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Interrogazioni a risposta immediata:
GAMBALE. - Al Presidente del Consiglio dei ministri.
- Per sapere - premesso che:
il ritiro da parte del Governo del ricorso alla Corte costituzionale
contro il provvedimento della regione Lombardia concernente i buoni scuola
e l'annunciata istituzione prevista nel Documento di programmazione
economico-finanziaria di un'agenzia privata esterna al Ministero della
pubblica istruzione che dovrebbe valutare il sistema formativo e l'operato
dei docenti, danno la netta sensazione dell'intenzione del Governo di
smantellare la scuola pubblica a favore di un sistema privato di
istruzione e formazione -:
quali politiche per la scuola pubblica il Governo intenda sostenere.
(3-00104) (17 luglio 2001)
GIUSEPPE GAMBALE. Signor Vicepresidente del Consiglio, i primi atti del vostro Governo hanno destato in noi molte preoccupazioni. Mi riferisco, innanzitutto, al ritiro da parte del Governo del ricorso alla Corte costituzionale contro il provvedimento della regione Lombardia del presidente Formigoni concernente i buoni-scuola. Inoltre il DPEF - il documento di programmazione economico-finanziaria - prevede l'istituzione di una non ben chiara agenzia privata e autonoma - non si capisce rispetto a chi e a cosa - che dovrebbe valutare i risultati della scuola pubblica italiana, nonché l'operato dei docenti. In più, sempre nel
DPEF, è confermato il taglio dell'1 per cento di tutti i dipendenti statali: vorremmo sapere se ciò riguarda anche gli insegnanti e la quota di insegnanti prevista per il prossimo anno.
GIANFRANCO FINI, Vicepresidente del Consiglio dei ministri. Anche in questo caso voglio rassicurare l'onorevole interrogante. L'impressione dello smantellamento della scuola pubblica a favore del sistema di istruzione e formazione privata è totalmente priva di fondamento, così come erano del tutto prive di fondamento alcune affermazioni in sede di replica da parte dell'onorevole Russo Spena. Lo ribadisco, perché il sistema che ci siamo dati credo oggettivamente debba essere cambiato. Il question time passerà alla cronaca dei lavori parlamentari come la richiesta al Governo di modificare un rapporto con l'Assemblea (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale) che credo non serva nemmeno all'opposizione (lo dico avendo fatto per tanti anni il rappresentante dell'opposizione); certo, così com'è concepito, non serve al Governo.
Cercherò, nei limiti del minuto e trentacinque secondi che mi sono rimasti a disposizione, di fornire comunque una indicazione di merito alla domanda.
Il servizio di valutazione, secondo l'intendimento del ministro Moratti, costituisce un supporto per definire in modo autonomo e indipendente gli standard di qualità del sistema scolastico nel suo complesso, nonché i livelli finali di preparazione degli studenti. Ciò al fine di migliorarli e di migliorare costantemente e in modo omogeneo nel paese il servizio volto, in una democrazia essenziale, a garantire alle giovani generazioni un'educazione ed una preparazione all'altezza della tradizione del sistema scolastico italiano.
Per il rispetto dei limiti posti dal question time, voglio comunque ricordare che proprio quest'oggi il ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca ha riferito, nell'ambito dell'audizione presso la Commissione cultura, scienza e istruzione, in merito alle linee programmatiche che il Governo intende promuovere.
GIUSEPPE GAMBALE. Signor Presidente, signor Vicepresidente del Consiglio, nel minuto e trenta secondi che le era rimasto poteva almeno spiegarci ciò che non ci ha spiegato neanche il ministro Moratti e cioè il motivo per cui avete ritirato il ricorso alla Corte costituzionale. Mi auguro che nella replica alla prossima interrogazione potrà approfondire tale aspetto, perché per noi si tratta di un punto politico importante e determinante. Il ritiro del ricorso che il Governo Amato aveva presentato alla Corte costituzionale contro un provvedimento che riteniamo molto grave a Costituzione vigente è un atto politico molto forte e molto serio che indica la direzione verso la quale volete andare.
Inoltre, signor Vicepresidente del Consiglio, volevo ricordarle, comunque, che il ministro Moratti oggi ha parlato in Commissione - ed io ero presente - e che, però, i vari ministri del suo Governo - il ministro Buttiglione si è esercitato più di tutti - hanno espresso in tema di scuola alcune esternazioni: si è parlato di cancellare la riforma dei cicli (che, come adesso abbiamo appreso, è stata appena sospesa) ed il ministro Bossi ha previsto di istituire la maturità regionale.
Voglio anche ricordarle, a proposito di istituti di valutazione, che ne esiste già uno chiamato CEDE, che abbiamo da poco riformato. Penso che sia necessario che il Governo nel suo complesso faccia chiarezza in merito a quale politica scolastica vuole portare avanti, al di là della propaganda. La campagna elettorale è finita, siete al Governo, come è giusto, perché avete vinto le elezioni; tuttavia, l'anno scolastico è alle porte e i docenti, gli studenti e le famiglie vogliono certezze e sicurezze. Se la riforma che abbiamo portato avanti nel nostro paese in questi anni non vi convince, avete questa volta il dovere di esprimere una posizione ed una proposta chiare che finora, al di là delle varie esternazioni, non sono state ancora espresse.
Noi saremo qui a vigilare nell'interesse della scuola pubblica e del sistema pubblico integrato che abbiamo voluto creare nel nostro paese. In tale sistema allo Stato è attribuito un compito importante, che la Costituzione gli assegna, e a tutti quei privati, cattolici o laici, che vogliono partecipare è consentito di farlo a pieno titolo.
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Interrogazioni a risposta immediata:
RANIELI, DORINA BIANCHI, VOLONTÈ e LUIGI D'AGRÒ. - Al Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
con le sentenze dei TAR di Lazio e Campania è stata annullata la divisione in fasce delle graduatorie permanenti del personale precario della scuola, in quanto penalizzava i docenti degli istituti privati, ai quali veniva riconosciuto un punteggio dimezzato rispetto ai loro colleghi delle scuole statali;
il nuovo decreto-legge sul personale della scuola riconosce la parità di punteggio tra gli insegnanti precari della scuola statale e della scuola parificata a partire dal 2002 e per il servizio maturato dall'anno 2000 in poi -:
se non ritenga opportuno ricondurre le graduatorie a due sole fasce (un'unica fascia formata dalle graduatorie dei concorsi per soli titoli ed un'altra formata da tutti gli altri docenti secondo un criterio di valutazione paritario tra servizio prestato negli istituti pubblici e privati) e riconoscere il servizio maturato dai docenti negli istituti non statali, anche negli anni precedenti il 2000, contrariamente a quanto previsto dal decreto-legge. (3-00074) (10 luglio 2001)
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli, il decreto-legge emanato dal Governo il 3 luglio è finalizzato ad assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico. Le disposizioni interpretative contenute nel decreto sono quindi intese a dare esecuzione alle sentenze esecutive del TAR, ad effettuare, a salvaguardare le nomine già effettuate per l'anno scolastico 2000-2001, a completare quelle già autorizzate per lo stesso anno scolastico e a dare la possibilità di conferire le supplenze annuali sempre per l'anno scolastico 2001-2002.
Sono state individuate alcune soluzioni finalizzate a superare l'emergenza attuale e sono state anche previste soluzioni a regime. La conservazione delle prime due fasce delle graduatorie permanenti e l'integrazione della terza e della quarta, danno, in via transitoria, una precedenza a coloro che avevano i requisiti previsti dalla normativa previgente all'entrata in vigore della legge n. 124.
A esaurimento delle prime due fasce, la graduatoria sarà unica, così come richiesto dall'interpellante, in quanto gli aggiornamenti saranno annuali e quindi si inseriranno via via coloro che avranno maturato i requisiti richiesti.
Per quanto concerne il criterio relativo al punteggio è stato mantenuto quello del punteggio dimezzato per l'anno scolastico 2000-2001, mentre verrà valutato il punteggio, in pari grado, dall'anno 20002 -2003. In questo modo, il decreto-legge ha adottato una soluzione che tiene conto delle sentenze sia del TAR Lazio sia del TAR Campania. Le soluzioni adottate per la fase transitoria rispondono quindi a due esigenze: da un lato, esse consentono l'integrazione della III e della IV fascia sulla base del punteggio attribuito. Questa è un'operazione totalmente automatica e che può essere effettuata rapidamente. In realtà, l'operazione di integrazione delle graduatorie è già stata completata. Ciò ci consentirà di effettuare le nomine previsto entro il 31 agosto 2001 e di conferire le supplenze annuali previste entro l'avvio dell'anno scolastico. Cosa assolutamente impossibile se noi avessimo dovuto ricalcolare i punteggi di tutti coloro che erano inseriti nelle graduatorie. Dall'altro lato, alle norme sulla parità scolastica che sono state adottate e che sono dettate dalla legge del 10 marzo 2000 è stata data applicazione a decorrere dal primo settembre 2000; pertanto, si è ritenuto di riconoscere il servizio prestato presso le scuole pareggiate dopo tale data, ovvero dopo il formale riconoscimento della parità che avviene a seguito di una accurata verifica.
MICHELE RANIELI. Signor Presidente, mi dichiaro parzialmente soddisfatto. Tuttavia, tengo ad evidenziare che, in sostanza, seppure il decreto ad oggi consenta di superare una fase di crisi, lascia aperta una possibilità di ulteriore contenzioso, dal momento che alcuni punti del decreto legge potrebbero essere meglio definiti in sede di conversione. In particolare, mi riferisco alla possibilità di riconoscere la cosiddetta vera parità in termini di punteggio per insegnanti degli istituti non statali, negli anni precedenti non soltanto al 2000, bensì fino al 1996. Infatti, dal 1996 al 2000 ci troviamo dinanzi ad un certo vuoto normativo, per cui non comprendo le ragioni per le quali dovremmo fermarci all'anno 2000 e non anche valutare la possibilità di tornare all'anno 1996.
La seconda considerazione concerne il fatto che anche con tre fasce si viola, a mio avviso, la legge n. 124 dal momento che quest'ultima parla di due fasce: prima eravamo a quattro, adesso torniamo a tre. Questa è la ragione per la quale mi affido alla sensibilità del ministro e del Governo, ritenendo che tale decreto legge possa in sede di conversione essere ulteriormente perfettibile, al fine di evitare contenziosi futuri.
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Interrogazioni a risposta immediata:
DELMASTRO DELLE VEDOVE. - Al Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per sapere -
premesso che:
il vero e proprio esercito di insegnanti «precari» attende da epoca
ormai immemorabile una soluzione giuridicamente seria e definitiva dei
problemi gravissimi che affliggono la categoria;
pare superfluo sottolineare le problematiche che non consentono agli
insegnanti «precari» la programmazione della loro vita e dei loro
impegni;
ogni governo succedutosi nel tempo ha promesso di affrontare e risolvere
quello che pare essere forse il più serio ed il più «endemico» fra i
problemi della classe docente;
il nuovo esecutivo non può certamente sottrarsi al dovere di indicare le
linee di intervento per portare a soluzione il problema degli insegnanti
«precari» -:
quali strutturali ed organiche iniziative intenda assumere per rinvenire
una doverosa, equa e dignitosa soluzione alla triste condizione lavorativa
degli insegnanti «precari».(3-00018) (20 giugno 2001)
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, all'onorevole interrogante vorrei preliminarmente far osservare che il precariato nel sistema scolastico è un fenomeno connesso alle peculiari caratteristiche funzionali della scuola e quindi avrebbe dovuto essere fisiologica esigenza finalizzata all'ordinato svolgimento dell'attività didattica. Tuttavia, concordo pienamente con le sue valutazioni quando invece sottolinea che è diventato sintomo di disfunzioni gestionali fino a condizionare lo svolgimento dell'attività didattica, anziché essere garanzia di un suo ordinato funzionamento.
Già in passato, tuttavia, le esperienze maturate dal personale supplente sono state oggetto di particolare considerazione al fine di favorire la stabilizzazione del rapporto il lavoro di suddetto personale. Da ultimo, la legge n. 124 del 1999, che reca disposizioni urgenti in materia di personale scolastico, nell'apportare modifiche alle modalità di reclutamento del personale della scuola, ha previsto meccanismi che consentono di stabilizzare nel tempo una quota rilevante di personale docente precario. In particolare, detta legge dispone che l'accesso ai ruoli del personale docente ha luogo, per il 50 per cento dei posti, a tal fine assegnabili annualmente mediante concorsi per titoli ed esami, da indire con scansioni triennali, e per il restante 50 per cento attingendo da graduatorie permanenti da utilizzare anche per i contratti a tempo determinato. Le graduatorie in parola, derivate dalla trasformazione delle graduatorie per concorsi per soli titoli, sono sostanzialmente finalizzate alla stabilizzazione del rapporto di lavoro dei docenti precari, attraverso una procedura che permette la valutazione di titoli culturali posseduti dagli aspiranti, ma anche e soprattutto dei servizi di insegnamento maturati nel tempo. Inoltre, la stessa legge ha previsto sessioni riservate per i docenti precari, privi del prescritto titolo di abilitazione o di idoneità, ai fini della loro inclusione nella prima integrazione delle graduatorie medesime.
L'amministrazione si è subito attivata con il massimo impegno per dare immediata applicazione alla legge, indicendo, con ordinanza n. 153 del 1999, le sessioni riservate ad esami, emanando il previsto regolamento (con decreto 27 marzo 2000), recante norme sulle modalità di integrazione e ed aggiornamento delle graduatorie permanenti, e dettando indicazioni operative per la prima integrazione di dette graduatorie. Indubbiamente non sono mancate difficoltà derivate dalle procedure complesse e per la loro natura e per la grandissima quantità delle situazioni da gestire (tant'è vero che nello scorso anno scolastico il Governo precedente ha dovuto ricorrere a ben due decreti-legge per favorire il regolare funzionamento delle lezioni).
Ulteriori difficoltà sono insorte recentemente a seguito delle pronunce adottate in sede giurisdizionale le quali hanno messo in discussione i contenuti degli atti regolamentari della legge n. 129 del 1999, in particolare per quanto riguarda la previsione delle fasce all'interno delle graduatorie; un sistema di collocazione di questi insegnanti effettivamente dubbio. Il Governo appena insediato ha posto la massima attenzione per risolvere tutti i problemi insorti, ed ha ritenuto che la situazione richiedesse un provvedimento urgente di interpretazione della legge n. 124 del 1999 in linea con l'orientamento assunto in sede giurisdizionale, al fine di salvaguardare le nomine già effettuate e per effettuare le ulteriori nomine; comunque coprire sin dall'inizio dell'anno scolastico i circa ottantamila posti ancora vacanti nelle scuole italiane.
Le organizzazioni sindacali, che sono state preventivamente interpellate per un'informativa, hanno convenuto sulla soluzione del decreto-legge condividendone il contenuto. Il provvedimento in parola emanato in data 28 giugno 2001 assolve, dunque, alla finalità di salvaguardare il meccanismo degli scaglioni, confermando la prima e la seconda fascia ed accorpando la terza e la quarta in unica fascia, naturalmente fatte salve le posizioni di coloro che sono stati già assunti con contratti a tempo indeterminato. Lo stesso provvedimento prevede che a decorrere dall'anno scolastico 2002-2003 le integrazioni delle graduatorie successive alla prima siano effettuate con cadenza annuale ed avvengano a pettine, inserendo coloro che maturano i requisiti nelle graduatorie permanenti. In base a queste graduatorie vengono effettuate le immissioni in ruolo e l'assegnazione delle supplenze. Il provvedimento prevede che, a decorrere dal medesimo anno scolastico 2002-2003, il servizio prestato dal primo settembre del 2000 nelle scuole non statali paritarie è valutato nella stessa misura prevista per il servizio prestato nelle scuole statali, in ottemperanza ai principi introdotti dalla legge sulla parità. Si prevede inoltre che, tutte le operazioni di gestione del personale di ruolo siano completate entro il 31 luglio di ciascun anno e, limitatamente all'anno scolastico 2001-2002, al 31 agosto. Entro la medesima data i dirigenti territorialmente competenti procederanno anche alle nomine dei supplenti annuali fino al termine delle attività didattiche. Decorso il termine del 31 luglio di ciascun anno e del 31 agosto per questo anno scolastico 2001-2002, saranno i dirigenti scolastici a provvedere a dette nomine attingendo prioritariamente alle graduatorie permanenti ed in subordine alle graduatorie di istituto.
Si ritiene che le sopra richiamate disposizioni consentano di normalizzare le operazioni di inizio anno scolastico, non soltanto per il prossimo anno, ma anche per il futuro e nel contempo salvaguardino i diritti del personale che aspira all'assunzione in ruolo ed alle supplenze.
SANDRO DELMASTRO DELLE VEDOVE. Onorevole sottosegretario, la ringrazio non solo e non tanto per la tempestività della risposta rispetto alla data di presentazione dell'interrogazione, ma soprattutto per l'inattesa tempestività della soluzione data dal Governo al problema.
Il nutrito esercito degli insegnanti precari attendeva - da una parte con rabbia sacrosanta e dall'altra con rassegnazione comprensibile - che qualcuno finalmente si assumesse la responsabilità di trovare una soluzione seria e definitiva al futuro di migliaia di persone che vivono, non solo una condizione lavorativa, ma anche un'esistenza precaria.
Onorevole sottosegretario, negli ultimi anni ci hanno stordito con le grandi riforme della scuola che, non solo grandi non erano, ma non erano da considerarsi neppure riforme. Non a caso provvederemo, anzi provvederete - spero - a «rottamarle» definitivamente prima che producano danni epocali.
In questi anni i grandi riformatori che quotidianamente facevano i gargarismi con i concetti di socialità e di solidarietà non si sono preoccupati, se non in maniera confusa ed insoddisfacente, di porre fine allo scandalo del precariato nella scuola.
Nessuna azienda privata si sognerebbe mai di gestire il personale in questo modo e se qualche padrone dissennato si sognasse di sfruttare i dipendenti con il metodo ignobile usato nei confronti dei precari, il giudice del lavoro farebbe immediata e sommaria giustizia. Lo Stato, che ha dimostrato, soprattutto durante il periodo di gestione del Governo di centrosinistra, di essere il peggior datore di lavoro da lustri, ritiene di poter impunemente sfruttare con protervia i precari che, come i carabinieri, sono «usi obbedir tacendo e tacendo morir». Dopo cinque anni di Governo di sinistra, conservatore e reazionario, è giusto che il centrodestra restituisca dignità e giustizia ad una categoria avvilita e bistrattata ma proprio per questo meritevole. Grazie dunque, onorevole sottosegretario, grazie al ministro dell'istruzione; da parte di Alleanza nazionale vi è però l'invito ad aprire porte e finestre del mondo della scuola ed a sollecitare il ministro dell'istruzione a fare pulizie di estate, eliminando definitivamente l'immondizia lasciata dalla gestione Berlinguer e De Mauro.
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Interrogazioni a risposta immediata:
CAPITELLI, GRIGNAFFINI, MONTECCHI e SASSO. - Al
Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca. - Per
sapere - premesso che: il Governo, con il decreto-legge che reca
disposizioni urgenti per assicurare l'ordinato avvio dell'anno scolastico
2001-2002, ha modificato i criteri per la compilazione delle graduatorie
permanenti da cui dovranno essere selezionate sia il 50 per cento delle
nomine dei docenti a tempo indeterminato, sia tutte le nomine annuali:
- se non ritenga che questa nuova disciplina introduca pesanti
discriminazioni a danno di chi ha prestato servizio nelle scuole
pubbliche. (3-00058) (3 luglio 2001)
PIERA CAPITELLI. Signor Presidente, signor ministro e
sottosegretari, onorevoli colleghi, il Consiglio dei ministri del 28
luglio ha varato un decreto-legge che avrà conseguenze importanti sia
sull'inizio di questo anno scolastico sia su quelli che verranno.
C'è una parte del decreto - quello che affida le nomine dei supplenti
annuali a decorrere dal primo settembre 2001 ai dirigenti scolastici -
sulla quale si possono esprimere più che contrarietà, molti dubbi sulla
reale fattibilità, sulla tenuta organizzativa delle scuole, sulla reale
possibilità di rispettare i diritti degli aspiranti supplenti: tuttavia,
non si può esprimere totale dissenso.
Non si può non manifestare, invece, aperto disaccordo su quella parte del
decreto che concerne la modifica del regolamento applicativo della legge
n. 124 che, stravolgendo il sistema di graduatoria del personale precario,
tende a favorire le nomine di quanti hanno prestato servizio nelle scuole
private.
La disposizione del decreto che equipara il punteggio per il servizio
prestato nelle scuole non statali - con nomina da regolare graduatoria
concorsuale - a quello prestato nelle scuole private - con chiamata
diretta -, solleva dubbi di incostituzionalità.
LETIZIA MORATTI, Ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca. Signor Presidente, onorevoli
deputati, la situazione della scuola che questo Governo ha ereditato è di
vera e propria emergenza, per effetto dei forti ritardi che si sono
accumulati in questi anni in tutte le operazioni di gestione del
personale.
Per questa ragione all'inizio dell'anno scolastico molti insegnamenti
rimangono vacanti e rimangono non sostituiti supplenti per parecchi mesi.
Senza questo decreto-legge nessun aspirante - inserito nelle graduatorie
annullate dal TAR, con sentenze esecutive dal 14 marzo - avrebbe potuto
essere nominato, né in ruolo né con incarico di supplenza: sarebbero
stati 80 mila posti vacanti, il che significa un milione di studenti senza
insegnanti. Peraltro, sulla soluzione del decreto le organizzazioni
sindacali che sono state preventivamente interpellate per una informativa
hanno convenuto, condividendone il contenuto.
Il decreto-legge approvato dal Governo contiene delle disposizioni
interpretative finalizzate a dare esecuzione a tutte le sentenze del TAR
in termini da salvaguardare le nomine già effettuate e da consentire le
nomine ulteriori e le supplenze annuali, conservando una priorità, a
parità di punteggio, per tutti coloro che erano collocati nella terza
fascia.
Per quanto riguarda in particolare il problema del punteggio, che
determina la posizione nelle graduatorie, il TAR Campania ha affermato che
il servizio prestato presso le scuole paritarie deve essere valutato come
servizio prestato nelle scuole statali.
Il criterio fissato dal decreto ministeriale del precedente Governo
prevedeva, invece, un punteggio dimezzato per il servizio prestato presso
le scuole non statali. Il criterio del punteggio dimezzato è stato,
peraltro, mantenuto nel decreto-legge per l'anno scolastico 2001-2002; in
questo modo, non si è reso necessario ridefinire le posizioni in
graduatoria che sono, quindi, utilizzabili da subito per le nomine e per
le supplenze per l'anno scolastico 2001-2002.
A partire dall'anno scolastico 2002-2003, il decreto prevede che il
servizio prestato nelle scuole paritarie venga valutato con uguale
punteggio rispetto al servizio prestato nelle scuole statali, in
ottemperanza ai principi introdotti dalla legge sulla parità.
Siamo consapevoli delle aspettative di coloro che, da tempo, prestano
servizio precario nelle scuole statali anche se riteniamo che aver creato
aspettative in un numero troppo elevato di soggetti rispetto alle reali
possibilità di assorbimento del sistema sia indice di una inadeguata
disciplina del reclutamento che danneggia gli insegnanti stessi, le
famiglie e gli studenti.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Grazie signor Presidente, do atto
al ministro - e questa, d'altra parte, è già stata la nostra posizione -
che questo è un decreto importante di cui condividiamo lo spirito e anche
alcune parti propositive, soprattutto laddove si cerca di risolvere
l'annoso problema della continuità didattica, dell'avvio dell'anno
scolastico, delle forme di reclutamento di personale a tempo
indeterminato, andando anche verso un rilievo fatto dalla Corte dei conti,
la quale sollecita ad utilizzare questa forma di reclutamento rispetto a
quella a tempo, diciamo così, temporaneo. Non vi è, quindi,
pregiudiziale dal punto di vista dello spirito e della necessità e
urgenza di questo decreto.
Vi sono, però, due punti qualificanti su cui, invece, il dissenso è
radicale. Il primo riguarda il fatto che l'individuazione di una linea
spinta di autonomia, attraverso l'attribuzione ai presidi della possibilità
di nomina del personale docente, da una parte è positiva, ma dall'altra
può dar luogo, per il fatto che diventano definitive le graduatorie di
istituto, a un grande caos nelle forme di assunzione. Quindi, il primo
punto che noi poniamo al Governo - e lo porremo anche attraverso la
presentazione di emendamenti - è quello di definire quali devono essere
le regole attraverso le quali si ottempera al potere di discrezionalità
dei presidi. È un aspetto che, a nostro avviso, il decreto non chiarisce,
avremo modo di definirlo meglio. Il secondo punto, di merito, che è
quello che costituisce l'oggetto della nostra interrogazione, ha a che
vedere con il fatto che, ferme restando le sentenze dei TAR, ferma
restando la questione dei principi istituiti dalla legge di parità (che,
ricordiamocelo, nello spirito aveva quello di rendere pubbliche, vale a
dire trasparenti, certe e condivise, le regole di reclutamento) con
l'anticipazione di questa norma ci troviamo nel caso esattamente
contrario; si finiscono, cioè, per privatizzare (vale a dire, per rendere
allo stesso titolo di quelle private) le regole di reclutamento nella
scuola pubblica. Questo è un punto di principio, questo è un punto sul
quale, a livello emendativo, quando il decreto arriverà all'esame della
Commissione, come gruppo ci impegneremo
Interpellanze urgenti:
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso
che:
i lavoratori socialmente utili (Lsu) Ata, dopo aver supplito di fatto per
sei anni alle carenze di organico degli istituti svolgendo mansioni di
collaboratore scolastico e di addetto di segreteria e laboratorio, oggi
sono colpiti dal processo di terziarizzazione delle funzioni Ata, avviato
nella precedente legislatura;
entro il 1o luglio 2001, in virtù di una convenzione che il
ministero dell'istruzione, università e ricerca ha stipulato con quattro
consorzi d'impresa che raccolgono cooperative di pulizie, saranno
costretti a firmare contratti di lavoro con cooperative che svolgono
esclusive mansioni di pulizie e di collaborazione coordinata e
continuativa, con forme di mobilità selvaggia;
questa soluzione costringerebbe i lavoratori in una condizione di estrema
precarietà e senza alcuna garanzia per il futuro dato che la copertura
finanziaria della convenzione è prevista solo fino al 2002;
l'ex Ministro De Mauro aveva deciso, in seguito alle proteste dei
sindacati, di non firmare il provvedimento con il quale si stralciavano
definitivamente dall'organico di diritto (260 mila posti) la posizione dei
circa 18 mila dipendenti precari;
da notizie stampa (Italia Oggi del 26 giugno 2001) si apprende che
il nuovo Ministro sembrerebbe intenzionato a riprendere in mano il
provvedimento (l'organico di diritto è fissato, solitamente, a giugno),
rinviando la verifica dei 18 mila posti in bilico all'organico di fatto -:
quali misure intenda porre in essere al fine di attivare le procedure che
consentano, dal 1o luglio prossimo, una proroga della
convenzione e per approvare un piano di assunzioni negli organici
scolastici per i lavoratori Lsu Ata.
(2-00014) «Giordano, Titti De Simone, Alfonso Gianni». (3 luglio
2001)
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, signora sottosegretario, abbiamo presentato questa interpellanza a causa di una situazione che vogliamo porre alla sua attenzione. A partire dal 1 luglio 2001, in virtù di una convenzione che il ministero dell'istruzione, università e ricerca ha stipulato con quattro consorzi di impresa che raccolgono cooperative di pulizia, oltre 17 mila lavoratori socialmente utili del comparto Ata, dopo aver supplito di fatto per sei anni alle carenze di organico degli istituti scolastici pubblici, svolgendo mansioni di collaboratore scolastico ed addetto di segreteria e laboratorio, in queste ore sono costretti a firmare contratti di lavoro con cooperative che svolgono esclusivamente mansioni di pulizia e di collaborazione coordinata e continuativa, con forme che noi riteniamo essere di mobilità selvaggia.
Questa situazione è piuttosto preoccupante poiché costringe questi lavoratori, che per anni hanno supplito ai vuoti di organico delle scuole pubbliche, ad una condizione di estrema precarietà e senza alcuna garanzia per il loro futuro lavorativo, dato che la copertura finanziaria di questa convenzione è prevista solo fino al 2002.
Tra l'altro vogliamo sottolineare che questa situazione comporta per i direttori degli istituti la necessità di assumere altro personale che dovrà andare a sostituire i posti precedentemente ricoperti dai lavoratori socialmente utili, in particolare per quanto riguarda i ruoli di assistenza svolti nelle scuole elementari e materne. Non capiamo quale sia il senso di questa soluzione, anche perché dai dati e dai conti che abbiamo fatto ci sembra che sostanzialmente questa operazione comporti per lo Stato un doppio costo che comprende anche la gestione dei ruoli di assistenza e di segreteria delle scuole pubbliche.
Per queste ragioni chiediamo quali misure il Governo intenda attivare per quella che noi riteniamo essere una necessaria proroga di questa convenzione, al fine di approvare un piano di assunzione negli organici scolastici dei lavoratori (Lsu) Ata, anche a fronte del fatto che nei mesi passati, prima delle elezioni, numerosi esponenti di questo Governo - in particolare vorrei citare l'onorevole Fini, oggi vice premier - hanno preso degli impegni ufficiali nei confronti di questi lavoratori, ai quali sono state inviate prima delle elezioni delle lettere a domicilio, permettendo loro l'assunzione negli organici scolastici.
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, l'onorevole De Simone dovrebbe sapere che questa storia non è una storia limpida nel senso che si è arrivati ai contratti continuativi e determinanti - che poi richiamano in tutto e per tutto i contratti pubblici - attraverso una strada molto contorta che risale all'articolo 8 della legge n. 124 del 1999 la quale ha previsto il trasferimento nei ruoli statali del personale amministrativo tecnico ed ausiliario dipendente dagli enti locali in servizio nelle scuole statali.
In realtà, non tutti i comuni disponevano di personale dipendente ma utilizzavano, per svolgere le funzioni del personale ausiliario nelle scuole, anche cooperative, imprese e quindi servizi appaltati. Per non lasciare privi di lavoro questi soggetti, che non erano stati mai dipendenti degli enti locali, quasi con una forzatura, presente già allora, il decreto ministeriale n. 184 del 23 luglio del 1999 ha disposto che l'amministrazione subentrava agli enti locali anche nelle convenzioni relative all'utilizzazione dei lavoratori impegnati nei progetti socialmente utili in atto in alcune istituzioni scolastiche per lo svolgimento di funzioni Ata, demandate per legge all'ente locale stesso, con effetto dal primo maggio 2000.
Il decreto legislativo n. 81 del 28 febbraio 2000, nel dettare nuove disposizioni per la disciplina dei lavori socialmente utili, ha tra l'altro stabilito che con appositi decreti interministeriali vengano individuate misure finalizzate alla stabilizzazione occupazionale esterna dei lavoratori impegnati in progetti di lavori socialmente utili. Vi è comunque un impegno di stabilizzare questo tipo di contratto di lavoro. Pertanto, in applicazione del decreto legislativo n. 81 del 2000, l'amministrazione medesima è stata ritenuta ente utilizzatore di circa 18 mila lavoratori socialmente utili utilizzati in alcune istituzioni scolastiche. Per tali soggetti, in applicazione delle vigenti normative, sono stati adottati dai competenti dirigenti scolastici provinciali provvedimenti di proroga nell'utilizzo fino al 30 giugno 2001.
Infine, la legge n. 388 del 2000, praticamente la legge finanziaria del 2001, all'articolo 78, comma 31, ha previsto l'emanazione di un decreto interministeriale da parte del ministro della pubblica istruzione, di concerto con il ministro del lavoro e della previdenza sociale, il ministro del tesoro, del bilancio e della programmazione economica per la definizione di procedure di terziarizzazione, sempre ai fini della stabilizzazione dei lavoratori impegnati in progetti socialmente utili presso gli istituti statali. Con il termine di terziarizzazione si intende l'adozione di provvedimenti intesi a stabilizzare comunque il rapporto di lavoro dei soggetti utilizzati nei progetti di lavoro socialmente utili, attraverso convenzioni con enti esterni alla pubblica amministrazione che si impegnano ad assumere stabilmente lavoratori e a corrispondere le relative retribuzioni che corrispondono, in tutto e per tutto, a quelle dei dipendenti statali. Quindi, con contratto pubblico all'interno di questi enti che sono terzi rispetto all'amministrazione.
Come risulta dal tenore delle disposizioni citate, la terziarizzazione assolve la finalità di stabilizzare l'occupazione dei soggetti impegnati in progetti di lavori socialmente utili le cui prospettive occupazionali erano in precedenza limitate temporalmente alla conclusione del progetto. A tal fine, l'articolo 78, al comma 31 citato, ha previsto lo stanziamento di apposite risorse determinate in lire 287 miliardi per il 2001, e di lire 575 miliardi per il 2002. Pertanto, l'amministrazione, sulla base delle disposizioni sopra indicate delle disposizioni applicative introdotte dai decreti ministeriali nn. 65 e 66 del 20 aprile 2001, è tenuta a procedere alla terziarizzazione, in primo luogo nell'interesse dei lavoratori socialmente utili che, proprio per questo, sono individuati dai decreti predetti quali beneficiari delle norme in questione.
In particolare, in esecuzione del decreto ministeriale n.65, l'amministrazione ha sottoscritto nei primi giorni del mese di giugno la convenzione quadro con quattro consorzi di imprese incaricate di svolgere l'attività di pulizia, con l'assorbimento a tempo indeterminato, a decorrere dal primo luglio, di tutti i 17 mila lavoratori socialmente utili in servizio, in qualità di personale ATA come collaboratore scolastico in alcune istituzioni scolastiche.
In esecuzione del decreto ministeriale n. 66, l'amministrazione ha invitato i dirigenti delle istituzioni scolastiche presso cui erano addetti i lavoratori socialmente utili, in qualità di personale ATA per servizi assimilabili in parte a quelli dell'assistente amministrativo tecnico, a stipulare contratti di collaborazione coordinata e continuativa, per soggetti definiti, con i circa i mille interessati. Le procedure previste dai decreti ministeriali n. 65 e n. 66 nonché dalla convenzione quadro sono tuttora in corso con la stipula dei contratti fra le imprese e i dirigenti scolastici interessati e tra le imprese e i lavoratori socialmente utili in possesso dei requisiti, con l'applicazione nella sede di servizio occupata al 30 giugno 2001. Solo in tempi successivi e prima dell'inizio dell'anno scolastico 2001-2002 si procederà con il coordinamento dei direttori generali regionali all'ottimizzazione del servizio per l'utilizzo più efficace dei soggetti addetti alle pulizie.
Per quanto riguarda la lamentata insufficienza di risorse disponibili si fa presente che l'amministrazione ha utilizzato le risorse previste dalla legge finanziaria n.388 del 2000, fino al 12 dicembre 2002, mentre i consorzi di impresa si sono obbligati, con la sottoscrizione della convenzione quadro, ad assorbire i lavoratori interessati a tempo indeterminato, a decorrere dal primo luglio 2001 e a corrispondere le retribuzioni, secondo il contratto collettivo di categoria ed infine a far svolgere l'attività per almeno 30 ore settimanali.
Conclusivamente è da precisare che le procedure attivate e le soluzioni adottate costituiscono il puntuale adempimento di disposizioni legislative, che non hanno previsto l'immissione in posti di organico di ruolo statale del personale oggetto dell'interpellanza, bensì, si tratta di una condizione analoga, la stabilizzazione del rapporto tramite la procedura di terziarizzazione.
Vorrei, infine, far notare agli onorevoli interroganti che lo sforzo per lo Stato è stato straordinario e che non ha precedente, non solo in Italia, ma in tutti i paesi del mondo intero. Neanche, se mi consente, in Unione sovietica si è mai pensato di realizzare un'operazione di questo genere. Nonostante l'articolo 31, l.e), del decreto legislativo n. 29 stabilisse una diversa distribuzione del personale ATA senza nessun onere per lo Stato. Abbiamo infatti già un esubero di personale ATA, come è noto, nel nostro paese - anche questo è un altro primato che nessun altro paese al mondo detiene: tanto personale ausiliario nelle scuole, pari quasi al numero degli insegnanti! -; nonostante la legge finanziaria del 1998 - mi piace ricordarlo, del 1998, quindi con un Governo di centrosinistra - stabilisse che le scuole possono liberamente sostituire il servizio di pulizia con convenzioni.
La legge di allora diceva che le scuole, anche consorziate tra loro, possono deliberare l'affidamento in appalto dei servizi di pulizia dei locali scolastici e delle loro pertinenze, previa riduzione della dotazione organica di istituto. Si tratta della legge finanziaria del 1998, mai applicata, e, in compenso, adesso l'amministrazione centrale e periferica fa convenzioni - addirittura abbiamo sentito - per decine di migliaia di lavoratori socialmente utili.
Dunque, da quella che poteva essere una privatizzazione prevista nella legge finanziaria del 1998, si è passati alla statalizzazione delle ditte che erano state utilizzate temporalmente dagli enti locali, per non parlare poi della penalizzazione che si è avuta: spiace infatti che una forza politica come la vostra non abbia considerato adeguatamente che insistere per l'immissione in ruolo negli organici dello Stato di questi lavoratori vada a penalizzare fortemente altri lavoratori che sono utilmente nelle graduatorie nello Stato.
Parlo del personale Ata utilmente collocato nelle graduatorie provinciali, circa seicentomila lavoratori che sono stati praticamente abbandonati al loro destino perché questa convenzione, di fatto, li esclude dalla possibilità di lavorare nelle istituzioni scolastiche. Quindi, come sempre, esiste il rovescio della medaglia e dispiace che una forza politica così attenta all'equità sociale non abbia considerato che ciò che questi lavoratori hanno ottenuto va già ben oltre quello che lo Stato avrebbe dovuto riconoscere e che, probabilmente ora questo si farà, ma è una condizione estremamente vantaggiosa per questo tipo di lavoratori. Credo che non abbiano nulla da temere perché hanno un contratto pubblico a tempo indeterminato, sia pure in modo indiretto. Non credo, quindi, che sussistano le ragioni dell'interrogante.
TITTI DE SIMONE. Mi ritengo parzialmente soddisfatta per questa risposta. Naturalmente conosciamo bene l'iter che è stato seguito nel corso di questi anni rispetto alla situazione degli Lsu, in particolare per quanto riguarda gli Lsu Ata, e non possiamo che ribadire la nostra contrarietà, il nostro dissenso rispetto ai processi di terziarizzazione delle funzioni di questo personale, per motivi che abbiamo ribadito molte volte anche in questa sede istituzionale, anche durante la discussione della legge finanziaria. Riteniamo infatti che sussistano, attraverso questi meccanismi di terziarizzazione, processi di flessibilità, per quanto riguarda l'esistenza dei contratti di lavoro di questo personale. Al contrario, per quanto riguarda le aziende - in questo caso i consorzi - riteniamo che non si possa parlare di statalizzazione vera e propria quanto di trasferimento di soldi dello Stato ad imprese che, sostanzialmente, dovrebbero svolgere queste funzioni. È dunque un concetto un po' diverso.
Ci chiediamo chi alla fine ci guadagnerà davvero in questa operazione. Se saranno questi lavoratori o se saranno, in realtà, come spesso succede, le imprese che si troveranno a gestire sostanzialmente questi consorzi. Per questo motivo riteniamo che sia opportuno avviare delle operazioni di verifica rispetto alle imprese che aderiscono e rientrano in questi consorzi perché possano in qualche modo essere chiari gli elementi di rispetto dei criteri della convenzione ministeriale ed anche i ruoli per cui questi 17 mila lavoratori sono stati assunti da queste imprese. Ci riserviamo naturalmente di presentare i nostri emendamenti durante l'esame della legge finanziaria, per quanto riguarda in particolare i rapporti con questi consorzi, anche perché ci risulta al momento - e non mi pare che la risposta del sottosegretario su questo sia stata di chiarimento - che comunque, ad oggi, la copertura finanziaria di questa operazione in ogni caso sia prevista soltanto fino al 2002.
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7a
Com. |
5, 10 |
Predisposizione del programma dei lavori della Commissione
per il periodo luglio-settembre 2001 e del calendario dei lavori per il
periodo 9-26 luglio 2001
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11a
Com. |
10,
11, 12, 17, 19 |
in sede referente, DL 255/01
Lavoratori precari della scuola
Il 17 luglio la Commissione invia il nuovo testo, con
modifiche, del DL 255/01
Lavoratori precari della scuola alle commissioni competenti
Il termine per la presentazione degli emendamenti è
fissato per le ore 18 di giovedì 12 luglio 2001
(10.07.01) Il sottosegretario Valentina APREA, fa presente che la Commissione si trova a dover nuovamente discutere, ad inizio della legislatura, un provvedimento d'urgenza in materia di personale precario della scuola in quanto la sistemazione di tale personale operata dalla precedente maggioranza di centrosinistra ha «tradito» il senso della legge n. 124 del 1999, che a suo avviso occorre recuperare.
Dopo aver ricordato che tale legge ha individuato due categorie, ossia i cosiddetti precari storici e tutti gli altri insegnanti utilmente collocati nelle graduatorie per supplenze ed incarichi, sottolinea che l'introduzione di questa unica distinzione mirava a superare la frammentazione di queste categorie di insegnanti. L'interpretazione della legge in questione fornita dal regolamento approvato con il decreto ministeriale n. 123 del 2000 ha invece reintrodotto la frammentazione. Osserva che il sistema dell'articolazione del personale in scaglioni, previsto da tale regolamento, penalizza, in particolare, gli insegnanti inseriti nella quarta fascia e quelli delle scuole di specializzazione, per i quali si era addirittura ipotizzata la previsione di una quinta fascia.
Dopo aver richiamato il contenzioso a cui il citato regolamento ha dato luogo, sottolinea che soltanto 5 mila dei 15 mila posti disponibili sono stati finora coperti e che, nel caso di definitiva soccombenza in sede giudiziaria, tali assunzioni verrebbero annullate.
Il Governo, responsabilmente, ha adottato il decreto-legge in esame per risolvere in via definitiva il problema degli insegnanti precari delle scuole tutelando i diritti di tale categoria di lavoratori, come richiesto dalle stesse organizzazioni sindacali. Sottolinea che la scelta fatta dal Governo tiene conto dei ricorsi presentati ai tribunali amministrativi regionali senza peraltro mettere in discussione i diritti acquisiti dagli insegnanti già immessi in ruolo.
Entrando nel merito, si sofferma soprattutto sull'articolo 2, che determina i criteri per l'integrazione delle graduatorie permanenti, tutelando in particolare la posizione degli insegnanti precari specializzati, che dall'anno scolastico 2002-2003 potranno essere inseriti nelle graduatorie. Pone inoltre l'accento sul comma 2 dell'articolo 2, il quale stabilisce che i servizi di insegnamento prestati dal 1o settembre 2000 nelle scuole paritarie sono valutati nella stessa misura prevista per il servizio prestato nelle scuole statali. Tale disposizione costituisce un importante segnale nella direzione di un'effettiva equiparazione tra scuole statali e scuole non statali, in linea con la cosiddetta legge sulla parità.
Con riferimento all'articolo 3, dopo aver sottolineato l'incapacità, manifestata nel passato dall'amministrazione scolastica, di gestire le operazioni di assegnazione degli insegnanti e di copertura dei posti vacanti in tempi e modi adeguati, rileva che la disposizione in esame fa sì che l'amministrazione scolastica torni a svolgere una funzione servente rispetto ai bisogni e ai diritti degli studenti e delle loro famiglie. Ciò è reso possibile attraverso uno snellimento delle procedure e la fissazione di tempi certi.
Osserva, in particolare, che dal 1o settembre saranno i dirigenti scolastici a provvedere alla copertura dei posti vacanti e all'assegnazione delle supplenze. Anche tramite un accordo sindacale, si è stabilito che per la copertura dei posti vacanti si utilizzino le graduatorie provinciali. Ogni dirigente dovrà coprire un numero minimo di posti vacanti. Informa, inoltre, che si sta studiando un'applicazione informatica che consenta di individuare in tempo reale gli insegnanti a cui ricorrere. Infine, il decreto-legge prevede che, nel caso in cui il diritto all' immissione in ruolo maturi nel corso dell'anno scolastico, tali immissioni siano riconosciute, ai fini giuridici, dal momento in cui gli insegnanti ricevono la nomina e, ai fini economici, dal 1o settembre dell'anno successivo.
In conclusione, raccomanda una sollecita approvazione del provvedimento in esame.
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Senato
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Aula |
31 |
DL
255/01 Lavoratori precari della scuola
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Aula |
16 |
Presentazione del Documento di programmazione
economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni
2002-2006
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Aula |
12 |
Informativa urgente del ministro dell'economia e delle
finanze sulle dichiarazioni rese alla Tg1 in ordine alla situazione dei
conti pubblici in Italia
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7a
Com. |
26,
27, 31 |
DL
255/01 Lavoratori precari della scuola
Il 31 luglio la Commissione conferisce mandato al relatore
a riferire favorevolmente in Aula sul provvedimento in titolo, nel testo
trasmesso dalla Camera dei deputati, autorizzandolo fin d'ora a richiedere
lo svolgimento della relazione orale.
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7a
Com. |
19,
25 |
Audizione del Ministro dell'istruzione, università e ricerca
scientifica, Letizia Moratti, sulle linee programmatiche del suo dicastero
(19.07.01) Il ministro Moratti si sofferma
preliminarmente sugli aspetti relativi all'ordinamento scolastico. Al
riguardo, dichiara che il nuovo Governo, ritenendo l'istruzione momento
cruciale dei processi di crescita e di modernizzazione delle società
civili ed evolute, pone al centro del proprio programma un progetto per
l'istruzione connesso al più ampio disegno di sviluppo e modernizzazione
della società italiana. A tal fine, si impegna a tenere fondamentalmente
conto degli interessi, dei bisogni e delle aspettative delle tre categorie
interessate (studenti, famiglie e docenti), nella consapevolezza di dover
valorizzare il capitale umano, il patrimonio scientifico e culturale nonché
le competenze tecniche del Paese e ridare qualità al sistema d'istruzione
nazionale riallineandolo agli standard europei.
Le linee direttrici dell'azione di Governo saranno pertanto, prosegue il
Ministro, la solidarietà e l'eccellenza, onde scongiurare il decadimento
del sistema educativo e formativo nonché accorciare le distanze fra gli
sforzi compiuti e i risultati raggiunti.
Il Ministro fornisce poi alcuni dati OCSE, secondo cui - nonostante un
rapporto fra insegnanti ed alunni più favorevole rispetto alla media
europea – il 65 per cento della popolazione adulta non supera il secondo
livello alfabetico. Inoltre, l'Italia si colloca al ventunesimo posto
nella graduatoria internazionale per preparazione scientifica e al
ventitreesimo posto per quella matematica. Ancora, nonostante che il costo
medio per studente sia più alto del 15 per cento rispetto agli standard
europei, solo il 40 per cento della popolazione adulta raggiunge un
diploma di scuola secondaria e il tasso di dispersione universitaria è
molto più elevato che negli altri Paesi europei. A ciò si aggiunge che
molte facoltà universitarie registrano tassi di disoccupazione crescente
mentre, dall'altro lato, aumenta la carenza di profili professionali
legati alle tecnologie più moderne. Si tratta di un'evidente mancanza di
raccordo fra scuola secondaria, università e mondo del lavoro, aggravata
dalle disparità esistenti sul territorio nazionale fra percorsi formativi
post laurea.
La Commissione europea ha poi accertato che in Italia solo una bassissima
percentuale di lavoratori svolge attività di ricerca, a fronte di una
media europea assai più elevata e di percentuali ancor più significative
negli Stati Uniti e in Giappone.
Infine, l'Italia registra un ulteriore primato negativo, risultando ultima
nella graduatoria europea dei dottorati tecnologici.
Le implicazioni di questa drammatica situazione sono evidenti. A fronte
dell'innalzamento del livello di istruzione europeo (cui consegue
l'inserimento nel mondo del lavoro di nuovi soggetti, quali le donne e i
giovani) e del rafforzamento dei valori meritocratici che tendono a
polarizzare lo scenario socio-economico fra centri di eccellenza e aree di
emarginazione, l'Italia rischia infatti di essere marginalizzata e di non
reggere alla sfida della società della conoscenza.
Occorre pertanto innalzare significativamente i livelli medi di
scolarizzazione e di eccellenza, rafforzare le strutture didattiche e
universitarie, attrarre investimenti, favorire la ricerca e consentire la
nascita di nuove imprese. In tal senso il Ministro comunica che già nel
Documento di programmazione economico-finanziaria (DPEF) sono state
inserite politiche di investimento atte a favorire l'aumento della
scolarizzazione, la qualificazione degli insegnanti, il sostegno alla
ricerca, l'utilizzo delle tecnologie multimediali, al fine di innescare un
circolo virtuoso che consenta ai giovani di "sapere, saper fare,
saper essere".
Nella consapevolezza di rappresentare aspettative diverse e nell'ottica di
costruire una scuola in cui tutti possano riconoscersi, il Ministro
dichiara poi di aver aperto la più ampia consultazione raccogliendo
preoccupazioni ma anche aspettative e indicazioni per superare le criticità
del sistema. In tale prospettiva, ella ha ritenuto di sospendere
l'attuazione della legge di riordino dei cicli scolastici, proprio al fine
di assicurare il massimo coinvolgimento delle parti interessate. Quanto
alle ragioni di tale stato di crisi, ella ritiene di ravvisarne
essenzialmente due: l'insufficiente qualità del servizio offerto e la
mancanza di libertà nella scelta delle famiglie. Con riferimento a tale
ultimo profilo, il Governo conviene che lo Stato non debba essere l'unico
promotore nè il custode esclusivo delle competenze tecniche e
scientifiche. Al contrario, auspica un sistema di istruzione ispirato ad
un modello democratico, aperto, innovativo e trasparente, che sappia
coniugare equità e competizione, giustizia sociale e meritocrazia,
partecipazione e responsabilità. Ad avviso del Ministro, il diritto allo
studio comprende infatti anche il diritto all'eccellenza.
Occorre dunque integrare poteri, funzioni e soggetti per assicurare pari
condizioni alle famiglie in un sistema integrato fra istituzioni statali e
istituzioni non statali e ridefinire il ruolo dello Stato centrale in una
prospettiva più articolata di federalismo solidale nell'ambito della
quale al livello centrale siano riservate funzioni di indirizzo e
controllo ma non di gestione. Ella sottolinea altresì l'esigenza di un
efficace centro di valutazione sulle funzioni della scuola e sui livelli
di apprendimento, che possa lavorare in piena autonomia e indipendenza per
individuare idonei standard di qualità, e comunica di aver
attivato un gruppo di lavoro con il compito di approfondire i sistemi
valutativi anche attraverso la comparazione con le altre esperienze
europee.
Il Ministro si sofferma poi su un altro elemento di criticità del
sistema: l'eccessivo peso burocratico dello Stato, testimoniato da un
numero incontrollato di circolari e decreti e da una proliferazione di
uffici dirigenziali che determina una inopinata frammentazione delle
competenze. Le stesse direzioni regionali stentano a decollare, per i
pesanti vincoli burocratici ed organizzativi loro imposti, con il rischio
che si costituiscano strutture provinciali intermedie di fatto equivalenti
ai soppressi provveditorati. Ella preannuncia pertanto l'istituzione di un
Tavolo di semplificazione, volto a sburocratizzare l'organizzazione
interna della struttura scolastica e a superarne l'autoreferenzialità. Lo
stesso decreto-legge che il Governo ha adottato per l'avvio dell'anno
scolastico si pone l'obiettivo di rilanciare il ruolo dell'Amministrazione
scolastica in un'ottica di servizio agli studenti e alle famiglie.
Altro tema di rilievo è senz'altro rappresentato, prosegue il Ministro,
dall'autonomia scolastica: al riguardo, ella manifesta l'intenzione di
procedere ad una revisione degli organi di governo degli istituti che, a
suo giudizio, dovrebbero caratterizzarsi per snellezza, al fine di
consentire alle singole scuole di dotarsi degli organi di partecipazione e
rappresentanza più appropriati. Analogamente, dovrà essere rivista la
disciplina degli organi collegiali territoriali, onde assicurare forme di
rappresentanza più incisive.
Il Ministro si sofferma quindi più analiticamente sul riordino dei cicli
scolastici, confermando l'impegno a riavviare il processo riformatore con
il coinvolgimento dei protagonisti dell'ordinamento scolastico (docenti,
genitori e studenti), ed espone i nodi ritenuti di maggiore criticità: la
frequenza della scuola dell'infanzia, comunque da considerare come non
obbligatoria ma eventualmente utilizzabile quale credito ai fini
dell'assolvimento dell'obbligo scolastico; la valorizzazione delle
specificità delle diverse età evolutive; la definizione di curricoli di
qualità per la scuola secondaria; l'individuazione di percorsi di
formazione professionale dai 14 ai 21 anni realmente alternativi ai
percorsi scolastici; la formazione degli insegnanti; l'approntamento di
adeguate risorse finanziarie. Anche in questo caso, ella comunica di aver
istituito un gruppo di lavoro con il compito di predisporre un rapporto di
sintesi da sottoporre agli "stati generali dell'istruzione"
(composti da rappresentanti delle famiglie, degli studenti e dei docenti,
nonché da tecnici) ai quali sarà chiesto di fornire concreti riscontri
per un nuovo piano di attuazione della riforma e per le eventuali
modifiche legislative. Intendimento del Governo è comunque quello di
completare tale percorso in tempo utile per avviare la riforma dall'anno
scolastico 2002-2003.
Nella consapevolezza che il processo riformatore non può prescindere da
una riflessione attenta sul ruolo degli insegnanti, il Ministro richiama
quindi l'attenzione della Commissione sulla necessità di porre finalmente
mano allo status della docenza, al fine di superare un modello,
consolidatosi nel tempo, che troppo spesso ha imbrigliato gli insegnanti
nell'espletamento di compito essenzialmente impiegatizi. Ella stigmatizza
altresì la eccessiva tolleranza finora registratasi verso comportamenti,
per fortuna molto limitati, che tuttavia risultano incompatibili con la
funzione educativa, come ha giustamente segnalato di recente la Corte dei
conti.
Occorre pertanto riarticolare la funzione docente, riconoscendo il diverso
impegno professionale, i tempi di lavoro e l'arricchimento dei profili
professionali, con una disciplina coerente con la piena attuazione
dell'autonomia scolastica. Inoltre, è intenzione del Governo realizzare
codici deontologici volti a tutelare la dignità professionale dei
docenti.
Quanto infine ai dirigenti scolastici, ella richiama il primo contratto
collettivo nazionale ed assicura che al più presto sarà bandito il primo
concorso per il loro reclutamento. Uguale attenzione preannuncia per la
valorizzazione del personale ATA.
Il Ministro passa poi ad illustrare le linee direttrici del Governo
riferite alla politica universitaria. Al riguardo indica i seguenti
obiettivi prioritari, coerentemente ai quali verrà effettuata la
ripartizione delle risorse disponibili: aumentare il numero dei laureati,
ridurre i tempi effettivi per il conseguimento dei titoli universitari,
garantire gli sbocchi professionali anche attraverso una più elevata
qualità degli insegnamenti e l'interazione con il mondo produttivo. In
tale direzione ella auspica che si orienti anche l'autonomia didattica
delle università, che il Governo si impegna a rendere effettiva. Alle
università il Governo chiede peraltro di associare sempre più
strettamente il concetto di autonomia con quello di responsabilità.
Ella si sofferma quindi sul delicato passaggio fra scuola e università,
attualmente caratterizzato da una sostanziale carenza di informazioni
sulle possibili opzioni, ed auspica l'introduzione anche nelle università
di forme di accreditamento del prodotto formativo e di certificazione
della qualità dei servizi. Ritiene poi che gli strumenti per il diritto
allo studio, oltre a sostenere economicamente gli studenti privi di mezzi,
debbano essere indirizzati anche a valorizzare i talenti migliori.
Inoltre, ritiene indispensabile internazionalizzare il nostro sistema
universitario, introducendo elementi di mobilità non solo per gli
studenti ma anche per i docenti e i ricercatori.
Quanto alla riforma avviata dal regolamento approvato con decreto n. 509
del 1999, ella comunica di aver avviato una consultazione analoga a quella
relativa al riordino dei cicli scolastici. In tale ambito, ha registrato
principalmente la preoccupazione che la riforma determini una
dequalificazione della formazione universitaria ovvero una sua eccessiva
specializzazione. Auspica pertanto un attento monitoraggio che eviti il
rischio di una standardizzazione dell'offerta didattica ed una sua
omologazione verso il basso. Ritiene tuttavia che la riforma sia una prima
positiva risposta, dopo anni di immobilismo, ai gravi problemi di
inefficienza delle università e che essa possa innesacare un positivo
processo di autoriforma continua. Il successo dipende tuttavia dalla
validità dei progetti formativi predisposti dai singoli atenei ed in tal
senso il Ministro lamenta che alcuni corsi siano stati definiti dalle
università senza la necessaria consultazione con il mondo produttivo.
Assicura comunque il pieno sostegno del Governo alle università che
intendano attuare da subito la riforma; allo stesso tempo, il Governo è
orientato a consentire alle università che ne avvertano l'esigenza di
differire l'avvio della riforma. Ciò, per tre ordini di motivi: dare
maggiore tempo alle università che non sono ancora pronte per progettare
i nuovi corsi; consentire alle facoltà che hanno sollevato maggiori
perplessità sull'articolazione "3+2" (in particolare quelle
umanistiche) un ulteriore approfondimento; monitorare il processo di
riforma e definire standard minimi per l'attivazione di corsi e
facoltà.
Nodo significativamente problematico del sistema universitario è peraltro
quello delle risorse, in particolare per quanto riguarda i tre profili del
diritto allo studio, dell'edilizia universitaria e della ricerca. Del
resto, i fondi a disposizione del sistema universitario italiano (pari a
circa 14.000 miliardi) sono di gran lunga inferiori a quelli di altri
Paesi europei. Occorre pertanto incrementare adeguatamente il fondo di
finanziamento ordinario, nonché potenziare con adeguati investimenti la
ricerca universitaria, aumentando fra l'altro il numero dei dottorati di
ricerca, di cui è necessario verificare attentamente le ricadute
professionali e la qualità. Dopo aver espresso un giudizio positivo
sull'operato del Comitato nazionale per la valutazione del sistema
universitario, di cui auspica tuttavia un potenziamento, ella sollecita
poi il superamento del sistema dei controlli preventivi attualmente
affidati al Ministero e al Consiglio universitario nazionale (CUN), che
determina eccessive rigidità burocratiche, incoerenti con la
ridefinizione dei percorsi formativi operata dalla legge n. 127 del 1997.
Il Ministro sollecita altresì una riflessione sui meccanismi di
reclutamento dei docenti: al riguardo, ritiene indispensabile consentire
agli atenei di scegliere docenti di qualità, recuperando tuttavia il
sistema del vincitore unico.
Quanto infine al settore della ricerca, ella conferma il ruolo decisivo
che il Governo gli assegna ai fini della modernizzazione del Paese. Nella
consapevolezza che, in una società industriale avanzata, tale settore
contribuisce in modo determinante allo sviluppo della capacità
competitiva del comparto produttivo, eleva le capacità formative dei
docenti universitari e rappresenta strumento di diffusione della cultura
scientifica e tecnologica, il Governo ritiene del resto indispensabile un
efficace processo di riforma. Ciò tanto più in considerazione del fatto
che nell'ultimo decennio la spesa per la ricerca in Italia, già molto
bassa, si è ulteriormente ridotta, i finanziamenti pubblici sono
inopinatamente distribuiti "a pioggia" ed è in atto un
drammatico ridimensionamento dei centri di ricerca privati: non solo molte
grandi società stanno infatti riducendo il proprio impegno nella ricerca,
ma diverse medie industrie, prima attive nel campo della ricerca, sono
state acquistate da multinazionali e stanno trasferendo i loro laboratori
all'estero; inoltre, la maggior parte delle piccole e medie imprese non ha
praticamente rapporto con la ricerca. Né va sottovalutato il fatto che il
settore della ricerca non sembra recare attrattive per i giovani e i
ricercatori non hanno dimostrato di saper valorizzare adeguatamente a fini
economici e sociali i risultati ottenuti in laboratorio.
Il Ministro assicura pertanto l'impegno del Governo per una molteplicità
di azioni che, variamente posizionate nel tempo ma comunque coordinate fra
loro, promuovano la presenza italiana nei settori di alta tecnologia già
individuati nel DPEF: aeronautica, spazio, difesa, informatica, energia,
telematica, biotecnologia e nuovi materiali.
In particolare, la spesa pubblica per la ricerca verrà elevata, nei
prossimi cinque anni, al livello degli altri paesi europei (1 per cento
del PIL). Inoltre, verrà potenziata la committenza pubblica della ricerca
e verranno semplificati gli adempimenti burocratici al fine di attrarre
gli investimenti privati ed accrescere la ricaduta economica e sociale
della ricerca. Verranno altresì facilitate tutte le iniziative volte a
rivitalizzare la ricerca privata, anche attraverso consorzi specialistici
e distretti high tech. Infine, il Governo stimolerà il più
possibile sinergie e collaborazioni fra pubblico e privato, affinchè la
spesa complessiva italiana per la ricerca e lo sviluppo si allinei, nel
quinquennio, agli standard europei (2 per cento del PIL).
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7a
Com. |
4 |
Predisposizione del programma dei lavori della Commissione
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7a
Com. |
3 |
Costituzione della Sottocommissione pareri: Presidente il
senatore Bevilacqua
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7a
Com. |
3 |
Schema di regolamento concernente: "Riforma delle scuole
ed istituti a carattere atipico di cui alla parte I del titolo II, capo III,
del testo unico approvato con decreto legislativo 16 aprile 1994, n.
297"
"La 7a Commissione permanente del
Senato,
premesso che l'articolo 21, comma 10, della legge 15 marzo 1997, n. 59,
prevede la riforma delle scuole ed istituti a carattere atipico, di cui
alla parte I, titolo II, capo III, del testo unico approvato con decreto
legislativo 16 aprile 1994, n. 297 "come enti finalizzati al supporto
dell'autonomia delle istituzioni scolastiche autonome", nel quadro
dell'attuazione dei principi per l'integrazione scolastica dei minorati o
pluriminorati dell'udito e della vista e in collaborazione con l'Istituto
nazionale per la valutazione del sistema dell'istruzione, con gli Istituti
regionali di ricerca educativa, con le università e con le altre agenzie
educative;
esaminato lo schema di regolamento in oggetto, che intende dare attuazione
alla predetta riforma;
tenuto conto dei pareri espressi dal Consiglio nazionale della Pubblica
Istruzione e dal Consiglio di Stato, nonché del parere favorevole e delle
osservazioni espresse dalla VII Commissione permanente della Camera dei
deputati nella seduta di mercoledì 9 maggio 2001,
esprime parere favorevole con le seguenti osservazioni:
a) all'articolo 1, comma 4, aggiungere le seguenti parole: "e, per
quanto concerne la gestione finanziaria, al controllo della Corte dei
conti";
b) all'articolo 2, comma 1, lettera e), dopo le parole "le Università"
inserire le seguenti: ", gli istituti parificati per l'istruzione dei
sordi";
c) all'articolo 2, comma 2, aggiungere il seguente punto: " –
collaborazione all'attività di orientamento svolta dalle istituzioni
scolastiche verso i soggetti minorati della vista e dell'udito";
d) all'articolo 3, comma 1, dopo le parole "le scuole" inserire
le seguenti "e gli istituti parificati per l'istruzione dei
sordi";
e) all'articolo 4, valuti il Governo l'opportunità - come suggerisce il
Consiglio di Stato – di inserire tra gli organi degli enti la figura del
Direttore, poiché tale figura adotta atti che impegnano l'Amministrazione
verso l'esterno;
f) all'articolo 5, tra i requisiti alla carica di Presidente è necessario
fare riferimento non solo alle esperienze, ma anche alla competenza e al
curriculum professionale;
g) all'articolo 6, comma 1, lì dove si prevede la rappresentanza delle
associazioni o istituzioni, sostituire alle parole "con eventuale
priorità" fino alle parole "attribuiti dalla legge" con le
seguenti "e dalle associazioni o istituzioni che operano nel campo
della disabilità e della integrazione scolastica";
h) all'articolo 7, occorre prevedere, per l'incarico di Direttore,
requisiti di professionalità più specifici e pertinenti con le finalità
degli enti;
i) all'articolo 8, appare opportuno fissare anche il numero massimo dei
componenti del comitato tecnico-scientifico;
j) all'articolo 10, comma 2, al termine aggiungere le seguenti parole:
"rispettando i principi fondamentali sui procedimenti di accesso ai
pubblici impieghi";
l) all'articolo 10, comma 5, si rileva la necessità di meglio determinare
– e successivamente verificare – l'adeguatezza del contingente al
fabbisogno funzionale, anche in vista della successiva costituzione di
un'apposita pianta organica;
m) all'articolo 10, il Governo valuti l'osservazione formulata dal
Consiglio di Stato in ordine alla legittimità di porre a carico del
Ministero della pubblica istruzione la retribuzione del personale
assegnato agli enti interessati dallo schema di regolamento".
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