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Interrogazioni
COLA. - Ai Ministri dell'istruzione, dell'università
e della ricerca e del lavoro e delle politiche sociali. - Per sapere -
premesso che:
moltissimi responsabili amministrativi di istituzioni scolastiche con
contratto a tempo determinato sono stati riconfermati nel loro incarico,
di anno in anno, dai vari provveditorati, per circa dieci anni;
a questi lavoratori, dopo essere stati disoccupati per due o quattro
mesi - alcuni sono rimasti addirittura senza lavoro - è stata
attribuita la qualifica di assistenti amministrativi, qualifica che è
inferiore a quella per cui gli stessi hanno prestato per anni ed in modo
continuativo il loro servizio;
nel 1990 i responsabili amministrativi (ora direttori amministrativi)
con almeno due anni di servizio sono stati ammessi a partecipare ad un
corso e, successivamente, ad un esame per essere immessi in ruolo;
la legge n. 124 del 1999 che regola la trasformazione delle graduatorie
provinciali di responsabile amministrativo in graduatorie permanenti
esclude tutti coloro che per anni hanno prestato servizio per il
medesimo profilo come supplenti. Secondo il nuovo regolamento per essere
inseriti nella nuova graduatoria occorre aver superato le prove di un
concorso per l'accesso al ruolo di responsabile amministrativo con
trecentosessanta giorni di servizio in qualità di responsabile
amministrativo nel triennio antecedente oppure cinque anni di ruolo
nella qualifica immediatamente inferiore (assistente amministrativo);
numerosi sono coloro che, pur possedendo i requisiti del servizio e del
titolo di studio, ma sprovvisti di idoneità per partecipare al concorso
per responsabili amministrativi, di fatto non si sono potuti inserire
nelle preesistenti graduatorie permanenti e, quindi, sono stati esclusi
dal diritto di essere presenti nella nuova graduatoria;
inoltre, l'articolo 48 del contratto collettivo nazionale di lavoro
della scuola del 31 agosto 1999, al comma 7 prevede per l'accesso
all'area D procedure selettive su base provinciale o regionale per
personale già di ruolo, escludendo ancora una volta il personale non di
ruolo;
alla luce delle condizioni di cui sopra i responsabili amministrativi -
personale Ata - sono stati fatti oggetto di una vera e propria iniquità,
in quanto questi lavoratori hanno contribuito al buon funzionamento
delle scuole, anche in sedi disagiate, ed hanno prestato il loro
servizio con professionalità e dedizione -:
quali provvedimenti urgenti si intendano adottare per risolvere questa
disparità di trattamento fra lavoratori di una medesima categoria;
se non ritengano equo predisporre, anche per il personale non di ruolo
che abbia i requisiti previsti all'articolo 48, comma 4, del contratto
collettivo nazionale di lavoro della scuola del 31 agosto 1999, un
percorso formativo, alla fine del quale sia contemplato uno specifico
esame-concorso che ne possa confermare la idoneità nel ruolo ricoperto,
considerando il servizio prestato in qualità di responsabile
amministrativo come credito formativo. (3-00093) (16 luglio 2001)
DELL'ANNA. - Al Ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca. - Per sapere - premesso che:
l'applicazione della legge sul precariato n. 124 del 1999 realizza una
disparità tra i precari docenti ed i precari Ata (in particolare i
responsabili amministrativi supplenti privi di idoneità);
l'ordinanza ministeriale n. 33 del 2000 ed il decreto-legge n. 146 del
2000 consentono l'inserimento nelle graduatorie, anche se con riserva,
dei docenti precari che abbiano prodotto domanda per conseguire
l'idoneità e la conseguente abilitazione -:
se non ritenga opportuno adottare immediati provvedimenti atti a
ristabilire equità tra la categoria dei docenti e dei responsabili
amministrativi precari consentendo a questi ultimi di poter presentare
la domanda di inclusione nelle graduatorie permanenti, anche se con
riserva, in attesa della partecipazione a specifico corso abilitante e
dell'acquisizione della richiesta idoneità. (3-00253) (19 luglio 2001)
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, nel rispondere alle interrogazioni presentate dagli onorevoli Cola e Dell'Anna, in via preliminare, si ritiene opportuno precisare che, in omaggio all'autonomia riconosciuta alle istituzioni scolastiche dall'articolo 21 della legge n. 59 del 1997, si è posta la necessità di individuare nuovi profili professionali per il personale amministrativo tecnico ed ausiliario della scuola, chiamato a svolgere più complessi compiti.
Con il CCNL relativo al quadriennio normativo 1998-2001 per il personale del comparto scuola, siglato il 26 maggio 1999, è stato definito, quindi, il profilo del direttore dei servizi generali ed amministrativi, appartenente alla qualifica-fascia superiore rispetto a quella del responsabile amministrativo, nel quale sono stati inseriti, nella fase di prima applicazione del CCNL medesimo, i responsabili amministrativi a tempo indeterminato che abbiano superato uno specifico corso di formazione.
Quanto al profilo di responsabile amministrativo, lo stesso CCNL ha previsto il suo mantenimento nelle istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, ad eccezione delle accademie e dei conservatori di musica, sino al 31 agosto 2000. I candidati inseriti nelle graduatorie permanenti, per soli titoli, di responsabile amministrativo, dovevano accedere al nuovo profilo previo superamento di uno specifico corso di formazione - e così pure il personale a tempo indeterminato della qualifica inferiore: area «B», assistenti amministrativi e assimilati - in base alla procedura prevista nel CCNL del 1999, che ha sostituito il vecchio concorso riservato.
Tali corsi non sono stati svolti in quanto si è verificata una complessiva soprannumerarietà di personale nel profilo di direttore dei servizi amministrativi. Peraltro, fatta salva la procedura di corso-concorso per il personale a tempo indeterminato dell'area B del personale ATA della scuola, per l'accesso al nuovo profilo di direttore dei servizi amministrativi o al concorso pubblico, non è attualmente prevista alcuna procedura per esami e o per soli titoli. Il concorso ordinario per esami e titoli, come d'altra parte la procedura per soli titoli inerente al profilo di responsabile amministrativo, non sono stati più indetti, essendo stato detto profilo mantenuto soltanto fino al 31 agosto 2000. Con riguardo poi alla sostituzione dei direttori dei servizi amministrativi, l'articolo 34 del suddetto contratto collettivo nazionale di lavoro del personale della scuola e l'articolo 51 del contratto collettivo nazionale integrativo, siglato, per gli anni 1998-2001, il 3 agosto 1999, hanno previsto che, a decorrere dal 1o settembre 2000, il direttore dei servizi generali e amministrativi deve essere sostituito, in caso di assenza, dall'assistente amministrativo in servizio nella stessa scuola o in altre scuole in possesso dei necessari titoli professionali o, in subordine, tale ruolo deve essere assegnato per reggenza ad un direttore dei servizi generali e amministrativi di scuole viciniore. Si desidera, comunque, far presente che la materia in trattazione sta subendo profonde modifiche che potranno trovare la loro definizione in sede ARAN nell'ambito del rinnovo contrattuale del comparto scuola, alla luce delle rinnovate esigenze gestionali delle scuole dell'autonomia. In attesa di una revisione complessiva di profili dell'area del personale amministrativo tecnico ed ausiliario, in attuazione di quanto previsto dall'accordo ARAN del 20 luglio 2000 sui criteri di inquadramento del personale già dipendente dagli enti locali e transitato nel comparto della scuola, recepito, con decreto ministeriale 5 aprile 2001 articolo 9, commi 4 e 5, in data 28 settembre 2001, è stata siglata l'ipotesi di accordo che prevede l'istituzione di uno specifico profilo amministrativo denominato coordinatore amministrativo con compiti di responsabilità e di coordinamento di aree e settori organizzativi di vicariato, da collocarsi nell'area C prevista dal contratto collettivo nazionale della scuola del 26 maggio 1999 e con progressione economica corrispondente alla ex qualifica di responsabile amministrativo. In tale profilo, nei limiti previsti dal suindicato accordo del 2000, sono inquadrati anche i responsabile amministrativi del comparto scuola con contratto a tempo indeterminato, non inquadrati come direttori dei servizi generali e amministrativi ai sensi dell'articolo 34 del contratto nazionale di lavoro del 26 maggio 1999. Pertanto, le istanze dei responsabili amministrativi con contratto a tempo determinato potranno essere oggetto di un più attento esame successivamente alla definizione della suddetta sequenza contrattuale.
SERGIO COLA. Signor Presidente, sono parzialmente soddisfatto e devo dire, in premessa, che questa interrogazione riproduce pedissequamente un'altra interrogazione, presentata nella precedente legislatura, a cui purtroppo non è stata data alcuna risposta, ancorché questa interrogazione fosse stata presentata un anno e mezzo circa prima della scadenza della legislatura stessa. Già vi è un progresso, per la verità, perché siamo ad appena sei mesi dall'insediamento del Governo ed è stata data una risposta. Una risposta che non fa assolutamente una grinza sotto il profilo dell'esposizione dei problemi giuridico-amministrativi che sussistono, ma che invece mi pare possa o debba essere considerata parzialmente insoddisfacente in relazione ai quesiti, in relazione soprattutto alle aspettative di una vasta categoria di persone.
Se il sottosegretario dovesse porre mente, anche ora, per un solo istante, all'interrogazione e al contenuto della stessa, potrebbe rilevare che nella stessa interrogazione facciamo cenno ad una vastissima categoria di persone che, non da ora, ma da circa dieci anni, in modo veramente certosino, con grande spirito di abnegazione, ha svolto questo ruolo a livello di supplenza, senza soluzione di continuità e l'ha svolto - questo è l'aspetto più importante e più inquietante del problema - con grande competenza, avendo acquisito un'esperienza che, a mio modo di vedere, è di gran lunga superiore a quella degli attuali direttori dei servizi generali amministrativi istituiti dal famoso decreto legislativo.
Dunque il problema che si poneva era il seguente: quando è stato dato un assetto definitivo a varie categorie, tra cui i docenti delle scuole materne, delle scuole superiori e anche delle scuole elementari con un apposito concorso fatto ad hoc, sono, purtroppo, state disattese le aspettative di questi signori che, come ella potrà sicuramente constatare nell'interrogazione, chiedono l'accesso ad un concorso riservato a persone che avessero svolto, per almeno trecentosessanta giorni (pari a due anni), il servizio di personale docente. Qui ci troviamo, in verità, di fronte a persone che hanno svolto, di media, 7 o 8 anni di lavoro ininterrotto e che hanno contribuito, veramente, a risolvere i problemi in cui si dibatteva la scuola italiana con delle lacune con dei deficit a livello amministrativo. Mia moglie insegna al liceo scientifico e mi aggiorna, quotidianamente, su questi deficit a livello organizzativo e, soprattuto, amministrativo e bisogna dire che i responsabili amministrativi hanno risolto questi problemi veramente in modo ammirevole, facendo riprendere alla scuola la strada della positività.
Queste persone chiedevano, tra l'altro - è scritto anche nell'interrogazione - un percorso formativo che avrebbe potuto essere il presupposto per accedere al concorso, e la possibilità di sostenere, eventualmente, un colloquio per l'immissione in ruolo. Tale colloquio sarebbe stato alternativo oppure successivo alla formazione con un corso professionale, che avrebbero superato, veramente, in maniera agevole, avendo ricoperto, di fatto, un ruolo superiore per tanti e tanti anni.
La risposta che ella mi dà è una risposta parzialmente soddisfacente perché potrebbe risolvere, in futuro, il problema di tanti e tanti che sono ancora precari e che sono stati scavalcati da coloro che erano, sicuramente, in una situazione meno favorevole....
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Hanno fatto il concorso.
SERGIO COLA. Siamo d'accordo, ma coloro che hanno fatto i concorsi hanno almeno avuto la possibilità di farli.
Queste persone non hanno neanche avuto la possibilità di accedere al concorso, era questo il problema!
Il motivo della mia parziale insoddisfazione è che la proposta e le prospettive che sono state segnalate nella sua risposta sono prospettive che risolvono i problemi, non solo al momento ma in un possibile futuro, non si sa se certo o meno, mentre ci saremmo aspettati un altro tipo di risposta ed un altro tipo di iniziative che sollecitiamo e affidiamo alla sua più che nota sensibilità di esperta del settore scolastico, chiedendole di trovare una situazione specifica, ad hoc, per queste persone che, veramente, non meritano di essere trattate così come sono state trattate.
GREGORIO DELL'ANNA. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario che, in maniera abbastanza celere, ci ha dato la possibilità di sapere come il Governo intenda proporsi rispetto a queste problematiche. Sicuramente nella prospettiva c'è la possibilità, come appunto diceva l'onorevole Valentina Aprea, che le future figure professionali possano assorbire quello che oggi è un problema. Certamente, però, come diceva l'onorevole Cola, il problema rimane irrisolto per quanto riguarda coloro che, pur non avendo l'idoneità e pur avendo operato per lungo tempo, si sono visti esclusi dalla possibilità di essere immessi in ruolo attraverso le procedure concorsuali adottate anche per il personale scolastico. Dunque, chiaramente c'è una discriminazione palese ed evidente verso il personale della scuola, quindi dipendente dallo stesso Ministero, che viene trattato in modo diverso a seconda della fascia e del ruolo di appartenenza.
Certamente teniamo in alta considerazione l'impegno del Governo. Siamo convinti che il Ministero potrebbe sicuramente rivedere la posizione assunta nei confronti di questo personale che, per professionalità e competenza, rappresenta una risorsa, e non certamente un peso collocato sulle spalle del Ministero stesso. Tra l'altro, nonostante tutto, questi soggetti continuano ancora a svolgere la loro attività come supplenti. Ciò che vogliamo richiamare è la questione della continuità nell'esperienza professionale, al fine di stimolare l'impegno del Governo per far si che il personale in oggetto si senta realizzato nel corso della propria attività. La ringraziamo per la celerità della risposta e per l'impegno, e ci sentiamo soddisfatti limitatamente alla descrizione in prospettiva. Per il problema specifico attendiamo che il Governo assuma impegni precisi e concreti.
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Aula |
21,
26, 27 |
Il 27 novembre l'Aula approva il DdL
AC. 1534-A, Riforma organizzazione del Governo
(26.11.01) NUCCIO CARRARA, Relatore. Signor Presidente, il provvedimento che stiamo per discutere contiene alcune deleghe al Governo per settori diversi. Ad esempio: gli articoli 1, 2 e 3 riguardano il Governo; l'articolo 4 il riordino degli emolumenti di natura assistenziale; l'articolo 5 la riforma degli organi collegiali della pubblica istruzione livello nazionale e periferico; l'articolo 6 l'emanazione di un testo unico delle disposizioni concernenti la minoranza slovena della regione Friuli Venezia Giulia; l'articolo 7 il riassetto e la codificazione in materia di beni culturali e ambientali, spettacolo, sport, proprietà letteraria e diritto d'autore.
Vado brevemente ad illustrare, articolo per articolo, per capire quali sono le ragioni che hanno fatto ritenere necessario delegare il Governo all'emanazione di decreti legislativi. (...)
L'articolo 5 contiene una delega per la riforma degli organi collegiali della pubblica istruzione di livello nazionale e periferico. Va subito fatto notare che la rubrica è stata modificata rispetto al testo originario per far capire che in questa materia sono intervenute, sempre a causa del nuovo articolo 117 della Costituzione, nuove competenze delle regioni. La rubrica è quindi stata modificata proprio perché si vuol far riferimento alle competenze esclusive dello Stato, senza invadere le nuove competenze delle regioni. Anche in questo caso il Governo è autorizzato ad emanare decreti legislativi correttivi o modificativi di precedenti decreti, senza che sia aggiunto alcunché. Anche in questo caso nella norma è contenuto un riferimento esplicito alla legge delega n. 59 del 1997, la cosiddetta legge Bassanini. (...)
L'esercizio della delega per tutti gli articoli, tranne che per l'articolo 6 riguardante il testo unico di cui abbiamo parlato, è contenuta nell'ambito di 18 mesi. Così ha voluto la Commissione proprio per uniformare i diversi periodi che, precedentemente, erano stati suggeriti articolo per articolo.
Un'ultima segnalazione che mi permetto di rassegnare all'Assemblea, è quella di tornare sempre sulla questione dei principi e dei criteri che non sono innovativi rispetto a precedenti determinazioni di precedenti maggioranze (perché - come si sa - nella XIII legislatura la maggioranza non era sicuramente di centrodestra e i governi non sono stati di centrodestra).
Voglio, inoltre, ricordare brevemente (qualora dovessero sorgere, come è già accaduto, obiezioni rispetto ad un presunto profluvio di deleghe, richieste o concesse all'attuale Governo) che, in questa legislatura, il Governo non ha ancora emanato neppure un decreto legislativo per esercitare una delega che gli sia stata conferita da una legge in particolare. Finora, in questa legislatura, sono state approvate soltanto due leggi di delega e queste ultime contengono soltanto quattro deleghe. Si può dire, quindi, che il Governo non sta abusando dello strumento della delega e sta intervenendo soltanto laddove oggettivamente ciò è inevitabile, per un migliore riassetto organizzativo delle istituzioni.
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Interpellanze Urgenti
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso
che:
ventitré studenti del liceo classico «Tasso» di Roma sono in sciopero
della fame per sollecitare un incontro con il Ministro dell'istruzione,
Letizia Moratti;
gli studenti, in una lettera inviata al Ministro, chiedono perché a sei
mesi dall'assunzione dell'incarico la responsabile del dicastero non
abbia ancora incontrato delegazioni di studenti della scuola pubblica
per illustrare i suoi programmi;
i provvedimenti annunciati dal Governo sulla scuola pubblica, al centro
di un importante dibattito nel Paese, sono oggetto di confronto con le
forze sindacali e con tutta la categoria dei docenti impegnata in una
mobilitazione per la difesa della scuola pubblica e per la
valorizzazione professionale degli insegnanti, anche sul piano
dell'adeguamento degli stipendi ai parametri europei;
le iniziative del Governo sul tema della scuola non possono non essere
oggetto di un confronto ampio, democratico, pluralista che veda
coinvolti tutti i soggetti interessati;
l'iniziativa degli studenti del Tasso, insieme alla mobilitazione degli
insegnanti, dà un segno tangibile del malessere diffuso oggi nella
scuola e del mancato coinvolgimento di tutti i soggetti protagonisti
della scuola pubblica, a partire dai provvedimenti annunciati dal
Governo nel disegno di legge finanziaria;
in riferimento all'iniziativa degli «Stati generali» dell'istruzione
annunciata dal Ministro Moratti, diventa urgente aprire un confronto con
tutti i rappresentanti degli studenti, al fine di ottenere un quadro
completo e veritiero della complessa realtà della scuola pubblica e dei
suoi bisogni -:
se non ritenga opportuno predisporre un incontro con gli studenti del
liceo «Tasso» che hanno adottato una forma di protesta estrema per
sottolineare l'urgenza e l'importanza di tale incontro finora negato;
quali iniziative, più in generale, intenda prendere al fine di
coinvolgere a pieno titolo i rappresentanti degli studenti della scuola
pubblica, nell'ambito dei provvedimenti di riforma annunciati;
se, tenuto conto delle mobilitazioni dei docenti, non ritenga necessario
rivedere complessivamente i contenuti delle iniziative del Governo sulla
scuola, accogliendo gli elementi di correzione e di dissenso sollevati
dalla categoria.
(2-00154) «Titti De Simone, Giordano». (20 novembre 2001)
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. (...) Come già riferito dal ministro Moratti in sede di audizione sulle linee programmatiche del Governo in materia di istruzione, è preciso intendimento del Governo, nel procedere alla riforma del sistema scolastico, consultare e far partecipare alla discussione tutti i protagonisti della scuola - docenti, allievi, famiglie - perché siano loro stessi a chiarirla, giustificarla e volerla. Nei primi due mesi di Governo, si sono svolti incontri con settanta gruppi, tra cui associazioni dei docenti, dei genitori e degli studenti e organizzazioni sindacali; nel corso di tali incontri è emersa un'ampia condivisione della decisione presa dal Governo di sospendere la realizzazione della riforma, al fine di approfondirne gli aspetti e pervenire a soluzioni più immediate. A tal fine, al gruppo di lavoro presieduto dal professor Giuseppe Bertagna è stato affidato il compito di esaminare - attraverso la costituzione di gruppi focus, audizioni mirate, seminari, analisi di caso e comparazioni internazionali -, tutti gli aspetti connessi alla riforma stessa e le varie alternative, per eventuali integrazioni o correzioni della legge sulla riforma dei cicli scolastici.
Le associazioni anche studentesche, le riviste, le istituzioni scolastiche già consultate dal gruppo presieduto dal professor Bertagna sono 119, come sono in grado di dimostrare anche in questa sede, se gli onorevoli interroganti lo vorranno, in quanto ho con me l'elenco di queste associazioni. Questo lavoro, attualmente in corso, formerà un primo supporto alla discussione. Dalla prossima settimana sono programmati incontri con le regioni, le parti sociali, le organizzazioni sindacali per l'esame della proposta. Il 19 ed il 20 dicembre 2001 la proposta verrà discussa nel corso degli Stati generali dell'istruzione, ai quali parteciperanno tutte le associazioni ed istituzioni del settore, tra le quali sicuramente anche le associazioni studentesche. Fin d'ora, peraltro, è assicurata ampia informazione sullo stato dei lavori attraverso un apposito forum aperto sul sito del ministero (www.istruzione.it) che registra 20 mila contatti al giorno ed una newsletter sui lavori della Commissione presieduta dal professor Bertagna, che viene diramata a tutti coloro che la richiedono attraverso il sito, i quali finora sono stati 2500. I ragazzi del liceo Tasso possono quindi accedere al sito e ottenere tutte le informazioni sui lavori in corso. La situazione è monitorata dal direttore scolastico regionale De Sanctis, che ha inviato all'istituto un ispettore. Peraltro, si è invitato il dirigente dell'istituto a mettere in pratica tutte le necessarie azioni per evitare qualsiasi danno alla salute e alle persone. Attualmente, il dirigente scolastico ci ha riferito che il liceo Tasso è occupato, che non gli è possibile accedervi, ma che ha segnalato tale situazione alle autorità competenti.
Fin qui i fatti e le risposte di tipo burocratico. Personalmente, mi auguro che i ragazzi del liceo Tasso possano smettere presto questa forma di protesta estrema, così come è stata anche definita dagli onorevoli interroganti, e che siano aiutati dagli adulti, dalle famiglie, dagli insegnanti, dai politici che oggi hanno presentato questa interpellanza, a comprendere che non si può arrivare a «costringere» un ministro a fare qualcosa attraverso forme di proteste pacifiche ma sicuramente molto forti (Commenti dei deputati Mascia e Titti De Simone) , che creerebbero - lo dico a titolo personale, ma ci credo davvero - precedenti pericolosi rispetto al giusto rapporto tra un ministro della pubblica istruzione e gli studenti. Se questi ragazzi, come hanno dichiarato alla stampa, si battono per una scuola giusta, giusto deve essere anche il rapporto tra il ministro e tutti gli studenti, anche perché, come dimostrato nella prima parte della mia risposta, il dialogo tra questo Governo e gli studenti avviene nelle forme peraltro organizzate, volute e definite da chi ci ha preceduto al Governo negli anni passati: mi riferisco al forum degli studenti, alle consulte studentesche, a tutte le forme democratiche presenti nella scuola che rappresentano il modo con cui gli studenti italiani si confrontano con l'amministrazione, ai diversi livelli fino al ministro.
GRAZIELLA MASCIA. Con le newsletter?
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Ci sono rappresentanti degli studenti che incontrano periodicamente il ministro nel forum degli studenti: sono organismi che ha creato il Governo di centrosinistra nella scorsa legislatura e sono quegli stessi organismi che stanno funzionando (Commenti dei deputati Mascia e Titti De Simone). Beh, onorevoli colleghi, se gli organismi di rappresentanza se non funzionano (Commenti dei deputati Mascia e Titti De Simone), allora, probabilmente, dobbiamo ripensare a questa forma di rappresentanza. Ho detto che è una forma di protesta estrema ...
GRAZIELLA MASCIA. Dovreste apprezzare che sono forme pacifiche!
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Mi scusi, onorevole Mascia, poi avrà modo di rispondere, ma si tratta di forme molto violente perché fanno violenza a sé stessi quei ragazzi.
TITTI DE SIMONE. Ma cosa dice?
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Sono forme estremamente violente portate avanti in un luogo, la scuola, dove i ragazzi dovrebbero essere messi nelle condizioni di apprendere, studiare e dialogare, innanzitutto con i docenti e con i propri coetanei. La scuola non è un luogo dove portare avanti - esattamente ciò che lei diceva - manifestazioni o proteste, certamente pacifiche - ci mancherebbe - ma estremamente violente. Noi siamo molto preoccupati per la salute di quei ragazzi e ci meravigliamo, onorevole, che persone adulte come genitori e docenti non riescano a far capire loro che per una scuola giusta è anche giusto studiare ed utilizzare gli strumenti che ci sono - come ho cercato di dimostrare - per dialogare anche con il ministro attraverso il sito del ministero e le forme di rappresentanza.
GRAZIELLA MASCIA. Si certo, quel sito!
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Se invece voi credete che non siano necessarie o utili le forme di rappresentanza, bene, lo voglio sapere, ditecelo perché ciò sarà motivo di riflessione. Se si ritiene ingiusto che i ragazzi si facciano rappresentare dai loro organismi è inutile che questi ultimi vengano mantenuti e che si lavori con le consulte studentesche o con il forum degli studenti costituito presso il ministero. Attraverso questi organismi e il forum degli studenti che si riunisce sistematicamente e periodicamente in nome di tutti gli studenti italiani, il ministro in persona, i sottosegretari e l'amministrazione studiano le soluzioni ai problemi dei ragazzi. I giovani che partecipano a questo forum sono stati eletti in nome di tutti gli studenti italiani, il dialogo non si è mai interrotto, ci sono le consulte, un sito del Ministero; come ho appena finito di dire è possibile mantenere un dialogo costante e continuo persino con il ministro. Noi crediamo che queste forme e questa strumentalizzazione non costituiscano un segno positivo né per i ragazzi né per la scuola italiana e possono creare un precedente assolutamente pericoloso perché, se domani mattina tutti i ragazzi decidessero di attivarsi in questo senso...
TITTI DE SIMONE. Speriamo!
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. ... benissimo, vedo che c'è molta preoccupazione per un regolare svolgimento delle lezioni! Se volete una forma di rivolta fate pure però non chiedete alla ministero e a chi è deputato a garantire la libertà di insegnamento e di apprendimento di prestare il fianco a questo tipo di provocazioni, perché queste sono provocazioni.
GRAZIELLA MASCIA. Provocazioni? Ma dove!
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Sulla questione relativa al disegno di legge finanziaria 2002 è stato già più volte precisato all'onorevole interrogante - l'ultima volta nell'ambito di un'interrogazione a risposta immediata del 24 ottobre 2001 - che sul contenuto generale della legge finanziaria sono stati tenuti incontri da parte del Governo con le confederazioni sindacali della scuola prima della presentazione del disegno di legge in Parlamento. Successivamente vi è stato un confronto con le organizzazioni sindacali della scuola, nel corso del quale le norme sono state riformulate al fine di chiarire le incertezze interpretative segnalate dalle stesse organizzazioni sindacali. Questo è avvenuto nell'ambito di una procedura di conciliazione sindacale che si è conclusa favorevolmente nei confronti di SNALS, CISL, UIL.
PRESIDENTE. L'onorevole Titti De Simone ha facoltà di replicare.
TITTI DE SIMONE. Signor Presidente, signor sottosegretario, noi naturalmente non ci riteniamo assolutamente soddisfatti della sua risposta. Ci sembra davvero di assistere ad una sorta di gioco dell'assurdo; in questo momento ci sono degli studenti che chiedono, anche attraverso una forma di mobilitazione estrema come lo sciopero della fame, di incontrare - legittimamente - il ministro per confrontarsi e per sviluppare quel dialogo che voi tanto sbandierate ma che invece non volete, come avete dimostrato ampiamente per le cose che avete fatto fin qui.
Voi cosa fate? Rimandate al sito Internet, alle newsletter, cioè ad una visione della democrazia virtuale svuotata della partecipazione, dei luoghi pubblici di incontro,...
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. ... E le consulte? I forum?
TITTI DE SIMONE. ...della cittadinanza. Tutti gli interventi che proponete, sottosegretario, come ad esempio, la questione degli stati generali sono tardivi. È inutile che ci prendiamo in giro perché i provvedimenti sulla scuola sono già stati avviati. La controriforma che voi state preparando è già in itinere ed i contenuti di questa finanziaria lo dicono molto chiaramente.
Non c'è un investimento da parte di questo Governo sulla scuola pubblica che viene trattata come un settore contabile; l'unica parola che si ritrova - ne abbiamo parlato anche oggi in Commissione - è compatibilità di bilancio. La scuola è per voi sostanzialmente un'azienda, un settore su cui infliggere i tagli. I docenti che si mobilitano in queste settimane, in questi mesi, contro i vostri provvedimenti e gli studenti italiani che chiedono, giustamente e legittimamente, di essere ascoltati, di essere coinvolti e di partecipare a questo percorso democratico sul futuro della scuola italiana rappresentano solo un fastidio. Solo un fastidio! L'unico disegno è quello di smantellare la scuola pubblica a favore di quella privata e degli interessi del mercato. L'anticipazione evidente di tali orientamenti - mi sembra - si ritrova nella finanziaria. Voi continuate, in modo arrogante, ad andare avanti.
Ma dov'è, signor sottosegretario, il consenso nei confronti degli interventi di cui lei faceva riferimento precedentemente? Vi sono scioperi, mobilitazioni degli insegnanti e delle categorie sindacali; vi sono scuole e licei in agitazione. Allora, dov'è questo consenso sottosegretario Aprea? Noi non lo vediamo e non solo noi! Questi giovani, insieme agli insegnanti, esprimono un disagio ed un malessere. I giovani del liceo Tasso parlano a nome di tutti gli studenti che, in questo momento, in questo paese, esprimono preoccupazione, disagio e malessere per il futuro della scuola pubblica, alla luce dei provvedimenti che voi state portando avanti.
Non prendiamoci in giro quindi con queste iniziative virtuali, con l'elaborazione e la promozione di focus, con siti internet, newsletter, stati generali che arrivano tardivamente, mentre la vostra controriforma è già bella che avviata!
Persino in merito alla questione degli organi collegiali, che mi sembra estremamente pertinente perché riguarda la partecipazione democratica alle scelte del percorso didattico, della gestione, del ruolo degli istituti, vi avocate la delega con un decreto, mentre i partiti della maggioranza depositano un progetto di legge. Anche in merito a ciò...
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Lo dovete chiedere ai partiti della maggioranza!
TITTI DE SIMONE. ...le chiedo sottosegretario: sono stati coinvolti gli studenti? Intendete coinvolgerli! Intendete coinvolgere gli insegnanti oppure pensate di andare avanti sulla stessa strada, come state facendo fino adesso? Voi ignorate gli studenti, ignorate la mobilitazione degli insegnanti, ignorate il dissenso profondo manifestato nel paese nei confronti delle politiche sulla scuola che state portando avanti. Noi, invece, ringraziamo questi studenti e sa perché? Perché gli studenti del liceo Tasso esprimono un elemento fondamentale che è la voglia di partecipazione alle scelte democratiche, alle scelte del paese, al futuro della scuola, al suo ruolo sociale, culturale e politico.
Vi assumete una grande responsabilità. Una grave responsabilità. Non solo per il merito della controriforma che state portando avanti, ma anche per il metodo antidemocratico per questa grave rottura politica che state perseguendo con una generazione politica che esprime un protagonismo, che è ossigeno per la nostra democrazia e per il futuro della politica e del paese.
La vostra, quindi, è una scissione con il paese reale che è quello del liceo Tasso, quello di Genova, quello delle mobilitazioni per la pace e per la giustizia sociale, con un movimento di giovani, di lavoratrici, di lavoratori, di precari che, malgrado la vostra arroganza, la vostra repressione, è qui ed è vivo e cresce di consenso. Continuerete a farci i conti.
Dal canto nostro, vi diamo appuntamento, con questo movimento, ad un intransigente e determinata opposizione sociale nel paese. Noi ci auguriamo che ci siano dieci, cento, mille esperienze simili a quella del liceo classico «Tasso» di Roma che vi travolgano.
I sottoscritti chiedono di interpellare il Ministro
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per sapere - premesso
che:
le recenti, ripetute polemiche afferenti la presenza del crocifisso
nelle aule scolastiche, riportate dalla stampa e dai mezzi di
comunicazione nazionali, hanno gravemente ferito il sentimento religioso
di una parte rilevante della popolazione italiana, la stragrande
maggioranza della quale si riconosce nella religione cattolica;
in una trasmissione televisiva (confronta Porta a Porta, del 5
novembre 2001), il presidente dell'Unione musulmani d'Italia, signor
Adel Smith, ha testualmente dichiarato che «Il crocifisso dovrebbe
essere tolto da ogni scuola italiana perché l'immagine di un cadavere
in miniatura turba i bambini» irridendo e offendendo in diretta il
simbolo della cristianità (confronta Avvenire, 7 novembre 2001);
pochi giorni innanzi (confronta Il Secolo XIX del 30, 31 ottobre
e 1o novembre 2001) a La Spezia, l'insegnante di scuola media
Ornella Orlandini, senza il consenso della preside e degli organi
collegiali, aveva, a giudizio dell'interrogante, arbitrariamente
staccato il crocifisso dalla parete (e non era, ha dichiarato lei
stessa, né la prima volta, né l'unica volta che l'aveva fatto), perché
ciò avrebbe potuto infastidire un bambino musulmano presente, sì che
gli stessi «ambienti della Curia spezzina non hanno nascosto il loro
disappunto sulla decisione dell'insegnante, giacché non vi è alcun
motivo di togliere un crocifisso dall'aula dove la maggioranza degli
studenti è di religione cristiana» (Il Secolo XIX), mentre il
provveditore agli studi di La Spezia, Roberto Bacchioni, ha
solidarizzato con l'insegnante;
la circolare del Ministro della pubblica istruzione n. 367 del 19
ottobre 1967, in materia di edilizia e arredamento delle scuole
dell'obbligo, contemplava fra gli altri oggetti per l'appunto il
crocifisso da affiggere nelle aule;
il Consiglio di Stato, nel parere n. 63 conferito in data 27 aprile
1988, ha autorevolmente avallato la suddetta disposizione, rilevando che
«il Crocifisso o, più semplicemente, la Croce, a parte il significato
per i credenti, rappresenta il simbolo della civiltà e della cultura
cristiana, nella sua radice storica, come valore universale,
indipendentemente da una specifica confessione religiosa»;
sempre il Consiglio di Stato, nel citato parere, ha argomentato che «la
Costituzione repubblicana, pur assicurando pari libertà a tutte le
confessioni religiose, non prescrive alcun divieto all'esposizione nei
pubblici uffici di un simbolo che, come quello del Crocifisso, per i
principi che evoca [...] fa parte del patrimonio storico», soggiungendo
che la presenza dell'immagine del Crocifisso nelle aule scolastiche non
può «costituire motivo di costrizione della libertà individuale a
manifestare le proprie convinzioni in materia religiosa»;
le conclusioni del Consiglio di Stato nel citato parere sono
categoricamente nel senso che le disposizioni (articolo 118 del regio
decreto 30 aprile 1924, n. 965 e l'allegato c) del regio decreto
26 aprile 1928, n. 1297) «concernenti l'esposizione del Crocifisso
nelle scuole siano tuttora legittimamente operanti», né si sono mai
poste in contrasto con i Patti Lateranensi, né tanto meno con l'ordine
all'esposizione del Crocifisso nelle scuole, sì che detti trattati «non
possono influenzare, né condizionare la vigenza delle norme
regolamentari di cui trattasi»;
gli accordi di Villa Madama in Roma di revisione dei Patti Lateranensi,
firmati il 18 febbraio 1984 dal Presidente del Consiglio Bettino Craxi e
dal cardinale Segretario di Stato Agostino Casaroli, pur affermando
l'aconfessionalità e la neutralità religiosa dello Stato, assicurano
tuttavia, all'articolo 9 comma 2, l'insegnamento della religione
cattolica nelle scuole pubbliche per quanti intendono avvalersene, «la
Repubblica italiana, riconoscendo il valore della cultura religiosa e
tenendo conto che i principi del cattolicesimo fanno parte del
patrimonio storico del popolo italiano», come testualmente recita il
nuovo Concordato con la Santa Sede;
il preside dell'Istituto «Momigliano» di Ceva (Cuneo) (che comprende
le scuole medie di Ceva e Murazzano ed elementari di Murazzano e Sale
Langhe con le materne) vara un calendario scolastico che prevede per il
17 novembre, giorno di inizio del Ramadan (e di una seconda data
ancora da fissare), una giornata di vacanza;
in data 24 maggio 2001 la direzione regionale per il Piemonte del
ministero della pubblica istruzione emanava la circolare regionale n. 34
(protocollo 3595/A34) avente per oggetto «calendario scolastico
2001-2002», in particolare tale circolare precisava all'articolo 4: «gli
adattamenti suddetti potranno essere deliberati dalle istituzioni
scolastiche previe opportune intese con il territorio e facilitare, ove
ne ricorra l'opportunità, l'articolazione di un calendario scolastico
di istituto che tenga conto delle caratteristiche di multi etnicità
delle classi e che consenta agli allievi il rispetto delle principali
festività religiose;
contrariamente a quanto disposto nella citata circolare, che prevede, «previe
opportune intese con il territorio», il preside dell'istituto Cebano
non solo non definisce alcuna intesa con il territorio, ma non rende
nota tale decisione, tanto che sia la popolazione che le autorità
locali apprendono la decisione soltanto ad ottobre con l'articolo
apparso sulle pagine locali del quotidiano «La Stampa» del 14
ottobre 2001 (vedasi a questo riguardo le dichiarazioni del sindaco di
Ceva Vizio apparso sul quotidiano «La Stampa» dell'11 novembre
2001);
la maggioranza della popolazione nel nostro Paese è decisamente
contraria a simili decisioni, tenendo conto che la religione prevalente
è ancora quella cattolica e che molte delle festività religiose
cattoliche non sono riconosciute nel calendario civile e scolastico -:
se rientri nelle intenzioni del Governo l'emanazione di un provvedimento
che disponga di vigilare affinché, pur nel rispetto dell'autonomia
scolastica, non vengano messi in discussione i simboli e i valori
fondanti della nostra comunità.
(2-00155) «Bricolo, Guido Giuseppe Rossi, Cè, Polledri». (20
novembre 2001)
VALENTINA APREA, Sottosegretario di Stato per l'istruzione, l'università e la ricerca. Signor Presidente, all'onorevole Bricolo vorrei rispondere in primo luogo richiamando tutta una serie di norme; è giusto anche rendere conto della nostra legislazione vigente. Successivamente mi riservo di svolgere alcune considerazioni di tipo personale.
Si ritiene opportuno far presente che le disposizioni contenute nell'articolo 118 del regio decreto n.965 del 1924 e quelle contenute nel regio decreto.
(...) L'insieme di queste norme che prevedono l'esposizione di crocifissi nelle scuole sono state oggetto di esame da parte del Consiglio di Stato, il quale ha ribadito, con parere del 27 aprile del 1988, diffuso con circolare n. 157 del giugno 1988, che le disposizioni in questione non sono state modificate per effetto delle modifiche apportate al Concordato lateranense con l'accordo ratificato e reso esecutivo dalla legge 25 marzo 1985, n. 121.
L'esposizione del crocifisso era dunque da ritenersi norma vigente. In tale sede, il Consiglio di Stato ha manifestato l'avviso che la presenza del crocifisso nelle aule scolastiche non si pone in contrasto con i principi costituzionali che assicurano pari libertà a tutte le confessioni religiose, atteso che la croce, a parte il suo significato per i credenti, rappresenta un simbolo della civiltà e della cultura cristiana nella sua radice storica quale valore universale, indipendente da specifica confessione religiosa. Detta cultura è parte integrante del patrimonio storico del nostro paese.
Al riguardo, va però fatto presente che la Corte di Cassazione, con sentenza n.439 del primo marzo 2000, relativamente ad un caso diverso dalla materia scolastica, in quanto riferito al rifiuto di assunzione dell'ufficio di scrutatore in presenza di crocifisso, ha ritenuto invece che la sopracitata normativa in materia di esposizione di detta immagine sia da considerare normativa secondaria connessa all'articolo 140 del regio decreto n. 4336 del 1860 contenente il regolamento per l'istruzione elementare di attuazione della legge n.3725 del 1859. Quest'ultima prescriveva il crocifisso tra gli arredi delle aule scolastiche.
Poiché tali norme trovavano fondamento nel principio della religione cattolica come sola religione di Stato contenuto nell'articolo 1 dello Statuto albertino e che è stato espressamente abrogato dal punto 1 del protocollo addizionale degli accordi di revisione del 1984, la Corte stessa ha ritenuto implicitamente abrogata la normativa secondaria derivata e, nel caso specifico, l'articolo 118 del regio decreto n. 965 del 1924. Il Ministero ha, pertanto, allo studio le opportune iniziative da assumere per disciplinare in maniera chiara e certa la materia riguardante l'esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche, tenendo conto delle considerazioni espresse al riguardo nel citato parere del Consiglio di Stato.
Con riguardo poi al caso cui fa riferimento l'onorevole interrogante, ovvero quello concernente la scuola media «Cattaneo», il provveditore agli studi di la Spezia ha fatto presente che la rimozione del crocifisso dalla parete, da parte della docente di lettere, è stata momentanea. Il crocifisso è rimasto sulla scrivania ed è stato ripreso al termine della lezione, anche se, come riferito dal provveditore agli studi, tale atto voleva essere soltanto un momento di distensione, per insegnare come la scuola italiana operi per l'attuazione dei principi di uguaglianza e di rispetto della persona, a prescindere da razze, culti ed ideologie.
Il comportamento della docente è stato oggetto di richiamo da parte del capo dell'istituto in quanto adottato senza la preventiva valutazione degli organi collegiali della scuola e sono state anche fornite precise indicazioni comportamentali in tal senso a tutto il corpo docente.
Per quanto riguarda la presunta solidarietà, che sarebbe stata espressa dal provveditore agli studi nei confronti della docente, il medesimo provveditore ha precisato che le sue dichiarazioni hanno semplicemente messo in rilievo che la scuola italiana, a differenza di quella dei paesi di provenienza degli alunni musulmani, non svolge insegnamenti catechistici, ma della religione di questo paese, da cui si traggono i principi su cui si fonda la nostra società.
Infine, con riguardo all'istituto comprensivo «Momigliano» di Ceva, è stato già riferito alla Commissione, in data 13 novembre ultimo scorso e, in quella sede, è stato anche precisato che, in materia di calendario scolastico, il decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, all'articolo 74, comma 3, prevede che allo svolgimento delle lezioni siano assegnati almeno 200 giorni nell'anno scolastico. Il regolamento in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, emanato ai sensi dell'articolo 21 della legge n. 59 del 1997, con decreto del Presidente della Repubblica 8 marzo 1999 n. 275, all'articolo 5 stabilisce che le istituzioni scolastiche adottano il calendario scolastico in relazione alle esigenze derivanti dal piano dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni, in materia di determinazione del calendario scolastico, esercitate dalle regioni, a norma dell'articolo 138, comma 1, lettera d), del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112.
Con ordinanza 29 marzo 2001, n. 59, recante disposizioni circa il calendario scolastico per l'anno scolastico 2001-2002, è stato precisato che i direttori degli uffici scolastici regionali, sentite le regioni e i consigli scolastici provinciali, determinano, entro il 31 maggio 2001, la data di inizio delle lezioni, che può essere diversificata per grado ed ordine di scuola, ed il calendario relativo allo svolgimento, dopo aver sentito, per un'opportuna conoscenza delle esigenze locali, i responsabili degli uffici scolastici periferici.
In merito alla questione evidenziata, dalla documentazione acquisita risulta che, in data 24 maggio 2001, il direttore generale regionale per il Piemonte, dopo avere acquisito i pareri dei consigli scolastici provinciali e della giunta regionale del Piemonte, e dopo aver sentito il provveditore agli studi del Piemonte, i presidenti dei consigli scolastici provinciali e il rappresentante della regione Piemonte, ha emesso il decreto recante il calendario scolastico per l'anno scolastico 2001-2002. In ottemperanza al decreto dirigenziale, in data 27 giugno 2001, gli organi di governo della scuola hanno approvato adattamenti del calendario scolastico e le scelte effettuate hanno tenuto nella debita considerazione anche la significativa presenza di allievi di religione musulmana (40 su 406 iscritti a detta scuola) che quel giorno, il giorno del Ramadan, non sarebbero comunque andati a scuola. In data 3 settembre 2001, in sede di collegio dei docenti unificato, il capo di istituto ha distribuito ad ogni plesso scolastico copia del calendario regionale e ha comunicato le date di sospensione dell'attività didattica, già stabilite. Risulta, quindi, che le decisioni in questione sono state adottate dalla scuola nella consapevolezza dell'esercizio delle prerogative riconosciute dalla normativa in materia di autonomia scolastica, anche per quanto riguarda le scelte educative di fondo, e che le medesime sono conformi alle direttive impartite dal dirigente dell'ufficio scolastico regionale per il Piemonte.
Anche in questa sede, tuttavia, ritengo opportuno precisare che è auspicabile una più approfondita riflessione su tali tematiche e, in modo particolare, superando il livello burocratico, vorrei dire che condivido la posizione espressa dall'opinionista Francesco Merlo sul Corriere della Sera, quando giorni fa scriveva che «purtroppo, il buonsenso non si può imporre per legge» e che «per capirsi, serve conoscersi e non nascondersi». Inoltre, egli faceva riferimento proprio al crocifisso sul muro nelle scuole, che è il testimone innocuo di una tradizione secolarizzata, di una storia, di una identità ormai tollerante e laica, e diceva che noi, mentre senza dubbio auspichiamo la diversità delle fedi, non intendiamo rinunciare alla nostra identità - ed io condivido questa posizione, anche in qualità di sottosegretario -, che è fatta anche di Natali, campanili e crocifissi.
FEDERICO BRICOLO. Signor Presidente, onorevole sottosegretario, questa interpellanza ha lo scopo di fare chiarezza e di dare certezze alle famiglie che vivono nel nostro paese e che si sono trovate spiazzate da fatti di cronaca che hanno, a dir poco, dell'incredibile.
Ne parlava, in precedenza, anche lei, signor sottosegretario: un insegnante della scuola media di La Spezia ha staccato il crocifisso dalla parete dell'aula perché avrebbe potuto mettere a disagio un bambino musulmano; un preside di un istituto del cuneese vara un calendario scolastico che prevede una giornata di vacanza per il giorno di inizio del Ramadan; sui giornali si legge di scuole in cui non verrà più fatto il presepe e non si festeggerà il Natale, sempre per non urtare gli allievi appartenenti ad altre religioni. Inoltre, sulle televisioni nazionali, spadroneggiano leader di comunità musulmane - come Adel Smith, ospite della trasmissione televisiva Porta a Porta, di poche settimane fa - che irridono ed offendono i simboli della nostra religione.
I cittadini nel nostro paese sono, dunque, indignati e confusi ci chiedono chiarezza e che il Governo si faccia sentire. La gente ci ferma per strada per chiederci di intervenire in difesa delle nostre tradizioni culturali e religiose che adesso sono messe in discussione.
Non è possibile né ammissibile, a mio avviso, assistere inermi, passivamente, a questa escalation di azioni che ha il solo intento di minare ed indebolire i principi fondanti della comunità (a tale obiettivo, comunque, si vuole arrivare). Quest'offensiva, che definisco di «multiculturalismo» forzato, preoccupa, ancora di più, i nostri cittadini, perché va ad inserirsi proprio nel modo della scuola, luogo e momento di formazione dei nostri giovani.
Quando un popolo, signor sottosegretario, abbandona, rinuncia, rinnega il proprio passato, perde, inevitabilmente, la sua identità. Ebbene, noi, deputati del gruppo della Lega nord Padania, non siamo disposti ad accettarlo. Fra l'altro, ci arrivano messaggi da ambienti, anche istituzionali, del mondo islamico che sono, a dir poco, inquietanti. Grazie alle vostre leggi democratiche vi invaderemo e grazie alle nostre leggi religiose vi elimineremo: sono le parole di un alto esponente religioso musulmano, pronunciate durante uno dei tanti incontri di dialogo islamo-cristiano promossi dalla Chiesa cattolica. A divulgarlo, in una lettera di denuncia, è il Monsignor Giuseppe G. Bernardini, arcivescovo di Izmir, in Turchia, che, di fronte al Pontefice e al Sinodo, ha duramente criticato l'atteggiamento dei musulmani nei confronti del mondo cristiano. L'arcivescovo afferma che il dominio islamico è cominciato con i petroldollari usati, non per creare lavoro nei paesi poveri del Nord Africa e del Medio Oriente, ma per costruire moschee e centri culturali islamici nei paesi europei, meta della loro emigrazione. Non sto uscendo dal tema, ma cerco, semplicemente, di evidenziare quella che, comunque, è la grande polemica che nasce e che converge attorno ai crocifissi e agli eventi di Ceva.
Pertanto, a nostro avviso, è senz'altro opportuno attivarsi. Ne parlavo oggi con il collega parlamentare Giuseppe Rossi, cofirmatario dell'interpellanza, affinché fatti del genere non accadano più e si faccia chiarezza. Concordo con la risposta fornita dal sottosegretario ossia che è intenzione del ministro trovare un nuovo riferimento normativo che si occupi sia del problema dei crocifissi sia dei calendari imposti in modo così arbitrario, senza comunicare tali decisioni al territorio; la legge prevede, comunque, che il preside stabilisca un collegamento con il territorio e, dunque, con gli enti locali. È opportuno attivarsi al fine di impedire ulteriori comportamenti da parte di presidi ed insegnanti che vanno, comunque, ad offendere il sentimento religioso della maggioranza di cittadini e a delegittimare i simboli e valori che fanno parte della storia, della cultura e delle tradizioni del nostro paese. Rispettiamo le minoranze. Su ciò sono d'accordo: siamo senz'altro un paese civile, quindi, le minoranze devono essere rispettate, ma non siamo disposti a cambiare i nostri usi, le nostre credenze, i nostri valori.
Dunque, mi permetta, signor sottosegretario: io sono convinto che, finché i musulmani non saranno maggioranza nel nostro paese, saranno loro a doversi adattare alle nostre regole e non noi alle loro.
|
Aula |
07 |
Comunicazioni del Governo
sull'impiego di contingenti militari italiani all'estero in relazione alla
crisi internazionale in atto. La Camera approva con 513
voti favorevoli, 35 contrari e 2 astenuti |
|
7a
Com. |
|
Sistema dei servizi per la prima
infanzia |
7a
Com. |
29 |
Interrogazioni a risposta
immediata |
7a
Com. |
29 |
in sede referente, DdL AC 587,
756,
835,
1184
e 1213,
Disciplina delle attività musicali |
7a
Com. |
21, 22,
26, 27, 28 |
Il 28 novembre la Commissione
approva la proposta di relazione favorevole del relatore e nomina il
deputato Garagnani quale relatore per la VII Commissione presso la
Commissione bilancio per la Tabella 2, limitatamente alle parti di
competenza, e per le connesse parti del disegno di legge finanziaria.
Sede consultiva: Alla V
Commissione:
Legge
finanziaria per l'anno 2002 (S. 699 Governo);
Bilancio dello Stato per l'anno 2002 e bilancio pluriennale 2002-2004 (C.
700 Governo):
Tabella n. 2: Stato di previsione del Ministero dell'economia e delle
finanze per l'anno 2002, limitatamente ai settori dell'informazione e
dell'editoria;
Tabella n. 7: Stato di previsione del Ministero dell'istruzione,
dell'università e della ricerca per l'anno 2002;
Tabella n. 14: Stato di previsione del Ministero per i beni e le attività
culturali per l'anno 2002
(esame congiunto).
|
7a
Com. |
28 |
Audizione del Sottosegretario
alla Presidenza del Consiglio dei Ministri con delega per l'informazione e
l'editoria, Paolo Bonaiuti, sugli orientamenti programmatici del Governo
in materia di informazione ed editoria. |
7a
Com. |
14 |
DdL
AC. 1315, Equipollenza tra diploma in educazione fisica e laurea in
scienze motorie e sportive |
7a
Com. |
07 |
Audizione di rappresentanti dell'Andu, Apu, Cidum, Cipur,
Cisl-Università, Cnu, Firu, Snals-Università, Snur-Cgil, Uil-Paur in
relazione agli interventi del disegno di legge finanziaria in materia di
università e ricerca
|
7a
Com. |
06,
07,13, 14 |
Il 14 novembre la Commissione
esprime parere favorevole a maggioranza (17 favorevoli, 1 contrario e 6
astenuti) alla proposta di nomina del professor
Giovanni Trainito a Presidente dell'Istituto nazionale per la valutazione
del sistema dell'istruzione
(13.11.01) Interrogazione a risposta
immediata
Sugli organi direttivi dell'Istituto nazionale per la valutazione del
sistema dell'istruzione
- 5-00390 Gambale e Bimbi: Organi direttivi
dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di
istruzione.
- 5-00391 Angela Napoli e Butti: Attività di
valutazione del Ministero dell'istruzione, dell'università e della
ricerca.
- 5- 00392 Sasso: Dimissioni del professor Benedetto
Vertecchi da presidente dell'Istituto nazionale per la valutazione
del sistema di istruzione.
Il sottosegretario Valentina APREA, rispondendo,
precisa, preliminarmente, che le dimissioni del professor Vertecchi
dalla presidenza del Cede sono scaturite, coerentemente e
necessariamente, dalle sue ripetute dichiarazioni di forte critica sia
del programma di Governo in materia scolastica, anche rispetto alle
intenzioni espresse sul sistema di valutazione, sia del ministro Moratti.
Non si tratta, pertanto, di una scelta legata alla persona, ma a
divergenti vedute sul sistema nazionale di valutazione.
Precisa, inoltre, che è stato scelto il professor Trainito, per la
presidenza dell'Istituto nazionale per la valutazione del sistema
dell'istruzione, per l'alto senso delle istituzioni da lui dimostrato
nell'ambito dell'amministrazione della pubblica istruzione e perché non
ha mai espresso critiche sulle politiche della scuola del Governo in
carica.
Riguardo alle finalità del nuovo servizio di valutazione, il Governo
ritiene che non debba fare ricerca, ma attuare verifiche di sistema e
contribuire a far emergere il livello culturale del paese. In ogni caso,
precisa che, quando il «programma pilota» sarà consegnato al Governo,
si procederà al confronto, per poi avviare il nuovo sistema di
valutazione.
Richiama, in conclusione, il ruolo del professor Bertani, che presiede
l'apposita commissione per il riordino dei cicli scolastici, e delle
altre commissioni di studio istituite.
Franca BIMBI (MARGH-U), replicando, si dichiara
insoddisfatta della risposta fornita dal rappresentante del Governo e
giudica poco saggio procedere alle nomine e modificare il sistema
nazionale di valutazione, senza avere chiarito prima gli obiettivi che
esso dovrà perseguire.
Ritiene, comunque, difficile costruire un sistema di valutazione che
sappia anche incontrare il consenso dei docenti.
Angela NAPOLI (AN), intervenendo in sede di replica,
richiama i contenuti di alcune notizie di stampa sul commissariamento
dell'Istituto nazionale di valutazione del sistema di istruzione,
proprio perché non si conoscevano bene i compiti che avrebbe avuto tale
organismo.
Si configura pertanto un istituto legato ad un sistema di valutazione
non ancora ben definito e si affida al professor Trainito la presidenza
dello stesso, senza considerare che, pur nella sua vasta esperienza
all'interno dell'amministrazione della pubblica istruzione, egli non ha
mai ricoperto incarichi inerenti ai criteri e al sistema di valutazione.
Osserva che non vi è certezza in merito al fatto che il «progetto
pilota» sia valutato positivamente dal Parlamento, visto che non si sa
come verrà applicato il sistema di valutazione. Sottolinea, poi, che il
Parlamento apprende tutto dalla stampa e non dal Governo.
Esprime l'auspicio che, anche in termini di valutazione, non si vengano
a creare istituzioni scolastiche di serie A e di serie B.
In conclusione, sottolinea come non si sappia nulla sul sistema di
valutazione e che il Parlamento debba accettare le nomine proposte e
accontentarsi di una prospettiva di cui il Governo non conosce le linee
di fondo.
Alba SASSO (DS-U), intervenendo in sede di replica, si
dichiara insoddisfatta della risposta del rappresentante del Governo
anche perché da essa emerge che, chi critica questo Esecutivo, non avrà
il diritto di ricoprire alcun incarico.
Invita il sottosegretario Aprea ad informarsi meglio sia sulle
dichiarazioni rese dal professor Vertecchi, che non hanno messo in
discussione la qualità e la produttività dell'Istituto di valutazione,
sia sull'attività dello stesso istituto; ricorda, infatti, che sono
state avviate numerose verifiche di sistema e di apprendimento, e non
solo ricerche.
Esprime la preoccupazione che, con la scelta di separare la valutazione
del sistema dall'attività dell'istituto, si finisca con il depauperare
tutte e due.
Ritiene, in conclusione, che l'affermazione del rappresentante del
Governo in merito al fatto che il professor Trainito non abbia rivolto
critiche alla politica scolastica dell'Esecutivo, metta a dura prova la
disponibilità dei deputati del suo gruppo.
Proposta di nomina del professor
Giovanni Trainito a Presidente dell'Istituto nazionale per la valutazione
del sistema dell'istruzione
(13.11.01 ) Il sottosegretario Valentina APREA, facendo riferimento
anche al dibattito svoltosi nella precedente seduta sulle interrogazioni a
risposta immediata, rileva come nel nostro paese manchi una cultura della
valutazione per il sistema scolastico; per questo motivo, risulta
difficile mettere in piedi un sistema di valutazione scolastico.
Ritiene che non si possano equiparare il sistema di valutazione scolastico
e quello universitario, poiché presentano differenti caratteristiche.
Rivolgendosi al deputato Sasso, osserva che il merito del professor
Vertecchi è stato quello di fare costose rilevazioni a livello nazionale,
richieste dall'OCSE e finanziate dal Ministero, che peraltro non hanno
avuto ricadute sull'attività delle singole scuole.
In conclusione, ritiene che il Governo abbia risposto con trasparenza
sulle questione in esame.
|
7a
Com. |
06 |
DdL
AC. 1534, Riforma organizzazione del Governo
La VII Commissione,
esaminato il disegno di legge C. 1534, recante riforma
dell'organizzazione del Governo, nel testo risultante dall'approvazione
degli emendamenti da parte della Commissione;
valutato favorevolmente il rinnovo della delega per la riforma degli
organi collegiali della pubblica istruzione di livello nazionale e
periferico;
ritenuto opportuno meglio specificare i termini della delega per il
riassetto e la codificazione in materia di beni e attività culturali;
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con la seguente condizione:
i commi 1 e 2 dell'articolo 5-bis siano sostituiti dai seguenti:
«1. Ferma restando la delega di cui all'articolo 1, per quanto concerne
il Ministero per i beni e le attività culturali il Governo è delegato
ad emanare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della
presente legge, uno o più decreti legislativi per il riassetto e la
codificazione delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti in
materia di:
a) beni culturali e ambientali;
b) cinematografia;
c) teatro, musica, danza e altre forme di spettacolo dal vivo;
d) sport;
e) proprietà letteraria e diritto d'autore.
2. I decreti legislativi di cui al comma 1 si attengono ai seguenti
princìpi e criteri direttivi:
a) adeguamento all'articolo 117 della Costituzione;
b) adeguamento alla normativa comunitaria e agli accordi
internazionali;
c) miglioramento dell'efficacia degli interventi concernenti i
beni e le attività culturali attraverso il riordino e la
semplificazione della normativa anche allo scopo di conseguire
l'ottimizzazione delle risorse assegnate e l'incremento delle entrate;
d) quanto alla lettera a) del comma 1: identificare nuovi
strumenti di individuazione, conservazione e protezione dei beni
culturali e ambientali; riorganizzare i servizi offerti anche attraverso
la concessione a privati; provvedere alla revisione del sistema
sanzionatorio in materia di tutela; adeguare la disciplina degli appalti
di lavori pubblici concernenti i beni culturali; ridefinire le modalità
di costituzione e funzionamento degli organismi consultivi che
intervengono nelle procedure per la concessione di contributi e
agevolazioni in favore di enti ed istituti culturali;
e) quanto alle lettere b) e c) del comma 1:
razionalizzare gli organismi consultivi e le relative funzioni, anche
mediante soppressione, accorpamento e riduzione del numero e dei
componenti; snellire le procedure di liquidazione dei contributi, e
ridefinire le modalità di costituzione e funzionamento degli organismi
che intervengono nelle procedure di individuazione dei soggetti
legittimati a ricevere contributi e di quantificazione degli stessi;
rivedere il sistema dei controlli sull'impiego delle risorse assegnate e
sugli effetti prodotti dagli interventi;
f) quanto alla lettera d) del comma 1: armonizzare la
legislazione ai princìpi generali a cui si ispirano i Paesi dell'Unione
europea in materia di doping; riordinare i compiti dell'Istituto
per il credito sportivo, assicurando negli organi anche la
rappresentanza delle regioni e delle autonomie locali; garantire
strumenti di finanziamento anche a soggetti privati;
g) quanto alla lettera e) del comma 1: riordinare la
Società Italiana Autori ed Editori (SIAE), il cui statuto dovrà
assicurare una adeguata presenza degli autori, degli editori e degli
altri soggetti creativi negli organi dell'Ente e la massima trasparenza
nella ripartizione dei proventi dell'esazione dei diritti di autore tra
gli aventi diritto.
|
Senato
|
Aula |
05,
06, 07, 08, 09, 12, 13, 14, 15 |
Il 15 novembre il Senato approva
con 158 voti a favore e 58 contrari la Legge Finanziaria 2002,
che passa ora all'esame della Camera.
Bilancio di previsione dello
Stato per l'anno finanziario 2002 e bilancio pluriennale per il triennio
2002-2004 (700)
Disposizioni per la
formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge
finanziaria 2002) (699) |
Aula |
07 |
Comunicazioni del Governo
sull'impiego di contingenti militari italiani all'estero in relazione alla
crisi internazionale in atto. Il Senato approva con
246
voti favorevoli e 32 contrari |
|
7a
Com. |
20,
21, 28 |
DdL AS 761, Disposizioni
concernenti la scuola, l'università e la ricerca scientifica
(20.11.01) Riferisce alla Commissione il senatore
VALDITARA, il quale sottolinea anzitutto il carattere eterogeneo delle
disposizioni contenute nel provvedimento e rileva in particolare la
pregnanza politica degli articoli 1 e 5.
Egli illustra quindi nel dettaglio i cinque articoli di cui consta il
disegno di legge. L'articolo 1 modifica il decreto legislativo n. 233
del 1999, prorogando al 31 dicembre 2002 il Consiglio nazionale della
pubblica istruzione, i consigli scolastici provinciali e i consigli
scolastici distrettuali. Tale proroga si rende indispensabile per le
difficoltà interpretative sorte con riferimento al predetto decreto
legislativo n. 233, nonché per i ritardi occorsi nella definizione
delle articolazioni territoriali dell'Amministrazione scolastica
periferica. Essa offre peraltro l'occasione per un ripensamento di detti
organismi, con riferimento sia alla loro composizione che al loro numero
e alle procedure elettorali.
La proroga è peraltro indispensabile atteso che altrimenti sarebbe
assai discutibile applicare le disposizioni vigenti in materia di prorogatio
degli organi amministrativi.
L'articolo 2 reca invece stanziamenti in favore di alcuni istituti
universitari, a carico del bilancio 2001. Fra di essi, il relatore
sottolinea in particolare quello destinato al potenziamento del Fondo
per le agevolazioni per la ricerca (FAR), cui è dedicato anche
l'articolo 3. Con tale ultimo articolo infatti, ferma restando
l'assegnazione dei fondi stanziati dall'articolo 108, comma 7, della
legge finanziaria per il 2001 in favore del Fondo (90 miliardi per
ciascuno degli anni dal 2001 al 2003), si prende atto che il decreto del
Ministro dell'industria che avrebbe dovuto recarne le modalità di
utilizzo non è stato ancora emanato e li si destina pertanto al
sostegno delle forme di intervento disciplinate dal decreto del Ministro
dell'università 8 agosto 2000, già pienamente operativo.
L'articolo 4 è a sua volta complementare rispetto all'articolo 3,
atteso che gli interventi finanziati concernono la diffusione delle
nuove tecnologie e rendono pertanto necessario un aggiornamento della
relativa disciplina, nonché un significativo coordinamento con il
Ministero per l'innovazione e le tecnologie.
L'articolo 5 rappresenta infine, insieme all'articolo 1, uno dei cardini
politici del provvedimento: il comma 1 proroga di 12 mesi il termine
entro cui le università potranno adeguare i propri ordinamenti
didattici alla riforma; il comma 2 proroga invece il mandato dei
componenti del Consiglio universitario nazionale (CUN) fino al 30 giugno
2002. Quanto al primo comma, il relatore osserva che la proroga appare
più che mai giustificata al fine di verificare approfonditamente le
modalità applicative della riforma introdotta con il regolamento n. 509
del 1999, anche al fine di ipotizzare maggiori margini di flessibilità
come richiesto in particolare da alcune facoltà. Quanto al secondo
comma, esso si impone non solo per assicurare i tempi tecnici necessari
al rinnovo del mandato, ma anche al fine di assicurare continuità nella
valutazione degli ordinamenti didattici.
Conclusivamente, il relatore manifesta un giudizio favorevole sul
provvedimento, di cui auspica una sollecita conclusione.
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7a
Com. |
08, 15,
27, 28 |
Seguito Indagine conoscitiva, ai
sensi dell'articolo 48 del Regolamento, sui nuovi modelli organizzativi
per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali. Audizione del
sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali Sgarbi
(08.11.01) Il PRESIDENTE, preso atto della perdurante assenza del
sottosegretario Sgarbi, chiamato a rispondere in data odierna
all'interrogazione n. 3-00145 dei senatori Guerzoni e altri, nonché a
concludere la propria audizione nell'ambito dell'indagine conoscitiva
sui nuovi modelli organizzativi per la tutela e la valorizzazione dei
beni culturali, rammentato che anche nella precedente seduta dedicata
all'indagine egli era intervenuto con notevole ritardo ai lavori della
Commissione, sentito l'orientamento della Commissione, toglie la seduta
riservandosi di adire le vie formali per stigmatizzare tale irrispettoso
comportamento.
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7a
Com. |
14 |
La Commissione esprime parere
favorevole alla Giunta per gli affari delle Comunità europee sulla
Relazione sulla partecipazione dell'Italia all'Unione Europea nel 2000 (Doc.
LXXXVII, n. 1)
La relatrice BIANCONI illustra la Relazione sulla
partecipazione dell'Italia all'Unione europea per l'anno 2000, su cui la
Commissione è chiamata ad esprimere il proprio parere alla Giunta per
gli affari delle Comunità europee per le parti di competenza,
evidenziando in primo luogo come l'attuale Governo – dando così un
forte segnale bipartisan - abbia ripresentato il medesimo documento già
presentato dal Governo Amato allo scadere della XIII legislatura e che
il precedente Parlamento non fece in tempo ad esaminare per il
sopravvenuto scioglimento delle Camere. Ella ricorda poi che, a seguito
delle modifiche normative introdotte dalla legge comunitaria per il
1998, tale relazione viene presentata alle Camere con scadenza annuale e
rappresenta un momento importante di partecipazione dei Parlamenti
nazionali alla "fase ascendente" del diritto dell'Unione
europea. Il tempo trascorso tuttavia dalla predisposizione del documento
stesso, nonché i tragici eventi nel frattempo intercorsi l'11
settembre, rendono necessari alcuni aggiustamenti e fanno sì che il
Parlamento attenda ormai con maggiore interesse la nuova Relazione che
il Governo si accinge a presentare il prossimo gennaio con riferimento
all'anno 2001.
Passando all'analisi di dettaglio della Relazione in esame, la relatrice
informa che essa è articolata in dieci capitoli, dedicati ai vari campi
di attività dell'Unione, alcuni dei quali riguardanti da vicino le
competenze della 7ª Commissione. In particolare, il primo capitolo
sintetizza le conclusioni scaturite dal Consiglio europeo di Lisbona di
marzo, dal Consiglio europeo di Feira di giugno e dal Consiglio europeo
di Nizza di dicembre. Ella evidenzia quindi come, in occasione del primo
dei vertici sopra richiamati, si sia affermata l'esigenza di imprimere
un forte impulso all'ammodernamento del sistema della ricerca, di dare
vita ad una rete europea ad altissima velocità per le comunicazioni
scientifiche da realizzare anche con il sostegno della Banca europea per
gli investimenti (BEI), di assicurare un adeguamento permanente della
formazione dei lavoratori, di istituire partenariati fra scuole, centri
di formazione, imprese e strutture di ricerca, di garantire a tutte le
scuole l'accesso a Internet e alle risorse multimediali entro la fine
del 2001, di garantire maggiore trasparenza alle procedure di
riconoscimento delle qualifiche e infine di rimuovere gli ostacoli
esistenti alla mobilità di studenti e docenti, nel tentativo di
attrarre in Europa docenti sempre più qualificati.
Per quanto riguarda invece gli obiettivi individuati dal Consiglio
europeo di Feira, ella fa riferimento all'intenzione di istituire un
collegamento transatlantico a larga banda tra i centri di ricerca e di
istruzione europei e statunitensi e di delineare una strategia
dell'Unione diretta a cogliere le opportunità offerte dalle innovazioni
introdotte dalla ricerca scientifica e a sottoporre a verifica i
risultati raggiunti in tale campo. Viceversa, a Nizza, i quindici Capi
di Stato e di Governo hanno evocato i progressi compiuti nella
realizzazione dello Spazio europeo della Ricerca.
Sempre in relazione al primo capitolo, infine, ella ricorda come dalla
presidenza di turno per il primo semestre 2001 siano state indicate
alcune tematiche prioritarie, fra le quali l'apprendimento a lungo
termine, l'impegno a dare impulso allo Spazio europeo della Ricerca e la
rimozione entro il 2002 degli ostacoli esistenti alla mobilità dei
ricercatori, al fine di attrarre i più dotati e qualificati fra di
essi.
Anche il terzo capitolo della Relazione, dedicato al primo pilastro
dell'Unione, interessa le competenze della Commissione, in
considerazione del fatto che una particolare attenzione viene prestata
innanzitutto al sistema dei brevetti, cui anche la Commissione ha
dedicato la propria attenzione in occasione dell'esame di uno dei
provvedimenti dei "100 giorni", poi divenuto legge n. 248 di
quest'anno. Al riguardo, l'Unione europea pensa di porre in essere un
sistema unitario a livello comunitario, con riferimento al quale
l'Italia è impegnata a difendere la lingua nazionale ed a garantire un
sistema giurisdizionale comunitario decentrato, almeno in prima istanza.
Sempre nell'ambito del primo pilastro, un intero paragrafo è dedicato
alla cultura, ricerca ed innovazione tecnologica e al riguardo la prima
linea di azione indicata è la lotta al doping, argomento sul quale
l'Italia si è già resa protagonista riuscendo a far approvare in sede
comunitaria un apposito progetto di campagna televisiva. La posizione in
materia dell'Unione europea è peraltro conforme alla Dichiarazione
dell'ONU per il Millennio relativa alla promozione della pace e della
comprensione reciproca grazie allo sport e alla tregua olimpica e del
resto la 7^ Commissione ha dimostrato di essere in linea con queste
esigenze approvando lo scorso 27 settembre i disegni di legge nn. 681 e
682 concernenti appunto la lotta al doping.
Proposte italiane sono state inoltre recepite dalla risoluzione
approvata dal Consiglio cultura del 16 maggio a Bruxelles, relativa alla
conservazione e valorizzazione del patrimonio cinematografico europeo,
che fa espresso riferimento all'opportunità sollecitata appunto
dall'Italia di mettere allo studio una Carta europea del restauro
cinematografico. L'Italia ha altresì espresso la preoccupazione che nel
settore cinematografico vengano applicati rigidamente i principi vigenti
nei settori economici della Comunità, con il conseguente rischio che i
sostegni nazionali vengano considerati in contrasto con il Trattato ed
ha inoltre rinnovato la sua proposta di dare vita ad uno Spazio
cinematografico europeo.
Coerentemente con dette posizioni, nel Consiglio Cultura del 23 novembre
a Bruxelles, l'Italia ha contribuito all'approvazione di due risoluzioni
relative la prima all'applicazione dei sistemi nazionali di fissazione
del prezzo del libro e alla qualità architettonica dell'ambiente urbano
e rurale e la seconda agli aiuti nazionali al cinema e all'audiovisivo,
insistendo in particolare per ottenere il consenso degli altri Stati sul
riconoscimento della fase della promozione cinematografica come momento
a sé dell'iter che porta alla creazione filmica e ad annettere un ruolo
speciale alle nuove tecnologie nell'industria di tale settore.
Per quanto riguarda infine la ricerca, la relatrice ricorda che le
Presidenze di turno del 2000 – portoghese e francese – avevano messo
a punto un apposito documento che ne definiva i nuovi orientamenti a
livello europeo. A tale proposito il Consiglio Ricerca del 16 novembre,
dopo aver dato conto dell'andamento del V Programma Quadro (valido per
il periodo 1998-2002) ridefinendone obiettivi e priorità, ha collegato
la realizzazione dello Spazio europeo della Ricerca con il VI Programma
Quadro, sia sollecitando un maggiore raccordo fra programmi nazionali e
iniziative di altro tipo, sia auspicando una maggiore sinergia con le
iniziative regionali e i fondi strutturali.
Il Consiglio europeo di Feira ha poi adottato il Piano d'azione e-Europe
2002, che precisa le azioni politiche volte a favorire, entro il 2002,
lo sviluppo rapido delle tecnologie digitali in vari settori, con
riflessi positivi fra l'altro nei comparti dell'istruzione e delle reti
di ricerca. In tale direzione, fra gli impegni dell'Italia per il 2001
figurano la salvaguardia degli aiuti nazionali al cinema e
all'audiovisivo e l'implementazione del citato Piano d'azione e-Europe
2002. La relatrice rileva peraltro che, essendo ormai giunti quasi al
termine del 2002, all'inizio del prossimo anno sarà opportuno procedere
ad una verifica del rispetto dei predetti impegni assunti dall'Italia.
Ella dà quindi conto del quinto capitolo della Relazione che,
riferendosi al sostegno dell'occupazione e alla politica sociale,
richiama l'esigenza di una strategia globale incentrata sul ruolo
fondamentale della persona umana come principale risorsa dell'Europa.
Dal momento che i sistemi europei di istruzione e formazione dovranno
essere adeguati alle esigenze della società dei saperi e alla necessità
di migliorare il livello e la qualità dell'occupazione, offrendo
possibilità di apprendimento adeguate alle diverse fasi della vita, il
Consiglio ha conseguentemente invitato gli Stati membri ad avviare una
serie di iniziative – di cui la relatrice dà analiticamente conto –
volte a garantire un adeguato investimento nelle persone e ad assicurare
loro un sistema di apprendimento valido lungo tutto l'arco della vita,
quale elemento di base del modello sociale europeo. Infatti, la
formazione lungo tutto l'arco della vita e gli abbandoni scolastici
rientrano fra gli indicatori più rilevanti che il Consiglio europeo di
Lisbona ha individuato ai fini della relazione di sintesi che la
Commissione presenterà annualmente ai Consigli europei dedicati alla
politica economica e sulla base dei quali gli Stati membri e l'Unione
nel suo complesso verranno valutati in confronto agli Stati Uniti e al
Giappone.
Da ultimo, la Relatrice riferisce sul sesto capitolo del Documento in
esame, dedicato alla coesione economica e sociale. A tale proposito,
ella evidenzia che, relativamente al primo dei tre obiettivi
tradizionali dell'Unione, l'attuazione del Quadro comunitario di
sostegno per le regioni del Mezzogiorno passerà attraverso 14 programmi
specifici, di cui 7 regionali e 7 settoriali; fra questi ultimi 2 sono
relativi rispettivamente alla ricerca e alla istruzione. A differenza
del periodo 1994-1999, questi programmi dovranno essere completati da
una nuova serie di documenti (cosiddetti "complementi di
programmazione") che non saranno negoziati fra l'Unione e lo Stato
italiano, ma saranno decisi direttamente a livello nazionale o regionale
e su questo piano l'Europa ci è maestra nel perseguire obiettivi più
vicini alle esigenze della società civile e quindi nel conformarsi al
principio di sussidiarietà.
Se le decisioni concernenti l'obiettivo 2 non interessano da vicino la
Commissione istruzione, viceversa il Quadro comunitario e di sostegno
specifico relativo all'obiettivo 3 (destinato all'Italia centrale e
settentrionale) registra fra le proprie priorità l'adeguamento e
l'ammodernamento dei sistemi e delle politiche per l'istruzione, la
formazione e l'occupazione. Fra le linee di intervento relative a tale
piano rientra lo sviluppo dell'istruzione, della formazione
professionale e della consulenza nel contesto dell'apprendimento lungo
tutto l'arco della vita. Esso sarà realizzato attraverso 15 programmi
operativi regionali, riferiti a regioni non rientranti nell'obiettivo 1.
Propone conclusivamente l'espressione di un parere favorevole nei
termini indicati.
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7a
Com. |
13 |
Interrogazioni
Il sottosegretario APREA risponde all'interrogazione
n. 3-00171 del senatore Menardi, concernente la decisione assunta dai
dirigenti di alcuni istituti scolastici piemontesi di introdurre nel
calendario scolastico due giorni di festività in concomitanza con
l'inizio della celebrazione del Ramadan, in atto di rispetto nei
confronti di alcuni alunni di fede islamica. Al riguardo, il
Sottosegretario precisa che la deliberazione sopra richiamata di quegli
istituti scolastici si inscrive all'interno del quadro normativo
delineato dal testo unico sulla scuola, approvato con decreto
legislativo 16 aprile 1994, n. 297, in base al quale l'anno scolastico,
per le scuole di ogni ordine e grado, deve contemplare almeno 200 giorni
effettivi di lezione. Nel rispetto di tale limite, oltre che delle
direttive impartite in materia a livello regionale, all'autonomia delle
singole istituzioni scolastiche è rimessa la fissazione dei calendari,
secondo quanto stabilisce l'articolo 5 del decreto del Presidente della
Repubblica 8 marzo 1999, n. 275.
Per quanto concerne l'anno scolastico 2001-2002, l'ordinanza 29 marzo
2001, n. 59, ha richiesto ai direttori degli uffici scolastici regionali
di deliberare in tema di inizio delle lezioni e di calendario scolastico
entro il 31 maggio del corrente anno. La relativa deliberazione del
direttore generale regionale del Piemonte ha rinviato ai consigli di
circolo e di istituto ogni eventuale decisione in merito agli
adattamenti del calendario scolastico, che avrebbero potuto essere
effettuati non solo per esigenze derivanti dal piano dell'offerta
formativa, bensì anche al fine di tenere conto delle caratteristiche di
multietnicità delle classi e di consentire agli allievi il rispetto
delle principali festività religiose. Il collegio dei docenti di un
istituto comprensivo ha quindi avanzato all'unanimità al competente
dirigente scolastico – che l'ha approvata - una proposta di calendario
che, fra le sospensioni delle attività didattiche per l'anno scolastico
in corso, prevedeva anche due giorni di festività relativi alla
religione islamica, uno dei quali è stato fissato per il 17 novembre
2001.
L'intera procedura è stata pertanto conforme alla normativa vigente e
alle direttive impartite dal dirigente dell'ufficio scolastico regionale
per il Piemonte, né si è registrato alcun dissenso in merito a tale
scelta. Il Sottosegretario evidenzia inoltre che, su 406 allievi
iscritti presso quell'istituto comprensivo, gli extra comunitari sono
51, di cui 40 di religione islamica.
Il rappresentante del Governo ritiene tuttavia che una questione così
delicata non possa essere risolta con un mero rinvio alla disciplina in
vigore, richiedendo piuttosto una approfondita riflessione sia da parte
del Governo che del Parlamento. A titolo personale, infatti, ella
dichiara di veder riflesso il proprio pensiero in un articolo
recentemente apparso sul Corriere della Sera, nel quale ci si appellava
all'orgoglio dell'identità. Pur rispettando l'autonomia concessa agli
istituti scolastici, sarebbe infatti opportuna una adeguata vigilanza
affinché le scelte da essi adottate si informino non soltanto alle
norme vigenti quanto anche alle più elementari regole di buon senso.
Interviene quindi il senatore MENARDI, interrogante,
il quale, pur prendendo atto della risposta del rappresentante del
Governo, esprime il proprio imbarazzo per la situazione determinatasi e
si chiede quali esigenze derivanti dal piano dell'offerta formativa si
siano intese soddisfare mediante un calendario scolastico di quel tipo.
Egli denuncia peraltro il rischio che un atteggiamento culturale
propendente per una eccessiva apertura ai valori di culture diverse
possa mettere in discussione la già fragile identità culturale del
Paese. Gli sforzi messi in atto dalle più alte istituzioni, a partire
dallo stesso Presidente della Repubblica, per inculcare il rispetto
della patria e dei suoi valori testimoniano dell'esigenza di tutelare
l'identità culturale nazionale.
Nell'esprimere la propria preoccupazione circa l'esistenza di altre
simili realtà, al di là dei dati conosciuti, e augurandosi che in
futuro episodi del genere non abbiano più a ripetersi, ribadisce la
propria convinzione per cui i valori dell'identità nazionale debbano
prevalere sui doveri di ospitalità nei confronti degli stranieri che
scelgono di vivere in Italia.
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7a
Com. |
07 |
La Commissione esprime parere
favorevole sulla proposta di nomina del professor
Giovanni Trainito a Presidente dell'Istituto nazionale per la valutazione
del sistema dell'istruzione |