, e si sta
procedendo. Alcune regioni dal nulla sono arrivate a raccogliere il 90
per cento dei dati - penso al Molise e ad altre - e insieme si sta
vedendo di offrire un panorama preciso delle criticità e di cercare, nel
frattempo, di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo a
disposizione.
Per quanto riguarda il tema del precariato, che ha occupato -
giustamente - lo spazio giornalistico in questi primi mesi, abbiamo
tentato alcune soluzioni. La prima la conoscete tutti, un decreto ad
hoc; la questione era precedentemente inserita nel decreto comunitario,
poi il Quirinale ha chiesto e ottenuto che si facesse un decreto ad hoc
per alleviare la condizione dei supplenti annuali.
In questo modo, grazie a una convenzione tra il Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, l'INPS e anche il
Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, è stato
possibile recuperare risorse per garantire i supplenti annuali,
trasformando un'indennità di disoccupazione in una di occupabilità, il
che ha reso possibile una corsia preferenziale per rimanere all'interno
della scuola. In molti casi, regioni di centrodestra e di centrosinistra
(Campania, Lombardia, Puglia, Molise, Veneto, Sardegna, Sicilia, cui se
ne stanno aggiungendo altre) hanno accolto la proposta di sottoscrivere
accordi di programma e di creare una partnership sulle risorse.
Stiamo cercando ulteriormente di alleviare la condizione dei precari.
Si tratta di soluzioni tampone e non esaustive, che purtroppo non
risolvono complessivamente il problema. Credo che esso, nella sua
radicalità, sia di difficile soluzione per qualsiasi governo perché,
purtroppo, abbiamo raggiunto un numero di precari talmente elevato che
la stabilizzazione non è un obiettivo perseguibile. D'altra parte, se
l'era posto anche il precedente governo, senza riuscire del tutto a
raggiungerlo, se non nel primo anno. Di conseguenza, io credo che,
accanto a provvedimenti tampone - se ci sono altre proposte, sono
benvenute - occorra risolvere il problema alla radice.
Noi abbiamo iniziato con l'interrompere il meccanismo delle Scuole di
specializzazione all'insegnamento secondario SSIS per quanto riguarda la
formazione iniziale. Ritenevo assurdo che aspiranti insegnanti, dopo una
laurea triennale, quindi la magistrale, e ancora due anni di
abilitazione, non trovassero nemmeno posto nelle graduatorie, perché già
chiuse. Da questo punto di vista, abbiamo svolto un lavoro molto lungo
con il professor Israel, cercando di far sedere allo stesso tavolo le
università. La formazione degli insegnanti deve avere un livello
accademico, ma puntare molto sul tirocinio, non solo quindi sul sapere,
ma anche sul sapere insegnare. Il coinvolgimento della scuola ci
sembrava, pertanto, un fatto dovuto. Si tratta di una lacuna da colmare
rispetto all'impostazione precedente, che abbiamo mantenuto in alcune
parti che ritenevamo di interesse, ma con molte modifiche e,
soprattutto, con attenzione all'aspetto pratico, dell'esperienze in
classe, e alla didattica.
Per quanto riguarda la scuola dell'infanzia, parlavo prima delle sezioni
primavera. Voglio aggiungere che il decreto interministeriale sugli
organici dell'anno scolastico 2009-2010 ha confermato, in tutte le
realtà regionali, il contingente di posti assegnati a tale settore per
il precedente anno scolastico, che complessivamente ammonta a 80.157
unità.
Spendo una parola anche sul tema del tempo pieno, che è stata una delle
polemiche più aspre dell'anno passato, per ribadire che, dopo un anno,
con l'entrata in vigore del maestro unico di riferimento, esso non è
stato trasformato in doposcuola, ma è rimasto un tempo pieno a tutti gli
effetti. Non è stato nemmeno tagliato, ma vi è stato un aumento di circa
l'8 per cento nelle prime classi e complessivamente, nel corrente anno
scolastico, le classi a tempo pieno sono 36.507, il che significa che 50
mila ragazzi in più ne usufruiranno.
Ancora una parola con riferimento alla scuola digitale e
all'informatizzazione del sistema per le supplenze brevi. Abbiamo
rivisto le procedure, che, come sapete, erano molto lunghe e
comportavano una perdita di tempo, nonché di denaro. Sono state
interamente riviste le procedure relative al conferimento delle
supplenze brevi, sia attraverso l'informatizzazione dell'intero sistema,
sia attraverso l'attivazione di processi di fidelizzazione, dando la
possibilità ai precari di iscriversi non solo in un'unica graduatoria,
ma anche all'interno delle graduatorie di altre tre province. In questo
modo, si riesce ad assorbire una maggior quota di precari e, allo stesso
tempo, si assegnano i docenti in maniera stabile sin dall'apertura
dell'anno scolastico.
PRESIDENTE. Grazie, signor Ministro. Abbiamo ricevuto molte
informazioni.
Ricordo che alle 15,30 il Ministro deve essere in Aula per rispondere a
una interrogazione a risposta immediata. Darò la parola ai
rappresentanti dei vari gruppi, partendo dall'opposizione. Ci saranno
interventi per ogni gruppo parlamentare proporzionalmente alla
consistenza in Commissione.
MANUELA GHIZZONI. Provo a concludere in cinque minuti, perché voglio
lasciare lo spazio ad altri colleghi.
PRESIDENTE. Facciamo un primo giro. Poi, se avanza tempo...
MANUELA GHIZZONI. Mi lasci dire una cosa preliminarmente. È da un anno
che noi...
PRESIDENTE. No, scusi, abbiamo deciso di fare un'audizione solo
sull'emergenza dell'inizio dell'anno scolastico, e abbiamo contingentato
il tempo. Il Ministro non scappa. Tutti i giorni è in viale Trastevere e
ritornerà in Commissione.
MANUELA GHIZZONI. Andiamo avanti. In quest'anno sono maturati molti
provvedimenti, su cui abbiamo riflettuto, come la stessa ministra ci ha
rappresentato, spiegandoci e raccontandoci anche progetti in divenire.
Io voglio, però, rimarcare un fatto di rilievo politico. La ministra ha,
in quest'anno, e soprattutto in quest'anno di legislatura, attivato
molti provvedimenti. Molti erano di carattere di urgenza, poi approvati
con la fiducia. Non abbiamo in questo luogo mai discusso di scuola. È un
dato di fatto. Rilevo, altresì, che, nel frattempo, giustamente, la
ministra ha preso parte a molte conferenze stampa, e noi abbiamo appreso
molti suoi indirizzi in questo modo. Nello stesso tempo, la ministra ha
anche invocato una collaborazione, un dialogo, che va agito. Questa è
una di tali occasioni. Seguiranno i lavori sul decreto cosiddetto «salva
precari», che rappresenterà un altro spazio in cui mi auguro che potremo
insieme svolgere un approfondimento.
Passo ad alcune questioni. Signor Ministro, trovo un po' surreale
affermare che l'avvio dell'anno scolastico sia stato normale, tranquillo
e sereno. Io credo che si tratti dell'anno scolastico che è iniziato
nella più totale e assoluta incertezza. Gli uffici hanno fatto molto, ma
noi abbiamo ancora supplenze da attribuire, per esempio. Le ricordo -
lei lo ha citato - che il decreto interministeriale degli organici non è
ancora pubblicato. È un atto che io non ho, di cui noi non disponiamo,
in realtà. Non è forse un elemento di incertezza per l'avvio dell'anno
scolastico?
Vengo al tema che lei ha affrontato: il sovraffollamento. Sarò
sfortunata, ma vivo in una realtà dove gli istituti tecnici, gli
istituti secondari superiori, superano tutti i trenta ragazzi per
classe. A Parma l'IPSIA ne conta quaranta, a Novi Ligure, un altro
istituto ben quarantuno. Non sono casi sporadici. Io vorrei che la
tabella che lei ha letto ci venisse consegnata, e i dati fossero
compulsati. Vogliamo avere a disposizione dati precisi, e credo sia
anche giusto che le famiglie sappiano come ha davvero operato in merito
alla questione, cui lei ha fugacemente fatto riferimento, del
sovraffollamento e dell'agibilità delle aule.
C'è un problema: i quarantuno studenti di Novi Ligure, i quaranta di
Parma non si trovano in quella condizione perché le classi o le
strutture non fossero agibili, ma perché non c'era organico. Di
conseguenza, hanno dovuto compattare le classi. Di questo dobbiamo
essere consapevoli.
Vengo a un altro problema: il tempo pieno. Lei ha svolto un passaggio in
cui ne rivendica con orgoglio l'aumento. Colleghi, ragioniamo su ciò di
cui stiamo parlando. Stiamo parlando del tempo pieno, cioè del modello
che ha la condivisione della didattica, il tempo disteso di
apprendimento, la compresenza, o stiamo parlando di tempo lungo di
quaranta ore? Non è la stessa cosa.
Ricordo al Ministro che, nelle tabelle ministeriali, il tempo pieno
sparisce e diventa tempo pieno a quaranta ore. Peraltro, il suo calcolo
dell'aumento dell'8 per cento è un mero errore materiale rispetto alla
somma delle classi. Non va bene, perché si tratta del 6,38 per cento, ma
poco importa. Le faccio un'altra domanda. Dove sono finiti i tempi
prolungati - chiamiamoli così - cioè il modulo didattico a trentuno,
trentatré, trentotto ore? Ho depositato oggi un'interrogazione.
Nell'ultima rilevazione tali modelli spariscono: sono stati assorbiti al
tempo lungo a quaranta ore? Stiamo parlando di 2,5 milioni di ore
scomparse, a svantaggio di quattrocentocinquanta ragazzi. Ci sarebbe da
chiederle perché sostenete il tempo pieno, che è un modello condiviso, e
agli altri imponete il maestro unico. Per me rimane ancora un mistero,
me lo faccia dire, e sarebbe interessante sapere la risposta.
C'è il tema dell'ora alternativa alla religione cattolica, che attiene
al Concordato. La sparizione delle compresenze, la saturazione delle 18
ore, come lei sa, impedisce di fatto di realizzare, soprattutto
nell'obbligo, un'ora alternativa. Io credo che si stia venendo meno a un
diritto, sancito dalla Costituzione e dal Concordato, dei ragazzi, che
non possono avvalersi di un'altra attività, ma vengono smistati in altre
classi o lasciati nei corridoi. Io credo che questa non sia la scuola
italiana che noi vogliamo.
Di precariato parleremo - mi avvio a concludere - nel provvedimento, e
mi auguro che lei sia con noi. Mi consenta, però, una battuta. Io
ricordo le sue affermazioni secondo cui i provvedimenti dei tagli non
avrebbero avuto come causa il licenziamento di nessuno. Il salva precari
che senso ha? Da che cosa li salviamo, se non dall'espulsione dalla
scuola? Su questo avremmo dovuto dire una parola di certezza agli
italiani. Credo che ciò sia abbastanza grave, perché non corrisponde
alla realtà. Il precariato lo si combatte complessivamente con il
reclutamento, che voi avete fatto in minima parte, benché il
reclutamento dei 150 mila precari della finanziaria del governo Prodi
non sia stato abolito, nonché con nuove forme di reclutamento e di
formazione, ma non spezzandole. Ministro, le chiedo di ricompattare tale
filone, non possiamo affrontare reclutamento e formazione in modo
separato.
Io non sono soddisfatta della scuola che lei, nel suo ruolo, sta
disegnando, perché non è la scuola del merito e non credo sia nemmeno la
scuola della valorizzazione dei talenti, né quella che promuove lo
sviluppo delle persone. Credo che sia la scuola dell'esclusione, a
partire dai lavoratori docenti e dai ragazzi che sono più in difficoltà,
che lascia indietro e, soprattutto - un aspetto cui tengo molto - che
promuove il principio ancorato alla condizione sociale dei singoli e che
non sia la scuola del motore sociale. È una scuola più povera, che,
purtroppo, impoverisce il Paese, e noi questo non lo possiamo accettare.
ANTONINO RUSSO. Io devo subito dichiarare che la penso esattamente
all'opposto rispetto al Ministro. Credo che non ci sia stato, negli
ultimi dieci anni, un peggiore avvio di anno scolastico. Non si era
arrivati a tanto nemmeno sotto il Ministro Moratti. Si è trattato di un
inizio davvero disastroso.
Mi soffermo su due questioni specifiche, che avevo sollevato, sia in
aula che in Commissione, con atti parlamentari, in nome della
collaborazione e del dialogo richiesto. Pensavamo si trattasse di
questioni di buonsenso, ma ovviamente, sono state del tutto disattese.
La prima riguarda il rinvio al 31 agosto delle procedure di nomina. Noi
avevamo affermato che spostarle al 31 agosto significava pregiudicare il
corretto avvio dell'anno scolastico, e così è accaduto. Al primo
settembre c'erano ancora da nominare 100 mila precari per i ruoli di
supplenza e a metà settembre tutto ciò non era ancora avvenuto,
pregiudicando il corretto avvio, dal momento che non si sono potute
programmare per questi docenti le attività di cattedra, quelle di
collegio dei docenti, i corsi di recupero, nonché la normale attività
didattica.
La seconda questione è quella più recente, che credo abbia molto più
rilievo, non tanto per il pregiudizio che arreca al corretto avvio
dell'anno scolastico, quanto per l'andamento del suo prosieguo. Immagino
che sarà nota a tutti, perché, quando ho presentato un'interrogazione
agli uffici del Ministero, non erano conosciute alcune ordinanze del TAR
e alcune sentenze del Consiglio di Stato.
Presumo che, in quest'occasione, gli uffici abbiano informato a dovere
il Ministro dell'esistenza di un'ordinanza del Consiglio di Stato che ha
bocciato totalmente la linea del Governo in materia di aggiornamento
delle graduatorie nel cambio di provincia.
Ricordo che con più atti parlamentari avevamo chiesto di evitare la
costituzione di code. C'erano diciotto ordinanze del TAR; le prime sono
state notificate il 5 giugno e il ministero poteva proporre atto di
appello quanto prima, invece ha utilizzato tutti i tempi possibili per
arrivare all'inizio di settembre, quando i contratti erano già stati
firmati. Il direttore generale ha diramato persino una nota, con cui
invitava a disattendere l'ordinanza del TAR del Lazio - io dispongo
della documentazione, e se vuole alla fine gliene darò copia -
sostenendo che non si riteneva opportuno l'inserimento a pettine secondo
il merito, come affermato dai giudici. Si tratta di elementi tutti
denunciati, a suo tempo, puntualmente.
Ora vi è questa sentenza, che complicherà sicuramente non solo l'avvio,
ma anche il prosieguo dell'anno. Bisognerà ricostruire le graduatorie.
Io immagino che avrete già diramato almeno una nota per adeguarvi, spero
in maniera estensiva e non a singhiozzo, come si vocifera. Ci sono
diciotto ordinanze e non credo che si possa pensare di adeguarsi
soltanto per i ricorrenti del primo ricorso. Questo andrebbe esteso a
tutti, perché, verosimilmente, il TAR, e poi il Consiglio di Stato, non
si contraddiranno.
Su questo noi siamo fortemente preoccupati, non solo per l'avvio, ma
anche per la prosecuzione del corretto anno scolastico. Bisognerà
nominare chi ha diritto all'insegnamento, verosimilmente qualcuno
perderà la cattedra, e si apriranno nuovi contenziosi. Su questo, vorrei
capire qual è il punto di vista del ministero, come si intende procedere
e, infine, se vi è una responsabilità politica o amministrativa, perché
a questo punto saprei se chiedere le dimissioni del Ministro oppure del
direttore generale.
PIERFELICE ZAZZERA. Non toglierò molto tempo, se non per cercare di
capire alcune questioni, a parte il giudizio politico sull'operato del
Governo, che rientra nei compiti della maggioranza e dell'opposizione.
Evidentemente, la maggioranza e questo Governo hanno deciso di
intraprendere la strada dello smantellamento della scuola pubblica e di
un licenziamento in massa di dipendenti della scuola. Ovviamente, ciò
che io chiedo al Governo, che è qui e che ringrazio della presenza, è di
capire alcuni elementi. Rispetto al personale che resta fuori
dall'immissione a ruolo, che cosa intende fare il Governo? Come intende
affrontare la situazione rispetto ai precari che resteranno fuori dal
ciclo di lavoro? Intende approvare o pensare ad ammortizzatori sociali,
inserirli all'interno di un altro sistema di lavoro, oppure mandarli
allo sbaraglio perché ciascuno si cerchi una soluzione?
Come il collega Russo, anch'io sono rimasto colpito dalla direttiva del
direttore generale Chiappetta, che, evidentemente, dà un'interpretazione
delle sentenze. Esse vengono applicate e indicare in una circolare di
non farlo è estremamente grave. Voglio sapere come il Ministro intende
procedere nei confronti di chi ha disatteso tale circolare.
Vorrei anche sapere se lei ritiene che si stia rispettando il decreto
legge n. 81 del 9 aprile 2008, il quale prevede che gli alunni
dovrebbero essere in numero di 20 per classe, ma, come già osservato,
risultano ben al di là dei 30. Cito solo l'esempio di Benevento, dove
sono state interrotte le lezioni perché un alunno si è sentito male in
un'aula dove ci dovevano essere 26 studenti, mentre, in realtà, ce
n'erano 38.
Vorrei capire anche come il Ministro e il Governo intendono affrontare
l'applicazione del decreto legge n. 85 del 2005 per i non abilitati
prima dei 360 giorni. Inoltre, vorrei sapere se il Governo sta
applicando il decreto interministeriale n. 460 del 1998 per i diplomati
dell'istituto magistrale.
In conclusione, vorrei conoscere il suo pensiero in merito all'ultimo
pezzo di riforma scolastica che ancora manca nel disegno complessivo,
ossia quello della governance.
LUISA CAPITANIO SANTOLINI. Ringrazio il Presidente, e anche il Ministro
per la sua presenza. L'aspettavamo da tempo e siamo contenti che abbia
trovato il tempo per venire in Commissione, perché credo avessimo
proprio bisogno di questo confronto.
Anche io non ripeterò le osservazioni dei colleghi, perché abbiamo i
tempi contingentati, e quindi parlerò su altre questioni che non sono
state sollevate, così potrò avere una risposta generale. Non riprendo,
dunque, alcuni temi che mi stanno a cuore in ogni caso.
Per quanto riguarda i disabili, lei ha affermato che il rapporto tra
studenti disabili e insegnanti di sostegno è di uno a due. Sarò anche io
sfortunata, ma non mi risulta che sia così, nel senso che io ho ricevuto
moltissimi appelli e, ultimamente, ho fatto presente al sottosegretario
Pizza un caso veramente drammatico, dove l'insegnante di sostegno non
c'è.
Non voglio allungare i tempi, ma lei deve credere che quello dei
disabili è un problema molto serio e, come lei saprà, anche alla
Conferenza sulle politiche della disabilità che il sottosegretario
Roccella ha tenuto a Torino - io vi ho assistito, seppur per poco tempo
- il problema della scuola e dei disabili è stato posto con molta forza
e preoccupazione.
Mi sono recata nel liceo scientifico dove insegnavo e ho parlato con la
preside, comunicandole che avrei avuto un incontro con lei. La preside
mi ha sorriso e mi ha chiesto di domandarle come comportarsi, dal
momento che le 18 ore sono tutte assegnate - non esistono più le ore a
disposizione che tutti avevamo per fare supplenze e coprire le classi
dei colleghi improvvisamente assenti; non possiamo sapere la mattina
alle 8 chi sarà presente e chi no, a causa di improvvise influenze o di
altri disguidi - e che lei non sa più come fare, ha le classi scoperte,
e la responsabilità della situazione ricade sul preside dell'istituto.
Mi ha parlato sorridendo e non era arrabbiata, ma estremamente
preoccupata, perché la questione delle 18 ore ha tagliato qualsiasi
possibilità di supplenza. Lei sa che nei licei non si può prendere un
supplente alla prima ora di assenza, ma solo dopo 15 giorni. Prima di
questo tempo non si sa come comportarsi.
Ho parlato con molte famiglie, in questo periodo. Lei aveva aperto un
confronto sulla riforma dei licei con gli operatori della scuola e mi
auguro che sia in atto. Lei, però, disse che questo confronto sarebbe
durato fino a dicembre, gennaio. Considerato che le famiglie devono
scegliere a gennaio la scuola in cui iscrivere i loro figli, se lei apre
un confronto fino a dicembre o gennaio, come faranno le famiglie a
compiere tale scelta, dal momento che si starà ancora discutendo e che
probabilmente i decreti non saranno ancora usciti? Il confronto va bene,
ma le famiglie aspettano una risposta.
Inoltre, lei ha previsto, sempre per i licei, che ci sia la possibilità
che il 20 per cento delle ore sia, in base all'autonomia, attribuito
alle scuole. Ha anche affermato che potrebbero esserci, invece, nuovi
impianti disciplinari in base ad altre materie. Quale sarà il quadro
orario? Le famiglie non avranno in tempo tale quadro né l'organizzazione
adottata nella loro scuola, se ancora non si conoscono esattamente le
questioni.
Le riporto, quindi, la voce di presidi, di famiglie e di disabili. Mi
fermo qui, ma spero di aver comunicato il nostro disagio.
PRESIDENTE. Passiamo agli interventi dei colleghi dei gruppi di
maggioranza.
FABIO GARAGNANI. Intanto ringrazio il Ministro per la sua presenza. La
sua illustrazione mi ha trovato - penso di parlare anche a nome dei
colleghi del PdL - totalmente consenziente sulle priorità individuate e
sullo sforzo che il Governo ha compiuto in un momento difficile per il
Paese, in cui si scontrano diverse esigenze.
Non mi pare - lo dico con chiarezza, senza indulgere a polemiche
eccessive, ma esiste una totale diversità di approccio - che
l'opposizione abbia colto, neanche in questa sede, la situazione globale
del Paese, portando un rivendicazionismo fine a se stesso, senza
indicare poi, realmente, soluzioni alternative. Probabilmente, parliamo
due lingue completamente diverse.
Se è vero che sono fondate e motivate le preoccupazioni per la
situazione dei precari, per le classi che hanno un numero di studenti
superiore al previsto, peraltro limitato, invito a guardare però
l'esperienza europea di altri Paesi come la Germania, dove tali drammi
non sono così eclatanti come vengono presentati in Italia. È altrettanto
vero - pongo il problema a me stesso e approfitto dell'occasione per
porlo anche al Ministro, anche se abbiamo già avuto occasione di
parlarne in altre sedi, come quella del sindacato ispettivo - che la
scuola, che pure deve preoccuparsi del corpo docente, non è un
ammortizzatore sociale.
Il primo approccio che io sento di dover fare è il seguente: la scuola è
in funzione della crescita culturale delle giovani generazioni, o della
piena occupazione di un numero notevolissimo di insegnanti? Il ruolo e
la funzione del docente deve essere visto in funzione della crescita
culturale delle giovani generazioni e della propria valorizzazione dal
punto di vista professionale o giuridico, o soltanto dal punto di vista
sindacale? Con estrema chiarezza, ritengo che l'opposizione si misuri
solo sotto il secondo aspetto, che è «pan sindacale», ma che a mio
avviso non farà crescere la scuola. Al contrario, la attarderà su
concezioni sindacali e corporative sempre più vecchie, che la renderanno
sempre più obsoleta.
Consiglio, dunque, al Ministro di andare avanti con le iniziative che ha
assunto, che peraltro non sono assolutamente dirompenti. Se io fossi
stato Ministro, lo sarei stato ben di più, ma, per fortuna di tutti, non
lo sono stato né mai lo sarò, e quindi il problema è chiuso. Non
capisco, dunque, le polemiche contro il Ministro, che mi pare abbia
affrontato tali problemi con una duttilità e una sensibilità
significative.
Pongo, però, un problema di fondo. Sono state portate le rivendicazioni,
le prospettive del Paese, in riferimento al collegio territoriale di
ognuno di noi. Io, signor Ministro, non posso non farmi carico di un
problema che lei ha affrontato, quello della necessità, pur nell'ambito
di un confronto ampio all'interno della scuola, di tenere distinto, in
nome dell'imparzialità della pubblica amministrazione, il ruolo della
dirigenza, oltre che della docenza scolastica, da un ruolo politico tout
court.
Credo che uno dei problemi di fondo del nostro sistema scolastico sia
l'adozione di un codice di comportamento che non deve essere vessatorio,
ma che deve stabilire alcune linee di fondo, le quali facciano presente
che il dirigente scolastico, a qualunque livello - se si vuole anche il
docente, ma mi fermo al dirigente scolastico - ha un obbligo di
imparzialità e deve essere, oltre che apparire, imparziale verso gli
studenti e i docenti. Si tratta di un problema che credo di dover porre
con chiarezza.
Espongo una seconda considerazione, e chiudo, in merito alla legge n. 62
del 2000, sul sistema pubblico integrato. Io credo, in questa sede, di
dover porre in prospettiva il problema di un sistema pubblico integrato
all'interno del quale, come riconobbe il Ministro Berlinguer, scuole
statali e paritarie abbiano pari dignità, perché svolgono un servizio
pubblico.
Da un lato, si attacca il Governo, da parte di alcuni, perché non eroga
sufficienti fondi alle scuole materne paritarie e ad altre, dall'altro,
però, gli si chiede di incrementare la spesa pubblica per la scuola di
Stato. Su questo punto dovremmo trovare un accordo: se conveniamo sui
princìpi fondamentali di tale legge, dobbiamo impegnarci a creare alcuni
esempi, alcuni modelli, che ci abituino a un maggiore pluralismo
all'interno del sistema scolastico italiano, fossilizzato in un'impronta
giacobina o statalista che credo sia unica in Europa. Se non lo facciamo
noi, chi dovrebbe farlo?
Infine, è stato posto il problema da alcune colleghe, e soprattutto
dall'onorevole Ghizzoni, delle ore alternative alla religione cattolica.
Signor Ministro, io le sottopongo il caso, che ho visto nella mia
regione, l'Emilia-Romagna, una polemica piuttosto decisa fra il
Cardinale Caffarra, presidente della Conferenza episcopale, e molte
autorità scolastiche. Se è giusto il problema dell'ora alternativa, non
è nemmeno corretto, come fanno molti dirigenti, che gli alunni che
scelgono la religione cattolica vengano collocati, nell'ambito
curricolare, o all'inizio o alla fine dell'insegnamento. So che il
Ministro è intervenuto su questo, e le chiedo di tenere presente tale
esigenza, che mi pare molto significativa.
EMERENZIO BARBIERI. Non ho trovato assolutamente surreale l'introduzione
del Ministro; al contrario, l'ho trovata invece molto aderente alle
questioni relative al motivo per cui le abbiamo chiesto di venire qui,
ossia l'avvio dell'anno scolastico, e non i massimi sistemi.
Lo preciso perché ho sentito una persona che stimo, come l'onorevole
Zazzera, parlare di attacco alla scuola pubblica. Per un attimo mi è
venuta l'idea che la sinistra extraparlamentare non sia fuori da questa
Camera, ma ben radicata al suo interno.
Bisogna cessare - è un appello che io rivolgo - la retorica
insopportabile che ha contraddistinto oggi l'intervento degli amici
dell'opposizione, tranne per l'UdC, che fa un'opposizione seria e
responsabile, data la valenza culturale.
Voglio svolgere pochissime osservazioni.
A proposito dell'Abruzzo si è fatto, a mio giudizio, moltissimo. Resta
il problema degli organici e paradossalmente - so che lei interpreterà
bene la mia affermazione - varrebbe la pena di mantenere la situazione
di eccezionalità, in modo tale da consentire un occhio particolare
rispetto a questa regione.
Sui precari, io credo che il Governo abbia fatto benissimo a prendere il
provvedimento relativo. Condivido il rigore dei tagli: il fatto che in
questo Paese ci siano decine o centinaia di migliaia di precari sussiste
in tutti i Governi, compresi quelli a cui io partecipavo nella
Democrazia Cristiana, tanto per intenderci, compreso il PC della Prima
Repubblica. Non mi pare che sulla storia dei precari si possano
addossare responsabilità al Ministro Moratti o al Ministro Gelmini, se
vogliamo esporre i fatti per quello che sono. Se vogliamo, invece,
raccontarci delle frottole, possiamo raccontare che gli asini volano.
Il provvedimento sui precari - credo che il Ministro l'abbia ricordato -
deve essere una misura eccezionale. Subito dopo - se posso dare un
suggerimento al Ministro, ma non ne ha bisogno - sarebbe bene affrontare
il problema del reclutamento, tenendo fermi due princìpi, ossia gli albi
regionali e la responsabilità delle scuole, come avevamo tentato
faticosamente di fare noi, all'interno di questa Commissione, con la
proposta di legge Aprea, che molti di noi avevano condiviso.
In merito alla polemica sulle statistiche, il Ministro ha citato
statistiche nazionali. Poi può accadere che a Reggio Emilia, la mia
città, o a Carpi, i numeri siano sbagliati, ma, a mio giudizio, le
statistiche che ci ha presentato vanno molto bene.
Io sono tra coloro che vogliono il rigore, ragion per cui mi permetto di
suggerirle, signor Ministro, di inviare ispezioni nelle situazioni che
anche lei può verificare essere anomale e sbagliate, in modo tale da
poter avere il quadro nazionale, come è suo dovere, ma anche di colpire
laddove lei stessa avrà verificato che le cose non vanno come devono
andare. Non possiamo mettere a repentaglio la sicurezza e la qualità
dell'insegnamento. D'altra parte, riprendo sue parole.
La penultima questione è il finanziamento alle scuole. Devo darle atto -
anche per le riunioni di maggioranza che teniamo con lei e che sono
legittime - che lei si sta adoperando molto per avere soldi. Occorre
particolare attenzione alle scuole del primo ciclo. Se viene meno il
finanziamento ordinario, se ne compromette seriamente il funzionamento.
Le suggerisco, quindi, di accordare priorità dei finanziamenti alle
scuole elementari e medie.
Chiudo con l'ultima questione. Lei ha fatto benissimo - e credo che di
questo la Commissione debba darle atto, e mi dispiace che nessuno
dell'opposizione l'abbia fatto - a inviare i regolamenti alle
Commissioni parlamentari, perché la questione è ferma alla Conferenza
Stato-Regioni da troppo tempo.
Non essendo un deputato di primo pelo, mi sembra di rivivere in toto la
storia del Ministro Moratti, che inviava i provvedimenti alla Conferenza
Stato-regioni, dove si arenavano e rimanevano per mesi. Non voglio
leggere ipotesi che sarebbero francamente inquietanti, però, a questo
punto, se la Conferenza dorme, delle due l'una: o si sveglia, o andiamo
avanti noi.
MANUELA GHIZZONI. I regolamenti sono arrivati?
PRESIDENTE. Il Ministro mi comunica che sono stati consegnati a mano
stamattina, e quindi sono in arrivo.
PAOLA GOISIS. L'argomento è l'avvio dell'anno scolastico, quindi mi
atterrò a questo. In merito non sono d'accordo con la collega Ghizzoni.
Spesso in materia scolastica siamo anche d'accordo, ma non condivido la
contraddizione che lei ha rilevato sulla questione del tempo pieno,
sulla base delle quaranta ore, e sull'imposizione del maestro unico.
Il maestro unico non ha tolto assolutamente spazio al tempo pieno, o al
tempo lungo, o ai tempi distesi - perlomeno per l'esperienza che ho e
per tutto ciò che conosco - ma, anzi, ha reso possibile l'ampliamento
del tempo lungo, se è vero, come è vero, e come era stato detto anche
l'autunno e l'inverno scorso, che le ore di tempo pieno sarebbero
aumentate. Il Ministro ci ha infatti confermato che ci sono 50 mila
ragazzi che ne possono usufruire.
Su ciò siamo d'accordo, nonostante tutta la demonizzazione avanzata da
dirigenti scolastici regionali, da dirigenti scolastici delle singole
scuole, da sindacati, da molti insegnanti. Io, da insegnante, difendo
sempre la classe insegnante, però laddove ci sono forme di questo tipo,
se fossi Ministro, per parafrasare il collega, licenzierei le persone
che si comportano in un certo modo, come coloro che scendono in piazza
con i bambini di prima elementare o con il nastro nero al braccio. È una
vergogna che bisogna ribadire.
Per quanto riguarda le incertezze dell'avvio dell'anno scolastico,
certo, ce ne sono state, ma vorrei andare alla loro radice. Io ho fatto
anche una dichiarazione di voto, recentemente, all'ultima mozione
presentata, dove ho precisato e ho avanzato determinate richieste. È
possibile che nel nord, a Milano, nel Veneto, abbiamo scuole senza
insegnanti durante l'avvio dell'anno scolastico, perché ci sono docenti
che si prendono il lusso, una volta che viene loro assegnata una
cattedra, di rinunciare? Chi rinuncia va in coda per cent'anni, secondo
me. Che cosa possiamo dire di chi rinuncia a una cattedra, o a una
supplenza, perché è in attesa di una cattedra in un posto più comodo o
migliore? Come si permettono i sindacati di difendere ancora questi
insegnanti? Vanno radiati dall'albo.
Voglio citare il caso di Belluno: vi sono 37 scuole senza insegnanti per
questo motivo, perché i docenti hanno rinunciato. Ciò comporta,
chiaramente, spese, perché bisogna chiamare e sentire, e un
rallentamento. Si dice che non ci sono abbastanza finanziamenti, ma se
dobbiamo spendere 50 milioni solo per chiamare i supplenti o gli
insegnanti, come l'anno scorso, c'è qualcosa che non funziona.
Da noi si è verificato - non penso che ciò avvenga solo al nord, ma
forse sì, perché vengono tutti su - un fatto: possibile che coloro che
fanno l'autocertificazione sulla base della 104 siano tutti disabili, da
una certa latitudine in giù? Chi presenta la certificazione 104, che è
un'autocertificazione, arriva con tanto di certificati medici che, però,
provengono solo dai luoghi di origine, mentre non è prevista la verifica
nei luoghi di ricevimento. Se si effettuasse una chiara indagine anche
su questo fronte, credo che anche costoro dovrebbero essere rimandati
nei luoghi di origine, così come i medici che rilasciano tali
certificati.
Si parla tanto di precari, ma il maggior numero sono al nord, si tratta
di gente che va in pensione ancora da precaria, perché si è sempre vista
scavalcare, attraverso tali meccanismi, da altri insegnanti.
Noi rivendichiamo il diritto, anche per i nostri colleghi, sia che siano
insegnanti sia che siano personale ATA - non è possibile che da un
paesino 150 persone abbiano fatto domanda per venire a fare i bidelli in
una nostra scuola, tra cui gente nata nel 1974, disabile e ammalata - di
prendere provvedimenti.
Io insisto su questi tre punti e riprendo l'argomento del reclutamento
docenti. Insisto sulla questione degli albi regionali e delle
graduatorie regionali, ma soprattutto degli albi regionali di ingresso,
previo il test, di cui si parlava, di conoscenza della storia, della
cultura e delle tradizioni del posto in cui si chiede di andare a
inserirsi, eliminando il valore legale del titolo di studio - so che il
Ministro ha già in mente la questione - ma anche l'abilitazione, perché
anch'essa ci rimette sullo stesso piano, se si portano voti gonfiati.
Credo che tante storture della scuola italiana andrebbero risolte.
Mi permetto di concedere un paio di minuti miei al collega Grimoldi, che
vuole fare alcune osservazioni.
PAOLO GRIMOLDI. Volevo porgere i miei complimenti al Ministro per come
sta gestendo la scuola, perché ricordo a me stesso, sentite le
osservazioni dell'opposizione, che essa non navigava molto bene, e non
lo sosteneva il Ministro Gelmini, ma eravamo noi, la Presidenza del
Consiglio, un sindacato di questo Paese o un'istituzione, l'OCSE, che è
un organismo internazionale, ad affermare che la scuola italiana faceva
acqua da tutte le parti, a causa di politiche stataliste, assistenziali
e clientelari che, andando a vedere i numeri dei dipendenti della scuola
pubblica, sono evidenti, soprattutto per determinate aree del Paese.
Non ricordo le dichiarazioni del Ministro, ma ricordo molto bene quelle
contro il Ministro, in cui era stata disegnata una scuola con scenari
apocalittici, dopo ciò che il Ministro ha cercato di fare. Tutto ciò,
evidentemente, non è avvenuto e tutto ciò su cui si è chiacchierato
inutilmente non ha assolutamente trovato corrispondenza. Siamo stati qui
oggi a parlare del pelo nell'uovo. Ciò che avete raccontato in
quest'Aula e nelle piazze l'anno scorso, quanto meno - siamo generosi
oggi - era un po' esagerato.
Detto questo, io sommessamente mi permetto di porre una domanda perché,
considerate le ordinanze del TAR e la sentenza del Consiglio di Stato,
noi ci troviamo davanti al paradosso che, come al solito, il Parlamento
prende una decisione e altri poteri dello Stato decidono che il
Parlamento eletto dal popolo non può intervenire e legiferare. Non lo
trovo giusto e chiedo, secondo lei, come si può ovviare a questo
problema per fare giustizia e far sì che, finalmente, ci siano le
graduatorie con spostamento in coda.
ERICA RIVOLTA. Innanzitutto rinnovo al Ministro il sostegno mio e dei
compagni della Lega Nord per ciò che sta facendo in termini di
ridimensionamento e di controllo, di un rigore che finalmente deve
esserci anche nella scuola italiana.
Le porto a testimonianza il comportamento della maggior parte degli
insegnanti che, responsabilmente, magari con «diritto di mugugno», si
stanno comportando benissimo e affrontando il cambiamento con
responsabilità, perché la priorità è il bene dei bambini e la capacità
di dare loro un'istruzione adeguata. Questo, secondo me, sta succedendo
per la maggior parte degli insegnanti.
Le segnalo - e vorrei in quest'occasione avere una rassicurazione, anche
se so che sta già provvedendo - il problema dei tempi dell'assegnazione
dei fondi di funzionamento, che preoccupano, da Bolzano alla Sicilia,
ogni istituto scolastico.
Non solo, vorrei avere la conferma che nei comuni di montagna e delle
isole e nei piccoli comuni la formazione delle pluriclassi sia avvenuta
nei modi giusti, ossia, laddove è possibile rispettando i numeri, che
non ci siano stati accorpamenti troppo problematici per i bambini.
Soprattutto, visto che continuiamo a parlare di rigore, vada avanti
nell'azione di verifica e di correttezza nella formazione dei quadri
orari delle primarie e delle secondarie di primo grado, dove
probabilmente qualcuno sta ancora cercando di fare il furbo, sottraendo
risorse per altri aspetti importanti, come le supplenze brevi.
ROSA DE PASQUALE. Io vorrei solo dire alle colleghe della Lega che,
finché i tagli saranno lineari, purtroppo non si potrà andare a
esaminare le situazioni singole. C'è stata purtroppo la scelta da parte
del Governo di applicare tagli lineari alla scuola.
Vorrei, inoltre, precisare, per rispondere all'altro collega della Lega
Nord, che la scuola primaria non era nell'OCSE all'ultimo posto, ma ai
primi posti mondiali, e quella è stata toccata.
Vorrei chiederle, signor Ministro, dove sono stati assegnati i 5 mila
posti in più di organico di sostegno, di cui lei ci parlava prima e che
ha citato anche in una delle diverse conferenze stampa a cui ha
partecipato, e che ha asserito di avere autorizzato in più. Dove sono
andati? In Toscana, per esempio, non sono arrivati, perché il direttore
generale non ha potuto autorizzare neanche un posto in deroga,
nonostante ci fossero 500 alunni disabili in più rispetto all'anno
scorso. Io le assicuro che in Toscana noi abbiamo il rapporto uno a due.
Ci sono classi di 27 o 28 alunni con un disabile grave, dove dovrebbero
davvero essercene 20. Vorrei sapere dove, in effetti, sono andati a
finire i 5 mila nuovi docenti.
In merito ai finanziamenti alle scuole e ai relativi debiti, noi, in
Commissione, abbiamo presentato una risoluzione firmata dai deputati di
tutti i Gruppi parlamentari per chiedere quali provvedimenti il Governo
intenda assumere in modo deciso per risolvere la problematica dei debiti
da cui sono afflitte le scuole. Che cosa intende fare lei, in vista
della prossima finanziaria, considerato che, per ora, ha solo tagliato
risorse all'istruzione, al funzionamento delle scuole e alla loro
autonomia, e alle supplenze, faccio riferimento al decreto-legge n. 112
collegato alla finanziaria 2009 e alla finanziaria 2009 stessa. Con
l'ultimo assestamento di bilancio nel 2009 lei ha tagliato, sui capitoli
regionali riguardanti gli incarichi a tempo determinato, quasi 578
milioni di euro.
Vorrei porle un'altra domanda e vorrei, prima di tutto, far rilevare una
non verità che lei ha detto in un'intervista sul Corriere della sera per
quanto riguarda l'edilizia scolastica. Ha affermato, infatti, che questo
Governo ha stanziato fondi per l'edilizia scolastica, mentre il Governo
Prodi non ne avrebbe stanziati, anzi, ne avrebbe distratti da quelli già
esistenti. Ebbene, di fatto, tale Governo ha stanziato 250 milioni di
euro per l'edilizia scolastica in tre anni (50, 100 e 100
rispettivamente) e ha, nel contempo, siglato con le regioni un vasto
piano di intervento cofinanziato, oltre che dalle regioni stesse, anche
dagli enti locali, per un totale di 900 milioni di euro su tutto il
territorio. Di contro, con la finanziaria 2009, questo Governo ha
decurtato 23 milioni di euro dei 100 già stanziati da quello precedente.
Le chiedo, dunque, quanti fondi sono stati effettivamente erogati per
l'edilizia scolastica, e perché non sono stati ancora assegnati quelli
previsti nello scorso mese di marzo nelle delibere CIPE che hanno
programmato i fondi FAS.
Lei ha risposto affermando che, per venire incontro alle esigenze
dell'edilizia scolastica, si sono rese le classi più folte. Le faccio
presente che per un DM dei vigili del fuoco, nelle classi non possono
stare più di 25 alunni oltre all'insegnante, laddove ci sia una sola via
di uscita. Mi sembra, quindi, che ciò vada contro la sicurezza nelle
scuole.
Per concludere, che fine ha fatto l'intesa sottoscritta con la
Conferenza unificata, con il compito di costituire apposite squadre
tecniche incaricate dell'effettuazione dei sopralluoghi sugli edifici
scolastici, considerato che, in forza della facoltà di surroga, ivi
consentita ai prefetti, l'intera iniziativa avrebbe dovuto essere
completata, come sottoscritto nell'intesa, entro il 6 agosto 2008?
Chiedo cosa sia realmente accaduto in materia. A che punto è
l'attuazione dell'articolo 7-bis della legge n. 169 del 2008?
PRESIDENTE. Ringrazio i gruppi che ci hanno permesso di rispettare i
tempi e do la parola al Ministro per la replica.
MARIASTELLA GELMINI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della
ricerca. Cerco di rispondere alle osservazioni e alle sollecitazioni che
mi sono state rivolte, evitando di svolgere ragionamenti nel merito,
poiché mi sembra che ci siano posizioni in molti casi inconciliabili. Io
mi limiterò a far avere a questa Commissione, come sto facendo per il
Senato, i dati che sono forniti dall'ufficio studi del Ministero e che
ciascuno commenterà come vuole. Si tratta di dati incontrovertibili, che
evidenziano la demagogia con la quale viene affrontato un tema delicato
come la questione del numero di alunni per classe o degli insegnanti di
sostegno.
Capisco che l'onorevole Goisis abbia espresso un concetto legato agli
insegnanti di sostegno in maniera forte, però i dati le danno ragione.
Voi mi dovete spiegare come è possibile che, se esiste una legge, non
emanata da questo Governo, che prevede un rapporto di due a uno e noi,
come sistema Paese, non lo raggiungiamo, questo Governo abbia tagliato e
che si verifichi una situazione del genere? Evidentemente, qualcuno fa
il furbo. Ci sono situazioni di abuso. Se mi suggerite di andare a
scovare tali situazioni sono d'accordo, ma non posso esserlo se si
risponde alle furbizie di alcuni con l'accusa al Governo di avere
cambiato i parametri. Questa era la versione dell'anno scorso, mentre
quest'anno la vulgata è che il Governo non ha aumentato gli insegnanti
di sostegno. Io non so dove sono, le farò avere l'organico di diritto, e
vedrà che ci sono 5 mila insegnanti di sostegno in più.
Francamente diventa un dibattito sterile, se poi non si tiene nemmeno
conto della realtà dei dati.
Voglio parlare della spesa di funzionamento: devo trattenermi, ma per un
anno avete affermato che questo Governo aveva affamato le scuole e
tagliato le spese di funzionamento, mentre è stato il Governo Prodi, con
il Ministro Fioroni, a tagliare 530 milioni di euro sulle spese di
funzionamento, e sapete perché? Sono dati che voi conoscete benissimo.
La clausola di salvaguardia non è targata Berlusconi, esisteva ai tempi
di Prodi, come ai tempi di Berlusconi. Voi avete deciso di non
razionalizzare il personale, e l'esito che non è rimasto invariato, ma
si è riflesso sulla situazione delle scuole, tant'è che 530 milioni di
euro sono stati tagliati. Se oggi, quindi, le scuole faticano a fare le
pulizie e a svolgere l'ordinaria amministrazione, lo dobbiamo alle non
scelte sull'organico operate da voi.
Voglio aggiungere che questo Governo ha già compiuto un primo intervento
di recupero di 200 dei 530 milioni di euro. Questa settimana stiamo
definendo, completando, l'individuazione della somma con il Tesoro, ma
sono già certa che questo Governo sarà in grado di erogare somme
cospicue - le quantificherò a breve e vedrete che non mi sbaglio - sulle
spese di funzionamento.
Francamente, io vengo volentieri in questa Commissione, mi fa piacere
avere la possibilità di confrontarmi, se si parte da un dato di realtà.
Se invece la vulgata sui giornali è costituita solo da bugie, perché per
un anno avete sostenuto che le spese di funzionamento fossero state
tagliate da noi, francamente credo che ognuno rimanga della propria
posizione e che anche il ruolo della Commissione venga meno, perché non
sono dati che mi invento io. Dei 530 milioni di euro sapete benissimo,
perché, anche in occasione del passaggio delle consegne, Fioroni mi ha
comunicato che è scattata la clausola di salvaguardia e che tali milioni
sono stati tagliati.
La verità è che i bilanci non cambiano al cambiare del Governo o del
colore politico, ma sono sempre quelli. Abbiamo un sistema
dell'istruzione dove occorre individuare gli sprechi e le inefficienze,
che sono tante, anche sulle spese di funzionamento. Io sono contraria al
fatto che i bidelli non puliscano, ma questo che cosa significa? I
bidelli devono pulire. Analogamente, che senso ha che ci siano i
lavoratori socialmente utili, i bidelli, e poi si appaltano le pulizie
all'esterno? Ma vi rendete conto di quanti soldi pubblici vengono
sprecati in questo modo?
Voglio aggiungere anche un'altra osservazione, per essere estremamente
schietta. Ci sono dirigenti scolastici capaci di svolgere il loro
mestiere - se voi andate a vedere le loro scuole, sono pulite - e altri
che non lo sanno fare. È venuto il momento di affrontare, come diceva
l'onorevole Barbieri, il tema del reclutamento e cominciare a valutare
chi è capace di fare il proprio mestiere e chi non lo è. Queste sono le
sfide che la pubblica amministrazione e la scuola si trovano davanti,
altrimenti faremo tanti chiacchiericci, ma non si arriva da nessuna
parte.
Per quanto riguarda i decreti interministeriali sugli organici del
personale docente e ATA, sono stati registrati e comunicati ai direttori
regionali il 6 agosto.
In merito al tema dell'inserimento a pettine, invito l'onorevole Russo a
chiedere le mie dimissioni e non quelle di Chiappetta; le assicuro che è
un dirigente di altissimo profilo e conosce gli organici meglio dei
sindacati, e quindi, se riusciamo a lavorare lo dobbiamo anche a lui. Io
le esprimo una mia opinione, e poi il Parlamento sarà chiamato, secondo
me, a emanare una legge, ovviamente se lo riterrà. Questa è la mia
posizione: io sull'inserimento a pettine non sono d'accordo per un
semplice motivo, perché ritengo che la continuità didattica sia un
valore per il nord, come per il sud. Il fatto che ogni anno ci siano 200
mila insegnanti che cambiano classe e istituto, con il risultato di
impoverire la qualità dell'apprendimento, non funziona. Su questo mi
pare che ci sia anche la possibilità di trovare un accordo con il
sindacato. Naturalmente servirà una legge. Stiamo ragionando in questi
termini, e poi sarà il Parlamento a dover decidere.
Per quanto riguarda l'edilizia scolastica, le somme che abbiamo
stanziato sono visibili a tutti. Non sono sufficienti, ci sono ritardi
nei meccanismi per la burocrazia sulla modalità di spesa di tali
risorse. Le assicuro che, poiché il rischio è che il Ministero
dell'economia e delle finanze se li riprenda, stiamo facendo i salti
mortali per favorirne la spesa, ma succede anche questo.
In ogni caso, non abbiamo rispettato la data di agosto perché non è
stato possibile, le squadre sul sopralluogo stanno comunque andando
avanti, e io posso offrire la disponibilità mia, ma anche del
sottosegretario Mantovani, che sta seguendo questo percorso, per tenere
- se volete - un'audizione e incontrarlo. Vedrete che non si sta
scherzando, c'è senso di responsabilità anche da parte degli enti
locali. Si tratta di un problema serio e quindi il coordinamento è
complesso, ma mi sembra che lo stiamo portando a termine.
Per quanto riguarda la questione che ha sottolineato l'onorevole
Santolini, la scelta per le famiglie verrà posticipata almeno a
febbraio. È avvenuto anche l'anno scorso ed è indispensabile; condivido
la preoccupazione che le famiglie e gli studenti possano compiere scelte
consapevoli sulla base di una conoscenza reale e approfondita delle
novità della riforma.
In ogni caso, abbiamo stanziato 2 milioni di euro sull'orientamento e,
quindi, vogliamo procedere con il massimo del rigore e della serietà
perché la riforma entri in vigore dal 2010 e, Conferenza Stato-Regioni
permettendo, siamo in grado di riuscirci. Occorre, però, svolgere un
lavoro dentro la scuola, prima per formare gli insegnanti, per
raccogliere eventuali emendamenti e proposte di modifica da parte loro,
e immediatamente dopo per essere in grado di parlare con una voce sola,
quella istituzionale, quella oggettiva, alle famiglie perché, campagne
di allarmismo, o che si traducano in posizioni politiche su una riforma
che, una volta divenuta legge, deve solo essere applicata, andrebbero a
danno delle famiglie stesse.
Io sono convinta di trovare collaborazione, nella maggior parte dei
casi, all'interno della scuola. Ci stiamo adoperando per creare le
condizioni per una conoscenza puntuale da parte degli utenti finali.
PRESIDENTE. Signor Ministro, è stata chiarissima e, soprattutto, abbiamo
rispettato i tempi. La ringraziamo e la salutiamo.
Dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 15,30.
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Senato
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Aula |
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Commissioni |
7a |
28 |
Conversione in legge, con modificazioni, del
Decreto Legge 25 settembre 2009, n.
134,
recante disposizioni urgenti per garantire la continuita' del servizio
scolastico ed educativo per l'anno 2009-2010 (Approvato
dalla Camera dei deputati) |
7a |
20,
21 |
1. Bilancio di previsione dello
Stato per l'anno finanziario 2010 e bilancio pluriennale per il triennio
2010-2012. (1791)
- Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per
l'anno finanziario 2010 (limitatamente alle parti di competenza). (Tab.
2)
- Stato di previsione del Ministero dell'istruzione, dell'università e
della ricerca per l’anno finanziario 2010. (Tab. 7)
- Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali
per l’anno finanziario 2010. (Tab. 13)
2. Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale
dello Stato (legge finanziaria 2010). (1790) |
7a |
20,
21 |
Schema di decreto legislativo
recante: "Disposizioni legislative statali anteriori al 1° gennaio 1970
di cui si ritiene indispensabile la permanenza in vigore". (n. 118) |
7a |
20,
21 |
Schema di direttiva per l'anno
2009 concernente gli interventi prioritari, i criteri generali per la
ripartizione delle somme, le indicazioni sul monitoraggio, il supporto e
la valutazione degli interventi previsti dalla legge n. 440 del 1997,
recante l'istituzione del fondo per l'arricchimento e l'ampliamento
dell'offerta formativa e per gli interventi perequativi. (n. 120) |
Governo
28 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 9,40 a
Palazzo Chigi
Il Consiglio dei Ministri ha approvato, su
proposta del Ministro dell’istruzione, dell’università e della
ricerca, Mariastella Gelmini, un
disegno di legge per la riforma del
sistema universitario. Si tratta di un provvedimento incisivo ed
organico, che interviene sui nodi cruciali del sistema:
l’accentuazione dell’autonomia responsabile degli Atenei; strutture
di governo e di organizzazione più snelle ed incisive; meccanismi di
finanziamento basati sul merito e sulle valutazioni; nuove norme sul
reclutamento dei docenti e relativi diritti e doveri. In particolare
vengono ridefiniti organi ed articolazione interna delle Università,
previste fusioni e federazioni di Atenei anche a fini di
razionalizzazione delle sedi e delle strutture, nonché la
programmazione triennale del reclutamento del personale accademico.
Il disegno di legge prevede una delega al Governo per l’introduzione
di meccanismi premiali, per la razionalizzazione della normativa
contabile, per la valorizzazione e qualificazione delle attività
didattiche e della ricerca del personale. Sarà richiesta una
valutazione a posteriori delle politiche di reclutamento e verrà
rivista la normativa in materia di diritto allo studio. Viene
prevista, tra l’altro, l’istituzione di un Fondo speciale per il
merito, finalizzato ad incoraggiare eccellenza e merito dei migliori
studenti tramite l’erogazione di borse di studio e la garanzia su
prestiti d’onore. Al fine di rendere comprovata e meritevole la
qualificazione scientifica del corpo docente, il disegno di legge
prevede infine l’istituzione dell’abilitazione scientifica
nazionale, che costituirà requisito essenziale per l’accesso alla
prima e alla seconda fascia dei professori. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 11.05.
Di seguito il comunicato stampa del MIUR:
LA RIFORMA DELL’UNIVERSITÀ. LE LINEE ISPIRATRICI
(Roma, 28 ottobre 2009) E’ il primo provvedimento organico che
riforma l’intero sistema universitario.
Il ddl afferma il principio che l’autonomia delle università deve
essere coniugata con una forte responsabilità: finanziaria,
scientifica, didattica. Le università sono autonome ma risponderanno
delle loro azioni. Se saranno gestite male riceveranno meno
finanziamenti. Soldi solo in base alla qualità.Fine dei
finanziamenti a pioggia.
Si riforma il reclutamento del personale e si riforma la governance
delle università secondo criteri meritocratici e di trasparenza.
Saranno evidenziati con una freccia (-->) i provvedimenti più
significativi del Disegno di Legge
Organizzazione del sistema universitario
(entro sei mesi dall’approvazione della legge le università dovranno
approvare statuti con queste caratteristiche)
--> Adozione di un codice etico
Come è: non ci sono regole per garantire trasparenza nelle
assunzioni e nell’amministrazione;
Come sarà: ci sarà un codice etico per evitare incompatibilità,
conflitti di interessi legati a parentele. Alle università che
assumeranno o gestiranno le risorse in maniera non trasparente
saranno ridotti i finanziamenti del ministero.
--> Limite massimo complessivo di 8 anni al mandato dei rettori,
inclusi quelli già trascorsi prima della riforma.
Come è: ogni università decide il numero dei mandati;
Come sarà: un rettore non potrà rimanere in carica per più di 8
anni, con valenza retroattiva.
Distinzione netta di funzioni tra Senato e Consiglio
d’Amministrazione: il primo organo accademico, il secondo di alta
amministrazione e programmazione.
Come è: attualmente vi è una confusione e ambiguità di competenze
tra i due organi che non aiuta l’assunzione di responsabilità nelle
scelte;
Come sarà: il Senato avanzerà proposte di carattere scientifico, ma
sarà il CdA ad avere la responsabilità chiara delle spese, delle
assunzioni e delle spese di gestione anche delle sedi distaccate.
Il CdA non sarà elettivo, ma fortemente responsabilizzato e
competente, con il 40% di membri esterni. Il presidente del CdA
potrà essere esterno.
Presenza qualificata degli studenti negli organi di governo.
Introduzione di un direttore generale al posto del direttore
amministrativo.
Come è: oggi il direttore amministrativo è spesso un esecutore con
ruoli puramente amministrativi;
Come sarà: il direttore generale avrà compiti di grande
responsabilità e dovrà rispondere delle sue scelte, come vero e
proprio manager dell’ateneo.
Nucleo di valutazione d’ateneo a maggioranza esterna.
Come è: molti nuclei di valutazione sono oggi in maggioranza
composti da docenti interni;
Come sarà: il nucleo di valutazione dovrà avere una maggiore
presenza di membri esterni per garantire una valutazione oggettiva e
imparziale.
Gli studenti valuteranno i professori
Gli studenti valuteranno i professori e questa valutazione sarà
determinante per l’attribuzione dei fondi alle università da parte
del ministero
Possibilità per gli atenei di fondersi tra loro o aggregarsi su base
federativa per evitare duplicazioni e costi inutili.
Come è: oggi università vicine non possono unirsi per razionalizzare
e contenere i costi;
Come sarà: ci sarà la possibilità di unire o federare università
vicine, anche in relazione a singoli settori di attività, di norma
in ambito regionale, per abbattere costi e aumentare la qualità di
didattica e ricerca.
Riduzione dei settori scientifico-disciplinari, dagli attuali 370
alla metà (consistenza minima di 50 ordinari per settore).
Come è: ogni professore è oggi rigidamente inserito in settori
scientifico-disciplinari spesso molto piccoli, anche con solo 2 o 3
docenti;
Come sarà: saranno ridotti per evitare che si formino micro-settori,
che danneggiano la circolazione delle idee e danno troppo potere a
cordate ristrette.
--> Riorganizzazione interna degli atenei
Riduzione molto forte delle facoltà che potranno essere al massimo
12 per ateneo. Questo per evitare la moltiplicazione di facoltà
inutili o non richieste dal mondo del lavoro
Reclutamento di giovani studiosi
--> Il ddl introduce l’abilitazione nazionale come condizione per
l’accesso all’associazione e all’ordinariato. L’abilitazione è
attribuita da una commissione nazionale sulla base di specifici
parametri di qualità. I posti saranno poi attribuiti a seguito di
procedure pubbliche di selezione bandite dalle singole università,
cui potranno accedere solo gli abilitati.
I punti salienti:
--> commissioni di abilitazione nazionale autorevoli con membri
italiani e, per la prima volta, anche stranieri;
cadenza regolare annuale dell’abilitazione a professore al fine di
evitare lunghe attese e incertezze;
attribuzione dell’abilitazione, a numero aperto, sulla base di
rigorosi criteri di qualità stabiliti con Decreto Ministeriale,
sulla base di pareri dell’ANVUR e del CUN;
distinzione tra reclutamento e progressione di carriera: basta con i
concorsi banditi per finta solo per promuovere un interno. Entro una
quota prefissata (1/3), i migliori docenti interni all’ateneo che
conseguono la necessaria abilitazione nazionale al ruolo superiore
potranno essere promossi alla luce del sole con meccanismi chiari e
meritocratici;
messa a bando pubblico per la selezione esterna di una quota
importante (2/3) delle posizioni di ordinario e associato per
ricreare una vera mobilità tra sedi, oggi quasi azzerata;
procedure semplificate per i docenti di università straniere che
vogliono partecipare alle selezioni per posti in Italia.
Accesso di giovani studiosi
Il ddl introduce interventi volti a favorire la formazione e
l’accesso dei giovani studiosi alla carriera accademica.
I punti salienti:
revisione e semplificazione della struttura stipendiale del
personale accademico per eliminare le penalizzazioni a danno dei
docenti più giovani;
revisione degli assegni di ricerca per introdurre maggiori tutele
con aumento degli importi;
abolizione delle borse post-dottorali, sottopagate e senza diritti;
nuova normativa sulla docenza a contratto, con abolizione della
possibilità di docenza gratuita se non per figure professionali di
alto livello;
riforma del reclutamento con l’introduzione di un sistema di
tenure-track: contratti a tempo determinato di 6 anni (3+3). Al
termine dei sei anni se il ricercatore sarà ritenuto valido
dall’ateneo sarà confermato a tempo indeterminato come associato. In
caso contrario terminerà il rapporto con l’università maturando però
dei titoli utili per i concorsi pubblici. Questo provvedimento si
rende indispensabile per evitare il fenomeno dei ricercatori a vita
e determina situazioni di chiarezza fondate sul merito. Inoltre il
provvedimento abbassa l’età in cui si entra di ruolo in università
da 36 a 30 anni con uno stipendi che passa da 1300 euro a 2100.
chiarificazione delle norme sul collocamento a riposo dei docenti;
valutazione complessiva delle politiche di reclutamento degli atenei
ai fini della distribuzione del Fondo di Finanziamento Ordinario;
Gestione finanziaria
--> Introduzione della contabilità economico-patrimoniale uniforme,
secondo criteri nazionali concordati tra MIUR e Tesoro.
Come è: i bilanci delle università non sono chiari e non calcolano
la base di patrimonio degli atenei;
Come sarà: i bilanci dovranno rispondere a criteri di maggiore
trasparenza. Debiti e crediti saranno resi più chiari nel bilancio.
--> Commissariamento e tolleranza zero per gli atenei in dissesto
finanziario
Valutazione degli atenei
--> Le risorse saranno trasferite dal ministero in base alla qualità
della ricerca e della didattica. Fine della distribuzione dei fondi
a pioggia.
--> obbligo di accreditamento, quindi di verifica da parte del
ministero, di tutti i corsi di laurea e di tutte le sedi distaccate
per evitare che si creino insegnamenti e strutture non necessarie.
valutazione dell’efficienza dei risultati conseguiti da parte dell’Anvur.
--> I docenti avranno l’obbligo di certificare la loro presenza a
lezione. Questo per evitare che si riproponga senza una soluzione il
problema delle assenze dei professori negli atenei. Viene per la
prima volta stabilito inoltre un riferimento uniforme per l’impegno
dei professori a tempo pieno per il complesso delle attività
didattiche, di ricerca e di gestione, fissato in 1500 ore annue di
cui almeno 350 destinate ad attività di docenza e servizio per gli
studenti.
--> Scatti stipendiali solo ai professori migliori.
Come sarà: si rafforzano le misure annunciate nel DM 180 in tema di
valutazione dell’attività di ricerca dei docenti. In caso di
valutazione negativa si perde lo scatto di stipendio e non si può
partecipare come commissari ai concorsi.
Diritto alla studio e aiuti agli studenti meritevoli
Delega al governo per riformare organicamente la legge 390/1991, in
accordo con le Regioni. Obiettivo: spostare il sostegno direttamente
agli studenti per favorire accesso agli studi universitari e
mobilità.
Inoltre sarà costituito un fondo nazionale per il merito al fine di
erogare borse di merito e di gestire su base uniforme, con tassi
bassissimi, i prestiti d’onore.
Mobilità personale
Sarà favorita la mobilità all’interno degli atenei perché un sistema
senza mobilità interna è un sistema non moderno e dinamico.
--> Possibilità per chi lavora in università di prendere 5 anni di
aspettativa per andare nel privato senza perdere il posto.
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15 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 9,30 a
Palazzo Chigi
(...) Il Consiglio dei Ministri ha poi approvato i
seguenti provvedimenti: (...)
su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e
l’innovazione, Renato Brunetta:
uno schema di decreto legislativo che, in attuazione di specifica
delega conferita al Governo, introduce nell’ordinamento il nuovo
istituto del ricorso per l’efficienza delle Amministrazioni e dei
concessionari di servizi pubblici e ne detta la disciplina
processuale, colmando così una lacuna nel nostro ordinamento.
L’organizzazione della pubblica amministrazione infatti, così come
si è definita negli anni, non ha consentito una verifica dei
risultati raggiunti attraverso un confronto con i cittadini fruitori
dei servizi. Con l’obiettivo del recupero di efficienza
dell’apparato pubblico, il provvedimento avvicina la pubblica
amministrazione alle esigenze, alle richieste e ai bisogni dei
cittadini; inoltre, da un punto di vista economico, mira ad un forte
recupero di produttività, fattore non secondario ai fini del
superamento della crisi finanziaria ed economica. Il provvedimento
garantisce la tutela giurisdizionale degli interessati nei confronti
delle Amministrazioni e dei concessionari di servizi pubblici che si
discostano dagli standard di riferimento, prevedendo una tipologia
di ricorsi diversa dall’azione collettiva introdotta nel nostro
ordinamento dalla legge finanziaria per il 2008, che riguarda le
lesioni dei diritti di consumatori e utenti in ambito contrattuale e
per certi ambiti extracontrattuale, ma non il rapporto tra cittadini
e pubbliche amministrazioni o concessionari in relazione alla natura
pubblica del servizio erogato. Lo schema verrà trasmesso alla
Conferenza unificata ai fini della prevista intesa, nonché alle
Commissioni parlamentari per il parere prescritto; (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 11,55.
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9 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 9,50 a
Palazzo Chigi
(...) Sono stati quindi approvati i seguenti
provvedimenti:
su proposta del Ministro per la pubblica amministrazione e
l’innovazione, Renato Brunetta:
- un decreto legislativo che dà attuazione alla delega conferita al
Governo per riformare in maniera organica la disciplina del rapporto
di lavoro dei dipendenti pubblici; le nuove norme intervengono in
materia di contrattazione collettiva, valutazione del personale,
dirigenza pubblica, responsabilità disciplinare, promozione delle
pari opportunità, esaltando il fondamentale principio della
valorizzazione del merito. Obiettivi particolari del provvedimento
sono assicurare una migliore organizzazione del lavoro, consentire
il raggiungimento di standard qualitativi ed economici elevati nello
svolgimento delle funzioni e nell’erogazione dei servizi per i
cittadini. In linea con quanto avviene nei Paesi dell’area OCSE, la
filosofia che informa le nuove norme si basa sul miglioramento della
qualità della prestazione di lavoro, sull’incoraggiamento delle
selezioni dei migliori, sul valorizzare capacità e risultati
nell’affidamento di incarichi dirigenziali, anche al fine di
rafforzare l’autonomia ed i poteri della stessa dirigenza pubblica.
Sul provvedimento sono stati acquisiti i pareri e le intese delle
Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata; (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 11,30.
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2 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 9,55 a
Palazzo Chigi
La seduta ha avuto termine alle ore 10,40. |
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