NOVEMBRE 2002
Scuola Governo Parlamento
gennaio 2002
febbraio 2002
marzo 2002
aprile 2002
maggio 2002
giugno 2002
luglio 2002
agosto 2002
settembre 2002
ottobre 2002
novembre 2002
dicembre 2002
novembre Parlamento
Il
14 novembre Giovanni Paolo II si reca in visita al Parlamento italiano.
L’evento si è svolto nell’Aula di Palazzo Montecitorio, alla presenza dei
deputati, dei senatori, delle massime autorità istituzionali e dei
rappresentanti delle autonomie.
Di seguito la dichiarazione del Ministro Moratti dopo l'incontro con il Santo Padre alla Camera dei Deputati:
(Roma, 14 novembre 2002) Sono molto commossa per l'incontro in Parlamento con il Santo Padre e per la carezza affettuosa che ha voluto donarmi.
Sono certa che questo gesto era rivolto non tanto a me quanto ai genitori, agli studenti, a tutti coloro che lavorano in quella grande famiglia che è la scuola italiana.
Del suo discorso mi ha colpito il particolare richiamo allo spirito di servizio per i cittadini, che deve sempre ispirare e guidare il senso di responsabilità di chi opera nelle istituzioni. Ho condiviso pienamente il richiamo del Santo Padre ai rischi del relativismo etico e quindi alla necessità di distinguere sempre tra bene e male.
Dalle parole del Papa arriva un forte incoraggiamento al lavoro che stiamo facendo nella scuola, nell'università e nella ricerca, ponendo al centro la responsabilità primaria della famiglia, l'educazione intellettuale e morale dei giovani.
Porterò sempre nel mio cuore il richiamo finale del Santo Padre: "L'uomo vive di un'esistenza autenticamente umana grazie alla cultura. E' mediante la cultura che l'uomo diventa più uomo, accede più intensamente all'essere che gli è proprio."
Camera
|
Aula |
18,
19, 20 |
Il 20 novembre la Camera approva con 192 voti favorevoli, 155 contrari ed un astenuto,
il DdL
di Conversione in legge del decreto-legge
25 settembre 2002, n. 212, recante misure urgenti per la scuola,
l'università, la ricerca scientifica e tecnologica e l'alta formazione
artistica e musicale
(18.11.02) PAOLO SANTULLI, Relatore. Signor Presidente, onorevoli deputati, il decreto-legge di cui si propone la conversione in legge affronta temi diversi che vanno dalla razionalizzazione della spesa nel settore della scuola e dalla funzionalità delle sedi scolastiche, ad interventi indifferibili, anche di natura finanziaria, nei settori dell'università, della ricerca e dell'alta formazione artistica e musicale. Nell'insieme, tali misure tendono ad assicurare alcune condizioni indispensabili per la funzionalità delle strutture scolastiche, universitarie e della ricerca, il cui perseguimento ha chiesto l'adozione di un apposito provvedimento legislativo di urgenza.
Il Senato, nell'approvare il disegno di legge di conversione, ha introdotto modifiche ed integrazioni che appaiono condivisibili, affrontando questioni la cui soluzione non è più differibile.
In estrema sintesi, il contenuto degli undici articoli, (8 originari e 3 aggiunti dal Senato) che attualmente compongono il decreto-legge può essere riassunto come segue.
Per quanto riguarda la scuola, si interviene sulla riconversione professionale per i docenti in soprannumero, sui compensi per il personale docente impegnato negli esami di maturità, sui meccanismi di formazione delle classi e sui requisiti formali della nomina in ruolo dei docenti assunti prima del 1995. Si stanziano, inoltre, apposite risorse per i servizi di pulizia dei locali scolastici.
Nel campo dell'università, gli interventi principali riguardano l'individuazione di risorse per sanare situazioni debitorie delle università statali e per l'attribuzione di borse di studio agli studenti delle università non statali, oltre che il potenziamento delle attività di orientamento tutorato; tratta, inoltre, le procedure per la realizzazione di alloggi e residenze universitarie e la composizione del consiglio nazionale degli studenti universitari
(CNSU). È prevista anche una proroga di ulteriori sei mesi per l'adeguamento dei corsi universitari ai nuovi orientamenti didattici.
Per quanto riguarda la ricerca, sono previste norme sui compensi per i componenti di commissioni e comitati coinvolti nelle procedure di selezione e valutazione di programmi e progetti di ricerca e sulla destinazione delle risorse assegnate dalla finanziaria 2001 al fondo per le agevolazioni alla ricerca.
Infine, con riferimento all'alta formazione artistica musicale, si segnalano le risorse destinate agli interventi urgenti di edilizia e, soprattutto, le nuove norme sulla validità dei titoli di studio da esse rilasciati. Gli interventi richiamati costituiscono una selezione di misure improcrastinabili per assicurare l'efficienza dell'azione governativa nei diversi campi di competenza del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca. La particolare urgenza che tali interventi hanno assunto per il Governo e la maggioranza parlamentare che lo sostiene è evidenziata anche dal fatto che il provvedimento reca numerose disposizioni già contenute in progetti di legge all'esame del Parlamento, i cui tempi di approvazione appaiono, però, incerti. Lo «stralcio» di tali interventi è volto a garantire la tempestività e, in alcuni casi, ad assicurare l'effettivo utilizzo delle risorse «accantonate» dalla legge finanziaria dello scorso anno.
Dal punto di vista politico, le posizioni assunte dai gruppi al Senato e alla Camera appaiono diversificate a seconda delle singole misure. Accanto ad interventi che hanno suscitato un acceso confronto tra maggioranza ed opposizione, in molti casi mi sembra di poter dire che si registri una sostanziale concordanza sull'opportunità e l'urgenza delle norme proposte. Per lo più le obiezioni prospettate si concentrano su aspetti di dettaglio, che sembrano poter essere affrontati e risolti in sede di attuazione della nuova normativa, magari sulla base delle indicazioni che potranno essere formulate tramite appositi ordini del giorno. Tale ragionamento vale anche per le osservazioni avanzate dal Comitato per la legislazione e dalle Commissioni parlamentari che hanno esaminato il provvedimento in sede consultiva, come pure dalla Conferenza unificata, Va inoltre segnalato che la Commissione, dati i tempi ristretti entro i quali ha dovuto procedere all'esame del decreto, che, lo ricordo, è coinciso con il periodo in cui la finanziaria era all'esame dell'Assemblea, non ha potuto svolgere una diretta attività di consultazione e confronto con i soggetti interessati al provvedimento (tramite, ad esempio opportune audizioni informali).
Posso assicurare però che si è tenuto conto di tutte le segnalazioni e i suggerimenti che da tali soggetti sono pervenuti nel corso delle ultime settimane, sia per iscritto sia in incontri informali tenuti in Commissione anche a livello personale dai deputati interessati.
Presidente, per economia di tempo chiedo l'autorizzazione alla pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione comprendente ulteriori considerazioni riguardanti il contenuto del provvedimento nel suo dettaglio.
|
Aula |
4,
6, 7, 8, 9, 10, 11 |
L'11 novembre la Camera approva la Legge finanziaria per il 2003
(AC 3200 bis Governo) ed il Bilancio dello Stato per l'anno 2003 e bilancio pluriennale 2003-2005
(AC 3201 Governo)
|
Commissioni |
7a |
26,
27, 28 |
in sede referente, DdL
AC 3387, Delega al Governo per
la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli
essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione
professionale
(27.11.02) Il ministro Letizia MORATTI esprime,
innanzitutto, un sincero e sentito ringraziamento al deputato Angela
Napoli per l'ampia relazione con la quale ha illustrato in maniera
analitica e precisa i contenuti del disegno di legge, dando un prezioso
contributo alla sua piena comprensione e mettendone in luce i principi
fondanti. Ringrazia, in particolare, la relatrice per avere evidenziato
l'importantissimo aspetto dell'integrazione europea. A tale riguardo,
ritiene che la funzione della scuola italiana possa e debba essere
protagonista del processo di interazione con i sistemi educativi degli
altri paesi. Ritiene, inoltre, che il processo di armonizzazione dei
sistemi di istruzione e la creazione di uno spazio educativo comune
siano condizioni essenziali per porre le basi per costruire un'Europa
politica basata su valori e principi condivisi. Osserva, peraltro, che i
principi della cultura europea si rifanno al mondo classico e sono
largamente presenti nel disegno di legge e condivisi nel paese.
Ritiene, altresì, che l'Italia con l'Europa debba rafforzare le
politiche tese al miglioramento della qualità dei sistemi educativi e
al potenziamento della cultura della valutazione dei risultati degli
apprendimenti. In tale ottica, risulta prioritario l'impegno per
promuovere le competenze e la professionalità dei docenti di fronte
alle nuove sfide europee. Osserva che questi principi, come ha avuto
modo di chiarire nel dibattito al Senato, sono in gran parte il frutto
del lungo e approfondito dibattito avvenuto nella scorsa legislatura.
Auspica che anche in questa Commissione, come è avvenuto al Senato, sarà
possibile riconoscersi nelle scelte di fondo e nei valori di riferimento
di questa iniziativa, che si pone l'obiettivo di ridefinire in modo
organico e sistematico gli aspetti fondamentali del nostro sistema
scolastico e formativo.
Sottolinea che i principi generali richiamati e sviluppati, in
particolare, nei primi due articoli del provvedimento, sono in continuità
con la migliore tradizione culturale e pedagogica sia cattolica che
laica, e rappresentano per questo il vero legame unitario del nostro
paese.
Sottolinea inoltre che il principio generale che permea il disegno di
legge è quello di porre la persona umana al centro dello sviluppo
educativo e di riaffermare l'importanza del patto educativo con le
famiglie. Precisa, infatti, che la finalità generale del sistema
educativo, così come previsto dal disegno di legge, é quella di
favorire la crescita della persona umana, nel rispetto dei ritmi dell'età
evolutiva, delle differenze e dell'identità di ciascuno e delle scelte
educative della famiglia, in coerenza con i principi dell'autonomia
delle istituzioni scolastiche e secondo i principi sanciti dalla
Costituzione. La scuola quindi ha il compito e l'obiettivo di promuovere
l'apprendimento lungo tutto l'arco della vita, garantendo a tutti pari
opportunità di raggiungere elevati livelli culturali, assicurando a
tutti il diritto all'istruzione per almeno dodici anni, o comunque, sino
al conseguimento di una qualifica professionale. Sottolinea quindi
l'importanza di tale concetto anche a livello europeo.
Osserva che anche i principi fondanti della scuola dell'infanzia, con
l'obiettivo della sua generalizzazione, e quelli relativi agli altri
cicli sono valori condivisi e comuni alla riflessione legislativa degli
ultimi anni e alla storia della scuola italiana.
Ritiene che la sfida con l'integrazione europea debba renderci
consapevoli del fatto che sia fondamentale una convergenza delle
politiche educative, soprattutto per i riflessi nel mercato del lavoro.
Poiché la competizione avviene sempre di più sulla base delle
conoscenze, delle competenze e della cultura, ritiene necessario
favorire i nostri giovani nel confronto, anche in termini di
professionalità, con i loro coetanei europei.
Ritiene che la risposta a questa sfida parta, in primo luogo, dalla
riaffermazione della nostra tradizione culturale con nuovi piani di
studio e percorsi liceali rinnovati. A ciò si accompagna una apertura
alla innovazione che consentirà all'Italia di stare al passo con gli
altri paesi europei.
Non sfugge a nessuno che sia il processo di ampliamento comunitario sia
lo sviluppo di una società multiculturale pongano al nostro paese
l'urgenza, attraverso la scuola, di ritrovare quei valori comuni di
civiltà che definiscono l'essere cittadino italiano, ed insieme
d'Europa. La scuola avrà il difficile compito di favorire un incontro
tra culture che dovrà fondarsi non solo sul rispetto, sulla tolleranza,
sulla reciprocità, sulla solidarietà, ma soprattutto su una forte
identità - sulla coscienza e memoria della propria storia e delle
proprie tradizioni -, senza la quale sarà più difficile confrontarsi
con la cultura e la tradizione degli altri. In secondo luogo, un aspetto
importante riguarda la definizione del sistema dell'istruzione e
formazione professionale che è di pari dignità ed efficacia di quello
liceale. Sottolinea che questo punto ci ha allontanato dall'Europa e
soprattutto dai bisogni, dalle esigenze di migliaia di ragazzi e di
ragazze che vogliono riconosciuto un proprio progetto di vita e di
lavoro e che non trovano risposte adeguate nel sistema di istruzione
formale. Un sistema che per le sue rigidità non riesce a rispondere ad
una domanda diffusa e differenziata di formazione.
In questo senso non ritiene più sufficiente la proposta che vuole
ricondurre tutto il percorso di formazione alla dimensione scolastica,
affermando il principio per cui la formazione al lavoro e alle
professioni debba essere relegata in propri ambiti specifici, estranei
ai processi di istruzione in base ad un paradigma ormai superato,
secondo il quale prima si studia e poi si lavora. Ritiene che
l'educazione e la formazione siano processi che durano per tutto l'arco
della vita e alle soglie dell'adolescenza debbano intrecciarsi in
percorsi flessibili e diversificati nei tempi, nelle metodologie e nei
contenuti.
Ritiene inoltre che la vera sfida sia quella di fare in modo che nel
processo di formazione dei giovani ogni segmento del percorso formativo
possa valere per un livello successivo di istruzione o di qualificazione
professionale. Su questo terreno vi è il conforto dei modelli dei
sistemi europei ed internazionali che hanno introdotto flessibilità nei
percorsi e sviluppato sistemi di formazione professionale di grande
prestigio, di notevole efficacia e rispondenti ai bisogni dei ragazzi e
delle loro famiglie. In Italia, invece, la mancanza di una valida
alternativa agli studi liceali ha purtroppo privato troppi giovani di
opportunità di formazione che valorizzassero le loro inclinazioni,
attitudini e capacità.
Si è verificato, inoltre, che molti ragazzi, costretti alla frequenza
di scuole tecniche e professionali licealizzate, sottoposti a un carico
eccessivo di materie teoriche (fino a 14-16 materie) e a un peso orario
di lezione (fino a 40 ore settimanali), fatto in prevalenza di lezioni
teoriche, abbiano abbandonato completamente gli studi. Sottolinea che la
dispersione scolastica e formativa ha raggiunto in questi ultimi anni
cifre allarmanti: circa 240 mila giovani tra i 15 e i 18 anni non
frequenta alcun percorso di obbligo formativo; circa 80 mila giovani
abbandonano ogni anno la scuola nel corso dell'ultimo anno di obbligo
scolastico o non si iscrivono a nessun percorso formativo successivo. Da
questo punto di vista ritiene che, l'obbligo scolastico, se disgiunto
dal successo educativo, sia un non senso.
Sperimentare il successo nel processo di apprendimento rappresenta,
quindi, la condizione essenziale perché sia possibile continuare ad
apprendere lungo tutto l'arco della vita.
Ritiene che un processo di sviluppo che ponga le premesse per una
continua capacità di apprendimento debba essere fatto di esplorazioni,
esperienze, di assunzioni di impegni, della capacità di progettare,
della costruzione del senso di autostima: ciò potrà avvenire in una
scuola profondamente rinnovata che consenta ai giovani di continuare ad
imparare, di imparare a cambiare lavoro, a gestire la propria
prospettiva professionale in un contesto mutevole, perché possano
sempre rimanere «occupabili». Per questi motivi, ritiene che i
percorsi formativi debbano essere personalizzati, ma soprattutto resi
flessibili, attraverso una organizzazione dei piani di studio che
contemplino la possibilità di differenziare lo studio e la formazione
nei contenuti, nella durata, nei percorsi. Precisa che queste sono le
ragioni per le quali si è inteso valorizzare al massimo la dimensione e
lo strumento dell'orientamento e della reversibilità delle scelte.
Ritiene che i ragazzi debbano sapere che qualsiasi segmento del percorso
potrà e dovrà costituire un credito spendibile in ogni momento della
loro vita formativa e professionale.
Esprime l'auspicio che un'altra modalità che rappresenterà presto un
efficace elemento strutturale del sistema sia quella dell'alternanza tra
scuola e lavoro. L'alternanza rappresenta una proposta didattica - una
metodologia di apprendimento - rivolta a tutti i ragazzi della
secondaria e che, se in qualche caso potrà costituire una vera
alternativa al percorso formale, in tutti gli altri casi potrà
costituire una modalità originale di accostarsi al mondo produttivo e
civile, maturando senso di appartenenza, coscienza civile e solidarietà
sociale. Si tratta, a suo avviso, di una esperienza positiva da fare,
tra l'altro, anche nel «privato sociale», per consentire ai giovani di
comprendere veramente gli ambiti dei propri interessi. Ritiene, infatti,
che se non si vuole consegnare una parte dei giovani ad un destino di
esclusi, sarà necessario offrire loro relazioni di apprendimento che li
aiutino, in primo luogo, a diventare persone autonome, consapevoli,
sicure di sé.
Sottolinea che, fin dall'insediamento del Governo, si è lavorato per il
raggiungimento di tale obiettivo e che è in quest'ottica che è stato
proposto il disegno di legge delega, che troverà la più compiuta
attuazione attraverso i successivi decreti legislativi.
In questo processo di rinnovamento della scuola italiana, sarà a suo
avviso fondamentale il ruolo svolto dal personale docente, la cui
professionalità dovrà essere promossa e valorizzata.
Il disegno di legge in discussione, come ha avuto già modo di accennare
al Senato, si fa carico anche di questa problematica, prevedendo un
nuovo sistema di formazione iniziale, volto a superare il vecchio
modello concorsuale ed a valorizzare sia i contenuti disciplinari che le
competenze pedagogiche e didattiche e ad introdurre il tirocinio
obbligatorio con valutazione finale da parte delle scuole, per
l'abilitazione all'insegnamento. Anche da questo punto di vista,
l'Italia si avvicinerà dunque alle migliori esperienze europee.
Precisa che in tale contesto sarà peraltro affrontato, nei decreti
legislativi, anche il problema specifico del personale docente che ha già
acquisito la professionalità e le competenze necessarie «sul campo»,
nell'esercizio concreto dell'insegnamento. Soluzioni transitorie in
proposito saranno quindi ricercate per venire incontro alle aspettative
di coloro che, ancora in attesa di nomina, sono iscritti nelle attuali
graduatorie dell'assunzione in ruolo.
Auspica una rapida approvazione del disegno di legge, e confida
nell'arricchimento che il dibattito saprà portare, così come è già
avvenuto al Senato con il contributo offerto sia dalla maggioranza che
dall'opposizione.
Ringrazia il presidente Adornato e tutta la Commissione anche per la
disponibilità già dimostrata con la sollecita calendarizzazione del
provvedimento, e confida che si possa pervenire rapidamente alla
approvazione definitiva dello stesso, sapendo che ciò costituirà
soltanto il primo passo per la realizzazione di un ampio e complesso
processo di cambiamento e di riforma, che vedrà accanto al Governo e al
Parlamento, come protagonisti, tutti gli altri soggetti istituzionali
coinvolti: le regioni, le province, i comuni e soprattutto le scuole
autonome.
In conclusione, rivolge alla Commissione l'augurio di buon lavoro.
(26.11.02) Angela NAPOLI (AN), relatore,
illustrando i contenuti dei provvedimenti in titolo, sottolinea che la
forte permeabilità dei mercati, la riduzione degli spazi geografici e
l'alto livello di interazione fra le singole comunità rappresentano i
risultati di maggior rilievo che hanno qualificato l'ultimo decennio del
ventesimo secolo. Di fronte, quindi, ad un mondo sempre più piccolo,
dove le leggi della finanza e le crisi dei relativi mercati superano i
confini avvicinando gli Stati e le comunità più di quanto nessuna
progettualità politica sia riuscita a fare, diventa importante
individuare quali siano, oggi, gli spazi che il sistema formativo
italiano deve affrontare in una realtà geopolitica e geoeconomica
rivolta a realizzare un mercato globale.
Osserva che il riconoscimento del ruolo strategico che l'istruzione e la
formazione assumono per il consolidamento di un comune spazio economico,
sociale e culturale a livello comunitario è, ormai da molti anni,
patrimonio delle classi dirigenti europee. Rileva che il frutto più
immediato e tangibile dell'affermarsi di tale consapevolezza è, sul
piano politico-istituzionale, l'introduzione all'atto di revisione del
Trattato istitutivo della Comunità europea operata con il Trattato di
Maastricht di norme volte a ricondurre a pieno titolo l'istruzione tra
le competenze politiche comunitarie. Rileva, inoltre, che sulla carta,
però, non esiste un modello scolastico «disegnato» dall'Unione
europea ed al quale ogni paese membro dovrebbe adeguare le proprie
strutture. Sottolinea, peraltro, che gli articoli 149 e 150 del Trattato
istitutivo della Comunità europea attribuiscono all'Unione una
competenza generale per la deliberazione degli indirizzi e delle azioni
incentivanti in materia di istruzione e formazione professionale,
escludendo esplicitamente «qualsiasi armonizzazione delle disposizione
legislative e regolamentari degli Stati membri». Dopo aver richiamato i
contenuti dei suddetti articoli 149 e 150, ricorda che il Consiglio
europeo di Lisbona (23-24 marzo del 2000) ha fissato per l'Unione un
obiettivo strategico fondamentale: divenire l'economia della conoscenza
più competitiva e più dinamica del mondo, ed ha introdotto un nuovo
metodo di coordinamento aperto, associato al potenziamento del ruolo di
guida e di coordinamento del Consiglio europeo. Sottolinea quindi che, a
seguito dell'incontro di Lisbona, il Consiglio ha adottato, il 14
febbraio del 2002, un programma di lavoro per il 2010 per i sistemi di
istruzione e di formazione. Sottolinea inoltre che tale programma ha
individuato tre obiettivi strategici: migliorare la qualità e
l'efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione dell'Unione
europea; agevolare l'accesso delle categorie di persone più vulnerabili
ai sistemi di istruzione e di formazione; aprire i sistemi di istruzione
e di formazione al resto del mondo.
Ricorda che il Consiglio ha approvato, il 12 novembre 2002, un progetto
di risoluzione sulla promozione di una maggiore cooperazione europea in
materia di istruzione e formazione professionale, nel quale si
individua, tra le priorità, il rafforzamento della dimensione europea
dell'istruzione e della formazione professionale. Ricorda, inoltre, che
la Commissione europea in data 20 novembre 2002 ha adottato una
comunicazione sui criteri di riferimento per l'istruzione e la
formazione, in cui ha invitato il Consiglio dell'Unione a fissare alcuni
criteri di riferimento da conseguire entro il 2010, tra i quali quello
di ridurre almeno della metà, rispetto al 2000, il tasso dei giovani
che lasciano prematuramente la scuola, per raggiungere un tasso medio
nell'Unione europea del 10 per cento.
Se l'evoluzione del quadro comunitario deve costituire un dato
orientativo di indiscutibile significato, non meno importante è, a suo
avviso, l'analisi comparativa del settore educativo, nei maggiori paesi
europei.
Per maggiore chiarezza, occorre subito precisare che l'analisi
comparativa tra più paesi richiede particolare accortezza a causa delle
differenze esistenti tra i singoli sistemi formativi nazionali, ma il
punto di questa analisi sta proprio nel verificare le caratteristiche
comuni dei vari paesi, non solo nei cicli formativi, ma anche nella loro
durata.
Per quanto attiene alla questione del ruolo della formazione
professionale, oggetto di annose e spesso inconcludenti dispute
ideologiche, ritiene che non si possa non prendere atto che l'intero
settore versa oggi in una situazione di estrema difficoltà. Si
registra, infatti, una percentuale altissima di respinti nelle prime
classi, mentre la rilevanza quantitativa dei corsi regionali è assai
limitata. Il risultato finale è che un'alta percentuale di giovani non
arriva a conseguire un titolo o una qualifica che gli consentano di
entrare, in tempi ragionevoli, nel mondo del lavoro.
Osserva che, a livello statale, in Germania vige un sistema duale che
offre ampie possibilità agli studenti di fare pratica presso le
aziende. Si tratta di un modello che ha registrato ampi consensi, in
quanto si è rivelato efficace nel contemperare le esigenze, solo
apparentemente opposte, di rafforzare la cultura generale e di fornire
una preparazione tecnica immediatamente spendibile sul mercato del
lavoro.
Osserva inoltre che in Inghilterra gli studenti possono conseguire un
diploma sia nelle discipline di carattere generale che in quelle di
ambito professionale, o in una combinazione di materie che afferiscono
ad entrambi gli indirizzi.
Osserva, altresì, che anche in un paese come la Francia, le forze
politiche, comprese quelle della sinistra socialista, hanno preso
coscienza della necessità di sviluppare sistemi di alternanza, nonché
di assicurare che nessun percorso di studio sia concluso senza la
possibilità di accedere ad un titolo professionalizzante.
Sottolinea quindi che in Europa la formazione professionale è
riconosciuta come parte legittima e non marginale dell'offerta formativa
complessiva con pari dignità rispetto all'istruzione.
Rileva che, nell'attuale contesto storico, il sistema educativo e
formativo italiano non è in grado di garantire il raggiungimento delle
necessarie abilità per l'inserimento nel mondo del lavoro. Da ciò
nasce la necessità di una riforma che punti sulla nozione di competenza
(skill), delineata come «il patrimonio di conoscenze, abilità e
comportamenti dell'individuo nel contesto di lavoro».
Rileva, inoltre, che nella sua definizione più autorevole, il concetto
trova collocazione nei tre assi fondamentali individuati dall'Unesco:
sapere, sapere essere, saper fare.
Osserva che la multivalenza del «saper fare», cioè della capacità e
delle abilità individuali finalizzate ad una determinata azione, ha
dirette implicazioni sulle procedure di accreditamento delle competenze
in uscita, o in transito, dai diversi percorsi scolastici.
A conclusione di questo ragionamento, è perciò, a suo avviso
essenziale che, uscendo da una prospettiva meramente funzionale
all'economia, la costruzione di una competenza realmente fondata sul «sapere,
saper essere e saper fare» dipenda da un intreccio molto forte e,
purtroppo, non scontato, tra scuola e società.
Ricorda che il rapporto Censis 2000 ha sottolineato, purtroppo, il
rischio di una società italiana rinchiusa in se stessa, alla ricerca di
un'emozione individuale, o della propria personalissima visione del
mondo dimenticando spesso condivisioni valoriali vissute in dimensioni
collettive allargate.
Che la dimensione sulla quale impostare la nostra analisi sia ormai
quella europea e globale, ritiene sia cosa pacifica e stabilita, ma
occorre fare molta attenzione perché, accettare la sfida europea non
significa cancellare i tratti indelebili della propria identità, della
propria storia, della propria cultura e delle proprie tradizioni.
Accanto al contesto europeo, ritiene che non vada dimenticato che la
ridefinizione del ruolo dello Stato e delle autonomie locali, stabilita
dalla modifica del titolo V della Costituzione italiana, renda
indispensabile ed urgente la riforma del nostro sistema di istruzione e
di formazione.
Entrando nel merito del disegno di legge A.C. 3387, trasmesso dal
Senato, osserva che esso definisce una disciplina generale in materia di
istruzione; il provvedimento è composto da 7 articoli e fa ricorso, in
alcuni casi, allo strumento della delega legislativa.
Osserva inoltre che il disegno di legge in questione parte da alcuni
essenziali presupposti: il rispetto della Costituzione, che sancisce il
diritto allo studio per tutti; il rispetto delle specifiche competenze
legislative sulla materia, ripartite tra Stato, regioni, province e
comuni; il rispetto del diritto dei giovani a formarsi attraverso il
sistema educativo di istruzione e di formazione professionale, dando
pari dignità ai due percorsi che, attraverso diverse modalità,
giungano allo stesso obiettivo: quello di favorire la crescita e la
valorizzazione della persona umana.
Ritiene che il rispetto di questi basamenti strutturali, insieme alle
modalità previste per l'attuazione del riordino, garantiscano
un'integrazione nel panorama scolastico europeo, ma anche la costruzione
di un sistema utile ad assicurare una elevata qualità culturale e
professionale.
In merito all'articolo l, comma 1, precisa che esso delega il Governo ad
emanare uno o più decreti legislativi per la definizione delle norme
generali sull'istruzione e dei livelli essenziali delle prestazioni in
materia di istruzione e formazione professionale. I decreti dovranno
essere adottati nel rispetto delle competenze costituzionali delle
regioni, comuni e province e dell'autonomia delle istituzioni
scolastiche.
Sottolinea che il comma 2 dell'articolo 1 stabilisce la procedura per
l'adozione dei citati decreti legislativi affidandone l'iniziativa al
ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, di concerto
con il ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle
Commissioni parlamentari competenti e, per i soli decreti in materia di
istruzione e formazione professionale, è richiesta anche l'intesa con
la Conferenza unificata.
In merito al comma 3, dell'articolo 1, osserva che esso prevede un piano
programmatico di interventi finanziari per la realizzazione delle
finalità della legge, che il ministro dell'istruzione, dell'università
e della ricerca predispone, entro 90 giorni dalla data di entrata in
vigore della legge stessa, da sottoporre all'approvazione del Consiglio
dei ministri, previa intesa con la Conferenza unificata. Precisa che il
suddetto piano, in particolare, è volto al sostegno: della riforma
degli ordinamenti e degli interventi connessi con la loro attuazione e
con lo sviluppo dell'autonomia; dell'istituzione del Servizio nazionale
di valutazione del sistema scolastico; dello sviluppo delle tecnologie
multimediali e della alfabetizzazione nelle tecnologie informatiche;
dello sviluppo dell'attività motoria e delle competenze ludico-sportive
degli studenti; della valorizzazione professionale del personale
docente; delle iniziative di formazione iniziale e continua del
personale; del rimborso delle spese di autoaggiornamento sostenute dai
docenti; della valorizzazione professionale del personale
amministrativo, tecnico ed ausiliario (ATA); degli interventi di
orientamento contro la dispersione scolastica e per assicurare la
realizzazione del diritto-dovere di istruzione e formazione; degli
interventi per lo sviluppo dell'istruzione e formazione tecnica
superiore e per l'educazione degli adulti; degli interventi di
adeguamento delle strutture di edilizia scolastica. Riguardo a tali
previsioni, sottolinea che viene delineato un piano completo: giudica
pertanto fuori luogo le critiche avanzate al riguardo.
Con riferimento all'articolo 2, che concerne la definizione del sistema
educativo di istruzione e di formazione, sottolinea che i criteri e le
direttive estremamente importanti in esso contenuti contribuiscono a
dare una risposta concreta a chi contesta la legge delega, vista la
previsione di vincoli ben precisi, ai quali i decreti legislativi
dovranno fare riferimento.
Sottolinea che tale articolo prevede, in particolare, i seguenti
principi e criteri direttivi: in primo luogo, la promozione
dell'apprendimento in tutto l'arco della vita e la garanzia della pari
opportunità nel raggiungimento di elevati livelli culturali; in secondo
luogo, il conseguimento di una formazione spirituale e morale, anche
ispirata ai principi della Costituzione e lo sviluppo della coscienza
storica e di appartenenza alla comunità locale, alla comunità
nazionale ed alla civiltà europea; in terzo luogo, l'assicurazione del
diritto-dovere, legislativamente sanzionato, all'istruzione ed alla
formazione per almeno 12 anni o, comunque, sino al conseguimento di una
qualifica entro i1 diciottesimo anno di età (l'attuazione di tale
diritto si realizza nel sistema di istruzione ed in quello di istruzione
e formazione professionale); in quarto luogo, il cammino formativo
prende il via con la scuola dell'infanzia, della durata di tre anni, che
per prima interviene, attraverso adeguate metodologie, ad educare lo
sviluppo del bambino in termini di affettività, motricità e socialità:
pone cioè le prime essenziali condizioni per quello che sarà il futuro
inserimento nel mondo scolastico (alla scuola dell'infanzia possono
essere iscritti, con criteri di gradualità, i bambini che compiono i
tre anni di età entro il 30 aprile dell'anno scolastico di
riferimento); in quinto luogo, il percorso educativo di istruzione e di
formazione si articola in due cicli: un primo ciclo, comprendente la
scuola primaria e la scuola secondaria di primo grado ed un secondo
ciclo, comprendente il sistema dei licei e quello parallelo
dell'istruzione e della formazione professionale; in sesto luogo, quanto
al primo ciclo scolastico, esso inizia a sei anni (ma anche in questo
caso possono essere iscritti i bambini che compiono i sei anni di età
entro il 30 aprile dell'anno scolastico di riferimento) ed è composto
da due moduli, uno di cinque anni ed uno di tre, con specificità ben
distinte. Il primo modulo, definito scuola primaria, si articola in un
primo anno in cui si conducono gli alunni al possesso di elementi
cognitivi di base e, successivamente, in due bienni. In questo primo
modulo, oltre alla promozione dello sviluppo della personalità ed
all'acquisizione e allo sviluppo delle conoscenze e delle abilità di
base, è prevista l'alfabetizzazione in almeno una lingua dell'Unione
europea oltre alla lingua italiana; è prevista, altresì, la competenza
di base per l'utilizzazione di metodologie scientifiche nello studio del
mondo naturale, nonché la valorizzazione delle capacità relazionali
dei bambini e l'educazione ai principi fondamentali della convivenza
civile. Il secondo modulo, definito scuola secondaria di primo grado,
oltre ad accrescere le capacità autonome di studio ed il rafforzamento
delle attitudini alla interazione sociale, accresce, anche attraverso l'alfabetizzazione
e l'approfondimento delle tecnologie informatiche, le conoscenze e le
abilità, il tutto in relazione allo sviluppo della personalità
dell'allievo. Sempre nella scuola secondaria di primo grado viene curata
la dimensione sistematica delle discipline, vengono sviluppate le
competenze e le capacità di scelta corrispondenti alle attitudini e
vocazioni degli allievi; sono previsti, altresì, l'introduzione di una
seconda lingua dell'Unione europea e l'aiuto all'orientamento per la
successiva scelta. Il primo ciclo di istruzione si conclude con un esame
di Stato, il cui superamento costituisce titolo di accesso ai percorsi
successivi.
Osserva che l'ultimo criterio direttivo contenuto nell'articolo 2 è
relativo al secondo ciclo ed è finalizzato alla crescita educativa,
culturale e professionale dei giovani attraverso il sapere, il fare e
l'agire. Tale ciclo è costituito dal sistema dei licei della durata di
cinque anni e dal sistema dell'istruzione e formazione professionale
della durata minima di quattro anni, con possibilità di cambiare
indirizzo all'interno del sistema dei licei e di passare dal sistema dei
licei a quello dell'istruzione e formazione professionale e viceversa,
secondo il metodo dei crediti certificati e mediante apposite ed
assistite iniziative didattiche.
Precisa che il sistema dei licei comprende i licei artistico, classico,
economico, linguistico, musicale e coreutico, scientifico, tecnologico,
delle scienze umane; i licei artistico, economico e tecnologico si
articolano in indirizzi corrispondenti ai diversi fabbisogni formativi.
Il sistema dei licei, che ha una durata di cinque anni, si conclude con
un esame di Stato e la relativa attività didattica si sviluppa in due
periodi biennali ed in un quinto anno che non solo completa il percorso
disciplinare ma che prevede, altresì, l'approfondimento delle
conoscenze e delle abilità caratterizzanti il profilo educativo,
culturale e professionale del corso di studi.
Sottolinea che il sistema dell'istruzione e della formazione
professionale è un percorso assolutamente parallelo a quello dei licei,
di pari dignità e come tale tutelato per legge: esso consente il
conseguimento di una qualifica professionale dopo un periodo di 3 anni.
Gli studenti che abbiano frequentato corsi di durata almeno
quadriennale, potranno inoltre, previa frequenza di un apposito corso
annuale presso il sistema dell'istruzione, sostenere l'esame di Stato
per accedere all'università
Sottolinea che l 'accesso all'istruzione e alla formazione tecnica
superiore è consentito agli studenti del sistema dei licei ammessi al
quinto anno e agli studenti che abbiano completato il ciclo quadriennale
di studi nel sistema dell'istruzione e della formazione professionale.
In merito all'articolo 3, osserva che esso disciplina la valutazione del
sistema educativo di istruzione e di formazione e degli apprendimenti
degli studenti prevedendo, in particolare, i seguenti principi e criteri
direttivi: l'affidamento della valutazione, periodica e annuale, ai
docenti delle istituzioni frequentate; lo svolgimento di verifiche
periodiche delle conoscenze e abilità degli studenti e sulla qualità
complessiva dell'offerta formativa ad opera dell'Istituto nazionale per
la valutazione del sistema di istruzione; l'attuazione dell'esame di
Stato su prove organizzate dalle commissioni d'esame e su prove
predisposte dall'Istituto nazionale per la valutazione del sistema di
istruzione.
Per quanto riguarda l'articolo 4, sottolinea che esso prevede la seconda
delega legislativa relativamente all'alternanza scuola-lavoro. La
finalità che il decreto legislativo dovrà perseguire sarà quella di
assicurare agli studenti che abbiano compiuto 15 anni la possibilità di
realizzare i corsi del secondo ciclo in alternanza scuola-lavoro come
modalità di realizzazione del percorso formativo; tale alternanza viene
concepita in collaborazione con le imprese ed è mirata ad assicurare ai
giovani, oltre alle conoscenze di base, l'acquisizione di «competenze
spendibili nel mercato del lavoro». Il termine per l'emanazione del
decreto legislativo è previsto in 24 mesi dalla data di entrata in
vigore della legge. La procedura per l'adozione del decreto legislativo
in questione è quella già illustrata, contenuta al comma 2
dell'articolo 1 di questo provvedimento, integrata dalle seguenti tre
specificazioni: emanazione da parte del ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca, di concerto con il ministro del lavoro
e delle politiche sociali e con il ministro delle attività produttive;
intesa con la Conferenza unificata Stato-regioni-autonomie locali di cui
al decreto legislativo n. 281 del 1997; parere delle associazioni
comparativamente rappresentative dei datori di lavoro.
Riguardo all'articolo 5, comma l, precisa che esso detta le norme sulla
formazione iniziale dei docenti i cui contenuti verranno disciplinati
dai decreti legislativi adottati dal Governo e previsti dall'articolo 1
del presente provvedimento. Precisa che la formazione iniziale dei
docenti dovrà avere pari dignità e pari durata e che si realizzerà
nelle università presso corsi di laurea specialistica, il cui accesso
verrà programmato in base ai posti effettivamente disponibili in ogni
regione nei ruoli organici delle istituzioni scolastiche. Le classi dei
corsi di laurea specialistica, finalizzate anche alla formazione dei
docenti e con preminenti finalità di approfondimento disciplinare per i
docenti della scuola secondaria, saranno individuate attraverso decreti
adottati ai sensi dell'articolo 17, comma 95, della legge n. 127 del
1997; tali decreti dovranno, inoltre, regolamentare le attività
didattiche inerenti l'inserimento degli alunni portatori di handicap.
Per accedere ai corsi di laurea specialistica si prevede il possesso di
requisiti minimi curriculari. Il conseguimento della laurea
specialistica sarà determinato da un esame finale avente valore
abilitante per uno o più insegnamenti. Tutti coloro che conseguiranno
la laurea specialistica e che intenderanno immettersi nei ruoli del
personale docente, dovranno svolgere un periodo di attività di
tirocinio, previa stipula di appositi contratti di formazione lavoro.
Per questo le università dovranno definire l'istituzione e il
funzionamento di apposite strutture di formazione, atte a sostenere i
rapporti mediante convenzioni, con le istituzioni scolastiche. Osserva
infine che le università avranno anche il compito della formazione in
servizio dei docenti interessati ad assumere funzioni di supporto, di
tutoraggio, di coordinamento delle attività didattiche e gestionali
delle istituzioni scolastiche e formative.
Osserva che il comma 2 dell'articolo 5 prevede l'inserimento nei decreti
legislativi, di cui al comma 1, di norme che riguarderanno anche la
formazione iniziale svolta negli istituti di alta formazione e
specializzazione artistica, musicale e coreutica previsti dalla legge n.508
del 1999.
Osserva inoltre che il comma 3, dell'articolo 5, introduce una
disciplina transitoria relativa agli insegnanti che sono in possesso del
diploma biennale di specializzazione per le attività di sostegno, in
modo da consentire loro un percorso abbreviato presso le scuole di
specializzazione all'insegnamento secondario; tale possibilità riguarda
anche i possessori del diploma di Istituto superiore di educazione
fisica, di Accademia di belle arti, di Istituto superiore per le
industrie artistiche, di Conservatorio di musica o di Istituto musicale
pareggiato.
Precisa che agli studenti specializzati per le attività di sostegno si
offre inoltre la possibilità di essere iscritti in soprannumero e di
svolgere un percorso abbreviato anche nell'ambito dei corsi di laurea in
Scienze della formazione primaria, il cui esame di laurea finale avrà,
peraltro, valore abilitante all'insegnamento e consentirà l'inserimento
nelle graduatorie permanenti.
Sottolinea che l'articolo 6 mantiene le competenze delle regioni a
statuto speciale e delle province autonome di Trento e di Bolzano.
Per quanto riguarda l'articolo 7, precisa che esso, nell'ambito delle
disposizioni finali ed attuative, al comma l, rimette ad uno o più
regolamenti di delegificazione la disciplina dei seguenti ambiti:
l'individuazione del nucleo essenziale dei piani di studio scolastici
per la quota nazionale (in particolare i regolamenti dovranno
individuare gli obiettivi specifici di apprendimento, le discipline e le
attività costituenti la quota nazionale dei piani di studio, gli orari,
i limiti di flessibilità interni nell'organizzazione delle discipline);
la determinazione delle modalità di valutazione dei crediti scolastici;
la definizione degli standard minimi formativi, richiesti per la
spendibilità nazionale dei titoli professionali conseguiti all'esito
dei percorsi formativi, nonché per i passaggi dai percorsi formativi ai
percorsi scolastici.
Riguardo al comma 4 dell'articolo 7, sottolinea che esso prevede che,
compatibilmente con la disponibilità di posti e risorse finanziarie dei
comuni, a decorrere dall'anno scolastico 2003-2004, potranno essere
iscritti al primo anno della scuola dell'infanzia e al primo anno della
scuola primaria, rispettivamente, i bambini che avranno compiuto tre e
sei anni entro il 28 febbraio 2004. A fronte del riconoscimento di tale
possibilità, il comma 5 quantifica gli oneri in 12.731 migliaia di euro
per il 2003, 45.929 per il 2004 e 66.198 per i1 2005, da coprire
mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini
del bilancio triennale 2002-2004, nel Fondo speciale di parte corrente
del Ministero dell'economia e delle finanze, all'uopo utilizzando
parzialmente l'accantonamento del Ministero dell'istruzione,
dell'università e della ricerca.
In un'ottica di implementazione graduale della riforma, all'attuazione
del piano di cui al comma 3 dell'articolo 1 della presente legge si
provvede, compatibilmente con i vincoli di finanza pubblica, mediante
finanziamenti da iscrivere annualmente nella legge finanziaria, in
coerenza con quanto previsto nel DPEF (comma 6).
Per quanto riguarda i commi 10 e 11 dell'articolo 7, osserva che essi
prevedono infine l'abrogazione delle leggi n. 30 del 2000 e n. 9 del
1999.
Per quanto riguarda i progetti di legge all'esame della Commissione ed i
loro contenuti, rinvia al testo della relazione che verrà pubblicata in
allegato al resoconto della seduta odierna.
In conclusione, nell'esprimere la convinzione che in questo momento sia
in gioco il futuro del nostro paese, ritiene che gran parte di questo
futuro dipenderà dalla scuola. Per tale motivo, afferma di sentire il
dovere di richiamare i colleghi della maggioranza e dell'opposizione ad
un dialogo necessario, scevro da pregiudizi, ma proficuo e costruttivo
in un'Italia in cui cresce l'esigenza di un grande progetto educativo
che parta dalla realtà e dal concreto agire del presente.
|
7a |
27 |
comitato ristretto, AC 587, Disciplina delle attività musicali
|
7a |
19,
20 |
Il 20 novembre la Commissione esprime parere favorevole
sullo Schema di decreto interministeriale recante disposizioni sulla determinazione delle dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2002-2003 (esame atto n. 156)
|
7a |
20 |
Risoluzione, Insegnamento della storia
|
7a |
5,
7, 8, 19 |
L'8 novembre la Commissione delibera di conferire il
mandato al relatore di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul DdL
di Conversione in legge del decreto-legge
25 settembre 2002, n. 212, recante misure urgenti per la scuola,
l'università, la ricerca scientifica e tecnologica e l'alta formazione
artistica e musicale
Il termine per la presentazione degli emendamenti è
fissato per giovedì 7 novembre 2002, alle ore 11
|
7a |
7 |
Il 7 novembre la Commissione esprime parere favorevole
sullo schema di decreto per l'ulteriore ripartizione dei
contributi del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca
ad enti ed altri organismi per l'anno 2002
|
7a |
7 |
Interrogazioni a risposta immediata su questioni concernenti il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca
|
11a |
28 |
Il 28 novembre la Commissione delibera di conferire mandato
al relatore di riferire in senso favorevole all'Assemblea sul DdL
Insegnanti di religione cattolica (DdL AC 561,
580,
737,
909,
1433,
1487,
1493,
1908/L,
1972,
2480),
nel testo modificato
|
Senato
|
Aula |
14,
19, 20, 21, 26, 27, 28 |
DdL AS 1187,
Modifiche dell'articolo 117 della Costituzione
|
Aula |
5,
6, 7, 12, 13 |
Il 13 novembre il Senato approva il DdL
A.S. 1306, Delega al Governo per
la definizione delle norme generali sull’istruzione e dei livelli
essenziali delle prestazioni in materia di istruzione e formazione
professionale
Il 5 ed il 6 novembre si svolge in Aula la discussione generale
sul
DdL
A.S. 1306
(06.11.02) MORATTI, ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca. Rivolge in premessa un pensiero alle
vittime del crollo della scuola di San Giuliano di Puglia, alle loro
famiglie e agli insegnanti, rinnovando l'impegno non solo a ripristinare
sollecitamente ed in condizioni di sicurezza l'attività scolastica in
quel comune, ma anche ad avviare, cogliendo la condivisione di intenti
manifestata da tutte le forze politiche, un miglioramento complessivo e la
messa in sicurezza delle strutture scolastiche nazionali. La riforma degli
ordinamenti scolastici in ordine alla quale il Governo chiede al
Parlamento la delega conferma i principi di fondo ed i valori di
riferimento individuati nel dibattito avviato da oltre trent'anni sulla
scuola italiana e confermati nella scorsa legislatura, ponendo al centro
dell'interesse la crescita e la valorizzazione della persona umana ed il
rispetto dei ritmi dell'età evolutiva, delle scelte educative delle
famiglie e dell'autonomia delle istituzioni scolastiche, garantendo pari
opportunità ed il diritto all'istruzione per almeno 12 anni e favorendo
l'apprendimento lungo l'arco dell'intera vita. Nella definizione di tali
principi, il Governo non si è mai ispirato a criteri individualistici o
ad interessi aziendalistici o privatistici, avendo al contrario per
obiettivo un sistema di istruzione pubblica unitario e di qualità aperto
a tutti i cittadini, capace di rispondere, nel rispetto della tradizione
culturale nazionale, alla sfida posta dai rapporti con l'Europa e
dall'accelerazione del processo di integrazione, che richiede uno sforzo
di armonizzazione dei sistemi formativi allo scopo di creare una base
comune di valori condivisi. In tale ambito, è di particolare importanza
la definizione di nuovi piani di studio e di un canale di formazione
professionale di pari dignità rispetto a quello liceale, nella
considerazione che l'elevamento degli standard formativi attraverso
una pluralità effettiva di percorsi di studio è lo strumento più
efficace per combattere la dispersione scolastica e lo sperpero di
risorse. La scuola ha infatti lo scopo primario, da perseguire attraverso
percorsi formativi personalizzati e flessibili, di consentire a tutti i
giovani, ognuno con la consapevolezza delle proprie capacità ed
attitudini e dei propri limiti, di uscire da una condizione di isolamento
e di disagio latente per affrontare le sfide poste dalla società
dell'informazione e della conoscenza, per assumere la responsabilità del
proprio comportamento, per gestire la propria prospettiva professionale in
un contesto mutevole. L'alternanza scuola-lavoro, perseguita attraverso
accordi strategici con gli enti locali, e le misure per l'educazione degli
adulti consentiranno di creare un percorso circolare ed interattivo tra
formazione e professione, che andrà accompagnato con la generalizzazione
dello studio dell'inglese nella scuola di base e di una seconda lingua
comunitaria nella scuola secondaria e con l'introduzione delle nuove
tecnologie. È obiettivo del Ministero governare e controllare il sistema
scolastico per far prevalere finalmente gli aspetti qualitativi
dell'istruzione e per questo il quadro di principi generali e di indirizzi
definiti a livello centrale dovrà trovare attuazione a livello locale e
di singole istituzioni scolastiche nella loro autonomia, al fine di
adeguare l'offerta ai bisogni degli studenti. Di grande importanza è
infine la promozione della professionalità dei docenti, che verrà
conseguita attraverso un nuovo sistema di formazione iniziale, il
tirocinio obbligatorio e la valutazione finale, avendo per obiettivo il
raggiungimento degli standard professionali e retributivi europei
sin dalla presente tornata contrattuale. Rimangono scoperti numerosi
aspetti problematici ed il Governo è consapevole che l'azione
riformatrice non può esaurirsi nel provvedimento in esame, ma assicura
fin d'ora che lo sforzo di tradurre in norme i principi esposti e di
attuare un processo di adeguamento continuo e di continua verifica degli
obiettivi e dei risultati sarà costantemente sottoposto alla valutazione
ed ai contributi del Parlamento.
|
Commissioni |
7a |
13,
26 |
Schema di decreto interministeriale riguardante le
dotazioni organiche del personale docente per l'anno scolastico 2002-2003
|
7a |
12,
13, 26 |
Interrogazioni
|
7a |
6, 27 |
Indagine conoscitiva sullo stato di attuazione del decreto
legislativo 5 giugno 1998, n. 204, recante norme sul coordinamento, la
programmazione e la valutazione della politica nazionale relativa alla
ricerca scientifica e tecnologica: audizione del Ministro dell'istruzione,
dell'università e della ricerca
(06.11.02) Interviene quindi il ministro MORATTI, la quale
afferma anzitutto che, sin dal suo insediamento, il Governo ha inteso
affidare alle politiche di sostegno e coordinamento delle attività di
ricerca scientifico--tecnologiche un ruolo di particolare importanza per
il conseguimento del grande obiettivo di modernizzazione del Paese,
impegnandosi al fine di rimuovere le anomalie più marcate del sistema
nazionale: fra queste, ella cita una spesa per la ricerca che, partita
da un valore nettamente inferiore a quello dei principali Paesi europei,
nell'ultimo decennio si è ulteriormente ridotta, con particolare
riferimento alla spesa per la ricerca di base; una persistente debolezza
del rapporto scienza-mercato; un mercato del lavoro per i ricercatori
che, oltre ad essere sottodimensionato ed esposto al processo di
invecchiamento degli addetti, non offre prospettive che lo rendano
attrattivo e competitivo; un limitato impiego di strumenti di finanza
innovativa, come ad esempio venture capital per lo start up di
nuove imprese; una ridotta capacità di attrarre investimenti
internazionali diretti.
Il Ministro si sofferma quindi sugli aspetti programmatici che hanno
caratterizzato l'azione del Ministero in questo primo anno e mezzo di
Governo.
Anzitutto, ricorda l'approvazione delle nuove Linee guida per la
politica scientifica e tecnologica; indi, richiama la posizione
dell'Italia nel VI Programma Quadro dell'Unione europea, il nuovo Piano
spaziale nazionale e il Programma nazionale di ricerca in Antartide.
Quanto alle nuove Linee guida, ella rammenta che sono state adottate
dopo un'ampia e costruttiva consultazione con le pubbliche
amministrazioni, la comunità scientifica, il mondo della produzione e
le parti sociali. Esse nascono del resto da un'approfondita analisi del
nostro sistema della ricerca e da una precisa identificazione dei suoi
punti di forza e di debolezza, nonché dalla valutazione delle grandi
opportunità che si aprono per la ricerca sullo scenario internazionale.
Esse identificano quattro assi strategici, su cui concentrare i futuri
investimenti: avanzamento delle frontiere della conoscenza (ricerca
pura); sostegno della ricerca orientata allo sviluppo di tecnologie
chiave abilitanti a carattere multisettoriale (ricerca di base a
medio-lungo periodo); potenziamento delle attività di ricerca
industriale e relativo sviluppo tecnologico, finalizzato ad aumentare la
capacità delle imprese a trasformare conoscenze e tecnologie in
prodotti, processi, servizi a maggiore valore aggiunto (ricerca di breve
periodo); promozione della capacità d'innovazione nei processi e nei
prodotti delle piccole e medie imprese e creazione di aggregazioni
sistemiche a livello territoriale.
Attraverso le Linee guida – prosegue il Ministro - il Governo si pone
l'obiettivo non solo di elevare, entro la fine della legislatura, i
finanziamenti pubblici alla ricerca dall'attuale 0,6 per cento del PIL
all'1 per cento, ma anche di riposizionare gli attori del sistema, con
particolare riferimento agli enti pubblici di ricerca. Al riguardo, ella
informa che il riordino degli enti e degli istituti di ricerca vigilati
dal Ministero è già in fase avanzata di studio e potrà essere
presentato nelle prossime settimane, dopo un ampio confronto con la
comunità scientifica.
Quanto alla posizione dell'Italia rispetto ai programmi di ricerca
europei, il Ministro precisa che il Governo ha dedicato particolare
attenzione ai settori a maggiore valore aggiunto e in cui il Paese ha
maggiori conoscenze, nell'ottica di focalizzare le risorse sui settori
con più ampie potenzialità di ricadute.
Con particolare riferimento al VI Programma Quadro (2002-2006) della
Unione europea, che – come è noto – definisce alcune aree tematiche
prioritarie di intervento nei settori della ricerca, il Ministro
sottolinea l'incisivo ruolo svolto dal Governo nel suo processo di
definizione. Al riguardo, informa che nella bozza di Programma già
definita in sede europea all'atto dell'insediamento del governo
Berlusconi erano presenti vistose lacune rispetto agli interessi del
nostro Paese, fra cui in particolare gli investimenti per le piccole e
medie imprese. L'Italia si è pertanto impegnata nel ricercare alleanze
con altri paesi fino ad ottenere la devoluzione di una parte specifica
del Programma (pari a 430 milioni di euro) a tale specifico settore,
nonché la riserva ad esso di una percentuale pari al 15 per cento di
ogni area tematica. Si è altresì adoperata affinchè fossero inseriti
altri settori di particolare interesse per l'Italia, fra cui quello dei
trasporti (precedentemente incluso solo per gli aspetti relativi
all'impatto ambientale), l'elicotteristica, le scienze marine,
l'agro-industria, la conservazione del patrimonio culturale, lo studio e
prevenzione dei disastri naturali per la gestione dei territorio, le
tematiche energetiche ad alto potenziale di sviluppo tecnologico ed
impatto economico.
Nell'ambito del Programma Quadro, resta tuttavia aperta la definizione
della questione etica. In particolare, l'Italia ha proposto l'esclusione
dal finanziamento delle attività di ricerca riguardanti la clonazione
umana a fini riproduttivi, le terapie genetiche germinali, la produzione
di embrioni a fini di ricerca o per il prelievo di cellule staminali. Il
Governo ritiene infatti di assentire alla ricerca su cellule staminali o
embrionali solo se presenti ad una data anteriore all'approvazione del
Programma, onde evitarne il commercio. Su tale posizione, dapprima
isolata, l'Italia ha registrato il progressivo consenso di altri Paesi
fra cui Germania, Irlanda, Portogallo ed Austria, ottenendo la moratoria
di un anno nel corso del quale nell'ambito del VI Programma Quadro non
si farà ricerca in tali settori.
Passando al nuovo Piano spaziale nazionale (2003-2005), elaborato
dall'ASI, il Ministro osserva che - per la prima volta - esso è stato
elaborato nell'ottica delle Linee guida della ricerca. La nuova politica
spaziale dell'Italia si focalizza strategicamente su progetti con forte
ricaduta sull'industria nazionale, con particolare attenzione alle
piccole e medie imprese, asse portante della nostra economia. Al tempo
stesso il Piano apre importanti scenari per la collaborazione spaziale
europea. Tra gli obiettivi del Piano figurano la protezione dalle frane,
dalle alluvioni, dagli incendi boschivi, attraverso lo sviluppo
dell'osservazione satellitare; la sicurezza dei trasporti, attraverso la
localizzazione satellitare integrata con sofisticati sistemi di
telecomunicazione; lo sviluppo di sistemi di telecomunicazione capaci di
aumentare qualità, quantità e varietà dei servizi offerti all'utente.
Il Piano si colloca inoltre in stretto collegamento con il Piano
spaziale europeo elaborato dall'ESA, rispetto al quale il Governo ha
ottenuto significativi successi fra cui condizioni di reciprocità
nell'investimento su progetti di altri Paesi. L'Italia ha inoltre
avanzato un importante progetto integrato per modelli di simulazione a
fini di prevenzione dei disastri naturali, secondo un approccio
interdisciplinare che ha suscitato un vasto interesse e sul quale il
Ministro si augura si registri un'ampia partecipazione.
Dopo aver accennato al Programma nazionale di ricerca in Antartide, il
Ministro passa ad illustrare le tre linee di intervento adottate dal
Ministero sul piano operativo: sostegno alla ricerca di base; sostegno
alla ricerca industriale; interventi specifici nel Mezzogiorno.
Quanto alla prima linea di intervento, il rilancio della ricerca di base
e il potenziamento del relativo sostegno pubblico ha visto nel Fondo per
gli investimenti della ricerca di base (FIRB) il principale strumento di
intervento. Attraverso di esso si sono infatti concentrati importanti
investimenti e si sono aggregate competenze di diversa estrazione,
pubbliche e private, che hanno riguardato settori scientifici di grande
rilevanza quali il post-genoma, le neuroscienze, l'information
tecnology e l'ingegneria medicale.
Inoltre, con i progetti FIRB si è data l'opportunità di favorire
l'inserimento strutturale di giovani ricercatori nonché di ricercatori
di chiara fama internazionale, contribuendo al necessario
ringiovanimento e rafforzamento qualitativo del settore attraverso il
reclutamento di circa 900 ricercatori.
In un arco temporale di sei mesi sono state inoltre realizzate le
attività istruttorie su circa 1.500 domande di finanziamento, che hanno
visto l'ammissione di oltre 320 progetti per un investimento pari a
circa 430 milioni di euro.
Con il disegno di legge finanziaria per il 2003 si prevede inoltre un
rifinanziamento della ricerca di base di 100 milioni di euro a partire
dall'esercizio 2003. Al riguardo, il Ministro precisa peraltro che la
ricerca di base, negli anni 2000-2001, era stata finanziata con un
investimento iniziale di 39 milioni di euro. E' pur vero che ad esso si
sono aggiunti i proventi delle licenze UMTS, per un ammontare assai
significativo (pari a circa 370 milioni di euro); si è trattato
tuttavia di un finanziamento una tantum, che non è corretto
porre a confronto con gli stanziamenti di carattere permanente.
Quanto alla seconda linea di intervento, relativa al sostegno alla
ricerca industriale, il Ministro comunica che il potenziamento degli
investimenti privati in favore della ricerca si è perseguito attraverso
la completa operatività del decreto legislativo n. 297 del 1999, che
sostiene le iniziative finalizzate alla definizione di nuovi processi e
nuovi prodotti attraverso l'acquisizione di nuove conoscenze
scientifico-tecnologiche con ricadute nel breve-medio periodo.
Particolarmente intensa è stata l'azione di selezione dei progetti di
ricerca e formazione presentati dalle imprese industriali. Nel corso del
solo 2002, il Ministero ha infatti ammesso al finanziamento 187
progetti, per un costo complessivo di circa 480 milioni di euro e per un
intervento ministeriale pari a circa 347 milioni di euro. Nel settore,
vi è peraltro una rilevantissima domanda ed il Ministro assume
l'impegno che tutte le domande presentate, che siano state valutate
positivamente, ottengano il finanziamento.
Ella dà poi conto di un nuovo modello di investimenti, nei distretti
industriali ad alta tecnologia. Si tratta di una innovazione che
coinvolge, in un disegno strategico unitario, le imprese, il mondo
scientifico e gli operatori della finanza privata, nonché le
amministrazioni locali, che assumono un ruolo determinante nella
proposta e nell'attuazione dell'iniziativa. Una sperimentazione in tal
senso è già stata avviata in Piemonte per la realizzazione di un
incubatore di ricerca idoneo a sviluppare ricerca e a creare nuova
occupazione attraverso lo start up di nuove imprese. Analoghi
progetti sono in via di definizione a Padova, Milano, Modena e in
Sicilia, in settori in cui il territorio sia in grado di attirare
investimenti privati.
Quanto infine alla terza linea di intervento, relativa al sostegno alla
ricerca e alla formazione nel Mezzogiorno, il Ministro conferma che il
Governo considera il Mezzogiorno un ambito di intervento prioritario. Il
Ministero è del resto titolare del Programma operativo nazionale per la
ricerca scientifica e l'alta formazione nel Mezzogiorno, cofinanziato
dai Fondi strutturali dell'Unione Europea, i cui stanziamenti ammontano
complessivamente a 2.038,7 milioni di euro, di cui 1.195,5 milioni di
euro per risorse comunitarie e 847,2 milioni di euro per risorse
nazionali.
Nell'ambito di tali interventi, il Ministero alla fine del 2001 ha
emanato un bando per la presentazione di progetti di ricerca e
formazione, da realizzarsi nel Mezzogiorno, e relativi a quattro
specifici settori tecnologici: agro-industria, ambiente, beni culturali
e trasporti.
A conclusione di un iter istruttorio particolarmente approfondito
e complesso, il Ministero ha selezionato 85 progetti per un costo
complessivo di circa 520 milioni di euro, a fronte dei quali l'impegno
finanziario del Ministero è pari a circa 366 milioni di euro, di cui
303 per attività di ricerca e 63 per attività di formazione che
garantiscono l'occupazione di circa 1000 nuovi ricercatori.
Sempre nell'ambito del predetto Programma operativo per il Mezzogiorno,
il Ministero ha proceduto all'assegnazione di fondi per la realizzazione
di attività di alta formazione, cofinanziando 176 master e 123
interventi per le donne. Complessivamente, i progetti cofinanziati
prevedono l'attribuzione di circa 5000 borse di studio con un impegno
finanziario del Ministero pari a circa 250 milioni di euro.
Infine, sono stati assegnati finanziamenti per il sostegno alla
realizzazione dì infrastrutture di ricerca per il sistema scientifico
pubblico: in particolare si sosterranno 74 progetti per un importo di
84,3 milioni di euro, a fronte di un costo complessivo di 109,9 milioni
di euro. Si tratta di investimenti particolarmente importanti, in quanto
consentono un migliore utilizzo dei fondi europei.
Il Ministro si sofferma infine sulle attività di valutazione, che
rappresentano a suo giudizio un profilo essenziale delle Linee guida. Al
riguardo, ella dà conto dell'incarico conferito al Comitato per la
valutazione della ricerca (CIVR) per lo svolgimento di un'indagine sugli
enti pubblici di ricerca, i cui risultati si impegna a trasmettere alla
Commissione. Le metodologie della ricerca si sono fissate essenzialmente
sulle capacità di autovalutazione e su una valutazione esterna da parte
di comitati di esperti volta a non già alla penalizzazione delle
strutture, bensì all'offerta di suggerimenti e consigli. Ciò ha
consentito una prima mappatura degli enti in base alla loro produttività,
rilevanza, impatto socio-economico, gestione del personale. Ne è emersa
tuttavia la necessità dell'elaborazione di Linee guida anche con
riferimento alla valutazione, al fine di conseguire standard e
criteri oggettivi e diffusi. Al CIVR è stato pertanto conferito
l'incarico di elaborare una proposta di Linee guida per la valutazione,
che ella si augura di avere disponibili entro la fine del mese, onde
sottoporre il documento al più ampio confronto. E' del resto precisa
volontà del Governo investire le risorse in tutti i settori della
ricerca, ad eccezione di quella pura, solo previo un attento
monitoraggio delle attività svolte e dell'utilizzo fatto dei fondi
pubblici.
|
7a |
19,
20, 21 |
Il 21 novembre la Commissione esprime rapporti
favorevoli con osservazioni su:
- Legge finanziaria per il 2003
(AS 1826 Governo)
- Bilancio dello Stato per l'anno 2003 e bilancio pluriennale 2003-2005
(AS 1827 Governo)
(21.11.02) Interviene quindi in replica il ministro
Letizia MORATTI, la quale dichiara preliminarmente di aver molto
apprezzato il tenore della discussione sui documenti di bilancio, atteso
che, al di là delle differenti posizioni, da tutti gli interventi è
emersa la necessità di sostenere politiche di investimento in favore
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, che possano
accompagnare i processi di riforma e di cambiamento in atto. Assicurando
che il Governo è consapevole di questa necessità, ella richiama
tuttavia la grave congiuntura economica – già ricordata dal senatore
Monticone – che non consente, nell'immediato, politiche espansive di
investimento.
Il Governo ritiene che la medesima congiuntura negativa possa essere
superata da un lato agendo sulla qualificazione della spesa e liberando
risorse da destinare ad obiettivi strategici di innalzamento della
qualità del sistema, fra i quali la valorizzazione delle professionalità
del personale docente; dall'altro lato, reperendo risorse aggiuntive da
destinare soprattutto alle spese di investimento per l'ammodernamento
delle strutture tecnologiche e dei laboratori. In proposito, ella
ricorda che da circa un decennio gli istituti tecnici e professionali
non hanno disponibilità di bilancio in conto capitale.
Quanto alla grave situazione dell'edilizia scolastica e delle misure di
sicurezza, il Ministro rileva che i tragici fatti determinati dal sisma
in alcune regioni, e in particolare nel Molise, hanno evidenziato una
situazione che già presentava elementi di pesante criticità. Esprime
pertanto il proprio ringraziamento per i senatori che su questo tema
hanno espresso posizioni convergenti circa l'urgenza di sostenere gli
enti territoriali nella loro opera di pianificazione del sistema
edilizio delle scuole. Da parte sua il Governo si è assunto l'impegno
di approntare un piano straordinario di interventi per affiancare gli
enti locali in questa difficile opera di ammodernamento e di messa a
norma delle scuole. In questo senso, ella menziona il comma 20
dell'articolo 59 del disegno di legge finanziaria, che prevede
interventi straordinari, aggiuntivi, peraltro, rispetto agli
stanziamenti ordinari comunque contemplati dall'articolo 58 (Tabella 1)
come limite di impegno per i mutui degli enti locali. L'inserimento
degli interventi di messa in sicurezza degli edifici scolastici
all'interno del programma di infrastrutture strategiche consentirà,
infatti, di intervenire in tempi certi e con procedure definite d'intesa
con il Ministro delle infrastrutture, con priorità per le scuole
situate in aree a rischio sismico.
Più in generale, il Ministro evidenzia che gli stanziamenti iscritti
nella Tabella 7, non presentano significativi scostamenti rispetto ai
corrispondenti stanziamenti iscritti nel bilancio assestato dell'anno
2002. In particolare, per quanto si riferisce alle spese di personale
del comparto scuola, le stesse sono state integralmente confermate.
Relativamente a dette spese ella richiama l'attenzione sulla circostanza
che i risparmi derivanti dal processo di razionalizzazione in materia di
organizzazione scolastica, stimati in 381 milioni di euro per l'anno
2003 e nella somma di 726 milioni di euro per l'anno 2004, vengono
destinati alla valorizzazione professionale dei docenti.
Una riduzione significativa, invece, è da registrare per il
finanziamento, iscritto in conto capitale, per il contributo alle
imprese per stabilizzare i soggetti impegnati in progetti di lavori
socialmente utili presso le istituzioni scolastiche, il cui attuale
stanziamento è pari a 296,96 milioni di euro. In proposito, ella
precisa che la legge n. 388 del 2000 aveva previsto la stabilizzazione
occupazionale, tra l'altro, di circa 16.000 lavoratori socialmente utili
utilizzati nelle istituzioni scolastiche e aveva stanziato a questo fine
apposite risorse solo per gli anni 2001 e 2002. In seguito però i
decreti interministeriali che hanno definito le procedure per la
stabilizzazione hanno previsto l'affidamento del servizio di pulizia
sulla base di convenzioni quadro, la cui durata non poteva essere
inferiore a 60 mesi. Pertanto, gli stanziamenti previsti dalla citata
legge n. 388 del 2000 non garantiscono la copertura finanziaria per
l'intero arco dei 60 mesi relativo alla durata delle convenzioni quadro.
Va inoltre tenuto presente che gli appalti di pulizia nelle scuole
affidati sulla base della stessa legge n. 388 del 2000, confrontati con
le alternative possibili per l'affidamento del servizio di pulizia,
risultano molto costosi e non possono quindi dirsi in linea con i
principi di economicità ed efficienza amministrativa. Il Ministro
dichiara tuttavia di essersi fatto promotore nei confronti del Ministro
del lavoro e delle politiche sociali e di quello dell'economia e delle
finanze di una iniziativa per definire soluzioni adeguate, mirate al
riassetto della convenzione quadro stipulata il 7 giugno 2001, con il
coinvolgimento anche delle regioni interessate.
Ella osserva poi che l'ammontare del finanziamento destinato alle
istituzioni scolastiche per il funzionamento amministrativo-didattico ha
subìto una moderata riduzione, per effetto dell'applicazione delle
disposizioni di contenimento della spesa, riguardante gli acquisti di
beni e servizi di tutta la pubblica amministrazione. Viceversa, la
mancata conferma dello stanziamento iscritto in bilancio per l'anno 2002
per l'acquisto di nuove tecnologie non può, verosimilmente, ritenersi
come effettiva riduzione di spesa, in quanto l'articolo 15 del disegno
di legge finanziaria, innovando in materia di finanziamenti diretti
all'innovazione tecnologica, prevede un fondo a cui dovranno fare carico
le spese in questione.
Venendo alle somme iscritte in Tabella A per il Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca, per l'anno 2003, il
Ministro ricorda che lo stanziamento è pari a 286,527 milioni di euro
rispetto all'importo di 197,06 milioni di euro dell'anno 2002. E' di
tutta evidenza che il suddetto accantonamento, congiuntamente a quelli
iscritti sempre in Tabella A per gli anni 2004 e 2005, assicura la
copertura degli oneri stimati per la riforma degli ordinamenti
scolastici. Al tempo stesso, relativamente al finanziamento del fondo
per l'ampliamento dell'offerta formativa, è stato confermato l'importo
iscritto nella Tabella C allegata alla legge finanziaria 2002, che già
prevedeva, per l'anno 2003, una riduzione di 12,4 milioni di euro.
Ella rileva ancora che nel disegno di legge finanziaria non risulta
confermata la somma destinata al rimborso delle spese di auto
aggiornamento sostenute dal personale docente. Al riguardo, auspica che
la previsione normativa possa essere ripristinata, essendosi l'autoaggiornamento
rivelato un utile strumento di formazione e di miglioramento della
qualità del servizio scolastico.
Il Ministro assicura inoltre che il Governo è impegnato ad un piano
pluriennale di legislatura che, come previsto dal disegno di legge
delega sulla scuola già approvato in prima lettura dal Senato (A.S. n.
1306), dovrà essere presentato entro 90 giorni dalla data di entrata in
vigore della stessa legge. In proposito, ella puntualizza le finalità
che il piano pluriennale dovrà sostenere ai sensi del predetto disegno
di legge n. 1306.
In merito poi alle disposizioni riguardanti l'organizzazione dei posti
di insegnamento dei docenti delle scuole secondarie, il Ministro afferma
che la manovra di bilancio si pone in continuità con quanto approvato
nella scorsa legge finanziaria e in coerenza con le norme contrattuali
vigenti. Essa si pone l'obiettivo di avviare, con la necessaria
gradualità, un processo di ottimizzazione della gestione delle risorse
umane per consentire una effettiva stabilità dell'organico di istituto
e superare la casualità degli interventi legati alle ore a
disposizione. Contrariamente infatti a quanto teme la senatrice
Acciarini, autonomia scolastica e stabilità di organico sono oggi
inficiati dalla rigidità dell'organizzazione delle cattedre e dalla
"polverizzazione" dei posti di insegnamento su più scuole,
che creano disagio sia agli insegnanti sia alla medesima organizzazione
didattica delle scuole.
In materia, il Ministro ricorda che le cattedre con orario inferiore
alle 18 ore rappresentano circa il 58 per cento del totale per un
equivalente di 27.900 posti di insegnamento e che ciò rappresenta,
senza ombra di dubbio, uno spreco di prestazioni professionali che non
vengono impiegate per l'insegnamento diretto.
Ella rassicura peraltro la senatrice Manieri che la misura di
razionalizzazione andrà a vantaggio della qualità del servizio e della
valorizzazione della professionalità dei docenti, i quali avranno più
certezza di stabilità della sede, con evidenti ricadute positive
sull'attività didattica e sulla progettazione delle scuole.
Per quanto attiene alle misure previste per il personale ATA, il
Ministro rassicura i senatori che non si tratta di tagli indiscriminati,
bensì di interventi che mirano, anche in questo caso, ad avviare un
processo di qualificazione dell'organizzazione del servizio e del
personale, soprattutto negli ambiti amministrativi e contabili, legati
alla piena attuazione dell'autonomia organizzativa e finanziaria delle
scuole. Del resto, la riflessione sulla composizione degli organici del
personale ATA si è resa indifferibile anche a seguito di vistose
incongruenze con le previsioni di spesa contenute nella legge n. 124 del
1999, in merito al passaggio di detto personale dagli enti locali allo
Stato; operazione che ha comportato costi esorbitanti che hanno indotto
a continui provvedimenti di assestamento di bilancio. Inoltre, una
marcata differenza dei parametri di formazione degli organici tra Stato
ed enti locali ha determinato una lievitazione dei posti, anche a
seguito di una serie di deroghe concesse successivamente.
Per quanto riguarda il sostegno agli alunni in situazione di handicap,
il Ministro ribadisce che - come opportunamente ricordato anche dal
relatore Delogu – il disegno di legge finanziaria non modifica il
rapporto fra alunni e insegnanti di sostegno, determinato in base alla
legge n. 449 del 1997. Ella ricorda altresì che, negli anni successivi
all'approvazione della legge citata, il parametro è stato
sistematicamente superato: si sono attivati, da allora, per ciascun anno
scolastico, circa 24.000 posti annuali in deroga, l'attivazione dei
quali ha fatto lievitare l'organico, da un lato non ha garantendo un
effettivo intervento aggiuntivo per i casi di maggiore gravità e
dall'altro non assicurando equità nella distribuzione dei posti su
tutto il territorio nazionale.
In questo senso, il richiamo alla legge n. 104 del 1992 appare utile per
ribadire la natura degli interventi di sostegno alle persone
handicappate, anche al fine di meglio concentrare le risorse umane di
sostegno sui casi di maggiore gravità. Nel bilancio a legislazione
vigente, infatti, sono stati confermati gli stanziamenti relativi alle
spese per il personale previsti nel bilancio assestato del 2002 e
comprensivi degli oneri riferiti a 18.000 docenti di sostegno assunti
per l'anno scolastico 2001-2002, oltre ai posti già autorizzati in
deroga. La ratio della norma non è, quindi, quella di procedere
ad una riduzione di posti, ma di realizzare una più equa distribuzione
degli stessi sul territorio nazionale, commisurandoli alle effettive
necessità e ai casi di maggiore gravità. Questa finalità è stata in
ogni caso resa più chiara dall'emendamento approvato dalla Camera dei
deputati, che ha soppresso il vincolo dell'organico nazionale per quanto
riguarda i posti di sostegno, rendendo al contempo più rigoroso
l'accertamento dell'handicap.
Ad ogni modo, in merito a questa delicata materia, il Ministro rende
noto di avere recentemente presentato alla Commissione bicamerale per
l'infanzia una relazione sullo stato dell'integrazione dei soggetti
portatori di handicap, contenente informazioni, analisi e
proposte, che giustificano l'intervento posto in essere con il disegno
di legge finanziaria. Nel dichiarare che si appresta a consegnare tale
relazione anche alla Commissione istruzione, ella esprime altresì
soddisfazione per la proposta avanzata dalla senatrice Soliani in sede
di discussione generale di svolgere un'indagine conoscitiva in materia.
Del resto anche il Ministero, con il supporto degli istituti competenti,
sta procedendo ad effettuare indagini mirate per impostare su nuove basi
la politica dell'integrazione.
In merito quindi ai processi di devoluzione, il Ministro rassicura la
senatrice Soliani che la proposta governativa fa chiarezza sulle
funzioni che devono spettare al livello nazionale e sulle competenze del
livello regionale, superando la genericità, complessità ed anche
ambiguità della formula della legislazione concorrente. Né si può
ignorare il fatto che si continua a governare con strumenti nazionali, e
quindi uniformi, situazioni regionali diversificate che richiedono
un'autonomia gestionale che ancora non è attuata. D'altra parte, la
scelta di riforma del Titolo V della Costituzione, compiuta dai
precedenti Governi e confermata con referendum dal popolo
italiano, va in direzione di un'organizzazione federale della
Repubblica. Quanto poi alla quota regionale dei piani di studio, ella fa
presente che anche questa scelta è assolutamente coerente con
l'organizzazione federale della Repubblica, come dimostra l'esperienza
di tutti i paesi federali dell'Europa e del mondo.
Passando a trattare le questioni poste dai senatori intervenuti in
materia di università, il Ministro riconosce che la disposizione che
prevede il blocco delle assunzioni dei docenti, pur in presenza di
un'apposita norma che individua le deroghe a tale blocco, potrebbe
creare un problema di coerenza con il principio dell'autonomia
universitaria. Infatti, i trattamenti economici del personale
universitario e le connesse rivalutazioni sono a carico dei bilanci
degli atenei.
Analoghe considerazioni, d'altra parte, ella svolge in relazione al
blocco delle assunzioni a tempo indeterminato del personale degli enti
di ricerca; mentre per quelle a tempo determinato, le cui modalità sono
contemplate dall'articolo 22, comma 12, del disegno di legge
finanziaria, ella ritiene auspicabile una rettifica del testo, nel senso
di far salve tutte le assunzioni previste da contratti di ricerca nonché
le collaborazioni coordinate e continuative.
Inoltre, circa le disposizioni afferenti alla revisione degli organici,
il Ministro rileva che l'articolo 22, comma l, non sembra applicabile
alle università, tenuto conto che le stesse, in virtù delle
disposizioni recate dalla legge n. 537 del 1993 e successive
modificazioni, non sono tenute ad adottare organici di diritto. Del
resto, la individuazione dei soggetti destinatari, effettuata con
esplicito riferimento a processi di riorganizzazione strutturale e
funzionale per i trasferimenti di competenze statali alle regioni e agli
enti locali, conferma l'assunto che la disposizione richiamata non abbia
come destinatari gli atenei. Su tale problema interpretativo, comunque,
saranno assunte iniziative specifiche di chiarimento nei riguardi del
Ministero dell'economia e delle finanze.
Il Ministro precisa poi che si rende necessario prorogare di un anno,
per gli effetti indotti dalla norma sul blocco delle assunzioni, la
validità delle idoneità per i professori di prima e seconda fascia,
che, in base alla legge n. 210 del 1998, hanno durata triennale. In tal
senso, ella auspica un apposito emendamento che consenta agli idonei
delle procedure di valutazione comparative di poter esercitare i loro
diritti senza pregiudizi temporali.
Quanto all'incremento delle tasse e dei contributi universitari come
rimedio per far fronte alla delicata situazione finanziaria degli
atenei, il Ministro giudica inopportuno un eventuale intervento in
questa direzione. Sottolinea poi la ristrettezza dell'attuale
stanziamento previsto in Tabella C per il fondo di finanziamento
ordinario delle università, che è inferiore alla quota del bilancio
assestato 2002. Pertanto, pur consapevole dell'impostazione cautelativa
del disegno di legge finanziaria per il 2003, ella auspica che la
maggioranza, d'intesa con il Governo, possa predisporre un'integrazione
in aumento del predetto fondo, così da consentire alle università una
gestione corretta ed efficiente nell'interesse degli studenti.
Tale integrazione dovrà peraltro tenere conto della spesa che debbono
sopportare i bilanci delle università per l'aumento automatico delle
retribuzioni del personale docente. Per tale voce, del resto, si dovrà
in futuro pervenire ad una soluzione che sia coerente con l'autonomia
universitaria.
In relazione poi ai fondi per la ricerca previsti nel disegno di legge
finanziaria, il Governo è ben consapevole che tali stanziamenti, per il
2003, non corrispondono a quanto previsto nelle "Linee guida per la
politica scientifica e tecnologica del Governo" approvate dal CIPE
il 19 aprile 2002, nelle quali si indica l'obiettivo, nel prossimo
quadriennio, dell'aumento della quota da destinare alla ricerca dallo
0,6 all'1 per cento del PIL.
Al riguardo, ella specifica che nell'anno 2001 il fondo per
l'incentivazione della ricerca di base (F.I.R.B.) è stato incrementato
di 377 milioni di euro per due esercizi finanziari e quindi, per non
vanificare i risultati degli investimenti finora attuati, è auspicabile
un congruo aumento di tale fondo secondo le previsioni delle predette
"Linee guida per la ricerca". Ugualmente, si rende necessario,
con gli adeguati stanziamenti indicati nelle stesse "Linee
guida", sostenere sia l'attività di ricerca di base del sistema
scientifico italiano, mirata all'avanzamento delle conoscenze, che
quella della ricerca orientata allo sviluppo di tecnologie chiave
abilitanti a carattere multisettoriale. Si deve peraltro rilevare che,
presumibilmente per una svista, i contributi alle imprese per
investimenti in ricerca non sono stati sciolti dai vincoli posti per i
fondi rotativi, così come invece è avvenuto per i contributi per
investimenti industriali: questa svista va certamente corretta.
In definitiva, Il Ministro auspica che, pur a saldi finanziari
invariati, la Commissione possa condividere le considerazione ora
espresse.
|
7a |
5,
6, 12 |
Schema di decreto ministeriale concernente l'ulteriore
ripartizione dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della
spesa del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per
l'anno 2002, relativo a contributi in favore di enti, istituti,
associazioni, fondazioni ed altri organismi, per la quota concernente il
finanziamento degli istituti scientifici speciali
|
7a |
5,
6 |
Schema di regolamento di organizzazione del Ministero
dell'istruzione, dell'università e della ricerca
(05.11.02) Riferisce alla Commissione il presidente
relatore ASCIUTTI, il quale osserva anzitutto che lo schema di
regolamento di organizzazione del Ministero dell'istruzione,
dell'università e della ricerca completa il processo di riordino della
struttura amministrativa competente in materia di istruzione già
avviato con il decreto legislativo n. 300 del 1999, che ha accorpato il
Ministero della pubblica istruzione e il Ministero dell'università e
della ricerca scientifica e tecnologica a partire dalla XIV legislatura.
L'accorpamento riflette del resto l'evoluzione delle funzioni statali in
materia di istruzione e ricerca, che ha portato all'attribuzione di una
crescente autonomia, sia pure variamente configurata, alle istituzioni
scolastiche, agli atenei e agli enti di ricerca. La conseguente
riduzione dei compiti amministrativi in senso stretto ed il parallelo
ampliamento delle funzioni di governo impone dunque un ridisegno del
Ministero in termini di maggiore snellezza burocratica ed efficacia di
indirizzo.
In tal senso occorre quindi disciplinare l'organizzazione del Ministero
unificato, superando il pur recente riassetto operato per ciascuno dei
due settori da cui il Ministero trae origine, rispettivamente con i
decreti del Presidente della Repubblica n. 347 del 2000 per la Pubblica
istruzione e n. 447 del 1999 per l'Università e la ricerca, del resto
espressamente adottati in via transitoria rispetto al definitivo
accorpamento. Completare il processo di unificazione appare pertanto un
atto da un lato dovuto e, dall'altro, essenziale alla riorganizzazione e
al buon funzionamento dell'apparato amministrativo unificato.
Né va dimenticato che gli uffici di diretta collaborazione del Ministro
sono stati già unificati con decreto del Presidente della Repubblica n.
128 del 2002, su cui peraltro la Commissione non riuscì ad esprimere il
proprio parere, atteso che il provvedimento presentava margini di
incertezza sull'invarianza della spesa e il Governo non trasmise in
tempo utile la relazione tecnica che la Commissione bilancio aveva
richiesto.
Il provvedimento in esame certifica invece che dalla sua attuazione non
derivano aggravi di spesa (articolo 12), come confermato dal concerto
accordato dai Ministeri dell'economia e della funzione pubblica,
compensando fra l'altro l'aumento di quattro posti di livello
dirigenziale generale con una contestuale riduzione di nove posti di
livello dirigenziale non generale.
Quanto al dettaglio dello schema di regolamento, il Presidente relatore
ricorda che esso individua tre Dipartimenti (per l'istruzione,
articolato in quattro Direzioni generali; per l'università e l'alta
formazione artistica, musicale e coreutica, articolato in tre Direzioni
generali; per la ricerca, articolato in tre Direzioni generali), sei
Servizi extradipartimentali di livello dirigenziale generale e 18 uffici
scolastici regionali anch'essi di livello dirigenziale generale.
Precedentemente, i Dipartimenti erano analogamente tre (due presso il
Ministero della pubblica istruzione, rispettivamente competenti per lo
sviluppo dell'istruzione e i servizi nel territorio, e uno presso il
Ministero dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica,
competente per la programmazione, il coordinamento e gli affari
economici). Le Direzioni generali erano invece sette, di cui tre presso
il Dipartimento per lo sviluppo dell'istruzione e quattro presso il
Dipartimento per i servizi nel territorio del Ministero della pubblica
istruzione. Il Dipartimento per la programmazione, il coordinamento e
gli affari economici del Ministero dell'università e della ricerca
scientifica e tecnologica si articolava invece in due servizi di livello
dirigenziale generale. I Servizi extradipartimentali erano infine tre,
tutti presso il Ministero della pubblica istruzione. Ne consegue che, se
resta invariato il numero dei Dipartimenti, peraltro fissato
dall'articolo 51 del decreto legislativo n. 300 del 1999, aumenta da 12
a 16 il numero delle strutture di livello dirigenziale generale. Tale
aumento è tuttavia compensato – come si è detto – da una riduzione
di nove posizioni di livello dirigenziale non generale. Restano invece
invariati i posti di capo Dipartimento e le unità di personale non
dirigenziale. Il personale dei due ex Ministeri confluisce nel
ruolo unico del Ministero dell'istruzione, dell'università e della
ricerca.
Il Presidente relatore si sofferma quindi sul Dipartimento per
l'istruzione, che accorpa tutte le strutture relative all'istruzione non
universitaria ed ha competenza in materia di ordinamenti, curricoli,
programmi, istruzione post-secondaria, studenti, politiche sociali,
riequilibrio territoriale, personale della scuola, servizi
amministrativi e scolastici, rapporti con i servizi formativi delle
regioni e degli enti locali, scuola-lavoro, IRRE. Esso si articola in
solo quattro Direzioni generali, competenti rispettivamente per gli
ordinamenti scolastici, per lo studente, per l'istruzione
post-secondaria e i rapporti con i servizi formativi delle regioni e
degli enti locali, per il personale della scuola.
Si registra così una sensibile riduzione delle Direzioni generali (che
prima erano sette), secondo una scelta coerente con l'autonomia
scolastica, del resto apprezzata anche nel parere del Consiglio di
Stato.
Quanto al Dipartimento per l'università e l'alta formazione artistica,
musicale e coreutica, il Presidente relatore precisa che esso si occupa
essenzialmente dell'indirizzo, coordinamento, finanziamento,
monitoraggio e valutazione, diritto allo studio, raccordo con gli altri
sistemi formativi sia per l'università che per l'alta formazione
artistica. Ne richiama altresì l'articolazione in tre Direzioni
generali, competenti rispettivamente per l'università, per lo studente
e il diritto allo studio, per l'alta formazione artistica, musicale e
coreutica.
Al riguardo, egli fa presente peraltro che il Consiglio di Stato,
considerata anche la scissione delle funzioni relative alla ricerca in
un autonomo Dipartimento, ha rilevato criticamente la significativa
crescita del numero delle Direzioni generali dei due nuovi Dipartimenti
che, nonostante rispetti il principio dell'invarianza della spesa,
dovrebbe essere più specificamente motivata con l'indicazione dei nuovi
compiti e delle nuove esigenze organizzative che la giustificano.
Egli non giudica invece condivisibili le perplessità del Consiglio di
Stato sulla collocazione della Direzione generale per l'alta formazione
artistica, musicale e coreutica in questo Dipartimento piuttosto che nel
Dipartimento per l'istruzione, atteso che la legge di riforma n. 508 del
1999 sancisce inequivocabilmente il livello universitario delle
istituzioni di alta formazione artistica.
Quanto infine al Dipartimento per la ricerca, il Presidente relatore
chiarisce che esso si occupa delle attività di indirizzo,
programmazione, coordinamento, finanziamento degli enti di ricerca non
strumentali, monitoraggio e valutazione, partecipazione italiana a
programmi nazionali ed internazionali, integrazione fra ricerca
applicata e pubblica e si articola in tre Direzioni generali, competenti
rispettivamente per le relazioni internazionali, per il coordinamento e
lo sviluppo della ricerca, per gli enti pubblici di ricerca. In
proposito, egli dichiara di condividere pienamente la scelta di dedicare
un intero Dipartimento alla ricerca, anche in considerazione della
necessità di assegnare maggiore attenzione ad un settore
particolarmente delicato sul piano nazionale ed internazionale.
Il Presidente relatore si sofferma poi sui Servizi extradipartimentali,
che sono preposti all'esercizio di compiti strumentali di interesse
comune ai tre Dipartimenti e forniscono il supporto necessario
all'Amministrazione centrale e periferica per l'esercizio dell'attività
amministrativa, secondo le direttive generali del Ministro. Al riguardo,
il Presidente relatore ricorda che ne sono previsti sei, competenti
rispettivamente per gli affari finanziari e bilancio, per gli affari
internazionali, per la comunicazione istituzionale, per il personale del
Ministero, per gli studi e la programmazione, per i sistemi informativi.
A tale proposito, il Presidente relatore fa presente che, a giudizio del
Consiglio di Stato, la presenza di servizi di livello dirigenziale
generale al di fuori dei Dipartimenti non appare, in linea generale,
rispondente al modello organizzativo per Dipartimenti introdotto dal
decreto legislativo n. 300 del 1999, che implica la configurazione del
Dipartimento come struttura autonoma e autosufficiente, all'interno
della quale sono collocati i servizi strumentali di supporto. E' sì
vero – prosegue - che l'articolo 75, comma 2, del predetto decreto
legislativo prevede la possibilità di individuare per la Pubblica
istruzione servizi autonomi di supporto, ma comunque in numero non
superiore a tre e solo in via transitoria. Giudica quindi condivisibile
l'osservazione del Consiglio di Stato sulla necessità di un'adeguata
motivazione del carattere non ancora definitivo dell'organizzazione del
Ministero e comunque sull'opportunità di ridurre il numero dei Servizi
extradipartimentali al massimo di tre previsto dal predetto articolo 75,
comma 2.
Quanto alle competenze dei suddetti Servizi, egli rileva una potenziale
sovrapposizione fra il ruolo del Servizio per gli affari internazionali
e la Direzione generale per le relazioni internazionali del Dipartimento
per la ricerca. Qualora si ritenesse di conservare fra i Servizi
extradipartimentali anche quello per gli affari internazionali,
occorrerebbe dunque chiarire che esso si occupa solo degli affari
internazionali relativi all'istruzione e all'università.
Il Presidente relatore richiama, da ultimo, l'articolo 9 dello schema di
regolamento, che assegna ai 18 uffici scolastici regionali le funzioni
già spettanti agli uffici periferici della Pubblica istruzione, fatte
salve le competenze riconosciute all'autonomia scolastica. Ciascuno di
essi si articola, prosegue, a livello provinciale e/o subprovinciale, in
centri servizi amministrativi; presso ciascuno di essi è altresì
costituito un organo collegiale a composizione mista, con rappresentanti
dello Stato, della regione e delle autonomie territoriali, cui compete
il coordinamento delle attività gestionali di tutti i soggetti
interessati e la valutazione della realizzazione degli obiettivi
programmati.
Al riguardo, egli ricorda le osservazioni del Consiglio di Stato,
secondo cui tali disposizioni non tengono ancora conto del nuovo assetto
della pubblica istruzione conseguente alla riforma del Titolo V della
Costituzione, che ha fra l'altro elevato a rango costituzionale
l'autonomia delle istituzioni scolastiche, introdotto il principio della
"sussidiarietà orizzontale" ed ha attribuito in via generale
le funzioni amministrative ai comuni, demandando agli ulteriori livelli
di governo i compiti di programmazione, indirizzo e fissazione di regole
generali.
A ciò, si aggiungono le ulteriori innovazioni in corso, conseguenti
alla piena attuazione del nuovo Titolo V della Costituzione e alla
devoluzione di ulteriori compiti amministrativi a regioni e comuni. Una
volta definito il nuovo assetto dell'istruzione, il Presidente relatore
ritiene che occorrerà dunque probabilmente rimettere mano
all'organizzazione del Ministero, tenendo conto del fatto che la
tendenza in atto accentua i suoi compiti di indirizzo e coordinamento
rispetto a quelli gestionali e operativi. In questa ottica, potrebbe
divenire indispensabile ripensare il ruolo degli uffici scolastici
regionali, così come la collocazione presso di essi della predetta
struttura a composizione mista.
Nel ricordare infine che il Consiglio di Stato ha espresso un parere
favorevole sullo schema di regolamento in esame, raccomandando
correzioni di mero carattere formale, senz'altro condivisibili, propone
quindi a sua volta l'espressione di un parere favorevole sull'atto in
titolo, riservandosi di recepire eventuali osservazioni che emergeranno
nel dibattito.
|
novembre Governo
29
|
Il Consiglio dei Ministri si è riunito alle ore 17,00 a
Palazzo Chigi, per l’esame del seguente ordine del giorno:
-In apertura di seduta, il Consiglio ha condiviso la
proposta del Presidente Berlusconi in ordine al conferimento
dell’incarico per la funzione pubblica al Ministro senza portafoglio
avv. Luigi Mazzella, ed alla conseguente delega di specifiche funzioni;
al nuovo Ministro il Consiglio ha rivolto un augurio di buon lavoro.
(...)
Il Presidente Berlusconi ha quindi illustrato al Consiglio una direttiva
che ha l’obiettivo di realizzare un Portale informatico e di servizio
in occasione dello svolgimento del semestre di presidenza dell’Unione
europea che l’Italia assumerà dal 1° luglio 2003, con il fine di
soddisfare le esigenze di informazione degli operatori istituzionali e
di far conoscere e valorizzare le potenzialità dell’Italia nei vari
settori produttivi ed in particolare in quello turistico, così da
promuovere i conseguenti investimenti. Il sistema sarà integrato e
coordinato con i siti delle amministrazioni e degli enti coinvolti, e le
relative informazioni saranno redatte anche in inglese e in francese.
(...)
La seduta ha avuto termine alle ore 19,30.
|
14 |
Il Consiglio dei Ministri si è riunito
alle ore 15,50 a Palazzo Chigi
Il Consiglio ha approvato i seguenti provvedimenti:
su proposta del Ministro della giustizia, Castelli:
- un decreto presidenziale che parifica le quote di iscrizione
all’Albo a carico dei giornalisti professionisti e dei pubblicisti in
pensione. Recependo una delibera del Consiglio nazionale dell’Ordine
dei giornalisti, e con il fine di eliminare una discriminazione
esistente fra le due categorie professionali, il provvedimento estende
ai pubblicisti titolari di pensione di anzianità o invalidità il
medesimo beneficio della contribuzione ridotta di cui hanno fino ad oggi
goduto i soli giornalisti professionisti titolari di pensione di
anzianità o di invalidità a carico dell’Istituto nazionale di
previdenza per i giornalisti. Il provvedimento ha ricevuto il parere
favorevole del Consiglio di Stato;
su proposta del Ministro della salute, Sirchia:
- un decreto presidenziale per l’organizzazione dell’Istituto
superiore per la prevenzione e la sicurezza del lavoro (ISPESL) che ne
disciplina la configurazione giuridica, le funzioni istituzionali, gli
strumenti operativi, gli organi e le fonti di finanziamento. Sul
provvedimento si è espresso favorevolmente il Consiglio di Stato; (...)
L’esame dello schema di regolamento in materia di Istituti di ricovero
e cura a carattere scientifico e del disegno di legge di ratifica della
Carta europea per le lingue regionali e minoritarie è stato rinviato
per successivi approfondimenti. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 16,55.
|
11 |
Il Consiglio dei Ministri si è riunito alle ore 20,20 a
Palazzo Chigi
Il Consiglio ha approvato la prima Nota di variazioni
al bilancio di previsione dello Stato per l’anno 2003 e al bilancio
pluriennale 2003-2005.
Su proposta del Presidente del Consiglio, Berlusconi, e del Ministro
dell’economia e delle finanze, Tremonti, è stato poi deliberato un
decreto-legge che detta misure urgenti in materia tributaria e, in
particolare, in tema di agevolazioni per gli investimenti nelle aree
svantaggiate e di compensazione di crediti di imposta, oltre che di
sospensione di adempimenti previsti da disposizioni vigenti.
Il Consiglio ha, altresì, avviato la procedura per la determinazione
degli atti di indirizzo tesi a definire criteri generali per il
coordinamento dell’azione amministrativa del Governo ai fini di un
efficace controllo e monitoraggio degli andamenti della finanza
pubblica, in base alla procedura prevista dal decreto-legge 6 settembre
2002, n.194, recentemente convertito, in materia di controllo,
trasparenza e contenimento della spesa pubblica. Tali atti verrano
formalizzati con successivo decreto del Presidente del Consiglio previa
trasmissione alle Commissioni parlamentari competenti per il parere
prescritto dal citato decreto-legge.
La seduta ha avuto termine alle ore 21,00.
|
8 |
Il Consiglio dei Ministri si è riunito alle ore 10,10 a
Palazzo Chigi
- Il Consiglio ha approvato i seguenti provvedimenti:
(...)
su proposta del Presidente del Consiglio e, ad interim, Ministro degli
affari esteri, Berlusconi:
- un disegno di legge che autorizza il finanziamento per la
realizzazione di due distinte rassegne culturali previste da intese
internazionali con la Federazione russa e con la Repubblica araba
d’Egitto. La prima, da svolgersi a Roma nel 2004, sarà dedicata ai
rapporti bilaterali fra Italia e Russia nel corso dei secoli; la
seconda, che avrà luogo fra il 2003 ed il 2004, verterà sul patrimonio
culturale italiano ed egiziano in campo artistico, archeologico e
scientifico; (...)
su proposta del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio,
Matteoli:
- un decreto presidenziale che istituisce il Parco nazionale della Sila
ed il relativo Ente di gestione. Cessa di esistere il Parco nazionale
della Calabria e le due aree denominate “Sila grande “ e “Sila
piccola” confluiscono nella nuova perimetrazione del Parco, la cui
istituzione ha come principali obiettivi la tutela, la valorizzazione e
la conservazione dell’area e lo sviluppo ecologicamente compatibile,
sociale ed economico delle comunità presenti sul territorio. Sul
provvedimento si è favorevolmente espressa la Conferenza Stato-Regioni
e sono stati sentiti la Regione Calabria ed i comuni interessati; (...)
Il Consiglio ha poi deliberato di estendere al territorio della
provincia di Foggia la dichiarazione di stato di emergenza per gli
eventi sismici che si sono verificati il 31 ottobre 2002 nella provincia
di Campobasso.
Il Consiglio dei Ministri ha preso atto, condividendone pienamente il
contenuto, della direttiva del Presidente del Consiglio, illustrata dal
Ministro della funzione pubblica, sulla valutazione e sul controllo
strategico delle attività e dei risultati delle amministrazioni
centrali. Entro i primi giorni di gennaio, ciascun Ministro adotterà
una propria direttiva per fissare obiettivi, risorse e risultati per
ciascun settore di propria competenza. La direttiva completa il percorso
della recente riforma della dirigenza statale, allo scopo di un più
efficace controllo della capacità strategica e manageriale in ciascuna
amministrazione. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 13,30.
|
3 |
Il Consiglio dei Ministri si è riunito alle ore 10,30 a
Palazzo Chigi
Il Consiglio si è riunito stamani, in concomitanza
con la celebrazione dei funerali delle vittime di San Giuliano, per
partecipare idealmente al profondo dolore dei familiari e della comunità
locale. Ha osservato quindi un minuto di silenzio.
Il Consiglio ha poi rivolto un pensiero particolare alle popolazioni così
duramente colpite dalle recenti calamità naturali, assicurando il
sostegno del Governo in questo difficile momento.
Il Governo ha ringraziato tutte le Nazioni che hanno fraternamente
condiviso il dolore e la partecipazione del popolo italiano, nonché
tutte le unità di Protezione civile e Vigili del fuoco duramente
impegnate nelle attività di soccorso ed i volontari che si sono
prodigati con assoluta abnegazione.
Il Consiglio ha assunto l’impegno per una rapida ripresa delle normali
condizioni di vita ed ha quindi approvato un decreto-legge per lo
stanziamento delle risorse finanziarie necessarie per le prime e più
urgenti iniziative di emergenza a favore delle zone del Molise colpite
da eccezionali eventi sismici, nonché della provincia di Catania
interessate da fenomeni eruttivi e sismici. Le risorse ammontano,
rispettivamente, a 50 e 10 milioni di euro.
Il decreto prevede altresì che la Protezione civile, in stretta intesa
con la Regione ed i comuni interessati, provveda a coordinare i piani di
ricostruzione, anche ricorrendo a localizzazioni alternative.
Particolare attenzione è prevista per la ricostruzione in Molise degli
edifici scolastici danneggiati dal sisma. Sono infine sospesi fino al 31
marzo 2003 tutti i termini per i residenti nelle zone terremotate.
Nel luogo ove sorgeva la scuola di San Giuliano sarà realizzato un
monumento in uno spazio verde, con il concorso di artisti di chiara
fama.
La seduta ha avuto termine alle ore 12,15.
|
|