Camera
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Aula |
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DdL
Organi collegiali della scuola (esame C. 2226 -2665 -3592/A)
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Aula |
27 |
DdL nn. 2761,
769,
1776,
2489,
2739,
3607,
3912,
Associazioni Sportive Dilettantistiche
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Aula |
27 |
DdL AC 7307
Disciplina attività musicali (approvato dal Senato il 20 settembre
2000)
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Aula |
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DdL n.
5029/A
Interventi nel
settore della formazione nelle arti musicali, visive e coreutiche
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Aula |
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testo unificato
delle proposte di legge sulle Norme sulle rappresentanze sindacali
unitarie nei luoghi di lavoro, sulla rappresentatività sindacale e
sull'efficacia dei contratti collettivi di lavoro (136,
2052,
3147,
3707,
3831,
3849,
3850,
3866,
3896,
4032,
4064,
4065,
4066
e 4451) |
Aula |
26,
27 |
DdL
7011/B Iscrizione ai corsi universitari (già approvato dalla Camera e
modificato dal Senato)
Il 27 febbraio la Camera approva il DdL
7011/B (28 astenuti, 284 favorevoli e 152 contrari)
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Aula |
26,
27 |
Testo
Unificato DdL 5980
(approvato dal Senato) e 5495,
Terza fascia del ruolo dei professori universitari
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Aula |
23,
27 |
PdL n.
6910, Disposizioni per la tutela di nomi e di marchi nella rete
Internet
(23.02.01) GIORGIO PANATTONI, Relatore. Signor
Presidente, colleghi, ci occupiamo delle disposizioni per la tutela di
nomi e marchi nella rete Internet. La proposta di legge è estremamente
opportuna e necessaria, visto il rapido sviluppo di tale nuova
infrastruttura che pone problemi diversi da quelli finora affrontati: si
tratta di problemi nuovi che investono modalità di relazione tra
individuo e rete tuttora abbastanza elastica e che richiede meccanismi
di regolamentazione appositi.
È molto grande oggi la quantità di soggetti che richiede domini con
nomi appropriati e significativi e si sono già verificati abusi da
parte di soggetti che hanno registrato domini con nomi non di loro
disponibilità o, comunque, di terzi interessati a registrare in proprio
il dominio. Esiste il problema, molto sentito, del diritto alla tutela
del proprio nome e del proprio marchio, anche con riferimento alle
pratiche che si possono svolgere nella rete. In altri termini, siamo di
fronte ad una problematica ampia e complessa, che richiede certamente
regole nuove in materia di tutela della privacy, di tutela dei
minori, insomma una serie di nuove norme, perché si apre un nuovo
mondo, abbastanza libero, che richiede regole molto precise perché, a
fronte delle grandi opportunità che la rete offre, sono evidenti anche
i grandi rischi che essa comporta. Ecco il perché di questa proposta di
legge, tesa a stabilire regole nel settore per quanto attiene al
problema della registrazione dei domini.
Il provvedimento istituisce presso la Presidenza del Consiglio una
commissione con il compito di definire le regole per la registrazione
dei nomi a dominio e garantire condizioni di equità, evitando posizioni
dominanti o di ostacolo alla libera concorrenza.
Allo stesso scopo è altresì istituito il registro dei nomi a dominio,
come peraltro avviene in tutte le nazioni del mondo. Le indicazioni di
indirizzo fornite dalla presente legge sono le seguenti: vietare nomi
che identificano persone fisiche, giuridiche o altre organizzazioni di
beni o di persone che non siano utilizzati da chi li possiede; vietare
nomi d'arte, insegne, marchi di impresa legittimamente registrati, che
non siano di chi ne ha l'uso, nonché nomi che identifichino istituzioni
dello Stato, loro organi, enti pubblici, corpi civili e militari dello
Stato ed ogni altro soggetto che svolge una pubblica funzione; vietare
nomi di comuni, province o regioni, ovvero di soggetti o enti che
costituiscono il raggruppamento di essi, naturalmente tranne da parte
dei titolari dei nomi stessi, nonché sigle o acronimi che in qualche
modo rappresentino questi nomi. La registrazione di nomi a dominio in
violazione di questi indirizzi costituisce fatto illecito e comporta il
risarcimento dei danni, oltre che la cancellazione della registrazione
stessa.
La commissione è istituita con decreto del Presidente del Consiglio da
emanarsi entro 120 giorni dall'entrata in vigore della legge. La
commissione assorbe, altresì, le funzioni di commissioni, comitati ed
altri soggetti oggi attivi nel settore e dovrà operare senza oneri
aggiuntivi per lo Stato. Sottolineiamo da un lato la necessità che la
commissione sia fornita delle competenze e degli strumenti necessari ad
operare e dall'altro l'opportunità che non costituisca l'ennesimo ente
burocratico pesante, perché effettivamente la natura della rete è in
contraddizione con un'impostazione di questo tipo, ma invita alla
snellezza ed alla rapidità.
È prevista una disciplina transitoria, che assegna i compiti operativi
della commissione all'istituto per le applicazioni telematiche del
Consiglio nazionale delle ricerche - ossia l'istituzione del registro,
l'iscrizione, la cancellazione e quant'altro -, fino all'entrata a
regime della legge in modo pieno e definitivo.
Si prevede, infine, che la legge, essendo molto sentita e molto attesa,
entri in funzione il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta
Ufficiale.
Per concludere, desidero affermare che si tratta di una legge quanto mai
opportuna, che deve cancellare abusi che già si sono registrati sulla
rete, deve tutelare l'individuo, le istituzioni, la proprietà, il
diritto di ognuno di disporre, anche nella rete, del proprio marchio e
del proprio nome e deve altresì garantire condizioni di equità, perché
essendo la rete uno strumento trasversale a disposizione di tutti deve
essere anche uno strumento di libertà e di democrazia, uno strumento
importante a disposizione di tutto il paese.
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Aula |
7 |
La Camera approva il
trasferimento in sede legislativa dei DdL Editoria
(AC 390,
794,
1441,
1542,
3380,
3381,
3672,
4349,
4627,
4629,
4950,
6946)
assegnati in sede referente alla 7a Commissione |
Aula |
1, 8,
14 |
Interrogazioni a risposta
immediata e interpellanze urgenti
(14.02.01) PRESIDENTE. Passiamo
all'interrogazione Volpini n. 3-06888
L'onorevole Volpini ha facoltà di illustrarla.
DOMENICO VOLPINI. Signor ministro, ci risulta la notizia di proteste da
parte di genitori, studenti e dirigenti scolastici riguardanti il
problema della continua «girandola» di supplenti che va ben oltre la
fine del primo quadrimestre. Tale discontinuità provoca inevitabilmente
gravi danni all'azione didattica ed educativa; tali disfunzioni hanno
recentemente provocato anche massicce manifestazioni studentesca a
difesa del diritto all'apprendimento.
Vorremo sapere quali provvedimenti urgenti il suo Ministero intenda
prendere per dare soluzione al difficile problema.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione ha facoltà di
rispondere.
TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione. La legge n. 124 del
1999 ha introdotto una serie di modifiche complesse in materia di
reclutamento del personale e ha comportato l'adozione di procedure nuove
e molteplici, complesse per la loro natura e per l'alto numero di
persone interessate nella nostra scuola.
Si è cercato di rendere il più possibile regolare, nonostante la
complessità che avevamo dinanzi, l'avvio dell'anno scolastico
attraverso la conversione del decreto-legge n. 240 del 2000, che
persegue l'obiettivo di garantire la massima continuità didattica. Le
norme contenute nel provvedimento sono state applicate rigorosamente.
Tuttavia, quel provvedimento dà titolo ad assunzioni in ruolo, con
raggiungimento immediato della sede, solo al personale incluso nelle
graduatorie di concorsi ordinari conclusisi prima del 31 agosto 2000. Il
personale che abbia vinto un concorso dopo tale data entrerà in ruolo
(questo dispone il decreto - diciamo così - «salvacontinuità») il 30
settembre 2001, con decorrenza dal 1o settembre 2000. Tale
aspetto, dunque, è stato sanato.
L'aspetto che non è stato sanato è il seguente: vi sono graduatorie
permanenti da costruire e gravi fenomeni (sotto tale punto di vista)
nella scuola secondaria. Al riguardo, in relazione soprattutto alla
determinazione delle graduatorie permanenti delle supplenze, vi sono
stati ritardi da parte dei provveditorati (ne riparleremo in una
successiva interrogazione). Di conseguenza, le operazioni di
conferimento delle supplenze annuali e temporanee hanno subito alcuni
disagi, anche se di dimensioni quantitative non eccessive (circa 650
mila insegnanti) ma certamente gravi a livello locale in diverse
situazioni. Ecco perché il Ministero sta predisponendo - sulla base di
un monitoraggio nelle province e nei provveditorati - un provvedimento
eccezionale ed urgente che consenta di superare i disagi che si stanno
determinando ai fini della continuità didattica.
PRESIDENTE. La ringrazio, signor ministro.
L'onorevole Volpini ha facoltà di replicare.
DOMENICO VOLPINI. Signor ministro, ci riteniamo soddisfatti della sua
risposta e attendiamo il provvedimento di cui ci ha dato notizia. In
ogni caso, ci teniamo a ribadire che riteniamo che il fine primario
della scuola consista nel dare una risposta di alto livello al diritto
costituzionale all'apprendimento degli studenti. Siamo convinti che ciò
debba avvenire nel pieno rispetto dei diritti del lavoratore docente
(sia titolare, sia precario), ma riteniamo altresì che, se il fine
primario del buon livello di istruzione degli allievi non viene
raggiunto a causa della girandola delle supplenze, viene vanificato
anche il lavoro del corpo docente e la sua stessa dignità
professionale.
Dunque, rimaniamo in attesa di quel provvedimento, che speriamo ponga
rimedio alle disfunzioni che, anche se sono locali, laddove si sono
verificate hanno provocato realmente gravi danni per gli studenti.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Cavanna Scirea n. 3-06889
L'onorevole Cavanna Scirea ha facoltà di illustrarla.
MARIELLA CAVANNA SCIREA. Grazie, signor Presidente. Signor ministro, è di questi giorni la notizia che ad innescare l'omicidio di una studentessa di 16 anni, avvenuto in una scuola di Sesto San Giovanni, sia stato un banale litigio tra fidanzatini, una lite che ha distrutto la vita di due ragazzi e delle loro famiglie. Si tratta di bravi ragazzi, con alle spalle famiglie perbene che, in apparenza, vivevano una vita normale e senza problemi, ma che evidentemente nascondevano una situazione di disagio sociale.
Si deve purtroppo rilevare che l'omicidio della studentessa di Sesto San Giovanni non è un caso isolato di aggressione avvenuto nelle scuole: avvenimenti come questi sono sintomatici di una situazione di allarme sociale che non può essere sottovalutata. Chiedo quindi se il Governo, a seguito degli ultimi eventi avvenuti nelle scuole, intenda promuovere iniziative che siano finalizzate a restituire alla scuola la sua funzione di educazione sociale.
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione ha facoltà di rispondere.
TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione. Signor Presidente, il tragico episodio che si è verificato (che porta ad esprimere solidarietà alla famiglia della giovane vittima, ma anche alla scuola, e comprensione del dolore della famiglia del presunto colpevole) si inserisce in uno scenario caratterizzato da dinamiche complesse, che vanno evidentemente al di là della scuola. L'istituto in questione, sulla base dei dati che abbiamo, da anni si distingue per la sua adesione ai processi innovativi, privilegia un attento approccio anche psicologico e strategie didattiche in sintonia profonda con quei bisogni dell'alunno che venivano poc'anzi richiamati dall'onorevole interrogante. Nell'istituto, tra l'altro, operano due psicologi, che impiegano la loro competenza a favore di tutti gli studenti per sei ore settimanali.
Questa è la condizione - una condizione per certi aspetti ottimale - in cui si è verificata quella tragedia. Da tempo il Ministero ha posto e continua a porre in essere iniziative specifiche finalizzate alla prevenzione del disagio, nelle sue varie manifestazioni.
Mi sia permesso di enumerare le attività più significative. Il progetto «Studentesse e studenti» ha il compito di individuare interventi modulati sulle diverse fasce di età e improntati a contrastare situazioni socio-culturali capaci di sostenere in modo aspecifico - come in questo caso - condizioni di rischio. Il progetto «Centri di informazione e consulenza» offre informazione ed assistenza per prevenire il disagio e le conseguenti patologie: è previsto anche il supporto di esperti esterni (psicologi e medici). Il progetto «Formazione» è destinato alla formazione degli operatori nelle materie che complessivamente riguardano il disagio. Il progetto «Life skills» e «Peer education» ha lo scopo di prevenire e ridurre fenomeni di dipendenza, devianza e psicopatologie legate al mondo della scuola. Ancora, vi è un progetto finalizzato a stimolare gli adolescenti a rimuovere comportamenti a rischio anche mediante l'uso di nuove tecnologie della comunicazione che danno un quadro dei rischi. Infine, vi sono progetti di prevenzione dei fenomeni di bullismo. A tali progetti nazionali, finanziati centralmente, si aggiungono quelli posti in essere autonomamente da molte scuole nel quadro delle loro attività.
Mi piacerebbe sperare che tutto questo possa servire a ridurre rischi come quelli che hanno avuto spazio a Sesto San Giovanni.
PRESIDENTE. L'onorevole Cavanna Scirea ha facoltà di replicare.
MARIELLA CAVANNA SCIREA. Signor Presidente, signor ministro, dalla lettura dei fatti di cronaca sembra che ultimamente la scuola sia diventata luogo di scontro piuttosto che di scambio culturale e l'istituzione scolastica ha perso la funzione di educazione sociale forse anche a causa di un'attività didattica rivolta più alla quantità di informazioni che alla ricerca vera e propria della qualità dei rapporti con il corpo studentesco.
Voglio però ringraziarla, signor ministro, per la tempestività ed i contenuti della sua risposta. Lei mi trova perfettamente d'accordo sulle proposte, ma in particolare su una, quella di istituire nell'ambito scolastico la figura specifica dello psicologo, che possa fare da trait d'union tra la famiglia e la scuola, tra lo studente e l'insegnante e che in qualche modo non rappresenti una consulenza invasiva, ma un sostegno a cui i ragazzi possono ricorrere.
PRESIDENTE. Passiamo all'interrogazione Napoli n. 3-06894
L'onorevole Napoli ha facoltà di illustrarla.
ANGELA NAPOLI. Signor Presidente, signor ministro, i contenuti della nuova scuola di base di sette anni presentano vuoti incolmabili: la progressiva demolizione delle attuali valide scuole elementare e media, l'abolizione dello studio della storia intesa come maestra di vita, l'abolizione dell'educazione fisica, l'abolizione dei licei classici; l'introduzione dello studio della lingua araba; l'abolizione di pagelle, voti, interrogazioni, valutazioni della condotta; 50 mila posti da ridurre negli organici della scuola entro il 2003, ai quali si aggiungeranno quelli derivanti dal riordino dei cicli scolastici; la mancanza di riconoscimento della professionalità docente, la mancata erogazione degli emolumenti al personale precario, l'inadeguata selezione dei nuovi docenti, la lenta predisposizione delle graduatorie permanenti; strutture scolastiche non idonee. Non ritiene che tutto quanto elencato sia sufficiente per affermare che la qualità del sistema di istruzione del nostro paese è stata completamente abbattuta?
PRESIDENTE. Il ministro della pubblica istruzione ha facoltà di rispondere.
TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione. Non lo ritengo, onorevole Napoli!
La commissione ministeriale incaricata di formulare proposte per il programma di attuazione del riordino dei cicli scolastici - composta da insegnanti, da specialisti di ogni orientamento ideale e politico e dai rappresentanti di tutte le associazioni scientifiche e didattiche disciplinari, nonché dalle massime istituzioni pubbliche di alta cultura - ha lavorato per predisporre il programma di massima e poi, approvato tale programma dalle risoluzioni di questo Parlamento, ha lavorato per approntare le proposte sui percorsi di apprendimento nella scuola dell'infanzia e di base.
Come già noto, la commissione ha raccolto in quadri coerenti le migliori esperienze educative che le scuole hanno maturato nei decenni trascorsi; sulla base di ciò, il ministro sta predisponendo - per sottoporle agli organi consultivi e di controllo - le indicazioni curricolari per la quota nazionale, indicazioni di cui le scuole stesse potranno valersi per predisporre nella loro autonomia i curricoli opportuni.
Sulla base dei documenti già prodotti dalla commissione sono lieto di poter anticipare che non ci sarà alcun voto, ma anzi ci sarà qualche novità aggiuntiva nelle indicazioni di studio: per esempio, per dirne una, l'insegnamento di almeno due delle quattro lingue europee già presenti nelle nostre scuole (oltre all'italiano, naturalmente). Si tratta di una generalizzazione della felice esperienza dei 3.500 istituti comprensivi, cioè già unificanti ex elementari ed ex medie e già operanti da anni.
L'intera storia italiana, europea e mondiale sarà studiata a due riprese nella scuola di base e nelle secondarie.
Si intensificheranno le attività fisico-motorie (le vecchie ginnastica o educazione fisica), e tali intensificazioni sono state accolte con soddisfazione da organi e ambienti sportivi.
Non ci sarà alcuna ridicola abolizione del liceo classico, invece, come chiesto da illustri studiosi, si richiameranno già nel ciclo di base le radici latine della nostra lingua.
Non c'è alcuna introduzione dello studio della lingua araba, salve le scelte autonome che possano fare in sede locale nella quota locale le scuole. Non c'è alcuna abolizione di pagelle, voti od interrogazioni e nemmeno di valutazioni di comportamenti, affidate queste ai regolamenti di disciplina che le scuole stanno predisponendo in base ad una legge di tre anni fa.
Non è prevista alcuna riduzione di organici, ma la riutilizzazione delle eventuali eccedenze di personale che dovessero verificarsi alla fine dei sette anni - dunque, mai nel 2003 - all'interno degli organici funzionali.
Aggiungo ancora che la riapertura dei corsi abilitanti, disposta da questo Parlamento a metà dello scorso anno, ha
provocato alcuni ritardi, è vero, e ritardi ci sono nell'espletamento serio dei lavori delle commissioni di concorso.
Ricordo ancora che la legge finanziaria consente a comuni e province di accendere mutui per 600 miliardi al fine di migliorare l'edilizia scolastica (Applausi dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo).
UMBERTO CHINCARINI. Con che cosa li paghiamo? Fai tu il sindaco?
PRESIDENTE. L'onorevole Napoli ha facoltà di replicare.
ANGELA NAPOLI. Signor ministro, lei ha tentato di illudere noi parlamentari qui presenti, ma certamente con la sua risposta non avrà illuso tutto il mondo della scuola che in questo momento è nel completo caos e vive grossi guai rispetto alle riforme attuate e rispetto anche alle bugie che lei oggi in quest'aula ha elencato (Commenti dei deputati dei gruppi dei Popolari e democratici-l'Ulivo e dei Democratici di sinistra-l'Ulivo)... State calmi! Probabilmente non avete ascoltato bene, non avete ascoltato bene le contraddizioni che il ministro ha riportato nel suo intervento. Infatti, prima ha parlato di abolizione di voti e poi ha detto che i voti non saranno aboliti!
TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione. Non ho parlato di abolizione di voti!
ANGELA NAPOLI. Signor ministro, prima dice che non ci saranno riduzioni d'organico e poi si rifà al discorso del riordino dei cicli scolastici. Tutto ciò quando lei, signor ministro, come componente di questo Governo, è stato promotore di una legge finanziaria che va ad aggiungersi alle due precedenti che costringono - dico: costringono - ad una riduzione degli organici di 50 mila posti, entro il 2003.
Ci sono le leggi finanziarie che voi avete portato avanti! Signor ministro, perché non mi risponde sui contenuti programmatici che stanno venendo fuori in ordine alla scuola, ma non sulla base del lavoro predisposto dalla maxicommissione di esperti? Perché non risponde a storici come Villari, che non sono certamente di destra, caro signor ministro, e che si dimostrano preoccupati proprio perché la storia non sarà più maestra di vita nella nostra scuola?
PRESIDENTE. Onorevole Napoli, deve concludere.
ANGELA NAPOLI. Abbattendo lo studio della storia si abbatte l'identità di una cultura: la nostra cultura, la nostra tradizione (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza nazionale)!
PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Napoli.
ANGELA NAPOLI. Il mondo della scuola se ne è andato! La qualità del sistema di istruzione non c'è più
(08.02.01) PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza
Acciarini n. 2-02873 (vedi l'allegato A - Interpellanze urgenti sezione
8).
L'onorevole Acciarini ha facoltà di illustrarla.
MARIA CHIARA ACCIARINI. Signor Presidente, all'inizio dell'anno
scolastico 2000-2001, Governo e Parlamento erano ben consapevoli di
affrontare un anno delicato per la vita della scuola in seguito
all'immissione in ruolo, stabilita sulla base di criteri fissati dalla
legge n. 124 del 1999, che prevedevano la formazione di graduatorie
definitive delle quali si prospettava un completamento nel corso
dell'anno scolastico 2000-2001. Tali graduatorie riguardavano, in un
caso, le graduatorie permanenti, e quindi l'assunzione in ruolo e,
nell'altro caso, le graduatorie definitive dei concorsi per titoli ed
esami. Si trattava di una doppia procedura di immissione in ruolo sulla
cui positività credo non si possano avere dubbi, tuttavia essa
presentava alcune difficoltà che, giustamente, hanno fatto fare un
salto abbastanza significativo nella normativa con la conversione in
legge di un decreto-legge che è diventato la legge n. 306 del 2000.
Questa legge ha un obiettivo preciso: mantenere, per quanto possibile,
la continuità didattica nelle scuole, pur in presenza di assunzioni in
ruolo nel corso dell'anno scolastico 2000-2001.
Le norme a cui si fa riferimento per illustrare questo aspetto rivestono
un certo significato: si prevedeva che l'assunzione in ruolo nel corso
dell'anno scolastico 2000-2001, per effetto del completamento delle
graduatorie definitive in un periodo successivo al 30 agosto 2000 e
precedente il 31 marzo 2001, avvenisse con una procedura che comportava
la decorrenza giuridica dal 1o settembre 2000 ed il
raggiungimento della sede il 1o settembre 2001.
Collegata a questa norma ve ne era un'altra, anch'essa assai importante,
in base alla quale, nel caso in cui un supplente
nominato all'inizio dell'anno scolastico - e anche a tale proposito vi
sono norme che non sto ad illustrare, ma che sono sempre ispirate al
principio della continuità didattica -, per effetto del completamento
delle graduatorie, maturasse nel corso dell'anno il titolo
all'assunzione in ruolo o ad una supplenza annuale, era prevista la
conferma da parte del provveditore agli studi per l'anno 2000-2001 nella
sede in cui il docente aveva prestato servizio a titolo provvisorio, cioè
quella in cui era stato nominato all'inizio dell'anno.
Credo, quindi, che la volontà del Governo e del Parlamento sia stata
espressa in maniera molto chiara, essendo volta ad evitare disagi nelle
scuole ed agli studenti. Tuttavia, in questo momento, mentre in molte
province italiane da parte di molti provveditorati, in modo non
simultaneo, si stanno completando le operazioni relative alle
graduatorie definitive e, quindi, si stanno identificano i destinatari
delle nomine in ruolo e delle supplenze annuali, stiamo assistendo ad
una situazione molto difficile. Segnalo in particolare i casi di Torino
e di Bologna, ma credo che ciò si verifichi anche in altre realtà e
soprattutto penso che situazioni analoghe potranno verificarsi nel
momento in cui anche in altre sedi si completeranno le graduatorie.
Con la nostra interpellanza vogliamo sottolineare che ciò che stava a
cuore al legislatore della legge n. 306 era il principio della qualità
della scuola e credo che in questo senso siano state formulate molte
norme giuste. Leggiamo con piacere, anche negli interventi del ministro,
che tutta l'azione riformatrice della scuola, in cui noi crediamo
profondamente, è ispirata proprio al principio di facilitare
l'apprendimento, di far sì che nessun allievo - non uno di meno, dice
oggi il ministro - manchi al momento dell'appello sui risultati
scolastici. Ma non si può rimandare a domani ciò che possiamo fare
oggi ed oggi la discontinuità che si sta determinando nelle scuole è
grave.
Credo si possano fare due considerazioni. Innanzitutto, occorre
verificare se la legge n. 306 sia stata applicata correttamente
dappertutto, perché in qualche caso ci viene segnalato che il principio
dell'assunzione in ruolo con le modalità previste dalla legge n. 306
non è stato rispettato. In secondo luogo, vi è certamente un caso che
la legge n. 306 non ha previsto, cioè la presenza di docenti che hanno
maturato il diritto alla supplenza annuale, ma in questo momento non si
trovano in una scuola in cui si possa operare la trasformazione: di ciò
siamo perfettamente consci.
Chiediamo che, proprio alla luce del principio per il quale si assumono
come stella polare e come riferimento, da una parte, l'interesse degli
studenti e, dall'altra, il rispetto dei diritti dei docenti sulla base
delle leggi vigenti, si faccia il massimo sforzo per garantire la
continuità didattica ripristinando la situazione precedente dovunque
gli insegnanti sono stati allontanati, peraltro in certi casi alla
vigilia degli scrutini.
Certamente in qualche caso vi saranno problemi di doppia presenza - su
questo non ci sono dubbi - proprio per effetto di quanto ho detto, ma a
questo proposito chiediamo uno sforzo ed abbiamo in mente un
riferimento. Esiste un principio, previsto dall'articolo 450, comma 4,
del testo unico n. 297 del 1994, in cui si prevede che, quando
l'insegnante rientri oltre una certa data (che in questo caso è il 30
aprile) non ritorni nella sua classe, in cui resta il supplente, ma
rimanga a disposizione della scuola per supplenze o per altre attività
che possono essere anche di qualità.
Chiediamo al Governo di adottare un provvedimento di questo tipo sapendo
che dal punto di vista delle risorse dello Stato si deve anche valutare
il probabile risparmio che può venire dal fronte delle supplenze.
Comunque ci preme particolarmente sottolineare che la «girandola delle
cattedre» deve assolutamente essere fermata in tutte le realtà,
tenendo conto che la differente scansione temporale delle nomine non
deve penalizzare proprio quei provveditorati dove le nomine sono state
fatte prima perché si è manifestata una volontà maggiore di
concludere le procedure che portavano alla formazione delle graduatorie
definitive.
PRESIDENTE. Il sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione ha
facoltà di rispondere.
SILVIA BARBIERI, Sottosegretario di Stato per la pubblica istruzione.
L'onorevole Acciarini con molta precisione anche nel dettaglio del
richiamo alla normativa ha chiarito il quadro in cui si pone il problema
che viene posto all'attenzione del Governo. Mi limiterò quindi per
questo aspetto a richiamare anch'io la grande novità che questo quadro
presenta rispetto al fatto che, a fronte di una situazione che era una
costante degli anni passati (per cui le condizioni di precariato del
personale docente avevano gravi ricadute sulla continuità didattica che
non riguarda solo un anno scolastico ma un intero percorso scolastico),
l'anno scolastico in corso vede una profonda rivisitazione attraverso la
modifica delle modalità di reclutamento che comporta l'adozione di
procedure estremamente complesse (perché complesse per loro natura e
perché riguardano una grandissima quantità di posizioni).
Contemporaneamente, a seguito dell'autorizzazione alle assunzioni a
tempo indeterminato per quello in corso e per i due anni successivi la
modifica consentirà di stabilizzare una quota molto grande del
personale docente, lasciando al precariato quella parte fisiologica che
attiene agli scostamenti che di anno in anno si registrano nella
popolazione scolastica, quindi il numero delle cattedre e delle ore di
insegnamento da ricoprire.
La scuola italiana, attraverso un cammino che è complicato e difficile,
si sta avviando finalmente a vivere una condizione di stabilità che noi
riteniamo più che mai essenziale quando alla scuola si chiede di farsi
carico di un'operazione di riforma e di modifica delle sue modalità
operative, le quali ultime hanno bisogno di elementi di stabilità.
Questo è il quadro in cui ci muoviamo e che ha appesantito
particolarmente (poiché tutti i cambiamenti comportano qualche
difficoltà) le operazioni di avvio dell'anno scolastico che si è
cercato di rendere il più possibile regolare attraverso l'approvazione
del decreto-legge, poi convertito, che veniva prima richiamato.
L'insieme di queste disposizioni - la legge n. 124 del 1999, le
procedure successive ed il decreto-legge cosiddetto di inizio d'anno -
è informato, come osservava l'onorevole Acciarini, al perseguimento
dell'obiettivo di garantire la massima possibile continuità didattica.
Tuttavia si stanno verificando effettivamente situazioni di sofferenza e
di difficoltà come quelle che venivano prima richiamate.
A questo proposito voglio prima di tutto rassicurare gli onorevoli
interpellanti circa il dubbio avanzato che le norme richiamate siano
state effettivamente applicate rigorosamente e che non ci siano stati
scostamenti, nei procedimenti amministrativi adottati, rispetto alla
normativa.
Dal monitoraggio che abbiamo avviato e dagli atti che riguardano i
provvedimenti emanati dal Ministero e dalle sue organizzazioni
periferiche, ci risulta che tutti gli atti sono stati improntati alla
puntuale applicazione delle disposizioni contenute nella citata legge n.
306 del 2000 che, appunto, erano intese a garantire la massima continuità
didattica. Se agli onorevoli interpellanti risultano specifiche
situazioni di scostamento da tali normative, che fossero eventualmente a
noi sfuggite (mi risulta che così non sia), ritengo che nella
collaborazione tra Governo e Parlamento debbano essere precisamente
segnalate e ci faremo carico di intervenire per ripristinare la legalità
che eventualmente fosse stata violata.
Per quanto riguarda la situazione presentata, credo che per alcuni
aspetti debba essere ricondotta alle reali dimensioni rispetto ad una
preoccupazione che, invece, sembra riguardare un'ampia quantità di
posizioni. Come si è determinato il fenomeno cui ci si riferisce e che
in qualche modo ci ha spiazzato rispetto alle
previsioni contenute nella legge n. 306 del 2000? Ciò è avvenuto
soprattutto per effetto del ritardo con cui l'amministrazione della
pubblica istruzione è stata autorizzata dal Consiglio dei ministri a
provvedere alle assunzioni a tempo indeterminato. Per tale motivo, le
operazioni che si sarebbero dovute concludere nei primissimi mesi
dell'anno scolastico, sono invece andate a conclusione successivamente.
Infatti - come si ricorderà - il decreto-legge n. 240 stabiliva che
aveva titolo all'assunzione in ruolo con raggiungimento immediato della
sede solo il personale incluso nelle graduatorie dei concorsi ordinari
per titoli ed esami e nelle graduatorie permanenti approvate entro il 31
agosto 2000: si tratta di situazioni presenti in alcune realtà locali,
mentre nella maggior parte delle regioni siamo di fronte al fenomeno
opposto, ovvero, la conclusione delle operazioni non è avvenuta entro
il 31 agosto 2000. Pertanto, la legge n. 306 permette, in tali casi, di
dare corso al raggiungimento di sede solo dal 1o settembre
2001; in altre realtà tali operazioni debbono ancora concludersi.
Tuttavia, per le operazioni conclusesi entro il 31 agosto 2000, vi è
una scopertura rispetto alla previsione contenuta nel citato
decreto-legge: tutto sarebbe dovuto avvenire entro i primi mesi
dell'anno scolastico, ma il ritardo nelle autorizzazioni all'immissione
in ruolo ha creato tale situazione di difficoltà. Tuttavia, si tratta
di casi abbastanza contenuti nel numero; essi hanno dimensioni
abbastanza modeste e riguardano quasi esclusivamente la scuola materna e
la scuola elementare. Infatti, i concorsi della scuola secondaria, a
causa della loro maggiore complessità, si sono espletati
successivamente alla data del 31 agosto 2000 o, addirittura, sono ancora
in via di espletamento.
Dove i problemi si pongono in dimensioni maggiori è in relazione agli
spostamenti di personale che si determinano per effetto delle operazioni
di conferimento delle supplenze annuali e temporanee, fino al termine
delle attività didattiche che sono successive a quelle di assunzione in
ruolo e possono essere disposte anche sulla base di graduatorie
approvate in via definitiva in data successiva al 31 agosto 2000. In
tali casi, laddove i soggetti presenti in graduatoria in posizione
favorevole si trovino già ad espletare incarichi di insegnamento, il
problema non si pone: essi possono continuare a rimanere dove
si trovano, in virtù del principio della continuità didattica. Il
problema diventa più difficile quando tal situazione riguarda soggetti
che risultino avere titolo ad essere assegnati ad una sede di
insegnamento e non si trovino attualmente in servizio presso alcuna sede
(in particolare, ciò accade a persone che abbiano fatto domanda di
insegnamento in provincia diversa da quella in cui si trovavano ad
operare nell'anno precedente).
Questo fa sì che non abbiano potuto usufruire della nomina provvisoria
di inizio d'anno, che ha riguardato, invece, tutti i loro colleghi che
rimanevano nella stessa provincia. Si tratta, quindi, di situazioni che
comportano le difficoltà che venivano prima richiamate.
Come Ministero siamo molto attenti in questa fase ed effettuiamo un
monitoraggio costante sulle diverse operazioni di competenza dei
provveditori agli studi. Stiamo studiando alcune soluzioni che ci
consentano di rispettare la normativa vigente e i diritti che ne
derivano per il personale che aspira all'assunzione in ruolo ovvero alla
supplenza in relazione al posto di graduatoria occupato, cercando però
di ridurre al minimo indispensabile gli spostamenti di personale con i
conseguenti disagi per la continuità didattica. Siamo in contatto con
le direzioni regionali della pubblica istruzione e con gli uffici
scolastici provinciali perché si ponga a questo fine la massima
attenzione, in special modo in relazione a situazioni di particolare
delicatezza per quello che riguarda la continuità didattica; mi
riferisco, ad esempio, al caso degli insegnanti di sostegno e al caso
degli insegnanti che si trovano ad operare negli ultimi anni dei corsi
della scuola superiore e che, quindi, devono preparare i giovani che
dovranno affrontare gli esami di maturità. Siamo molto attenti a queste
particolari situazioni e stiamo lavorando per trovare forme di
interpretazione della norma che ci consentano di disporre nella maniera
più ampia possibile, pure nell'ambito dei limiti della norma stessa, la
conferma, all'atto della nomina in ruolo ovvero del conferimento della
supplenza annuale o temporanea fino al termine dell'attività didattica,
nel posto occupato a titolo provvisorio per nomina di capo di istituto.
Laddove si siano verificati eventuali scostamenti da questa linea - lo
ripeto -, cercheremo di provvedere affinché si recuperino tali
posizioni, che tuttavia ufficialmente non ci risultano.
L'attenzione sarà massima anche sotto un altro profilo: laddove non sia
possibile evitare una discontinuità, chiederemo ai dirigenti scolastici
e ai responsabili degli uffici scolastici provinciali che si creino le
condizioni per un passaggio di consegne il più possibile pilotato e
collaborativo, che consenta, laddove ci trovassimo di fronte alla
impossibilità di evitare tale passaggio di
consegne, di ridurne comunque l'effetto negativo per quel che riguarda
l'attività didattica. Torno a sottolineare come il problema sia al
centro della nostra attenzione e come lo studio delle soluzioni di
questi aspetti negativi e non previsti sia in corso in questi giorni; si
stanno infatti esplorando tutte le vie amministrative che ci consentano
di conseguire un risultato positivo.
PRESIDENTE. L'onorevole Grignaffini, cofirmataria dell'interpellanza, ha
facoltà di replicare.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. Signor Presidente, volevo anzitutto ringraziare il
Governo per aver dato prova qui oggi - per noi è stata una conferma, ma
era una conferma importante - dell'attenzione e della sensibilità del
Governo stesso sul problema della continuità didattica, sul quale
l'esecutivo sta effettuando un attento monitoraggio. È un problema,
come è stato ricordato anche nell'esposizione iniziale, che sta creando
gravissimi disagi per un bene prezioso qual è la possibilità di
apprendimento degli studenti. Voglio pertanto ringraziare il Governo
perché, grazie alla panoramica che il sottosegretario Barbieri ha fatto
dei provvedimenti legislativi - facendo riferimento non solo alla legge
n. 306, ma anche alla legge n. 124, vale a dire a tutto l'impianto di
ridefinizione delle procedure concorsuali -, il Governo e il Parlamento
hanno posto, forse per la prima volta, al centro dell'attenzione questo
problema. Ora però invito il sottosegretario Barbieri a riflettere sul
fatto che si sta creando una situazione dovuta ad una serie di ritardi -
non solo per le autorizzazioni nelle immissioni in ruolo -, i quali,
seppure con un'altra configurazione, possono metterci, nell'anno in
corso, di fronte ad un problema avente dimensioni minori,
ridimensionabile rispetto a quanto si pensava un paio di settimane fa,
ma che comunque produce effetti nocivi sulla politica di governo e sulla
grande stagione delle riforme. Voglio rivolgere un appello al
sottosegretario Barbieri affinché vengano individuate con coraggio le
soluzioni possibili perché anche questi effetti minimi non finiscano
per inficiare il sistema che si sta costruendo così bene.
Mi ha fatto molto piacere sentire che, riguardo alle situazioni di
disagio - mi riferisco ad esempio agli insegnanti di sostegno o alla
chiusura dei cicli scolastici - si stanno già approntando strumenti
appropriati. Invito altresì il Governo a prendere nuovamente in
considerazione la possibilità di utilizzare la norma di cui
all'articolo 450 del testo unico, nonché il documento inviato dal
provveditorato agli studi di Bologna in data 6 febbraio 2001, il quale,
dal punto di vista procedurale, ricalca la stessa impostazione suggerita
dalla collega Acciarini. In tale documento si fa riferimento, in maniera
specifica, ad un eventuale accordo con le organizzazioni sindacali che
preveda l'assegnazione, alle singole direzioni didattiche o agli
istituti comprensivi, dei docenti nominati in base alle graduatorie
permanenti, assegnando loro non solo le supplenze, ma anche altri
incarichi in relazione al tema della qualità dell'apprendimento.
Invito infine il Governo a valutare attentamente quale tipo di
provvedimento - sia di carattere amministrativo, sia legato ad una
maggiore collaborazione con le organizzazioni periferiche, sia di
modifica normativa, nel caso in cui tale situazione non possa essere
risolta con gli strumenti da me in precedenza ricordati - è il caso di
assumere per fare in modo che l'enorme sforzo che ha caratterizzato i
cinque anni di lavoro del Governo di centrosinistra e del Parlamento non
venga vanificato a causa di qualche piccola questione procedurale: è già
accaduto troppe volte. Abbiamo individuato gli strumenti per superare
per sempre questi inconvenienti: facciamo in modo che questo «per
sempre» voglia dire anche a partire da oggi.
(01.02.01) PRESIDENTE. Passiamo all'interpellanza
Pagliarini n. 2-02855.
L'onorevole Balocchi, cofirmatario dell'interpellanza, ha facoltà di
illustrarla.
MAURIZIO BALOCCHI. Presidente, farò un breve accenno per introdurre
l'argomento.
In questa interpellanza non mettiamo in discussione il valore della
fondazione IG-Students e i suoi vantaggi per il mondo delle imprese e,
soprattutto, degli studenti. A noi preme sottolineare un punto preciso:
questa esperienza è nata circa cinquant'anni fa negli Stati Uniti ed è
stata diffusa in Europa una ventina d'anni fa; ad essa aderiscono 19
paesi europei, per un totale di circa 600 mila studenti all'anno
interessati all'argomento. Siamo, però, l'unico paese europeo a
sostenere con decine e decine di miliardi di denaro pubblico un'attività
che, negli altri paesi, è sostenuta economicamente con denaro privato
derivante dagli interventi di specialisti professionisti e di imprese
interessate.
Non vorremmo che si trattasse dell'ennesimo carrozzone che, partendo dal
presupposto della bontà del progetto ampiamente sperimentato - come
prima accennavo - nel resto dell'Europa, fosse, in realtà, niente altro
che una copertura politica per fare propaganda ad una parte colorata dei
movimenti politici oggi esistenti in Italia. Mi spiego: l'IG-Students
dal 1998 ha ottenuto prima 32 e poi 21 miliardi, per un totale di 53
miliardi nell'arco di un anno; nella scorsa finanziaria, era stato
predisposto al Senato un apposito emendamento, poi cassato, per
destinare all'IG-Students altri 30 miliardi. L'emendamento è stato
fatto sparire nel momento in cui ci sono stati alcuni interventi per
chiedere chiarimenti ed è comparso nuovamente in una delibera CIPE,
scritta ad hoc, nella quale si legge: «sono stanziati 200 miliardi di
lire a favore delle politiche del lavoro e, in particolare, 180 miliardi
alla formazione imprenditoriale (compreso il progetto IG-Students)». A
me questa delibera «puzza» molto di interesse privato, mentre si
dovrebbe trattare di un'iniziativa sostenuta dal punto di vista
economico, come in altre parti del mondo, dalle imprese direttamente
interessate alla formazione di classi professionali da inserire nelle
proprie strutture. Perché c'è questa attenzione? Perché la Corte dei
conti non è andata mai a verificare i bilanci della IG-Students? Perché
ci sono spese faraoniche di somme che, se non si spendono nell'anno di
riferimento, debbono essere restituite? Perché la media europea di
business plan per studente che partecipa alle attività è tra le 100 e
le 150 mila lire, mentre, nell'IG-Students è di 500 mila lire, quindi,
è tre volte superiore? La cifra in sé ha poco significato, ma si deve
considerare che in Italia nell'anno passato hanno partecipato a questa
sperimentazione circa 12-14 mila studenti che, moltiplicati per le 500
mila lire di business plan, portano ad un costo di 7 miliardi. E gli
altri?
Forse gli altri sono stati spesi in convegni pro qualche politico, per
fare propaganda, magari sotto mentite spoglie, in favore di alcune
formazioni politiche. Chiedo un intervento reale, vero, anche della
Corte dei conti, per verificare che un progetto benemerito, validissimo,
ultradecennale come esperienza in campo europeo, non venga rovinato come
al solito dalla politica italiana, che condiziona ed annulla ciò che di
positivo riusciamo a copiare dal resto dell'Europa.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Balocchi.
Il sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza sociale ha
facoltà di rispondere.
PAOLO GUERRINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza
sociale. Signor Presidente, vorrei anzitutto premettere che
l'interpellanza al nostro esame riguarda anche il Ministero della
pubblica istruzione, al quale gli onorevoli interpellanti si sono
rivolti, e pone alcuni specifici quesiti a quel dicastero; pertanto,
nella risposta terrò ovviamente conto anche degli elementi forniti dal
Ministero della pubblica istruzione.
I fondi ai quali si fa riferimento (sia i fondi CIPE sia i fondi
strutturali) sono specificamente finalizzati al sostegno dello sviluppo
economico delle aree depresse del paese, in stretta collaborazione con i
piani nazionali per l'occupazione, in quanto coerenti con gli indirizzi
europei in materia di politiche per l'occupazione. In particolare, il
fondo sociale europeo ha come finalità prioritarie, nelle aree
dell'obiettivo 1, la transizione dei giovani alla vita attiva e lo
sviluppo della nuova imprenditorialità.
Ciò premesso, la finalità specifica di tali fondi e la normativa
europea che li regolamenta non ne consentono l'utilizzo per l'attuazione
di attività ordinarie, di competenza nazionale, quali la formazione dei
docenti o le normali attività previste per la formazione degli allievi,
come mi è sembrato venga suggerito dalle formulazioni usate
nell'interpellanza. Infatti, la caratteristica di tali fondi è proprio
«l'aggiuntività», che deve essere garantita in quanto i medesimi sono
finalizzati a sostenere l'innovazione nei settori dell'istruzione,
formazione e lavoro, in coerenza con gli obiettivi fissati dai
regolamenti comunitari in materia. Inoltre, le attività realizzate
nell'ambito dei singoli programmi operativi, finanziati dai fondi
strutturali, vengono prima negoziate e successivamente approvate dalla
Commissione europea.
In questo ambito, in data 28 agosto 2000 è stato approvato il programma
operativo a titolarità del Ministero della pubblica istruzione, nel
quale è presente il progetto per l'imprenditorialità giovanile,
avviato per la sola annualità 2000, da realizzarsi in collaborazione
con l'IG-Students, per le scuole del Mezzogiorno, al fine di stimolare
l'abilità e le capacità imprenditoriali dei giovani in quelle aree.
L'importo previsto (circa 20 miliardi) corrisponde all'1,5 per cento
dell'intero programma operativo stabilito per le scuole del Mezzogiorno;
il contenuto del progetto è specificamente diretto agli allievi degli
istituti scolastici statali ed ai loro docenti, che vi partecipano con
specifici percorsi di formazione sulla tematica dell'imprenditorialità
giovanile e femminile.
Con riferimento al Ministero del lavoro, vorrei aggiungere che il
progetto IG-Students è stato finanziato sull'intero territorio
nazionale con decreto n. 381del 30 settembre 1998, per un totale di 35
miliardi e 905 milioni, di cui 23 miliardi e 414 milioni a carico del
fondo sociale europeo e 12 miliardi e 491 milioni a carico del
finanziamento nazionale (questo riguarda gli anni 1998-1999), ripartiti
tra l'obiettivo 3), che riguarda il centro-nord, e l'obiettivo 1),
riguardante il Mezzogiorno. Le azioni così finanziate, conformemente a
quanto era previsto nei relativi programmi operativi, si inquadrano
nelle linee di intervento previste dagli stessi programmi ed erano volte
a sperimentare nuove metodologie e nuovi modelli che avessero una
potenziale ricaduta sulle future attività formative e sugli sbocchi
occupazionali.
All'affidamento di tali iniziative ha concorso la valutazione di varie
circostanze.
La prima: i destinatari dell'intervento, trattandosi di misure a favore
di studenti dell'ultimo anno delle scuole medie superiori e di studenti
universitari prossimi all'ingresso nel mondo del lavoro. La seconda: la
formazione richiesta, frutto di analoghe e positive esperienze
realizzate in numerosi altri paesi da strutture aderenti
all'associazione Young enterprise Europe. La terza: l'opportunità di
realizzare la sperimentazione stessa a livello nazionale, affiancandola
ad un organismo sottoposto alla vigilanza di amministrazioni statali.
In ordine alle sponsorizzazioni, cui si fa riferimento
nell'interpellanza, devo dire che al momento non sono note ai nostri
uffici. In ogni caso, laddove sussistano, il relativo gettito -
conformemente alla normativa comunitaria in tema di costi ammissibili -
dovrà costituire una voce di entrata delle azioni formative e, come
tale, portata in deduzione dai finanziamenti concessi.
PRESIDENTE. La ringrazio, sottosegretario Guerrini.
L'onorevole Balocchi ha facoltà di replicare e di dichiarare se sia
soddisfatto per la risposta alla sua interpellanza.
MAURIZIO BALOCCHI. Presidente, non è possibile essere soddisfatti di
notizie che non vi sono!
Allora, comunico io al sottosegretario ed al Ministero del lavoro, perché
non parlava per l'altro Ministero, che vi è un manuale - edito dal suo
ministero - che, guarda caso strano, ha in fondo alle pagine l'elenco
dei marchietti delle sponsorizzazioni! Se editano un manuale
sponsorizzato e in aula vengono a «prenderci per i fondelli» dicendo
che non conoscono a quanto ammonti l'importo, evidentemente bisogna che
vengano cambiati i sistemi di informativa che vengono dati al
Parlamento!
Io non ho criticato la IG-Students. Mi è stato ribadita dal
sottosegretario la validità del progetto: aveva sfondato non una porta
aperta, ma un portone aperto. Lo avevo precisato io e avevo chiesto di
sapere che cosa si intendesse fare per controllare dove vanno a finire i
miliardi! Non ne avevo fatto una questione di nord o di sud perché
sapevo benissimo che le spese erano state fatte per il sud anche se nel
loro manuale dicono e parlano di territorio nazionale!
Noi vogliamo sapere come vengano spesi i soldi che i cittadini versano
con le proprie tasse? Dove vadano a finire i 32 miliardi, da una parte,
i 21 miliardi, dall'altra parte, e gli altri che sono attesi pronti per
essere passati nelle casse di queste persone!
PAOLO GUERRINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza
sociale. I 35 miliardi!
MAURIZIO BALOCCHI. No, ne sono stati erogati 32 miliardi, da una parte,
e 21 miliardi, dall'altra parte! S'informi sottosegretario: c'è anche
scritto! E sono stati stanziati con la delibera del CIPE altri
presumibili 30 miliardi.
PAOLO GUERRINI, Sottosegretario di Stato per il lavoro e la previdenza
sociale. Presumibili...
MAURIZIO BALOCCHI. Perché in Italia un business plan costa 500 mila
lire a studente e nel resto dell'Europa dalle 100 alle 150 mila lire?
Perché in Italia deve essere la mano pubblica a sponsorizzare
completamente senza effettuare controlli mentre all'estero si
sponsorizza attraverso le società private e lo Stato interviene
soltanto per controllare? Vogliamo esercitare un'azione di vigilanza o
vogliamo continuare ad erogare decine di miliardi soltanto perché il
presidente di una associazione o di un'altra è più o meno simpatico ad
una colorazione politica?
Non chiediamo di chiudere i rubinetti all'IG-Students perché siamo
consci che quello che l'IG-Students ha copiato dal resto d'Europa è un
discorso valido - lo dicevo all'inizio -; vogliamo soltanto sapere se
qualcuno, con la scusa dell'IG-Students, si arricchisce; se lo Stato
controlla; qual è la motivazione per cui i nostri costi sono tre volte
superiori. Questo è ciò che chiediamo agli organi di vigilanza, ma
evidentemente finché non cambierà il Governo - questo Governo - non c'è
nessuna possibilità di conoscere neanche le cose più normali. Infatti
si viene a dire che non si conoscono le sponsorizzazioni e si edita un
manuale - direttamente dal Ministero del lavoro - con le
sponsorizzazioni indicate. È meglio non parlare!
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7a
Com. |
13, 20 |
Interrogazioni
(20.02.01) 5-07746 Scantamburlo: Interventi per la
sicurezza degli edifici scolastici
Per la dotazione dei laboratori di informatica
nell'ambito del progetto di «Sviluppo delle tecnologie didattiche», sono
previsti appositi fondi che vengono assegnati alle scuole dai
provveditorati agli studi, i quali conoscono le esigente di ciascuna
scuola, in relazione anche al contesto in cui è inserita.
La fornitura delle attrezzature informatiche collegate al Sistema
Informativo per lo svolgimento delle attività amministrativo-gestionali
è curata direttamente dal Gestore del Sistema stesso che deve provvedere,
oltre al collaudo e alla manutenzione, anche al loro reintegro ad casi di
furto.
A fronte delle numerose denunce di furti di postazioni di lavoro, il
Ministero ha invitato le scuole ad adottare misure di sicurezza idonee
alla tutela delle apparecchiature in loro possesso.
Si fa comunque presente che la competenza ad intervenire in materia è
degli enti locali a cui è domandata la responsabilità della cura
dell'edificio scolastico e delle predisposizione di mezzi da salvaguardia
dei beni in esso contenuti, anche informatici.
In ogni caso, pur non avendo potere d'intervento diretto sull'ente locale,
nell'ambito di incontri con le Associazioni rappresentative degli enti
locali (UPI e ANCI) è stata sottolineata la necessità che vengano
adottate tutte quelle misure di sicurezza idonee alla salvaguardia delle
strutture e dei beni presenti nelle scuole. Per quanto riguarda in
particolare il caso citato dall'interrogante si fa presente che al
Provveditore agli Studi di Padova, degli ultimi anni scolastici, sono
pervenute varie segnalazioni di fatti e di atti di vandalismo con le
conseguenti richieste dei dirigenti scolastici, di contributi straordinari
per la sostituzione delle apparecchiature sottratte do danneggiate.
Proprio allo scopo di salvaguardare il suddetto patrimonio il Provveditore
ha inviato a tutti i soggetti interessati (Provincie, Comuni, Dirigenti
scolastici) una circolare nella quale evidenziava l'importanza della
funzione educativa e culturale delle strumentazioni informatiche e
multimediali assegnate alle istituzioni scolastiche ed invitava i medesimi
dirigenti ad adottare ogni strategia possibile per la salvaguardia delle
suddette apparecchiature, sia tramite l'installazione di antifurti e
stipule di assicurazioni sia con la blindatura di interi locali o nel caso
di cablature in reti interne con la protezione delle attrezzature mobili.
Nella medesima circolare veniva inoltre fino presente, a tutte le
istituzioni scolastiche che avevano subito furti e danni alle
apparecchiature acquistate con i fondi per il già citato Programma di
Sviluppo delle Tecnologie Didattiche, che le stesse non avrebbero potuto
accedere ad ulteriori specifici stanziamenti in quanto i medesimi erano
stati calibrati sul numero reale delle scuole funzionanti.
Venivano infine invitati i Capi d'istituto, riguardo all'impiego dei fondi
1999/2000, ad una accurate e preventiva analisi della misure di protezione
e qualora le stesse fossero risultate manchevoli, insufficienti od
inadeguate, ad intraprendere tutte le misure necessarie, d'intesa con i
competenti enti locali, per la salvaguardia del patrimonio multimediale.
Dino SCANTAMBURLO (PD-U) si dichiara parzialmente soddisfatto della
risposta del sottosegretario. Segnala, comunque, la persistenza di
situazioni di emergenza in vari Comuni dovute alla assenza di misure di
sicurezza a tutela degli edifici scolastici, che possano ridurre il
rischio di furti a danno delle attrezzature didattiche. In particolare
osserva che molti Comuni si trovano in grave difficoltà a reperire
risorse finanziarie per garantire la sicurezza all'interno degli edifici
scolastici e consentire il ripristino delle precedenti dotazioni laddove
si siano verificati dei furti.
In questa prospettiva invita il Governo ad adottare i necessari
provvedimenti per consentire soprattutto ai Comuni di dimensioni
medio-piccole di far fronte alle necessità finanziarie connesse alla
sicurezza all'interno degli edifici scolastici.
(13.02.01) 5-08804 Aprea: Contributi alle scuole materne non statali.
Valentina APREA (FI) illustra la sua interrogazione in titolo, con la quale si chiede al Governo quali iniziative intenda assumere per erogare i contributi di gestione alle scuole materne non statali, previsti dalla normativa vigente, in modo chiaro, secondo gli effettivi servizi resi dalle stesse e senza violare la normativa di riferimento. Si chiede altresì all'Esecutivo quali siano le ragioni del rituale ridimensionamento da parte del Ministero del numero delle sezioni e degli alunni rispetto alla situazione reale che non consente di erogare contributi sufficienti alla gestione delle scuole ed affettivamente rapportati ai servizi svolti.
Il sottosegretario Silvia BARBIERI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato. Ricorda inoltre che nel corso del 2000 è stato autorizzato lo stanziamento di ulteriori contributi, a prescindere dal requisito del riconoscimento della parità, pari a circa 20 milioni di lire per ciascuna sezione, che sono in corso di erogazione. Successivamente, è stato previsto lo stanziamento di ulteriori contributi, pari a circa 7-8 milioni di lire per ciascuna sezione, sulla base delle disponibilità del capitolo di spesa 99, «bloccato» da una sentenza della Corte di Cassazione, e poi reso nuovamente disponibile in seguito alla recente approvazione della normativa sulla scuole materne paritarie. Rileva, pertanto, che i contributi complessivamente stanziati in favore di ciascuna sezione ammontano a circa 34-35 milioni di lire, dei quali solo una parte, sulla base di quanto previsto dalla vigente normativa in materia, è vincolata al parametro del numero dei bambini che frequentano la sezione. Evidenzia, inoltre, che sono in corso contatti affinché i predetti contributi siano erogati in tempi brevi, considerato che gli stessi rappresentano, per le scuole materne non statali, una «boccata di ossigeno».
Valentina APREA (FI), replicando, prende atto della risposta fornita dal sottosegretario, dalla quale emerge che vi è stato un atteggiamento corretto dal punto di vista istituzionale. Ne deriva pertanto l'esigenza di valutare eventuali modifiche da apportare alla normativa vigente in materia, considerato che, come emerge dalla risposta fornita, i criteri attualmente fissati per l'erogazione dei contributi non sono in grado di soddisfare le reali esigenze del settore. Ritiene, infatti, che più che una «boccata di ossigeno» per le scuole materne non statali si tratti di diritti il cui esercizio deve essere comunque garantito.
|
7a
Com. |
15 |
Audizione del sottosegretario di
Stato per l'università e la ricerca scientifica e tecnologica Antonino
Cuffaro sulle problematiche connesse allo spazio europeo della ricerca e
sul sesto «programma-quadro»
|
7a
Com. |
21 |
Audizione del Ministro della
pubblica istruzione, Prof. Tullio De Mauro, sullo stato di attuazione
della riforma scolastica con particolare riferimento ai curricula
scolastici della scuola di base e alla formazione iniziale degli
insegnanti
TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione.
Come probabilmente vi è noto, dopo le due risoluzioni parlamentari che
hanno dato l'avvio all'elaborazione delle indicazioni curricolari
(questo termine di legge è un po' pesante, ma tecnicamente più
preciso) per la scuola di base a tempi rapidi e per il ciclo secondario
con una previsione temporale dilatata fino alla fine dell'anno, la
commissione, che già aveva lavorato per predisporre i materiali su cui
abbiamo costruito il piano di progressiva attuazione del riordino dei
cicli, ha continuato ad operare con qualche integrazione, con qualche
testardaggine di cui vi chiedo scusa. Ricordo ancora una volta che la
commissione è composta per metà circa da insegnanti ed operatori della
scuola di diverso ordine e grado e per l'altra metà da specialisti,
indicati o scelti dalle varie associazioni disciplinari (matematici,
geografi, linguistici e così via) nonché dai rappresentanti delle
istituzioni di alta cultura del nostro paese, quali l'Enciclopedia
italiana, l'Accademia della Crusca, l'Accademia dei Lincei. La
commissione è inoltre integrata da rappresentanti degli enti locali e
delle associazioni dei genitori, che hanno quindi partecipato a questa
attività attraverso i loro rappresentanti. Incidentalmente aggiungo che
questa mattina abbiamo insediato il forum delle associazioni più
rappresentative delle famiglie come organo tecnico ormai permanente, in
base ad un decreto passato attraverso tutti gli organi di controllo e
quindi vigente.
La commissione ha lavorato duramente (in proposito colgo anche la
presente occasione per ringraziarne i componenti) alla predisposizione
dei materiali su cui costruire quanto ci viene richiesto dall'articolo 8
del regolamento dell'autonomia e dalla legge di riordino dei cicli. Il
decreto contiene quindi nel suo allegato una serie di indicazioni: le
indicazioni curricolari da trasmettere alle scuole di base (una volta
approvate dagli organi di consultazione e controllo), il monte ore per
la quota nazionale e la definizione delle quote locali, sia nel tempo
normale sia nel tempo pieno e pieno rafforzato, un piano di
aggiornamento dei docenti ed altre indicazioni di natura organizzativa
su cui avremo modo di tornare.
Il decreto è sostanzialmente pronto per quanto riguarda la cornice
formale e le indicazioni relative alle quote orarie delle varie
discipline, ed è pronto soprattutto con riferimento all'utilizzazione
delle cosiddette sintesi (che sono state prontamente messe in rete,
quindi sono ormai largamente accessibili da due o tre settimane) per
estrarre le indicazioni curricolari per la quota nazionale.
Ricordo infatti a me stesso che in base alla legge vigente il curricolo
è di pertinenza delle singole scuole, le quali lo costruiscono su tre
riferimenti: il primo è rappresentato dalle indicazioni curricolari
nazionali relative agli obiettivi specifici delle discipline e agli
standard nazionali; il secondo riferimento è dato dalla qualità e
dalla disamina delle condizioni di partenza delle alunne e degli alunni;
il terzo riferimento è nella valutazione delle competenze e delle
risorse che un corpo docente particolare può offrire. Tenendo presenti
questi tre elementi, le scuole costruiscono non solo il piano
dell'offerta formativa ma, all'interno di tale piano, i curricula
effettivi di apprendimento per le loro alunne e i loro alunni, quindi
nel pieno rispetto del principio della ormai vigente autonomia delle
istituzioni scolastiche. Il nostro lavoro in queste settimane si è
spostato sull'individuazione delle indicazioni curricolari per la quota
nazionale.
Mi auguro di poter quanto prima mettere a disposizione del Parlamento il
decreto - che sotto il profilo formale è un decreto del ministro, ma
che dal punto di vista sostanziale spero di poter portare a vostra
conoscenza nel giro di qualche giorno - e l'allegato, contenente le
indicazioni curricolari e le altre indicazioni, che trasmetteremo sia al
Consiglio nazionale della pubblica istruzione sia al Consiglio di Stato,
per gli avvisi che possono esprimere e che possono portare, entro i
trenta giorni successivi, ad eventuali modifiche.
Nel quadro complessivo che sarà allegato si sottolineano in premessa
alcune indicazioni di carattere molto generale, l'ancoraggio
delle indicazioni curricolari non solo alle leggi vigenti ma anche ai
principi fondamentali della Costituzione e naturalmente alle leggi
sull'autonomia, sul diritto allo studio e all'apprendimento.
Si passa poi a specificare ciò che nella legge è già implicito, vale
a dire la differenza tra indicazioni curricolari che il ministro è
tenuto a fornire, curricula che le scuole devono costruirsi, in base ai
tre indicatori che ho citato, e programmi ai quali le generazioni più
anziane sono abituate. Si introducono anche alcune indicazioni di fondo
relativamente alla necessaria presenza del sistema tradizionale - che
tutti conosciamo - di interrogazioni, voti e valutazioni didattiche.
Tale presenza ovviamente è confermata, ma è accompagnata da
accertamenti condotti dalle scuole sulle loro alunne e i loro alunni,
d'accordo con le indicazioni metodologiche e con il repertorio di
strumenti di accertamento forniti dall'Istituto nazionale per la
valutazione, che intanto, come sapete, è entrato pianamente in
funzione.
Seguono le indicazioni curricolari. Su questa parte la commissione ha
discusso a lungo ed ha previsto due aspetti che mi permetto di
sottolineare. Il primo è un forte raccordo con la scuola dell'infanzia,
in via di generalizzazione; in proposito, il decreto stesso e le
risultanze dei lavori della commissione proporranno la generalizzazione
dell'adozione degli orientamenti del 1991 come punto di riferimento per
l'attività della scuola dell'infanzia. Il secondo aspetto è un
progressivo passaggio, attraverso gli anni della scuola di base, da
quelli che negli orientamenti del 1991 vengono definiti i grandi campi
di sistemazione dell'esperienza, sollecitati ed offerti nelle bambine e
nei bambini della scuola dell'infanzia, agli ambiti, e dagli ambiti alle
discipline.
La proposta prevede tre ambiti nei primi due anni dell'insegnamento
della scuola di base: l'ambito linguistico-espressivo, inclusivo
dell'ambito motorio, come viene definito dagli specialisti, cioè della
vecchia e tradizionale educazione fisica, l'ambito
matematico-scientifico e l'ambito storico-antropologico. Lo scopo non è
quello di insegnare la storia ordinata cronologicamente a bambini del
primo e del secondo anno della scuola di base (cosa che ad alcuni pare,
credo giustamente, delittuosa), ma di predisporre i bambini, in questo
biennio ed anche, secondo una delle ipotesi, negli interi due anni
successivi, alla conquista del senso del tempo, del tempo scandito dalla
vita familiare, dagli eventi locali, e del tempo storico, con una
particolare attenzione alla costruzione di un appropriato, ricco lessico
di base (parentela, famiglia, gruppo, tribù, società e via dicendo)
che introduca, nella fase successiva, all'emergere della disciplina
storia cronologicamente ordinata.
Questi tre ambiti dei primi due anni si articolano nei due anni
successivi in modo un po' più ricco, nel senso che sia i cultori delle
scienze sia i cultori delle matematiche hanno chiesto uno sdoppiamento a
partire dal terzo anno. Ciò significa che già dal terzo anno possono
cominciare ad emergere degli insegnamenti orientati in modo
disciplinarmente più marcato. Tra quarto e quinto anno, a seconda degli
ambiti, si distaccano dagli ambiti le discipline: l'italiano, la prima
lingua straniera, che si studia a partire dal primo anno della scuola di
base, la storia, la geografia (anche se storia e geografia nella
proposta sia di geografi sia di storici restano fortemente correlate tra
di loro in tutto il percorso), la matematica, eccetera. Emergono quindi
le discipline.
L'intero ventaglio disciplinare dell'attuale scuola media va a
precisarsi nel quinto, sesto e settimo anno, con alcune novità. Una
prima piccola novità è rappresentata dalla presenza costante della
prima lingua straniera e dalla presenza, a partire dal quinto anno, di
una seconda lingua straniera, con una specificazione che una delle due
lingue, non necessariamente la prima, deve essere l'inglese, lasciando
completamente libera la scelta su quale sia la prima o la seconda
relativamente alle tre grandi lingue dell'Unione europea, quindi
tedesco, francese e spagnolo.
Una seconda piccola novità è la componente educazione musicale, che
secondo la proposta della commissione, che le indicazioni curricolari
raccolgono, attraversa tutto l'insegnamento, fin dal primo anno. Accanto
a questo, una novità metodologica è rappresentata dall'invito a
proiettare (tutte le volte in cui è possibile, quando le risorse
strutturali della scuola lo consentono) in attività di laboratorio le
parti degli insegnamenti adatte a ciò, nella convinzione, diffusa in
tutta la commissione, che tutto quello che si riesce a tradurre in
operatività abbia carattere stimolante dal punto di vista della
formazione intellettuale.
Questo è il quadro di insieme. In generale, non abbiamo incontrato
sostanziali obiezioni da parte dei gruppi di specialisti che hanno
lavorato, né, all'esterno, da parte di chi ha avuto occasione di
conoscere queste indicazioni curricolari. Alcune pseudo-obiezioni erano
fondate su una totale disinformazione; si sono dette le cose più
bizzarre, che però sono apparse sulle prime pagine di qualche giornale.
Si è sostenuto che manca la musica (la musica c'è), che manca
l'educazione fisica (l'educazione fisica, mutato nomine, c'è a bandiere
spiegate, come potrete vedere), che è presente l'arabo: no, purtroppo
non ci sono gli insegnanti, per ora il progetto va rinviato, se qualcuno
di noi lo coltivasse. L'arabo non è previsto
nella quota nazionale e nemmeno in quella locale (Commenti). Chiedo
scusa, presidente, per avere in qualche modo sollecitato alcuni
commenti.
Come potete vedere, nella parte relativa all'educazione all'immagine,
che è complessa e completa nel quadro dell'ambito iniziale
linguistico-espressivo, non solo i bambini e i ragazzi vengono condotti
all'apprezzamento del patrimonio artistico (anche con qualche stimolo
alla riproduzione) ed architettonico nel nostro paese, ma si dice con
molta forza che, man mano che procedono negli anni e che il quadro
storico si viene delineando, essi vanno educati alla storicizzazione
nella percezione delle forme anche visive. Non dico con questo che vi
sia la storia dell'arte nella scuola di base. Tuttavia, siccome fra le
varie preoccupazioni ho sentito dire anche che sarebbe stata soppressa
questa materia (immagino nel ciclo superiore), voglio ricordare che
invece una componente storicizzante dell'apprezzamento estetico ed anche
della produzione è presente già nella scuola di base.
Non mi dilungherei sulla materia se non vi fosse una questione che credo
vi sia ben nota dalla stampa, oltre che da personali considerazioni. Si
tratta della questione della storia. La commissione ha lavorato pensando
anzitutto al prodromo, lungo quattro anni, di progressivo accostamento
alla strumentazione anche linguistica e concettuale dell'apprendimento
storico, cronologicamente ordinato, ed ha poi proposto (concordemente,
finché la commissione stessa ha lavorato su questo punto) che
l'insegnamento cronologico della storia parta dal terzultimo anno della
scuola di base e si sviluppi, muovendo dai grandi quadri storici delle
civiltà del Mediterraneo, come studio sistematico della storia greca e
romana e, nell'ultimo anno, della storia medioevale e dell'incipiente
modernità, «sforando» poi (questo è ciò che ha destato
perplessità) il vecchio esame di Stato conclusivo della scuola di base
e proponendo un'estensione nei due anni di scuola dell'obbligo, da
riservare allo studio del tardo Settecento, dell'Ottocento e del
Novecento.
Nel triennio successivo - desidero dirlo con chiarezza: questa è la
proposta della commissione - sarebbero ripresi i quadri cronologici
dell'intera storia della civiltà umana, arricchendo la rivisitazione di
questi quadri con metodologie di analisi e di riflessione sui documenti
e sui fatti che possono essere a quel punto molto più ricche, data l'età
più matura dei ragazzi e delle ragazze negli ultimi tre anni delle
scuole medie superiori.
VALENTINA APREA. Con approfondimenti tematici, non cronologici. Abbiamo
i testi, li leggiamo!
TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione. No, mi dispiace.
Questa indicazione ha suscitato varie perplessità perché l'espressione
«approfondimenti tematici» ha fatto pensare ad un accostamento
desultorio ed episodico a momenti staccati del ciclo storico.
GIOVANNA GRIGNAFFINI. «Tematici» non contraddice «cronologici».
VALENTINA APREA. Solo noi abbiamo letto male i programmi!
TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione. Onorevole Aprea,
lei ha certamente letto i programmi; purtroppo non tutti quelli che
hanno scritto in materia lo hanno fatto. Si può dimostrare: non bisogna
essere filologi raffinati per farlo.
MARIA LENTI. Ma noi parliamo per aver letto i
programmi, non i commentatori!
PRESIDENTE. Lasciamo concludere il ministro.
TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione. Da queste reazioni
è evidente che questo è il punto sensibile della vicenda. Gruppi di
commissari hanno predisposto una seconda e diversa ipotesi che prevede
un quinquennio superiore di ritorno sui quadri cronologici, con
approfondimenti e tematizzazioni che ormai ragazzi maturi possono
effettuare, ed un quadriennio - presumibilmente - nella scuola di base.
Perché un quadriennio? Perché l'esperienza di maestre, di maestri, di
pedagogisti rossi, neri e verdi, di psicologi dimostra che è un'infamia
- non esito a dirlo - obbligare ragazzini di otto anni a studiare Romolo
e Remo; è un'infamia sciocca, perché i risultati sono prossimi a zero,
come sappiamo da qualsiasi indagine svolta (ne sono state effettuate
anche nella città di Roma, dove Romolo e Remo dovrebbero avere una
qualche popolarità) e basata sulla semplice domanda su chi fosse Romolo
o chi fosse Remo. Vengono fuori le storie più bizzarre, da una
popolazione istruita nella vecchia buona scuola del sette in condotta.
ANGELA NAPOLI. Facciamo quello che vogliamo, ministro, ma non denigriamo
la scuola che avete abbattuto!
TULLIO DE MAURO, Ministro della pubblica istruzione. Denigro i vecchi
programmi e il loro centralismo, non denigro la scuola che - grazie a
Dio - non sempre li ha rispettati!
Torno al dunque: anche questo gruppo propone non un quinquennio nella
scuola di base ma un quadriennio, e quindi un triennio di prodromi e
preparazione e un quadriennio cronologicamente ordinato.
Attendo con ansia, anche se il tempo è ristretto, le opinioni di tutta
la commissione perché purtroppo alla fine dovrò decidere in
solitudine: non intendo sottrarmi a questa responsabilità. La decisione
può essere la conferma dell'eccellente, meditato programma della
commissione, che avrebbe meritato una lettura attenta ed il rispetto che
si deve ad alcuni dei nostri massimi studiosi, e non il dileggio e
l'oltraggio non fondato su previe letture su ciò che essi intendevano
dire; l'altra scelta radicale è quella di buttare a mare la proposta
dell'apposito gruppo di lavoro e scegliere la via molto nazionale della
mediazione; la terza strada è offrire al Consiglio nazionale della
pubblica istruzione la possibilità di pronunciarsi nel merito su questo
punto, che chiaramente è quello scottante. Nessuno infatti ha discusso,
a mia conoscenza, i programmi di aritmetica, geometria, quantificazione,
algebra, che pure sono molto importanti: qui siamo tutti storici!
Su questo punto è possibile aprire una discussione. Devo dirle, signor
presidente (lei mi deve permettere di parlare con grande franchezza),
che personalmente non sono più disposto a tollerare ingiurie rivolte a
persone che hanno lavorato con scrupolo, serietà ed impegno, elaborando
una loro proposta. Quest'ultima presenta aspetti criticabili ma certo
tutto favorisce tranne l'ignoranza della storia che attualmente
caratterizza chi esce dalla scuola secondaria superiore italiana: lo
stato è grave e gli storici lo sanno; di qui la loro giusta
preoccupazione. Quindi, o quattro anni più cinque o tre anni più due
più tre, oppure soluzioni lasciate al dibattito dell'organo di
consultazione del ministero.
Vengo ad un altro punto che ha suscitato controversie, fondate e non
fondate: il reclutamento e la formazione iniziale. Per quanto riguarda
la formazione in servizio, che è un punto nodale,
ci sia o meno questo processo di riforma, che raccoglie del resto
l'esperienza delle nostre scuole e le disciplina legislativamente, è
chiaro che la formazione degli insegnanti è un problema strategico per
il funzionamento di tutto il nostro sistema scolastico. È già stato
predisposto un primo piano di aggiornamento in servizio degli insegnanti
italiani per i mesi di settembre e ottobre che coinvolgerà 81 mila
insegnanti della scuola di base; seguiranno altri piani che rapidamente
possono far proseguire su questa strada, sfruttando i fondi esistenti.
Per quanto riguarda la formazione iniziale degli insegnanti, a termini
di legge per ora il ministro della pubblica istruzione può e deve fare
solo una cosa: decretare in materia di formazione iniziale degli
insegnanti della scuola di base. O si capisce questo oppure si danno i
numeri al lotto; e qualche numero al lotto è stato dato, perché
notizie su come poteva essere organizzato il decreto sono state riferite
alla formazione iniziale degli insegnanti del liceo classico. Non è così:
quella è una materia di enorme importanza ed il Governo potrebbe anche
presentare un decreto a futura memoria, a testimonianza di intenzioni,
ma non esistono i tempi parlamentari sufficienti né esiste un
prerequisito per decretare in quella materia, quello del riassetto - che
mi auguro ci sarà - dei canali dell'istruzione secondaria superiore in
funzione dei quali si possa ragionevolmente ridisporre un percorso di
formazione iniziale degli insegnanti della scuola secondaria superiore.
Per ora la legge non ce lo impone; ce lo imporrebbero altre esigenze, ma
i tempi tecnici (quelli parlamentari e quelli di produzione di proposte
per il riordino della scuola secondaria) non consentono di decretare su
questa materia se non nel vuoto. Il discorso che ci accingiamo a fare è
relativo solo alla scuola di base. Raccogliendo
anche una richiesta del collega Zecchino, pensiamo ad una formazione
ispirata a principi unitari ma articolata nel modo che è consentito
dalla vecchia legge vigente, secondo lo schema adoperato per la
formazione degli insegnanti della scuola secondaria superiore nel
rapporto tra ginnasio e liceo. Si può prevedere un'unica formazione con
classi di concorso differenziate a seconda che si vada ad insegnare
lettere nei ginnasi oppure latino e greco, italiano e latino o storia e
filosofia nella secondaria.
Su questo principio si articola il decreto che mi auguro di poter
predisporre nei prossimi giorni, prevedendo una formazione e degli
accessi potenzialmente differenziati per chi intende partecipare a
classi di concorso per ambiti (ho già detto che cosa intendiamo con
questo termine: grandi raggruppamenti disciplinari) o per discipline, e
quindi per chi chiede di essere preso in carico dall'istituzione
scolastica per lavorare nei primi tre o quattro anni della scuola di
base o negli ultimi quattro o tre.
Questo è ciò che concettualmente il decreto prevede. I titoli per
accedere all'insegnamento effettivo vengono in questa ipotesi rilasciati
dalla scuola di specializzazione all'insegnamento, con un percorso
biennale che prevede un anno di tirocinio ed un anno preliminare
dedicato a didattiche disciplinari o di ambito conformi alla classe di
concorso ed all'eventuale recupero di crediti disciplinari carenti
rispetto all'ambito o alla disciplina (come già avviene ora nelle SIS).
Per quanto riguarda i titoli di accesso, a norma vigente, se nessuno
interviene, alle scuole di specializzazione si accede con ciò che la
legge definisce «laurea», cioè quella che volgarmente noi non
giuristi chiamiamo laurea triennale. Per la scuola di base (a suo tempo
ne abbiamo discusso anche con l'allora ministro Zecchino e con il
collega Guerzoni) la previsione è che, rebus sic
stantibus, i tre anni di percorso della laurea più la scuola di
specializzazione siano una garanzia sufficiente alla formazione. Sapete
che anche a tale riguardo vi sono opposizioni, che per certi aspetti
risulterebbero essersi moderate; coloro i quali non comprendono che
stiamo parlando di scuola di base e non del complesso delle scuole si
allarmano e chiedono formule aritmetiche varie (tre più due più due,
tre più due più uno), ma dai loro interventi si evince che la
preoccupazione è rivolta soprattutto alla formazione degli insegnanti
superiori. Questa proposta, tre più due, con il recupero dei necessari
crediti disciplinari qualora manchino, per quanto è a mia conoscenza
trova d'accordo il coordinamento dei corsi di laurea in scienze della
formazione e trova d'accordo il gruppo interministeriale, in cui siedono
persone che sono poi in aspro disaccordo tra di loro per quanto riguarda
la secondaria superiore, ma non sulla scuola di base.
Termino a questo punto il mio intervento, chiedendo scusa se mi sono
dilungato eccessivamente.
|
7a
Com. |
21,
22, 27 |
(dal 26.02.01) comitato dei nove, DdL
7011/B Iscrizione ai corsi universitari (già approvato dalla Camera e
modificato dal Senato)
Il 22 febbraio la Commissione delibera di dare mandato
al relatore a riferire favorevolmente all'Assemblea sul provvedimento in
esame, approvato dalla Camera e modificato dal Senato, come ulteriormente
modificato dall'esame in sede referente. Delibera altresì di chiedere di
essere autorizzata a riferire oralmente e nomina il Comitato dei nove.
|
7a
Com. |
22,
27, 28 |
in sede referente, DdL
7609,
Riforma L. 508/99: Riforma Accademie e Conservatori (già approvata dalla
VII Commissione del Senato)
|
7a
Com. |
6 |
comitato dei nove, DdL
Organi collegiali della scuola (esame C. 2226 -2665 -3592/A)
|
7a
Com. |
1, 8,
13, 15, 20, 21, 27 |
(dal 20.02.01) comitato dei nove, DdL AC 7307
Disciplina attività musicali (approvato dal Senato il 20 settembre
2000)
Il 15 febbraio la Commissione delibera di dare mandato
al relatore a riferire favorevolmente sul nuovo testo del DdL AC 7307
Disciplina attività musicali, risultante dagli emendamenti approvati
in sede referente, chiede di essere autorizzata a riferire oralmente e
nomina il Comitato dei nove.
Il termine per la presentazione di emendamenti è
fissato alle ore 12 del 7 febbraio
|
7a
Com. |
|
comitato dei nove, DdL n.
5029/A Interventi nel
settore della formazione nelle arti musicali, visive e coreutiche
|
7a
Com. |
6, 13,
27 |
comitato dei nove, DdL,
Associazioni Sportive Dilettantistiche (DdL AC 2761,
769,
1776,
2489,
2739,
3607,
3912)
|
7a
Com. |
6, 13,
22, 27 |
(dal 26.02.01) comitato dei nove, Testo
Unificato DdL 5980
(approvato dal Senato) e 5495,
Terza fascia del ruolo dei professori universitari
Il 22 febbraio la Commissione approva le proposte di
modifica del testo avanzate dal relatore, e conferisce il mandato al
relatore di riferire favorevolmente all'Assemblea sul testo del
provvedimento, deliberando altresì di essere autorizzata a riferire
oralmente. Quindi nomina il Comitato dei nove.
|
7a
Com. |
6, 7 |
sede legislativa, DdL Editoria
AC 390,
794,
1441,
3380,
3381,
3672,
4349,
4627,
4629,
4950,
6946
Il 7 febbraio la Commissione approva il testo
unificato delle proposte di legge nn. 390, 794, 1441, 1542, 3380, 3381,
3672, 4349, 4627, 4629, 4950, 6946, come modificato dagli emendamenti
approvati.
Il 6 febbraio la Commissione approva la richiesta
all'Aula di trasferimento alla sede legislativa del testo in esame.
|
7a
Com. |
1 |
su Atti del Governo, schema di
decreto del Presidente della Repubblica sul Regolamento di organizzazione
degli Istituti di ricerca educativa
La Commissione approva col seguente parere favorevole:
La VII Commissione,
esaminato lo schema di decreto concernente il regolamento di
organizzazione degli istituti regionali di ricerca educativa;
apprezzate la chiarezza e la organicità dello schema;
sottolineato che viene garantita una corretta osmosi tra le diverse
realtà istituzionali - IRRE -, scuole, università, consorzi;
auspicato che in prospettiva il personale di cui al comma 2
dell'articolo 10 possa costituire un organico stabile degli IRRE con uno
specifico e qualificato profilo professionale,
ESPRIME PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni:
1) all'articolo 1 sia aggiunto il seguente comma: «Gli IRRE, per il
raggiungimento dei fini istituzionali, possono avvalersi anche delle
competenze degli ispettori tecnici»;
2) all'articolo 4 le parole «ed è confermabile per un altro triennio»
siano sostituite con le parole «e ciascuno dei suoi componenti può
essere confermato, una sola volta, per un altro triennio»;
3) all'articolo 4 si preveda che i due membri del Consiglio Scolastico
Regionale siano designati in prima applicazione dal Ministro della
Pubblica Istruzione;
4) all'articolo 4 dopo la lettera e) sia aggiunta la seguente lettera:
«valuta annualmente, sentito il Comitato tecnico scientifico,
l'attuazione del programma di ricerca nonché i risultati di essa»;
5) all'articolo 5 sia soppressa la parola «specifiche» e dopo la
parola «lavoro» siano aggiunte le seguenti «pertinenti con le finalità
specifiche dell'istituto»;
6) all'articolo 5 dopo la lettera e) del comma 2 sia aggiunta la
seguente lettera: «e-bis) predispone una relazione annuale che indica
il livello di attuazione del programma e i risultati raggiunti»;
7) all'articolo 5, comma 4, le parole «sulla base di» siano sostituite
con le parole «a partire da»;
8) all'articolo 8, comma 2, dopo la lettera b) sia inserita la seguente:
«b-bis) l'organizzazione di conferenze di servizi per favorire e
migliorare le attività dell'Istituto»;
9) all'articolo 10, comma 1, dopo la parola «IRRE» siano aggiunte le
seguenti: «in rapporto anche alla consistenza della popolazione
scolastica di appartenenza»;
10) all'articolo 10, comma 1, siano soppresse le parole: «su proposta
del dirigente preposto all'ufficio scolastico regionale» e al terzo
periodo dopo la parola: «disposti» siano aggiunte le seguenti: «con
atto del dirigente preposto all'ufficio regionale»;
11) all'articolo 10 comma 1, l'ultimo periodo sia sostituito con il
seguente: «alle esperienze maturate presso gli IRRSAE sarà attribuita
una valutazione specifica»;
12) all'articolo 10, comma 2, dopo la parola «IRRE» siano aggiunte le
parole «in rapporto anche alla consistenza della popolazione scolastica
di appartenenza»;
13) all'articolo 10, comma 2, secondo periodo, dopo la parola «scuola»
siano aggiunte le seguenti: «e dell'Amministrazione»;
14) all'articolo 14 il primo comma sia sostituito con il seguente: «14.
Il personale comandato presso gli IRRSAE alla data di entrata in vigore
del presente regolamento a domanda mantiene con gli IRRE il rapporto già
instaurato fino alla data di scadenza, rapporto che non può essere
oggetto di proroga;
e con le seguenti osservazioni:
a) considerato che il personale di cui all'articolo 10, comma 2, ai fini
della contrattazione collettiva è compreso nel comparto individuato a
norma dell'articolo 45 del decreto legislativo 29/1993, mentre il
personale di cui al comma 1 permarrà nel comparto di appartenenza,
valuti il Governo l'opportunità di prevedere adeguate forme di
incentivazione sul salario accessorio per rendere omogeneo il
trattamento economico rispetto al personale di cui al comma 2;
b) valuti il Governo, riformulando l'articolo 13, la opportunità di
prevedere l'istituzione di appositi uffici col compito di attuare
attività di ricerca volte a soddisfare e a tutelare tutti gli
interessi: quelli indicati dall'articolo 6 della Costituzione (tutela
minoranze linguistiche) ed altre forme di interessi previste dalle leggi
vigenti (emigrati, portatori di handicap, integrazione europea e quelli
espressamente indicati dal comma 10 dell'articolo 21, della legge 59 del
1997);
c) eventuali ulteriori oneri derivanti dall'attuazione del regolamento
in questione siano a carico delle risorse finanziarie a disposizione
degli Istituti.
|
|
11a
Com. |
7, 28 |
comitato ristretto, DdL AC
7238, Stato giuridico degli IRC (già approvato dal Senato)
|
Senato
|
Aula |
|
|
|
7a
Com. |
|
Interrogazioni
|
7a
Com. |
22,
27 |
in sede referente, (5005)
Conversione in legge del decreto-legge 19
febbraio 2001, n. 16, recante disposizioni urgenti relative al personale
docente della scuola
(22.02.01) Riferisce alla Commissione il senatore BISCARDI,
segnalando che il decreto-legge n. 16 del 19 febbraio 2001 – il cui
disegno di legge di conversione giunge all'esame della Commissione –
risponde alla necessità di assicurare un corretto svolgimento all'anno
scolastico 2000-2001, evitando sostituzioni di docenti in corso d'anno e
traumatiche interruzioni nella continuità didattica. Il provvedimento
di urgenza ora in esame, del resto, rappresenta in certo modo una
necessaria conseguenza di quanto previsto dal precedente decreto-legge
28 agosto 2000, n. 240 (convertito con modificazioni dalla legge n. 306
del successivo 27 ottobre) che introdusse disposizioni urgenti per
l'avvio dell'anno scolastico 2000-2001. Esso infatti recava varie norme
organizzative, fondate sul presupposto di una rapida conclusione –
comunque nel giro di pochi mesi – del concorso a cattedre e delle
sessioni riservate d'esame all'epoca in corso di svolgimento e sulla
conseguente possibilità di effettuare in tempi ragionevolmente brevi
sia la compilazione della graduatoria del concorso per titoli ed esami,
sia la prima integrazione delle parallele graduatorie permanenti.
Peraltro lo svolgimento delle suddette operazioni ha subito forti
ritardi, specialmente in alcune grandi regioni: l'applicazione del primo
decreto-legge rischia quindi di portare scompiglio nello svolgimento
dell'attività didattica. Il decreto-legge in esame consente quindi ai
supplenti nominati in via provvisoria dall'inizio dell'anno di rimanere
in servizio sulle classi attualmente occupate; il personale vincitore di
concorso che avrebbe dovuto subentrarvi in applicazione delle
graduatorie permanenti (circa 10.000 unità) verrà utilizzato per
supplenze brevi. Invece per i supplenti i quali siano stati già
licenziati a seguito della nomina in cattedra dei titolari, laddove
questa è stata effettuata, il periodo intercorrente fra il
licenziamento e la fine delle lezioni viene considerato comunque valido
ai fini giuridici. Il relatore osserva poi che il decreto-legge non
comporta maggiori oneri a carico dello Stato, poiché il trattamento
economico spettante al personale interessato viene erogato dai singoli
istituti scolastici a valere sulle risorse disponibili per le supplenze
brevi e saltuarie. L'ultima parte del comma 5, infine, si premunisce
contro eventuali, eccezionali ritardi nell'approvazione di qualche
graduatoria concorsuale, assegnando al Ministro il potere di prorogare
il termine del 30 giugno 2001, fissato quale limite massimo per
l'integrazione delle graduatorie stesse. In conclusione il relatore
raccomanda alla Commissione l'approvazione del disegno di legge, che
confida possa avere un celere iter
|
7a
Com. |
8 |
procedure informative, Dibattito sulle comunicazioni rese, nella seduta
antimeridiana del 21 dicembre 2000, dal Ministro dell'università e della
ricerca scientifica e dal Ministro della pubblica istruzione sulle modalità
della formazione universitaria dei docenti della scuola di base e della
scuola secondaria.
|
7a
Com. |
6 |
su Atti del Governo, schema di
decreto del Presidente della Repubblica sul Regolamento di organizzazione
degli Istituti di ricerca educativa
La Commissione esprime un parere favorevole condizionato
|
7a
Com. |
6, 8 |
in sede deliberante, Modifiche
alla legge 21 dicembre 1999, n. 508, recante "Riforma delle Accademie
di belle arti, dell'Accademia nazionale di danza, dell'Accademia nazionale
di arte drammatica, degli Istituti superiori per le industrie artistiche,
dei Conservatori di musica e degli Istituti musicali pareggiati"
L'8 febbraio la Commissione accoglie gli emendamenti
1.1, 1.2, 1.102, 1.4, 1.103, 1.5, 1.6, 1.101 e 1.7, nonché l'articolo 1
come modificato. Accoglie altresì l'articolo 2, al quale non erano stati
presentati emendamenti, nonché il disegno di legge nel suo complesso.
|
|