NOVEMBRE 2007
Scuola Governo Parlamento
gennaio 2007
febbraio 2007
marzo 2007
aprile 2007
maggio 2007
giugno 2007
luglio 2007
agosto 2007
settembre 2007
ottobre 2007
novembre 2007
dicembre 2007
Parlamento
Camera
|
Aula |
26,
27,28, 29 |
Il 29 novembre l'Aula approva il DdL AC 3178-A,
Norme di attuazione del
Protocollo del 23 luglio 2007
su previdenza, lavoro e competitività per favorire l’equità e la
crescita sostenibili, nonché ulteriori norme in materia di lavoro e
previdenza sociale |
Aula |
15,
19, 20, 21, 22 |
Il 22 novembre l'Aula approva il DdL di conversione in Legge del
DL 159/07: Interventi
urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l’equità
sociale |
Commissioni |
7a |
27 |
Disegno di legge recante disposizioni per la formazione del
bilancio annuale e pluriennale dello Stato -
Legge Finanziaria 2008 |
7a |
6,
15 |
Norme in materia di difficoltà
specifiche di apprendimento (esame C.
563 Fabris, C.
2474 Formisano e C.
2843, approvata dalla 7^ Commissione del Senato – rel. Barbieri) |
7a |
15 |
Norme generali sul sistema educativo di istruzione statale
nella scuola di base e nella scuola superiore (esame C.
1278 Garagnani, C.
1299 Diliberto e C.
1600 di iniziativa popolare – rel. De Simone) |
7a |
8,
13, 14, 15 |
Il 15 novembre la Commissione esprime parere favorevole con
condizioni ed osservazioni sullo Schema di decreto legislativo recante disposizioni per
incentivare l’eccellenza degli studenti nei percorsi di istruzione
La VII Commissione (Cultura, scienza e istruzione),
esaminato lo schema di decreto legislativo recante disposizioni per
incentivare l'eccellenza degli studenti nei percorsi di istruzione (Atto
n. 182);
considerato in particolare quanto previsto dall'articolo 3 in
riferimento all'organizzazione delle procedure per l'individuazione
delle eccellenze;
esprime
PARERE FAVOREVOLE
con le seguenti condizioni:
a) appare necessario riformulare l'articolo 3, comma 1, al fine di
considerare la partecipazione ad iniziative formative organizzate da
centri scientifici nazionali con destinazione rivolta alla qualità della
formazione scolastica;
b) ritenuto inoltre che l'attuale formulazione dell'articolo 3, comma 2,
appare eccessivamente generica e che l'accreditamento verso soggetti
esterni non può prescindere dall'adozione di un decreto ministeriale, da
sottoporre al parere delle Commissioni parlamentari competenti, per la
definizione di regole e criteri dell'accreditamento, costituendo parte
integrante del provvedimento di cui in premessa, si considera necessario
sostituire il medesimo comma 2 dell'articolo 3 con il seguente: «2. La
responsabilità del riconoscimento delle eccellenze è esclusivamente a
carico dei dirigenti scolastici dei diversi livelli di istruzione che si
possono avvalere di altri soggetti pubblici e privati nazionali o
comunitari con esperienze già consolidate, accreditati
dall'Amministrazione scolastica secondo criteri da definire con apposito
decreto ministeriale da sottoporre al parere delle Commissioni
parlamentari competenti»;
c) appare altresì necessario coordinare le norme contenute agli articoli
1, comma 1, e 2, comma 1, precisando che il provvedimento riguarda gli
studenti del triennio finale;
d) appare necessario, altresì, coordinare le norme del provvedimento in
esame con quelle relative all'accesso all'università recentemente
stabilite dallo schema di decreto legislativo recante norme per la
definizione dei percorsi di orientamento all'istruzione universitaria e
all'alta formazione artistica, musicale e coreutica, per il raccordo tra
la scuola, le università e le istituzioni dell'alta formazione
artistica, musicale e coreutica nonché per la valorizzazione della
qualità dei risultati scolastici degli studenti ai fini dell'ammissione
ai corsi di laurea universitari ad accesso programmato, sopprimendo in
particolare all'articolo 6, comma 1, le parole: «, anche le
facilitazioni utili per l'accesso all'istruzione e formazione
superiore.»;
e) si ritiene inoltre necessario attuare gli impegni assunti dal Governo
in sede di Conferenza unificata in relazione al coinvolgimento di
Regioni ed Enti locali, nell'ambito dei rispettivi ruoli,
nell'organizzazione delle attività in oggetto;
e con le seguenti osservazioni:
1) si consideri inoltre l'opportunità di valutare anche eventuali
risultati conseguiti da gruppi di studenti che hanno lavorato a progetti
formativi, nell'ambito di concorsi nazionali e internazionali;
2) si valuti, infine, l'opportunità di non escludere la possibilità di
utilizzare il voto di diploma come elemento di valutazione soprattutto
all'interno delle rispettive istituzioni scolastiche.
|
7a |
7,
8 |
L'8 novembre la Commissione esprime parere favorevole con
condizioni e osservazioni al DL 159/07: Interventi
urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l’equità
sociale |
7a |
6 |
Audizione del Ministro della pubblica
istruzione Giuseppe Fioroni, sulla disciplina relativa al recupero dei
debiti formativi
La seduta comincia alle 10,05.
Audizione del Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni,
sulla disciplina relativa al recupero dei debiti formativi.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Grazie, signor
presidente. Le chiedo la cortesia, prima di entrare nel merito della
disciplina del recupero dei debiti formativi, di approfittare di questa
audizione per informare la Commissione di un elemento che desta profonda
preoccupazione e che in questi giorni - anche questa mattina - sta
riguardando le scuole italiane, con il verificarsi di alcuni casi -
gravi e gravissimi - di ondate xenofobe e razziste, anche all'esterno
delle nostre scuole.
Non a caso intendo fare ciò avanti alla Commissione VII: infatti, senza
accompagnare i provvedimenti sulla sicurezza - ho pregato il Ministro
Amato di intensificare nelle aree metropolitane e nelle zone a rischio
la vigilanza all'esterno delle scuole, perché non debbano più
verificarsi fenomeni razzisti e xenofobi - con una azione altrettanto
forte ed incisiva sul piano culturale, civile e dell'integrazione,
rischiamo di far «rientrare dalla finestra» ciò che esce invece dal
comune senso e dal comune sentire degli italiani. Quindi lo sforzo che
dovremo fare e verso cui dovremo invitare le nostre scuole è perseguire
un processo di potenziamento dell'integrazione e della intercultura
all'insegna del rispetto dell'altro; stigmatizzare le aggressioni
all'esterno delle scuole, che sono avvenute in questi giorni; vigilare,
con l'ausilio delle Forze dell'ordine, per garantire il rispetto della
dignità della persona; e, proprio mentre si perseguono ragioni di
sicurezza contro coloro che delinquono, appartenenti a qualunque razza
od etnia, venga però contemporaneamente garantito il rispetto della
dignità della persona in presenza di studenti o di ragazzi che, al di là
dell'appartenenza ad una razza o ad una etnia, non hanno nessuna colpa
né possono essere vittime di atteggiamenti e di ondate xenofobe e
razziste. Perciò vi sarà una azione di prevenzione, ma vi sarà anche
l'intensificazione di una presenza e di uno stimolo all'intercultura
all'interno delle classi.
Allo stesso modo ho anche chiesto al Ministro dell'interno di valutare
la presentazione, per le elezioni studentesche, di liste che possano
fare esplicito riferimento al neonazismo o al neofascismo, affinché ciò
possa essere valutato se esiste e se è presente. Ciò per far sì - come
stigmatizzato peraltro da tutte le organizzazioni e le associazioni
studentesche presenti nel forum studentesco - che la competizione della
rappresentanza sia all'insegna dei principi di democrazia, di libertà e
di rispetto dell'altro e che non possano partecipare alla competizione
stessa - se sussistono gli estremi di legge, ovviamente - gruppi facenti
riferimento a modi di espressione che poco hanno a che vedere con la
democrazia e con la libertà, anche a danno delle stesse altre
organizzazioni studentesche che in maniera civile, libera, democratica e
col pieno rispetto si confrontano all'interno delle istituzioni
scolastiche.
Detto ciò - e mi sembrava una doverosa informazione alla Commissione VII
- vorrei passare al tema dell'audizione. Avrete già avuto modo di
leggere e di valutare il decreto che ho emanato e che vorrei rammentare.
Esso parte da una considerazione di grave preoccupazione che ho
constatato all'interno delle istituzioni scolastiche autonome, rispetto
ad una applicazione della normativa vigente sui debiti scolastici che ha
consentito, nel corso degli ultimi dieci anni, il conseguimento del
diploma di maturità ad oltre 8 milioni di studenti che non hanno mai
colmato i debiti accumulati nel corso del loro iter scolastico. I
rilevamenti hanno confermato che il 42 per cento della popolazione
scolastica prende un debito: quindi poco più di 1.050.000 - 1.100.000
studenti annui. Di questi, uno soltanto su quattro «supera» il debito,
ed il 50 per cento partecipa ai corsi di recupero. Ciò significa che
mediamente 800 mila studenti entravano in questa «nebulosa» del debito
all'interno delle istituzioni scolastiche, che - a differenza del
concetto vigente nella società - comportava l'acquisizione di un debito
senza che nessuno mai mettesse lo studente in condizione di dimostrare
di averlo superato.
Già quando avevamo approvato insieme la legge per l'esame di maturità,
avevamo stabilito un primo passaggio significativo: quello che
l'ammissione al quinto anno, e quindi all'esame di maturità, comportasse
da parte del consiglio di classe la certificazione che i debiti
contratti nel corso dell'iter scolastico fossero superati. L'entità e la
mole dei debiti presenti e non superati mi ha procurato la grande
preoccupazione di non vedere fermati al quinto anno un numero
elevatissimo di studenti che non erano stati posti in condizione di
recuperare il debito del terzo o del quarto anno di corso; con ciò
creando una situazione di difficoltà alle istituzioni scolastiche, ma
soprattutto non consentendo al ragazzo la fruizione del diritto di
essere posto in condizione di recuperare quelle lacune. D'altronde
l'articolo 34 della Costituzione completa l'obbligo della scuola
italiana, che non consiste solo nel far iscrivere i ragazzi e di
promuoverli comunque, ma ci assegna la responsabilità di consentire agli
studenti di conseguire le competenze ed i saperi che consentano loro di
entrare nel mercato del lavoro o di proseguire gli studi con le
competenze ed i saperi che sono loro propri.
È del tutto evidente che il superamento del debito interessa tutti i
ragazzi italiani, ma in modo particolare - come ad esempio dimostrano le
rilevazioni sulla terza classe della scuola media inferiore, che ci
hanno indotto a reintrodurre perlomeno il giudizio di ammissione
all'esame di terza media - sono le famiglie con una situazione più
fragile dal punto di vista economico e finanziario ad avere una ricaduta
diretta dalla possibilità di ricevere apprendimenti, competenze e
saperi. Mandare avanti gli studenti senza aiutarli a colmare le lacune
può essere un «non-problema» per quanti hanno i soldi e possono pagarsi
poi il modo di colmare quelle lacune; ma diventa un ostacolo
insormontabile per coloro che, non essendo «figli di papà», si trovino
oggi poveri di competenze e di saperi e domani ad essere i nuovi poveri
quando la vita presenterà loro il conto di ciò che dovevano sapere.
Per questo - attuando quanto previsto nella legge di modifica degli
esami di maturità, che assegna al Ministro della pubblica istruzione la
competenza di rimodulare i debiti - ho dapprima adottato il decreto e
ieri sera ho firmato l'ordinanza (dopo aver sentito anche il forum delle
associazioni studentesche, come previsto dal nostro ordinamento) che
sostanzialmente consente ai ragazzi di avere la certezza che le
istituzioni scolastiche organizzino corsi di recupero e attività
didattiche incentrate sulle loro necessità per superare le lacune che si
evidenzino fin dal primo scrutinio.
All'insorgenza della prima sufficienza a dicembre, viene informata la
famiglia delle lacune appalesatesi. Vengono comunicati alla famiglia i
corsi e le attività di recupero che si avviano per mettere in condizione
il ragazzo di recuperare quelle lacune. Le procedure - come previsto
dalla legge - assegnano responsabilità diverse al consiglio di istituto,
al collegio dei docenti e al consiglio di classe. Le verifiche avvengono
nelle fasi intermedie fino a giugno (verifiche che possono avere - come
recita l'ordinanza - valenza scritta, scrittografica o orale a seconda
delle materie). La valutazione, che in sede di scrutinio a giugno il
consiglio di classe effettuerà sulle verifiche realizzate, non farà
riferimento, come anche nello scrutinio finale aggiuntivo prima
dell'inizio del successivo anno scolastico, all'esito di una singola
verifica, ma terrà conto del processo complessivo delle azioni di
recupero e delle verifiche intermedie che si sono effettuate. Il
giudizio espresso dal consiglio di classe sia a giugno che - ancor di
più - a settembre riguarda la valutazione complessiva non solo del
percorso di verifica sulle materie oggetto di debito, ma dell'andamento
dello studente nel corso dell'anno.
La possibilità di effettuare ulteriori approfondimenti ed iniziative di
sostegno e di recupero nei periodi estivi, è affidata alla valutazione
del consiglio di classe, laddove ritenga che lo studente che presenta
debiti in alcune materie possa recuperare quel debito prima dell'inizio
dell'anno scolastico o con lo studio individuale o come la frequenza ad
ulteriori iniziative di recupero. Il consiglio di classe, a questo
punto, sospende il giudizio a giugno e si riunisce nella stessa
composizione di giugno prima dell'inizio dell'anno scolastico
successivo.
I corsi di recupero non possono avere una durata inferiore alle quindici
ore, perché credo che questo - nella esperienza comune delle nostre
istituzioni scolastiche - sia il modulo minimo di supporto che deve
essere dato ai nostri ragazzi, cui vanno aggiunte le opportunità
previste del 20 per cento di ore aggiuntive (aggiuntive alle predette 15
ore, ovviamente) che possono esser tenute nella mattina, sempre a
disposizione dei ragazzi che presentino un debito.
Per realizzare ciò è stato prodotto uno sforzo economico significativo,
perché credo che, prima di qualunque progetto o qualunque altra
iniziativa aggiuntiva o marginale, la scuola debba garantire ai ragazzi
la certezza del supporto nell'azione di recupero e, dopo il recupero del
debito, del sostegno affinché non si contragga nuovamente un debito
l'anno successivo. Perciò, oltre alla cifre già previste di oltre 150
milioni di euro previste nel contratto per questo tipo di attività, ad
oggi abbiamo aggiunto altri 60 milioni di euro e - se sarà ulteriormente
necessario - saranno individuate altre risorse a discapito di altri
progetti meno importanti, affinché le istituzioni scolastiche riescano
ad offrire ai ragazzi corsi di recupero ed iniziative didattiche. È
stato previsto per il personale della scuola un compenso per le
iniziative di recupero pari a 50 euro: cifra che ritengo dignitosa per
l'attività che viene richiesta ai docenti. È previsto che le modalità
del corso ed i soggetti che seguiranno quel corso siano valutati dal
collegio dei docenti e dal consiglio di classe, come iniziative di
recupero che debbono essere fatte. La scuola, se lo ritiene opportuno ed
indispensabile, può fare ricorso anche a soggetti esterni: l'ordinanza
prevede solo l'esclusione - così da smentire certe «leggende
metropolitane» - degli enti profit.
Si offre un quadro complessivo di certezza rispetto al fatto che il
recupero non è più un dato virtuale, bensì sostanziale. Qualcun altro ha
osservato che i ragazzi potrebbero anche non frequentarli. Credo che
l'esercizio della patria potestà possa, ed anzi debba, essere esercitato
dalla famiglia: laddove questa ritenga di non dover far frequentare al
ragazzo il corso di recupero, perché intende fronteggiare in altro modo
la situazione, dovrà darne formale comunicazione scritta alla scuola,
specificando che intende avvalersi di un diverso percorso di recupero,
fermo restando l'eguale necessità di procedere alle necessarie verifiche
e poi ai giudizi di valutazione. Per chi dovesse ritenere di scegliere
il percorso di studio individuale, è prevista - secondo le modalità
decise dai consigli dei docenti e dal consiglio di classe - l'apertura
di uno sportello, gestito da professori in ore concordate e note agli
studenti interessati, di supporto. È stato anche individuato,
all'interno dell'ordinanza, lo sforzo principale della metodologia dei
corsi di recupero per materia e per aree disciplinari.
Il quadro complessivo di questa modifica consente, a mio avviso, di dare
certezze ai ragazzi di aver superato il debito, o di averlo superato in
maniera tale da non esserne gravati negli anni successivi, con una
scuola che se ne libera rapidamente senza assumersi le responsabilità di
dare le competenze ed i saperi che le competono per ogni fase del
proprio percorso di istruzione. D'altra parte, con un sostegno economico
e finanziario, si mettono in grado le scuole di effettuare i corsi di
recupero; si rendono responsabili gli organi collegiali - ed in modo
particolare il preside - per poterli promuovere ed si individuano anche
delle figure di coordinamento responsabili per le iniziative di recupero
all'interno delle istituzioni scolastiche, affinché non vi sia più
nessun responsabile da dover sensibilizzare o che debba avere la
responsabilità diretta della gestione dei corsi di recupero.
All'interno di questo percorso il Ministero si assume anche l'onere, con
le direzioni regionali, di monitorare - ciò che in precedenza non è
stato mai fatto - la realizzazione e l'andamento dei corsi di recupero,
proprio perché la certezza di questi corsi sia uno degli elementi
sostanziali della modifica della disciplina dei tempi di recupero dei
debiti.
Ovviamente l'ordinanza fa riferimento ai debiti pregressi per i quali
vige la normativa previgente e si rivolge agli studenti del quinto e del
quarto anno, cui si applicano le normative preesistenti rispetto ai
debiti contratti prima dell'emanazione del decreto e dell'ordinanza.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro, oltre che per questa esposizione, in
particolare per aver ritenuto necessario e indispensabile rendere quelle
dichiarazioni - sintetiche ma molto nette e forti, all'inizio della sua
esposizione - su un rischio drammatico che avvertiamo in questi giorni,
ossia che, in una spirale senza controllo ed anche con atteggiamenti di
emulazione, avanti alle scuole o all'interno delle stesse possano
avvenire degli episodi gravissimi e si possano ripetere o moltiplicare.
Quanto è avvenuto ieri all'Istituto Einaudi di Roma è il segno di un
salto di qualità molto preoccupante.
Da questo punto di vista, mi permetto di aggiungere che una
responsabilità enorme, in questo momento, compete ai mezzi di
informazione ed al servizio pubblico in particolare. Credo che il modo
in cui vengono date le notizie relative a questi argomenti possa
incidere fortemente nel senso comune ed rischi anche di innescare una
catena episodi di intolleranza, di razzismo e di xenofobia. Quindi penso
che la nostra Commissione possa e debba fare qualcosa in queste ore per
invitare i mezzi di comunicazione - ed in modo particolare il servizio
pubblico - a sviluppare una campagna positiva nei confronti delle
giovani e giovanissime generazioni, che aiuti a stemperare il clima ed a
determinare delle condizioni diverse da quelle dei giorni scorsi.
Evidentemente poi vi è anche una questione riguardante la nostra
responsabilità come esponenti e leader politici, al di là delle
posizioni diverse su argomenti come quello sulla sicurezza: credo
infatti che chiunque di noi abbia responsabilità abbia anche un dovere
aggiuntivo proprio su questo punto specifico: cosa possono determinare
fra i giovani - in particolare nella fascia dell'adolescenza e della
prima giovinezza - i nostri comportamenti, le nostre parole ed i nostri
atti.
Forse potremo nei prossimi giorni sentire le organizzazioni studentesche
di tutti gli orientamenti politici e culturali per provare a ragionare
con loro su una campagna ed una iniziativa positiva in questo senso. Tra
l'altro ricordo che abbiamo già deliberato insieme alla Commissione XIV
una indagine conoscitiva che svolgerà una parte del proprio lavoro sui
temi della interculturalità. Quindi disponiamo anche del contesto in cui
poter svolgere efficacemente una iniziativa su questi temi.
Do la parola ai colleghi che intendano intervenire per porre quesiti o
formulare osservazioni.
VALENTINA APREA. Signor Ministro, innanzitutto esprimiamo solidarietà a
lei, che rappresenta la scuola italiana, per gli episodi di intolleranza
e le aggressioni di cui ha parlato anche il presidente. Forza Italia si
dichiara senz'altro a favore di tutte le iniziative che questa
Commissione vorrà assumere per sensibilizzare i giovani rispetto alla
negatività di questi atteggiamenti. Ma soprattutto le esprimiamo
solidarietà e preoccupazione per gli episodi di profondo disagio che
continuano a verificarsi nella nostra scuola, fino ai casi di suicidio -
credo che anche questo sia problema da non sottovalutare - che ci
turbano come cittadini, come genitori, come politici, ma soprattutto
come educatori.
Veniamo al tema di oggi, signor Ministro.
Che i cosiddetti debiti formativi costituiscano una realtà allarmante e
in crescita del sistema scolastico, è certamente un fatto preoccupante
per le famiglie, gli insegnati e la scuola tutta. Impedire che i debiti
continuino ad accumularsi negli zaini dei ragazzi è sicuramente un buon
proposito (ma, forse, un must prima di tutto) da noi condiviso non da
oggi, visto che nel decreto sul secondo ciclo avevamo posto le basi per
rispondere a questa emergenza, senza però - come intende fare lei -
scaricare le responsabilità e i costi sulle famiglie o delegando a
soggetti esterni alla scuola il recupero dei debiti stessi.
Quello che lei prospetta, signor Ministro, è un processo selettivo e
classista, che credevamo di aver lasciato alle spalle: la scuola delle
lezioni private pagate per il 79,4 per cento dei casi in nero (si veda
l'articolo apparso su Tuttoscuola il 29 ottobre) a vantaggio delle
classi agiate, e il doposcuola per tutti gli altri studenti affidato a
docenti diversi da quelli del mattino e pagati meglio (lo ha ribadito
lei: 35 euro all'ora i primi, 50 euro all'ora i docenti che si rendano
disponibili a tenere lezione il pomeriggio). Sarebbero queste le
strategie vincenti di un sistema, per il quale il nostro Paese spende
più di tutti gli altri Paesi OCSE, ma resta al 24o posto per numero di
diplomati, a causa di una percentuale troppo elevata di dispersione
scolastica, e tra il 23o e il 26o posto nelle prove internazionali di
apprendimento in lingua, matematica e scienze? Queste sono le strategie
vincenti del Governo Prodi?
La riforma Moratti, al contrario, prevedeva verifiche più severe
nell'arco dei bienni didattici, laboratori di recupero e di
approfondimento obbligatori... - mi fermo perché questo è un punto
importante, chiedo scusa - all'interno dell'orario di lezione (i famosi
LARSA) e sbarramenti, al secondo ed al quarto anno, nel caso in cui gli
studenti non fossero riusciti a recuperare le lacune di apprendimento
(si vedano gli articoli 3 e 13 del decreto legislativo n. 226 del 2005,
che lei ha «congelato»).
Il suo decreto, al contrario, non è in grado secondo noi di rispondere a
nessuno di questi obiettivi. Non sicuramente con riferimento al recupero
dei debiti, senza una adeguata personalizzazione dei percorsi e
flessibilità degli stessi, che consenta di armonizzare, all'interno del
tempo scuola, studio e recupero.
Il progetto organico di riforma del sistema della scorsa legislatura,
prima ancora che sulla valutazione, signor Ministro, interveniva a
modificare la rigidità dell'organizzazione dei piani di studio e la
«bulimia disciplinare» dei curriculum che ha raggiunto livelli
inaccettabili sul piano didattico (per l'eccessiva frammentazione) e
livelli insopportabili sul piano del successo scolastico, come ha
riconosciuto anche lei nel Quaderno Bianco: quel famoso, benedetto,
maledetto Quaderno Bianco che non ha più né padri né madri ....
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Il Quaderno Bianco
ha padri e madri...
VALENTINA APREA. Né sarà sufficiente fare corsi di recupero in estate
affidandoli anche a soggetti esterni con costi ulteriori per le scuole e
in discontinuità con gli itinerari didattici.
Insomma, signor Ministro, condanniamo e bocciamo la sua proposta,
dunque, almeno per altri tre ordini di ragioni.
La prima ragione è di equità sociale. Le scuole valutano in modi
differenziati i propri alunni. Esistono non solo regioni e scuole del
Paese, ma addirittura classi e docenti in ogni scuola, dove la media
dell'8 è cosa facile e altre dove un 4 vale 7, senza che però vi sia per
gli studenti, per le famiglie e per la società la possibilità di
verificare la qualità degli apprendimenti e la loro comparabilità.
Queste disparità potranno essere superate, o quanto meno mitigate,
quando disporremo di quel Servizio nazionale di valutazione, più volte
evocato dal Quaderno Bianco, ma che nei fatti lei, signor Ministro, ha
congelato almeno fino al 2011. Invece lei pretende da subito, ad anno
scolastico già iniziato, di introdurre modalità di selezione più
intransigenti per gli studenti, senza contrappesi istituzionali.
La seconda ragione è storica. Gli esami di riparazione appartenevano ad
un tempo in cui la scuola era programmata secondo l'elitismo gentiliano:
quello dei «pochi ma buoni». Oggi nella nostra società (globalizzata,
post-industriale, multiculturale e della conoscenza) abbiamo bisogno di
almeno la maggior parte - se non di tutti - «buoni», nei settori
lavorativi, culturali e professionali in cui ciascuno può eccellere.
D'altra parte proprio lei, signor Ministro, nella legge Finanziaria per
il 2007 sembrava aver avviato lo sviluppo di una scuola inclusiva che si
facesse carico delle difficoltà degli studenti, prevedendo interventi
per ridurre gli insuccessi scolastici. La riduzione del 10% dei
ripetenti l'avete inventata voi, non noi. Cosa è successo ora? Lei - lo
ha dichiarato anche stamani - ha modificato gli esami di Stato
prevedendo - giustamente diciamo noi - l'ammissione agli stessi solo nel
caso in cui siano stati saldati i debiti, ma si rende conto che così
facendo avrebbe lasciato fuori il 50 per cento degli studenti. E allora
pensa di reintrodurre gli esami di riparazione per prevenire, pensa lei,
questo disastro. In realtà, poiché di quel 42 per cento di studenti con
debiti, i due terzi - i due terzi, signor Ministro! - frequentano gli
istituti professionali e tecnici, e già oggi in questi stessi istituti
si registra la più alta dispersione scolastica, le chiediamo,
considerato anche che si oppone alla differenziazione dei percorsi e
all'istruzione e formazione professionale regionale, cosa intende fare
quando scoprirà che, sulla base di questo decreto, il 50 per cento degli
studenti dei professionali e dei tecnici sarà bocciato? Da dove
ricominciamo? Cosa ne facciamo di questi ragazzi?
E perché Ministro decide di indagare, attraverso gli ispettori, la
scuola di Genova che modifica la propria organizzazione didattica -
almeno intenzionalmente - per recuperare alunni bocciati? Dove è finita
l'autonomia scolastica? Signor Ministro, l'autonomia scolastica! Lei non
può indagare su una modalità organizzativa! Non faccia il ministro
gentiliano degli anni Cinquanta! Esistono delle norme recenti che dicono
che la scuola si assume la responsabilità! Ha sbagliato epoca, signor
Ministro!
Ma ritorniamo al recupero dei debiti. (Commenti dei deputati Bono,
Frassinetti e del Ministro della pubblica istruzione Fioroni). Sono
l'unica ad intervenire per Forza Italia. Grazie.
PRESIDENTE. La invito a concludere. Sono già otto minuti, collega Aprea.
VALENTINA APREA. La terza, ma non ultima ragione di dissenso da parte
nostra, sta nelle perplessità che denunciamo per l'uso improprio di un
atto amministrativo per modificare le modalità di svolgimento degli
scrutini, che rimangono aperti per molti mesi in attesa di una
valutazione finale, soggetta a troppe variabili di difficile gestione.
La grida di stampo manzoniano «Tutti i debiti vanno recuperati entro il
31 agosto», certamente di buon senso, si scontra con evidenti problemi
organizzativi e finanziari.
La verità, signor Ministro, è che il suo progetto fa acqua da tutte le
parti: sul piano politico, sul piano strategico e perfino sul piano
amministrativo. Piuttosto abbia il coraggio di presentare un disegno di
legge di più ampio respiro, che riporti dentro le ore di lezione e non
fuori la responsabilità del successo formativo, che investa sui docenti
del mattino e non su altri, che tratti sì il problema della valutazione
degli studenti, ma soprattutto della personalizzazione dei piani di
studio e della qualità degli apprendimenti.
Insomma, Ministro, non basta sostituire una deriva buonista con una
rigorista. Anche perché, comunque lei dovrà rispondere dell'attuazione
delle disposizioni che ha previsto, che non avendo la forza di una
legge, si presteranno più di quanto non avvenga - ahinoi - già oggi a
contenziosi e a discriminazioni tra scuole e scuole, tra ragazzi e
ragazzi.
Concludo con alcuni quesiti che danno la misura della impraticabilità
della sua proposta.
PRESIDENTE. Onorevole Aprea, abbiamo solo venti minuti ancora e lei ha
già parlato dieci minuti.
VALENTINA APREA. Ho capito, ma il mio sarà il solo intervento per il
gruppo di Forza Italia e siamo il primo partito di maggioranza relativa!
PRESIDENTE. Mi aveva chiesto di avere un tempo un poco più ampio e lo ha
avuto ampiamente, però, a questo punto, deve concludere e magari
lasciare i quesiti al Ministro, che così sarà in grado di rispondere. Mi
scusi, collega Aprea, non è assolutamente mancanza di cortesia, ma è -
diciamo così - una questione di equilibrio.
VALENTINA APREA. Onorevole presidente, i tempi in quest'Aula sono tali
che risulta difficile intervenire ...
PRESIDENTE. Tutto si può dire, però, tranne che lei non possa parlare!
VALENTINA APREA. Le chiederei allora la cortesia di consentire che i
quesiti che non posso ora formulare, e che trasmetto al Ministro, siano
pubblicati in calce al resoconto della seduta.
PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Aprea, i suoi quesiti saranno pubblicati
in allegato al resoconto.
ANTONIO RUSCONI. Deluderò il Ministro perché non avrò la stessa carica
emotiva della collega Aprea. Invidio le sue capacità profetiche, lo dico
con simpatia all'amica Valentina. A tutte le audizioni del Ministro si
presenta con il testo già scritto; io, siccome non so mai prima cosa
dirà il Ministro, scrivo dopo perché ho sempre l'idea che ci faccia
qualche sorpresa.
Ritengo che si tratti di un provvedimento non eccezionale ma dovuto, che
riporta un poco di giustizia e di serietà. Lo dico pensando al mio
ultimo anno nel triennio delle scuole medie superiori, dove in classi
parallele, con le stesse insufficienze nelle stesse materie, qualche
studente ha riportato dei debiti e qualcun'altro è stato invece
bocciato. Ciò è avvenuto perché in una classe il mancato recupero dei
debiti è stato ritenuto come un debito in più, in un'altra classe il
mancato recupero dei debiti non si è neanche giudicato, perché si è
pensato di dare un'altra opportunità il prossimo anno. Ciò è quanto
avviene oggi quotidianamente nella scuola italiana.
Non solo, ma siccome gli alunni sono stati molto più svelti e svegli di
noi a capire come funzionavano i debiti, qualcuno ha capito che
prendendo solo quattro in inglese per tre anni di fila alle scuole
superiori, poteva diventare comunque ragioniere invece di conseguire la
maturità scientifica, perché con un solo debito non si bocciava. Che poi
questo alunno si presentasse al colloquio e sapesse tre parole - o
magari neanche quelle - di inglese o di economia aziendale, non
importava: noi con un debito non lo potevamo bocciare. E quindi gli
alunni, che erano molto più svegli di noi lo attuavano. Noi abbiamo
impiegato tredici anni a capirlo, gli alunni ci hanno impiegato due o
tre anni in tutto, individuando cosa si poteva non studiare ed essere
promossi ugualmente.
Allora, dire che andava bene continuare in questo modo... Si può
discutere sulla soluzione che il Ministro propone, ma sostenere che
tutto funzionasse in questo modo mi sembra un poco eccessivo.
Riferisco due dati. Dobbiamo cercare di ripristinare un poco più di
giustizia - per quanto è possibile alla giustizia umana nella scuola - e
un poco più di merito: non nel senso di differenziare, ma nel senso che
non possono andare avanti in questo modo alunni che hanno fatto i furbi
(ossia che hanno calcolato cosa non studiare) rispetto ad alunni che
hanno studiato. Quindi un «merito alla rovescia». Anzi - e concludo per
rispettare quanto ha detto il presidente; altre cose le farò pervenire
per iscritto - all'interno di una riflessione generale sono disponibile
per un disegno di legge bipartisan che preveda il ripristino vero e
proprio degli esami di settembre, come era una volta (Commenti della
deputata Aprea). Perché se abbiamo fatto una riflessione - ossia che
dopo 12 anni il sistema non funziona (Commenti) - dire di proseguire in
questo modo mi sembra la risposta peggiore a danno di quegli insegnanti
e di quei ragazzi che affrontano seriamente la scuola italiana.
NICOLA BONO. Grazie, signor Presidente. Io che ho sempre apprezzato gli
interventi della collega Aprea, questa mattina mi devo dissociare:
infatti non potrei mai condividere l'opinione della collega sul fatto
che lei, signor Ministro, ricalca il ministero di Gentile. Non mi pare
coerente (si ride)...
VALENTINA APREA. Erano altri tempi, erano altri tempi!
NICOLA BONO. ...né lontanamente somigliante, per cui credo sia stata una
concessione della collega Aprea - che stimo ed apprezzo, e lei lo sa -
alla foga oratoria.
Detto ciò e con questa doverosa precisazione, mi associo certamente - a
nome di tutta Alleanza Nazionale - alla condanna decisa e senza alcun
tipo di condizionamento ai fenomeni di xenofobia che anche nella scuola
hanno cominciato ad appalesarsi. Sono l'espressione di una ignoranza
diffusa ed è grave che ciò avvenga della scuola perché significa che
questa, nella fattispecie, dimostra ancora di più il proprio sostanziale
fallimento. Sono fenomeni che vanno contrastati non solo con norme di
polizia, ma anche e soprattutto con l'educazione alla tolleranza ed al
rispetto degli altri.
Entrando nel merito della questione, tenuto conto che il Ministro ha
fatto una premessa, vorrei farne una sulla stessa linea. Veda, signor
Ministro, mi sto convincendo - più passa il tempo nella sua gestione del
Ministero - che lei probabilmente avrebbe reso di più a Ministero per i
beni culturali piuttosto che a quello della pubblica istruzione. Perché
come «Ministro degli effetti speciali» è effettivamente inimitabile. La
sua capacità di comunicazione e di trasmissione di grandi novità sul
nulla o sulla ripetizione delle intuizioni del Governo precedente, credo
che passerà alla storia come uno degli esempi di originalità più
incisiva del Governo Prodi. Perché il dato che emerge dalle sue
iniziative, sia in termini di ripristino della perduta autorità della
scuola, sia in termini di lotta al bullismo, sia in termini di recupero
- come in questo caso - di una selezione meritocratica all'interno della
scuola, è che sono soltanto forme di comunicazione ed
«effetti-annuncio». Non hanno quasi mai il contenuto della novità. Anche
perché da un Ministro che proviene da una cultura politica e sindacale
storicamente responsabile della perdita di autorità della scuola e del
degrado che la affligge da decenni, credo non ci si possa aspettare un
risultato né decisionista né terapeutico ai fini del superamento di
questi mali, che affliggono la nostra istituzione scolastica da fin
troppo tempo.
Veda, signor Ministro, la scuola non può basarsi su principi che non
siano fortemente collegati alla meritocrazia, perché l'unico modo che ha
la scuola di intervenire sulle differenze sociali è superarle attraverso
la cultura e il sapere trasmesso dalla competitività meritocratica.
Questo è l'elemento che aiuta a superare le differenze ed è anche il
grande fallimento di tutte le concezioni di gestione della scuola di
questo nostro tempo. È il fallimento di tutte le forze politiche perché
tutte si ispirano, da questo punto di vista, ad obiettivi di superamento
delle differenze delle classi sociali attraverso la scuola, ma
soprattutto è il fallimento del Governo della sinistra che ha fatto di
questo uno dei punti di forza della sua battaglia politica e ideale, se
non addirittura ideologica: questo è il grande fallimento. Il fallimento
è nell'avere preteso che si potesse dare vita ad una istituzione
scolastica che, nel permissivismo, nel lassismo, nell'abbattimento dei
meccanismi di meritocrazia, potesse aiutare a superare le differenze,
senza capire che chi aveva le risorse, chi apparteneva ad una famiglia
di ceto sociale elevato, quel problema della massificazione del sapere
lo poteva superare attraverso altri mezzi o aveva comunque altri
strumenti per affermarsi nella vita, mentre chi era figlio di un
ambiente di minore spessore economico e sociale era ed è condannato ad
essere nell'impossibilità di fare il salto di qualità, tranne casi
eccezionali e situazioni di particolare individuale capacità.
Ecco perché non sono critico nei confronti del decreto che lei ha fatto,
signor Ministro, se vogliamo poi parametrare il ragionamento
sull'argomento di cui stiamo parlando. Non sono critico perché ha il
grande merito di avere, comunque, riaperto il dibattito su criteri di
meritocrazia all'interno della scuola. È questo un dato che io ritengo,
presidente, debba vederci di nuovo impegnati non solo sul piano della
predisposizione di norme di legge, ma anche sul piano del dibattito e
dell'approfondimento: questo è quanto colgo di positivo nell'avere
riproposto i termini della questione. Tuttavia, noto l'assoluta
insufficienza di questo provvedimento. Ecco perché Rusconi poi,
giustamente, arriva ad una conclusione che si può condividere oppure non
condividere però è corretta: attraverso questo decreto non stiamo
facendo altro che ripetere, lo diceva bene la collega Aprea che voglio
richiamare in questa fase del mio intervento, norme che erano contenute
in provvedimenti già emanati dal Ministro Moratti. Il decreto li ripete
e li ripropone in una condizione, anche di tempistica e di verifica dei
vari passaggi, leggermente diversa, ma non intacca la sostanza. La
sostanza è che colui il quale abbia maturato un debito formativo,
sostanzialmente può non superarlo e passare ugualmente l'anno
scolastico.
Tutti i ragionamenti di questo mondo sulle autonomie scolastiche e
sull'esigenza di rispettare criteri didattici non possono comunque
confliggere con la circostanza che i ragazzi debbono andare avanti sulla
base di competenze e preparazioni acquisite e che queste competenze e
acquisizioni di sapere debbono essere verificate, comprovate e
confermate.
Concludo quindi esprimendo un giudizio negativo sulla mancanza di
coraggio: signor Ministro, se lei vuole essere coerente con quanto
afferma, non deve emanare un decreto in cui si ripropongono in termini
diversi, facendo il maquillage, chiamiamolo così, norme relative
all'acquisizione delle valutazioni di meritocrazia. Lei deve avere il
coraggio di affrontare il fatto che in questo momento la scuola italiana
non è in grado di fare selezione meritocratica. Questo è un problema?
Secondo me sì e va affrontato di petto, nel senso che, se esistono
aspetti che possono essere superati, anche attraverso meccanismi di
valutazione più cogenti, si deve agire in tal senso. Altrimenti,
Ministro, si astenga dal fare provvedimenti senza contenuto e con un
unico obiettivo: quello, come si diceva nei tempi passati, di fare «a
muina», cioè dare ad intendere che ci stiamo muovendo, creando un grande
scambio di effetti speciali e fuochi artificiali, ma sostanzialmente
lasciando inalterate le cose nella loro incapacità di dare risposte alle
attese dei cittadini, in questo caso degli studenti.
ALBA SASSO. Vedo che abbiamo ancora pochissimi minuti nei quali colgo
l'occasione per associarmi a quanto detto dal Ministro in apertura di
seduta. Credo sia importante fare qualcosa, signor Ministro, perché la
paura del diverso è una pulsione naturale dell'animo umano. È evidente
che poi, ad un certo momento, interviene l'educazione a far capire, a
far comprendere e così via, ma se questa educazione, impartita da tanti
docenti bravissimi nelle nostre scuole, si deve scontrare con grida
giornalistiche che incitano alla tolleranza zero, questioni rispetto
alle quali è intervenuto anche il Papa - meno male -, allora io credo
che i bambini, quelli più deboli, quelli più fragili anche socialmente e
culturalmente, siano i primi ad essere attirati in questa spirale.
Quindi concordo con il presidente: è necessario che questa Commissione
si faccia sentire, pur in una situazione di questo genere che,
effettivamente, non riusciamo a dominare a causa della pressione così
forte dei mass media. Nella scuola esempi di xenofobia e di razzismo ci
sono già stati negli anni precedenti e quando trovano un contesto
favorevole si moltiplicano: questo mi pare ovvio.
Ma veniamo al decreto. Signor Ministro, vorrei sottoporre alla sua
attenzione due dati. Il primo è che la maggior parte dei ragazzi che
escono dalla scuola media - una forbice che va dal 42 al 54 per cento -
esce con la qualifica di sufficiente; solo il 17 per cento dei ragazzi
della scuola media italiana esce con ottimo. Il secondo dato - non
ricordo lo ricordo in termini esatti -, riguarda la percentuale molto
alta di coloro che hanno carenze in matematica, un aspetto molto diffuso
nella nostra scuola.
Cito questi due dati - ne potrei citare tanti altri - perché sono
convinta che la questione del recupero dei debiti e quella della lotta
alla dispersione vadano di pari passo. Ritengo che il decreto emanato
dal Ministro centri un problema che oggi è drammatico nella scuola,
perché se non seleziona la scuola, selezionerà la vita. La sinistra non
è mai stata lassista; don Milani, onorevole Bono, li faceva studiare di
più i ragazzi, non di meno.
NICOLA BONO. Che c'entra don Milani con la sinistra!
ALBA SASSO. Don Milani c'entra con la sinistra!
VALENTINA APREA. Che c'entra con la sinistra! Nelle scuole private
cattoliche li faceva studiare!
ALBA SASSO. Non era una scuola privata cattolica. Comunque, don Milani,
e tutto il movimento di sinistra sulla scuola non è stato mai lassista.
Onorevole Aprea, le dico che ascolto i suoi interventi senza sollevare
un sopracciglio e ci sarebbe da farlo. La prego, glielo dico
un'ulteriore volta, di non interrompermi.
Ovviamente questo decreto presenta una serie di problemi, signor
Ministro, lei lo sa bene, lo ha anche detto nel suo intervento, rispetto
ai quali, però, è chiaro che ci deve essere un impegno da parte della
scuola autonoma. È vero che il recupero comincia da una didattica
diversa, da un modo diverso di lavorare: molte scuole già lavorano con
una didattica laboratoriale. Allora, io ritengo, signor Ministro, che
occorra dare fiducia alla capacità della scuola migliore di attivare
percorsi di recupero che non siano solamente la sanatoria finale, la
lotta contro l'emergenza, ma la prevenzione nella didattica, nel lavoro
quotidiano.
Ci sono alcuni punti da lei sollevati, signor Ministro, che vorrei
segnalare. Se il recupero, durante l'anno scolastico, è parte integrante
del lavoro delle scuole, mi chiedo perché i genitori debbano opporsi al
recupero medesimo. È come se i genitori faccio decidessero che non di
deve studiare storia o geografia. Allora, o questo recupero è
strettamente legato all'attività didattica, oppure diventa
effettivamente qualcosa di esterno.
Per quanto riguarda i corsi di recupero estivi, ritengo che bisognerebbe
cercare di non arrivare all'emergenza, ma lavorare durante l'anno
scolastico.
Per quanto riguarda poi la necessità di attivare dei corsi, visto che
nel decreto è scritto concretamente che è la scuola autonoma a decidere,
scommetterei maggiormente sulla capacità delle scuole di progettare il
percorso didattico.
Un'ultima questione da affrontare, signor Ministro. Faccio questo
esempio perché lei è medico e quindi forse può essere d'accordo con me.
Ho sempre pensato che al pronto soccorso ci dovessero essere i medici
migliori, quasi i luminari, perché lì si decide della vita o della morte
delle persone. Analogamente, penso che il recupero sia un'attività molto
complessa e molto difficile che vada affidata agli specialisti migliori,
anche pagandoli di più: su questo non ho alcun problema. Naturalmente
questo decreto chiama in causa tante altre problematiche, signor
Ministro, prima tra tutte l'aggiornamento degli insegnanti che è stato
abbandonato. Uno studente mi disse: «Perché mi fate fare un corso di
recupero e non segnalate, invece, quei docenti che sono autori delle
nostre lacune?». Con ciò voglio dire che questo è un decreto che
richiede altri interventi e una discussione vera e approfondita sulla
questione della lotta alla dispersione, della possibilità di recuperare
e sanare i debiti degli studenti, ma direi anche i debiti della scuola.
PRESIDENTE. Purtroppo dobbiamo concludere l'audizione per i concomitanti
impegni del Ministro e della Commissione; me ne scuso con i colleghi.
Il tema della meritocrazia ci può impegnare in modo pieno come
Commissione, come suggerivano gli ultimi interventi e credo che, proprio
nell'ambito della discussione e delle indagini da noi già decise su tali
questioni, potremo ritornare sull'argomento in modo più approfondito.
Do la parola al Ministro per una breve replica.
GIUSEPPE FIORONI, Ministro della pubblica istruzione. Vorrei solo dire
all'onorevole Bono, sicuramente più competente ed esperto di me sui beni
culturali, che ha ragione: la vera svolta che posso registrare, che è un
grande effetto speciale, di consiste nel provare a passare dal dire al
fare, caratteristica sconosciuta in un settore come quello scolastico
nel quale, negli anni precedenti, si era più abituati a dire e quasi mai
a fare. Noi abbiamo provato a dire di meno e a fare qualcosa di più:
questo è un dato di fatto ed è oggettivamente un grande effetto
speciale.
Inoltre, vi pregherei di non dirmi ogni volta che copio qualcosa:
riprodurre una splendida opera di Leonardo o di Michelangelo vuol dire
realizzare una copia che diventa un falso d'autore; copiare le
intenzioni, le chiacchiere e le fantasie vuol dire copiare le creatività
represse e non realizzate; copiare le intenzioni è una cosa che io,
particolarmente dedito all'impegno, non riesco proprio a fare. Non ho
trovato traccia di cose fatte; ho trovato traccia di ipotesi, di
sbarramenti, di minacce, di progetti. Ho provato a fare questo: sarà
giusto, sarà sbagliato, è un fatto. Già riuscire a discutere dei fatti è
meglio che provare a copiare i fatti che non ci sono stati.
Ci sono, poi, alcune cose che ritengo, per onestà intellettuale di tutti
noi, non debbano essere dette: si smetta dire cose non vere. Se il
decreto ha un passaggio chiaro, questo è che l'ordinanza sugli scrutini
non scarica nulla sulle famiglie: scarica sul Ministero della pubblica
istruzione e sulle istituzioni autonome l'obbligo di fare, a proprie
spese, i corsi di recupero, sui quali abbiamo investito più di 200
milioni di euro. Credo che ciò avvenga per la prima volta nella storia
della Repubblica. Non si può dire tutto e il contrario di tutto. Averci
messo sopra 200 milioni di euro, forse 230 e se servono anche 260 e
sentirmi dire che si scarica sulle famiglie è una cosa insopportabile!
Vi pregherei di non dirlo più perché non è così, non è vero. Non potete
dire tutto e il contrario di tutto, perché questo non è il doposcuola. È
la prima volta che si scrive sopra un'ordinanza sugli scrutini che va
fatto un modello personalizzato di recupero didattico dello studente,
sia nel corso individuale che nelle ore pomeridiane.
C'è un motivo per la scelta del modulo di quindici ore. In precedenza i
corsi di recupero diventavano di quattro ore: quello era ciò che mandava
a ripetizione privata gli studenti, perché in quattro ore un debito vero
non si recupera. Aver scritto che la durata del corso non può essere
inferiore alle quindici ore e averne aggiunte altre sei mattutine,
laddove la scuola lo ritenga opportuno, significa valorizzare
l'autonomia scolastica.
Il merito è lo strumento grazie al quale chi non ha i mezzi può accedere
alle classi dirigenti. Privare del merito chi non ha i mezzi significa
fare una selezione classista per l'accesso alle classi dirigenti, farla
non in base a ciò che uno è, ma in base a ciò che uno ha e questo credo
sia un punto che, qualche volta, fa la differenza.
I docenti che devono fare i corsi di recupero sono quelli di ruolo, ma
l'autonomia non è cosa che si possa prendere e lasciare. Abbiamo detto
che la scelta spetta al consiglio dei docenti e al consiglio di classe,
il quale sa quando un docente sia più o meno idoneo. Di norma, devono
intervenire i professori di ruolo; se così non sarà è perché in base
all'autonomia scolastica, che non possiamo invocare solo quando ci fa
comodo, si sceglie se quel docente sia la persona più idonea a farlo, se
serva il docente dell'altra classe, se serva il docente di un altro
istituto o se serva magari il giovane laureato o il docente in pensione.
L'unica circostanza che ha tranquillizzato tutti è che, poiché mi avete
fatto diventare la barzelletta dei CEPU e delle scuole, abbiamo scritto
che gli enti profit non possono fare i corsi di recupero: credo che
almeno questo sia un chiarimento.
I 50 euro sono il corrispettivo orario per i docenti di ruolo della
scuola. Questo è stato concordato all'interno del contratto ed è quello
che verrà dato e pagato. Per il resto, le autonomie scolastiche che si
chiamano tali e che avranno le risorse sapranno se intendano avvalersi
di soggetti esterni, quando e come sceglierli: l'importante è che ci sia
la certificazione, per la prima volta monitorata dalle direzioni
scolastiche regionali e dal Ministero, che i corsi di recupero non siano
sulla carta, ma siano effettivi, che gli studenti abbiano l'opportunità
di parteciparvi e di sapere in data certa se abbiano superato o meno le
loro lacune. Ciò al fine di evitare che si arrivi al quinto anno e si
debba ripeterlo perché non si è superato il debito in matematica del
terzo.
PRESIDENTE. Ringrazio il Ministro e dichiaro conclusa l'audizione.
La seduta termina alle 11.10.
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7a |
6 |
Risoluzione 7-00251 Sasso: Promozione nelle scuole di
progetti culturali e formativi volti a contrastare fenomeni di omofobia
e bullismo
La VII Commissione,
premesso che:
gli episodi di intolleranza e omofobia accaduti anche nel corso di
questo anno scolastico, che hanno avuto come estrema e tragica
manifestazione il drammatico suicidio dei giovane studente dell'istituto
Sommelier, hanno riproposto l'esigenza di una iniziativa coordinata di
carattere educativo e culturale da condurre direttamente nelle scuole;
l'urgenza di discontinuità dal passato in materia di diritti e pari
opportunità e dignità è sempre più impellente;
il 17 maggio 1990 l'Assemblea Generale dell'Organizzazione Mondiale
della Sanità (Oms) eliminava l'omosessualità dalla lista delle malattie
mentali;
la non discriminazione è un principio fondamentale su cui si basa
l'Unione europea;
tale principio è riportato nella Carta dei diritti fondamentali
dell'Unione europea, in particolare all'articolo 6 «Diritto alla libertà
e alla sicurezza» e all'articolo 7 «Rispetto della vita privata e della
vita familiare»;
con le direttive della Comunità europea nn. 2000/43/CE del 29 giugno
2000 e 2000/78/CE dei 27 novembre 2000 si attua il principio della
parità di trattamento tra le persone indipendentemente dall'origine
etnica e si stabilisce un quadro generale per la parità di trattamento
in materie di occupazione e di condizione di lavoro che proibiscono le
discriminazioni dirette o indirette basate sull'origine etnica, la
religione o le convinzioni personali, gli handicap, l'età o
l'orientamento sessuale;
l'articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell'Unione europea,
al primo capoverso, vieta qualsiasi forma di discriminazione fondata sul
sesso, la razza, il colore della pelle o l'origine etnica o sociale, le
caratteristiche genetiche, la lingua, la religione o le convinzioni
personali, le opinioni pubbliche o di qualsiasi altra natura,
l'appartenenza ad una minoranza nazionale, il patrimonio, la nascita,
gli handicap, l'età o le tendenze sessuali;
la Risoluzione del Parlamento europeo del 26 aprile 2007 sull'omofobia
in Europa «sottolinea che il rispetto dei diritti umani e delle libertà
fondamentali, la democrazia e lo Stato di diritto, l'uguaglianza e la
non discriminazione sono valori fondamentali»;
l'articolo 3 della Costituzione italiana sancisce che «tutti i cittadini
hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni
politiche, di convinzioni personali e sociali»
impegna il Governo:
a favorire la diffusione nel mondo della scuola di specifici progetti
educativi, preventivi e di ricerca realizzati e co-realizzati con la
collaborazione delle Associazioni dei genitori, operanti nel settore;
a promuovere e sostenere progetti culturali e formativi che
contribuiscano, al di là di ogni generico richiamo alla «tolleranza»,
alla diffusione del rispetto e della cultura del riconoscimento delle
differenze, in particolare quelle di genere e delle diversità, alla
diffusione di un clima di prevenzione del bullismo e di ogni tipo di
violenza, in particolar modo esperita nei confronti dei minorenni;
a collaborare all'elaborazione su tali temi di progetti di formazione
dei docenti.
|
Senato
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Aula |
27,
28 |
Il 28 novembre l'Aula approva definitivamente il DdL di conversione in Legge del
DL 159/07: Interventi
urgenti in materia economico-finanziaria, per lo sviluppo e l’equità
sociale |
Aula |
5,
6, 7, 8, 9, 10, 12, 13, 14, 15 |
Il 15 novembre l'Aula approva il disegno di legge recante disposizioni per la formazione del bilancio
annuale e pluriennale dello Stato -
Legge Finanziaria 2008
Art. 5.
(Disposizioni in materia di accise ed ulteriori interventi nel settore
tributario)
39. Per l'anno 2008 ai docenti delle scuole di ogni
ordine e grado, anche non di ruolo con incarico annuale, ai fini
dell'imposta sul reddito delle persone fisiche, spetta una detrazione
dall'imposta lorda e fino a capienza della stessa nella misura del 19
per cento delle spese documentate sostenute ed effettivamente rimaste a
carico, fino ad un importo massimo delle stesse di 500 euro, per
l'autoaggiornamento e per la formazione.
Art. 36.
(Edilizia scolastica, penitenziaria e sanitaria)
2. Il fondo di cui all'articolo 32-bis del
decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con modificazioni,
dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, è incrementato di 20 milioni di
euro, a decorrere dall'anno 2008, da destinare ad interventi di
adeguamento strutturale ed antisismico degli edifici del sistema
scolastico, nonché alla costruzione di nuovi immobili sostitutivi degli
edifici esistenti, laddove indispensabili a sostituire quelli a rischio
sismico, secondo programmi basati su aggiornati gradi di rischiosità.
3. Per l'utilizzazione delle risorse di cui al comma 2, il decreto del
Presidente del Consiglio dei ministri di cui al comma 2 dell'articolo
32-bis del decreto-legge 30 settembre 2003, n. 269, convertito, con
modificazioni, dalla legge 24 novembre 2003, n. 326, è emanato sentiti i
Ministri delle infrastrutture, della pubblica istruzione e dell'economia
e delle finanze.
Art. 50.
(Rilancio dell'efficienza e dell'efficacia della scuola)
1. Per una maggiore qualificazione dei servizi
scolastici, da realizzare anche attraverso misure di carattere
strutturale, sono adottati i seguenti interventi:
a) a partire dall'anno scolastico 2008/2009, per l'istruzione liceale,
l'attivazione delle classi prime dei corsi sperimentali passati ad
ordinamento, ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro
della pubblica istruzione 26 giugno 2000, n. 234, è subordinata alla
valutazione della congruenza dei quadri orari e dei piani di studio con
i vigenti ordinamenti nazionali;
b) il numero delle classi prime e di quelle iniziali di ciclo
dell'istruzione secondaria di secondo grado si determina tenendo conto
del numero complessivo degli alunni iscritti, indipendentemente dai
diversi indirizzi, corsi di studio e sperimentazioni passate ad
ordinamento. Negli istituti in cui sono presenti ordini o sezioni di
diverso tipo, le classi prime si determinano separatamente per ogni
ordine e tipo di sezione;
c) il secondo periodo del comma 1 dell'articolo 3 del decreto-legge 3
luglio 2001, n. 255, convertito, con modificazioni, dalla legge 20
agosto 2001, n. 333, è sostituito dal seguente: «Incrementi del numero
delle classi, ove necessario, sono disposti dal dirigente scolastico
interessato previa autorizzazione del competente direttore generale
regionale, secondo i parametri di cui al decreto del Ministro della
pubblica istruzione 24 luglio 1998, pubblicato nel supplemento ordinario
alla Gazzetta Ufficiale n. 264 dell'11 novembre 1998.»;
d) l'assorbimento del personale di cui all'articolo 1, comma 609, della
legge 27 dicembre 2006, n. 296, è completato entro il termine dell'anno
scolastico 2009/2010, e la riconversione del suddetto personale è
attuata anche prescindendo dal possesso dello specifico titolo di studio
richiesto per il reclutamento del personale, tramite corsi di
specializzazione intensivi, compresi quelli di sostegno, cui è
obbligatorio partecipare.
2. Le economie di spesa di cui all'articolo 1, comma 620, della legge 27
dicembre 2006, n. 296, da conseguire ai sensi dei commi da 605 a 619 del
medesimo articolo, nonché quelle derivanti dagli interventi di cui al
comma 1, lettere a), b), c) e d), del presente articolo sono
complessivamente determinate come segue: euro 535 milioni per l'anno
2008, euro 897 milioni per l'anno 2009, euro 1.218 milioni per l'anno
2010 ed euro 1.432 milioni a decorrere dall'anno 2011. Al fine di
garantire l'effettivo conseguimento degli obiettivi di risparmio
relativi agli interventi di cui al comma 1, lettere da a) a d), del
presente articolo, si applica la procedura prevista dall'articolo 1,
comma 621, lettera b), della legge 27 dicembre 2006, n. 296.
3. Fermo restando quanto previsto dall'articolo 1, comma 605, lettera
b), della legge 27 dicembre 2006, n. 296, il numero dei posti degli
insegnanti di sostegno, a decorrere dall'anno scolastico 2008/2009, non
può superare complessivamente il 25 per cento del numero delle sezioni e
delle classi previste nell'organico di diritto dell'anno scolastico
2006/2007. Il Ministro della pubblica istruzione, con decreto adottato
di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, definisce
modalità e criteri per il conseguimento dell'obiettivo di cui al
precedente periodo. Tali criteri e modalità devono essere definiti con
riferimento alle effettive esigenze rilevate, assicurando lo sviluppo
dei processi di integrazione degli alunni diversamente abili anche
attraverso opportune compensazioni tra province diverse ed in modo da
non superare un rapporto medio nazionale di un insegnante ogni due
alunni diversamente abili.
4. La dotazione organica di diritto relativa ai docenti di sostegno è
progressivamente rideterminata, nel triennio 2008-2010, fino al
raggiungimento, nell'anno scolastico 2010/2011, di una consistenza
organica pari al 70 per cento del numero dei posti di sostegno
complessivamente attivati nell'anno scolastico 2006/2007, fermo restando
il regime autorizzatorio in materia di assunzioni previsto dall'articolo
39, comma 3-bis, della legge 27 dicembre 1997, n. 449. Conseguentemente,
anche al fine di evitare la formazione di nuovo personale precario,
all'articolo 40, comma 1, settimo periodo, della legge 27 dicembre 1997,
n. 449, sono soppresse le parole da: «nonché la possibilità» fino a:
«particolarmente gravi,», fermo restando il rispetto dei princìpi
sull'integrazione degli alunni diversamente abili fissati dalla legge 5
febbraio 1992, n. 104. Sono abrogate tutte le disposizioni vigenti non
compatibili con le disposizioni previste dal comma 3 del presente
articolo e dal presente comma.
5. All'articolo 1, comma 605, lettera c), secondo periodo, della legge
27 dicembre 2006, n. 296, le parole: «20.000 unità» sono sostituite
dalle seguenti: «30.000 unità».
6. Nelle more del complessivo processo di riforma della formazione
iniziale e del reclutamento dei docenti, anche al fine di assicurare
regolarità alle assunzioni di personale docente sulla base del numero
dei posti vacanti e disponibili effettivamente rilevati e di eliminare
le cause che determinano la formazione di precariato, con regolamento
adottato dal Ministro della pubblica istruzione ai sensi dell'articolo
17, comma 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, sentiti il Ministro
dell'economia e delle finanze e il Ministro per le riforme e le
innovazioni nella pubblica amministrazione, previo parere delle
Commissioni parlamentari competenti per materia e per le conseguenze di
carattere finanziario da rendere entro il termine di quarantacinque
giorni, decorso il quale il provvedimento può essere comunque adottato,
è definita la disciplina procedurale per il reclutamento del personale
docente, attraverso concorsi ordinari, con cadenza biennale, nei limiti
delle risorse disponibili a legislazione vigente per il reclutamento del
personale docente, senza maggiori oneri a carico della finanza pubblica
e fermo restando il vigente regime autorizzatorio delle assunzioni. È
comunque fatta salva la validità delle graduatorie di cui all'articolo
1, comma 605, lettera c), della legge 27 dicembre 2006, n. 296. Sono
abrogati l'articolo 5 della legge 28 marzo 2003, n. 43, e il decreto
legislativo 17 ottobre 2005, n. 227.
7. Con atto di indirizzo del Ministro della pubblica istruzione, di
concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, adottato entro
il 31 marzo 2008, d'intesa con la Conferenza unificata di cui
all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997, n. 281, sono
stabiliti finalità, criteri e metodi della sperimentazione di un modello
organizzativo volto a innalzare la qualità del servizio di istruzione e
ad accrescere efficienza ed efficacia della spesa. La sperimentazione
riguarda gli anni scolastici 2008/2009, 2009/2110 e 2010/2011 e gli
ambiti territoriali, di norma provinciali, individuati nel medesimo atto
di indirizzo.
8. L'atto di indirizzo di cui al comma 7 contiene riferimenti relativi
a:
a) tipologie degli interventi possibili per attuare il miglioramento
della programmazione dell'offerta formativa, della distribuzione
territoriale della rete scolastica, dell'organizzazione del servizio
delle singole istituzioni scolastiche, ivi compresi gli eventuali
interventi infrastrutturali e quelli relativi alla formazione e alla
organizzazione delle classi, anche in deroga ai parametri previsti dal
decreto del Ministro della pubblica istruzione 24 luglio 1998,
pubblicato nel supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 264
dell'11 novembre 1998;
b) modalità con cui realizzare il coordinamento con le regioni, gli enti
locali e le istituzioni scolastiche competenti per i suddetti
interventi;
c) obiettivi di miglioramento della qualità del servizio e di maggiore
efficienza in termini di rapporto insegnanti-studenti;
d) elementi informativi dettagliati relativi alle previsioni
demografiche e alla popolazione scolastica effettiva, necessari per
predisporre, attuare e monitorare gli obiettivi e gli interventi di cui
sopra;
e) modalità di verifica e monitoraggio dei risultati conseguiti al fine
della quantificazione delle relative economie di spesa tenendo conto
della dinamica effettiva della popolazione scolastica;
f) possibili finalizzazioni delle risorse finanziarie che si rendano
disponibili grazie all'aumento complessivo dell'efficienza del servizio
di istruzione nell'ambito territoriale di riferimento;
g) modalità con cui realizzare una valutazione dell'effetto degli
interventi e base informativa necessaria a tale valutazione.
9. In ciascuno degli ambiti territoriali individuati ai sensi del comma
7, opera un organismo paritetico di coordinamento costituito da
rappresentanti regionali e provinciali dell'Amministrazione della
pubblica istruzione, delle regioni, degli enti locali e delle
istituzioni scolastiche statali, con il compito di:
a) predisporre un piano triennale territoriale che, anche sulla base
degli elementi informativi previsti dall'atto di indirizzo di cui al
comma 7, definisca in termini qualitativi e quantitativi gli obiettivi
da raggiungere;
b) supportare le azioni necessarie all'attuazione del piano di cui alla
lettera a), nonché proporre gli opportuni adeguamenti annuali al piano
triennale stesso anche alla luce di scostamenti dalle previsioni, previa
ricognizione degli interventi necessari per il raggiungimento degli
obiettivi.
10. Le proposte avanzate dall'organismo paritetico di coordinamento sono
adottate, con propri provvedimenti, dalle amministrazioni competenti.
L'organismo paritetico di coordinamento opera senza oneri aggiuntivi a
carico della finanza pubblica.
11. I piani di cui al comma 9 sono adottati fermo restando, per la parte
di competenza, quanto disposto dall'articolo 1, comma 620, della legge
27 dicembre 2006, n. 296, e successive modificazioni.
12. L'ufficio scolastico regionale effettua il monitoraggio circa il
raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano di cui al comma 9, ne
riferisce all'organismo paritetico di coordinamento e predispone una
relazione contenente tutti gli elementi necessari da inviare al
Ministero della pubblica istruzione al fine di effettuare, di concerto
con il Ministero dell'economia e delle finanze, la verifica delle
economie aggiuntive effettivamente conseguite, per la riassegnazione
delle stesse allo stato di previsione del Ministero della pubblica
istruzione.
13. Nel triennio di sperimentazione, le economie di cui al comma 12
confluiscono in un fondo iscritto nello stato di previsione del
Ministero della pubblica istruzione, per essere destinate alle
istituzioni pubbliche che hanno concorso al raggiungimento degli
obiettivi, per le finalità di miglioramento della qualità del settore
della pubblica istruzione.
14. Entro la fine dell'anno scolastico 2010/2011, sulla base del
monitoraggio condotto ai sensi del comma 12 e della valutazione degli
effetti di tale sperimentazione di cui al comma 8, lettera g), il
Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze, adotta, previa intesa con la Conferenza
unificata di cui all'articolo 8 del decreto legislativo 28 agosto 1997,
n. 281, un atto di indirizzo finalizzato all'estensione all'intero
territorio nazionale del modello organizzativo adottato negli ambiti
territoriali individuati ai sensi del comma 7, tenendo conto degli
elementi emersi dalla sperimentazione.
15. Al fine di pervenire a una gestione integrata delle risorse
afferenti il settore dell'istruzione, per gli interventi a carico del
fondo di cui al comma 13 può trovare applicazione l'articolo 8 del
regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 20 aprile
1994, n. 367.
Art. 51.
(Risorse per attività di supporto al settore della scuola)
1. Nell'ambito dell'autorizzazione di spesa di cui
all'articolo 1, comma 634, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, a
decorrere dall'anno 2008, un importo fino ad un massimo del 15 per cento
della predetta autorizzazione di spesa è finalizzato: ai servizi
istituzionali e generali dell'Amministrazione della pubblica istruzione;
all'attività di ricerca e innovazione con particolare riferimento alla
valutazione del sistema scolastico nazionale; alla promozione della
cooperazione in materia culturale dell'Italia nell'Europa e nel mondo.
Art. 52.
(Strumenti per elevare l'efficienza e l'efficacia del sistema
universitario nazionale)
1. Ai fini del concorso dello Stato agli oneri lordi
per gli adeguamenti retributivi per il personale docente e per i rinnovi
contrattuali del restante personale delle università, nonché in vista
degli interventi da adottare in materia di diritto allo studio, di
edilizia universitaria e per altre iniziative necessarie inerenti il
sistema delle università, nello stato di previsione del Ministero
dell'università e della ricerca è istituto un fondo con una dotazione
finanziaria di 550 milioni di euro per l'anno 2008, di 550 milioni di
euro per l'anno 2009 e di 550 milioni di euro per l'anno 2010,
comprensiva degli importi indicati all'articolo 95, commi 8 e 14, della
presente legge. Tale somma è destinata ad aumentare il Fondo di
finanziamento ordinario per le università (FFO), per far fronte alle
prevalenti spese per il personale e, per la parte residua, ad altre
esigenze di spesa corrente e d'investimento individuate autonomamente
dagli atenei.
2. L'assegnazione delle risorse di cui al comma 1 è subordinata
all'adozione entro gennaio 2008 di un piano programmatico, approvato con
decreto del Ministro dell'università e della ricerca, di concerto con il
Ministro dell'economia e delle finanze, sentita la Conferenza dei
rettori delle università italiane (CRUI). Tale piano è volto a:
a) elevare la qualità globale del sistema universitario e il livello di
efficienza degli atenei;
b) rafforzare i meccanismi di incentivazione per un uso appropriato ed
efficace delle risorse, con contenimento dei costi di personale a
vantaggio della ricerca e della didattica;
c) accelerare il riequilibrio finanziario tra gli atenei sulla base di
parametri vincolanti, di valutazioni realistiche e uniformi dei costi
futuri e, in caso di superamento del limite del 90 per cento della spesa
di personale sul FFO, di disposizioni che rendano effettivo il vincolo
delle assunzioni di ruolo limitate rispetto alle cessazioni;
d) ridefinire il vincolo dell'indebitamento degli atenei considerando, a
tal fine, anche quello delle società ed enti da essi controllati;
e) consentire una rapida adozione di un sistema programmatorio degli
interventi che preveda adeguati strumenti di verifica e monitoraggio da
attivare a cura del Ministero dell'università e della ricerca, d'intesa
con il Ministero dell'economia e delle finanze, sentita la CRUI, e che
condizioni l'effettiva erogazione delle maggiori risorse all'adesione
formale da parte dei singoli atenei agli obiettivi del piano.
2-bis. Al fine di incrementare l'assegno di dottorato di ricerca il
Fondo di finanziamento ordinario è aumentato di 40 milioni di euro per
ciascuno degli anni 2008, 2009 e 2010.
Art. 67.
(Sicurezza sui luoghi di lavoro)
1. All'articolo 1, comma 2, lettera p), alinea, della
legge 3 agosto 2007, n. 123, le parole: «, da finanziare, a decorrere
dall'anno 2008, per le attività di cui ai numeri 1) e 2) della presente
lettera, a valere, previo atto di accertamento, su una quota delle
risorse di cui all'articolo 1, comma 780, della legge 27 dicembre 2006,
n. 296, accertate in sede di bilancio consuntivo per l'anno 2007
dell'INAIL,» sono soppresse.
2. All'articolo 1 della citata legge 3 agosto 2007, n. 123, dopo il
comma 7 è aggiunto, in fine, il seguente:
«7-bis. Per l'attuazione del principio di delega di cui al comma 2,
lettera p), è previsto uno stanziamento di 50 milioni di euro a
decorrere dal 1º gennaio 2008».
3. La dotazione del fondo di cui all'articolo 1, comma 1187, della legge
27 dicembre 2006, n. 296, è incrementata di 2,5 milioni di euro per
ciascuno degli anni 2008 e 2009 e di 10 milioni di euro a decorrere dal
2010.
Art. 94.
(Misure straordinarie in tema di mobilità del personale delle pubbliche
amministrazioni)
1. Al fine di rispondere alle esigenze di garantire la
ricollocazione di dipendenti pubblici in situazioni di esubero e la
funzionalità degli uffici delle amministrazioni dello Stato, anche ad
ordinamento autonomo, delle Agenzie, incluse le Agenzie fiscali, degli
enti pubblici non economici, degli enti di ricerca e degli enti di cui
all'articolo 70, comma 4, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165,
la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della funzione
pubblica ed il Ministero dell'economia e delle finanze - Dipartimento
della Ragioneria generale dello Stato possono autorizzare, per il
biennio 2008-2009, in base alla verifica della compatibilità e coerenza
con gli obiettivi di finanza pubblica delle richieste di autorizzazione
a nuove assunzioni presentate dalle amministrazioni, corredate dai
documenti di programmazione dei fabbisogni, la stipulazione di accordi
di mobilità, anche intercompartimentale, intesi alla ricollocazione del
personale presso uffici che presentino consistenti vacanze di organico.
2. Gli accordi di cui al comma 1 definiscono modalità e criteri dei
trasferimenti, nonché eventuali percorsi di formazione, da attuare nei
limiti delle risorse finanziarie disponibili a legislazione vigente, nel
rispetto delle vigenti normative, anche contrattuali.
3. Per le medesime finalità e con i medesimi strumenti di cui al comma
1, possono essere disposti trasferimenti anche temporanei di contingenti
di marescialli dell'Esercito, della Marina e dell'Aeronautica in
situazioni di esubero, da ricollocare, previa selezione in relazione
alle effettive esigenze, prioritariamente in un ruolo speciale ad
esaurimento del personale delle Forze di polizia ad ordinamento civile e
militare di cui al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195. Con gli
strumenti di cui al comma 1 vengono definiti gli aspetti relativi al
trattamento giuridico ed economico del personale interessato, nonché i
profili finanziari, senza maggiori oneri per la finanza pubblica.
4. Per le medesime finalità e con i medesimi strumenti di cui al comma
1, può essere disposta la mobilità, anche temporanea, del personale
docente dichiarato permanentemente inidoneo ai compiti di insegnamento.
A tali fini detto personale è iscritto in un ruolo speciale ad
esaurimento. Nelle more della definizione del contratto collettivo
nazionale quadro per la equiparazione dei profili professionali, con
decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del
Ministro della pubblica istruzione, di concerto con il Ministro
dell'economia e delle finanze, sono definiti, in via provvisoria, i
criteri di raccordo ed armonizzazione con la disciplina contrattuale ai
fini dell'inquadramento in profili professionali amministrativi, nonché,
con le modalità di cui al comma 2, gli appositi percorsi formativi
finalizzati alla riconversione professionale del personale interessato.
Con gli strumenti di cui al comma 1 vengono disciplinati gli aspetti
relativi al trattamento giuridico ed economico del personale
interessato, nonché i profili finanziari, senza maggiori oneri per la
finanza pubblica.
5. Presso la Presidenza del Consiglio dei ministri - Dipartimento della
funzione pubblica è istituita la banca dati informatica finalizzata
all'incontro tra la domanda e l'offerta di mobilità, prevista
dall'articolo 9 del decreto-legge 10 gennaio 2006, n. 4, convertito, con
modificazioni, dalla legge 9 marzo 2006, n. 80.
6. La banca dati di cui al comma 5 costituisce base dati di interesse
nazionale ai sensi dell'articolo 60 del codice dell'amministrazione
digitale, di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82.
Art. 95.
(Integrazione risorse rinnovi contrattuali biennio 2006-2007 e risorse
rinnovi contrattuali biennio 2008-2009, ivi incluso il personale del
Corpo dei vigili del fuoco)
1. Ai sensi dell'articolo 48, comma 1, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, e al fine di dare completa attuazione
alle intese ed accordi intervenuti fra Governo e organizzazioni
sindacali in materia di pubblico impiego, le risorse per la
contrattazione collettiva nazionale previste per il biennio 2006-2007
dall'articolo 1, comma 546, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, a
carico del bilancio statale sono incrementate per l'anno 2008 di 1.081
milioni di euro e a decorrere dall'anno 2009 di 220 milioni di euro.
2. In aggiunta a quanto previsto al comma 1, per il personale docente
del comparto Scuola, in attuazione dell'Accordo sottoscritto dal Governo
e dalle organizzazioni sindacali il 6 aprile 2007 è stanziata, a
decorrere dall'anno 2008, la somma di 210 milioni di euro da utilizzare
per la valorizzazione e lo sviluppo professionale della carriera
docente.
3. Per le finalità indicate al comma 1, le risorse previste
dall'articolo 1, comma 549, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, per
corrispondere i miglioramenti retributivi al personale statale in regime
di diritto pubblico per il biennio 2006-2007 sono incrementate per
l'anno 2008 di 338 milioni di euro e a decorrere dall'anno 2009 di 105
milioni di euro, con specifica destinazione, rispettivamente, di 181
milioni di euro e di 80 milioni di euro per il personale delle Forze
armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12 maggio
1995, n. 195.
4. In aggiunta a quanto previsto dal comma 3 sono stanziati, a decorrere
dall'anno 2008, 200 milioni di euro da destinare al personale delle
Forze armate e dei Corpi di polizia di cui al decreto legislativo 12
maggio 1995, n. 195, per valorizzare le specifiche funzioni svolte per
la tutela dell'ordine e della sicurezza pubblica, anche con riferimento
alle attività di tutela economico-finanziaria, e della difesa nazionale,
da utilizzare anche per interventi in materia di buoni pasto e per
l'adeguamento delle tariffe orarie del lavoro straordinario, mediante
l'attivazione delle apposite procedure previste dallo stesso decreto
legislativo n. 195 del 1995.
5. In aggiunta a quanto previsto dal comma 3, al fine di migliorare
l'operatività e la funzionalità del soccorso pubblico, sono stanziati, a
decorrere dall'anno 2008, 6,5 milioni di euro da destinare al personale
del Corpo nazionale dei vigili del fuoco.
6. In relazione a quanto previsto dalle intese ed accordi di cui al
comma 1, per le regioni e gli enti locali sottoposti al patto di
stabilità interno i corrispondenti maggiori oneri di personale sono
esclusi, per l'anno 2008, dal computo delle spese rilevanti ai fini del
rispetto delle disposizioni del patto di stabilità.
7. In relazione a quanto previsto dalle intese ed accordi di cui al
comma 1, il concorso dello Stato al finanziamento della spesa sanitaria
è incrementato, in via aggiuntiva, di 661 milioni di euro per l'anno
2008 e di 398 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009.
8. Per le amministrazioni pubbliche non statali diverse da quelle
indicate ai commi 6 e 7, in deroga all'articolo 48, comma 2, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165, ed in relazione a quanto previsto
dalle intese ed accordi di cui al comma 1, i corrispondenti maggiori
oneri di personale del biennio contrattuale 2006-2007 sono posti a
carico del bilancio dello Stato, per un importo complessivo di 272
milioni di euro per l'anno 2008 e di 58 milioni di euro a decorrere dal
2009, di cui, rispettivamente 205 milioni di euro e 39 milioni di euro
per le università, ricompresi nel fondo di cui all'articolo 52, comma 1,
della presente legge.
9. Le somme indicate ai commi 1, 2, 3, 4, 5 e 8, comprensive degli oneri
contributivi e dell'IRAP di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997,
n. 446, concorrono a costituire l'importo complessivo massimo di cui
all'articolo 11, comma 3, lettera h), della legge 5 agosto 1978, n. 468.
10. Al fine di contenere la dinamica dei redditi da lavoro dipendente
nei limiti delle compatibilità finanziarie fissate per il conseguimento
degli obiettivi di finanza pubblica, in sede di deliberazione degli atti
di indirizzo previsti dall'articolo 47, comma 1, del decreto legislativo
30 marzo 2001, n. 165, e di quantificazione delle risorse contrattuali,
i comitati di settore si attengono, quale limite massimo di crescita
retributiva complessiva, ai criteri e parametri, anche metodologici,
previsti per il personale delle amministrazioni dello Stato di cui al
comma 1. A tal fine, i comitati di settore si avvalgono dei dati
disponibili presso il Ministero dell'economia e delle finanze comunicati
dalle rispettive amministrazioni in sede di rilevazione annuale dei dati
concernenti il personale dipendente.
11. Per il biennio 2008-2009, in applicazione dell'articolo 48, comma 1,
del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, gli oneri posti a carico
del bilancio statale per la contrattazione collettiva nazionale sono
quantificati complessivamente in 240 milioni di euro per l'anno 2008 e
in 355 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009.
12. Per il biennio 2008-2009, le risorse per i miglioramenti economici
del rimanente personale statale in regime di diritto pubblico sono
determinate complessivamente in 117 milioni di euro per l'anno 2008 e in
229 milioni di euro a decorrere dall'anno 2009 con specifica
destinazione, rispettivamente, di 78 milioni di euro e 116 milioni di
euro per il personale delle Forze armate e dei Corpi di polizia di cui
al decreto legislativo 12 maggio 1995, n. 195.
13. Le somme di cui ai commi 11 e 12, comprensive degli oneri
contributivi e dell'IRAP di cui al decreto legislativo 15 dicembre 1997,
n. 446, concorrono a costituire l'importo complessivo massimo di cui
all'articolo 11, comma 3, lettera h), della legge 5 agosto 1978, n. 468,
e successive modificazioni.
14. Per il personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti
pubblici diversi dall'amministrazione statale, gli oneri derivanti dai
rinnovi contrattuali per il biennio 2008-2009 sono posti a carico dei
rispettivi bilanci ai sensi dell'articolo 48, comma 2, del decreto
legislativo 30 marzo 2001, n. 165. Per il personale delle università,
incluso quello di cui all'articolo 3, comma 2, del decreto legislativo
30 marzo 2001, n. 165, i maggiori oneri di cui al presente comma sono
inclusi nel fondo di cui all'articolo 52, comma 1, della presente legge.
In sede di deliberazione degli atti di indirizzo previsti dall'articolo
47, comma 1, del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, i comitati
di settore provvedono alla quantificazione delle relative risorse,
attenendosi ai criteri ed ai parametri, anche metodologici, di
determinazione degli oneri, previsti per il personale delle
amministrazioni dello Stato di cui al comma 1. A tal fine, i comitati di
settore si avvalgono dei dati disponibili presso il Ministero
dell'economia e delle finanze comunicati dalle rispettive
amministrazioni in sede di rilevazione annuale dei dati concernenti il
personale dipendente.
|
Commissioni |
7a |
27,
29 |
Esame congiunto dei disegni di legge:
- DdL AS 1848 - Disposizioni
urgenti in materia di pubblica istruzione (già approvato dalla Camera il
10 ottobre 2007)
- DdL 701 - Disposizioni concernenti l’obbligatorietà e gratuità
dell’istruzione fino a diciotto anni di età e altre norme per il
potenziamento del sistema scolastico
- DdL 1266 - Disposizioni in materia di contributi finanziari alle
istituzioni scolastiche
- DdL 1687 - Norme organiche sulla scuola |
7a |
27 |
Schema di decreto legislativo recante: "Norme per la
definizione dei percorsi di orientamento all'istruzione universitaria e
all'alta formazione artistica, musicale e coreutica, per il raccordo tra
la scuola, le università e le istituzioni dell'alta formazione
artistica, musicale e coreutica, nonché per la valorizzazione della
qualità dei risultati scolastici degli studenti ai fini dell'ammissione
ai corsi di laurea universitari ad accesso programmato di cui
all'articolo 1 della legge 2 agosto 1999, n. 264" |
7a |
13,
28 |
Audizione, ai sensi dell'articolo 46, comma 1, del
Regolamento, del Ministro della pubblica istruzione sulle modalità di
recupero dei debiti formativi.
Il ministro FIORONI ritiene anzitutto che la scuola
abbia vinto la scommessa dell'alfabetizzazione di massa mentre non si è
ancora raggiunto il traguardo della qualità, che resta la sfida
principale del sistema scolastico. A tal fine, reputa indispensabile
ripristinare la serietà dell'istruzione, purtroppo dispersa a causa
dello stratificarsi di riforme globali le quali tuttavia non sono state
né completamente applicate né modificate del tutto.
Ricorda quindi che la legge n. 1 del 2007 ha affrontato le questioni
della disomogeneità della valutazione del curriculum scolastico ai fini
dell'accesso all'università nonché della carenza di serietà dell'esame
di Stato, ripristinando a tal fine la composizione esterna della
commissione e stabilendo il principio della certificazione, da parte del
consiglio di classe, del superamento dei debiti.
Nel rammentare l'entità della situazione debitoria vigente, fa presente
che negli ultimi dieci anni si è registrata una percentuale elevata di
studenti con debiti, pari a circa il 42 per cento, rispetto alla quale
solo uno studente su quattro mostrava di aver recuperato le proprie
lacune. Ciò testimonia, prosegue il Ministro, una carenza di saperi e
competenze tale da pregiudicare il diritto fondamentale all'istruzione,
suscettibile poi di discriminare gli studenti sulla base del contesto
familiare di provenienza. I ragazzi che non possono contare su un
adeguato supporto da parte delle famiglie diventano infatti, a suo
giudizio, i nuovi poveri a causa delle inadempienze del sistema
d'istruzione.
Reputa pertanto fondamentale garantire agli studenti la possibilità di
mettere a frutto le proprie capacità, in tutti i livelli del sistema di
istruzione, anche e soprattutto a partire dalla scuola secondaria di
primo grado, in attuazione dell'articolo 34 della Costituzione. Dopo
aver sottolineato la rilevanza del merito quale strumento di ascesa
sociale, si sofferma sulla necessità di ripristinare il prerequisito del
recupero dei debiti, come peraltro stabilito nella legge n. 1 del 2007
approvata dal Parlamento.
In merito alle modalità con cui sarà certificato il superamento dei
debiti, fa presente che già nei primi scrutini il consiglio di classe
dovrà individuare le lacune di ciascuno studente, rispetto alle quali le
scuole avvieranno i percorsi e gli strumenti didattici idonei per
consentire il recupero. Ciò sarà accompagnato da verifiche intermedie
aventi valenza oggettiva, per permettere al medesimo consiglio di classe
di valutare a giugno l'effettivo recupero ovvero l'esigenza di un
supplemento di corsi da svolgere nel periodo estivo. In questo caso sarà
effettuato un nuovo giudizio a settembre, nel quale il consiglio di
classe si pronuncerà sull'andamento generale dello studente nonché sui
risultati nelle singole materie, nella prospettiva di evitare
l'ammissione all'ultimo anno della scuola secondaria senza aver
pienamente saldato i debiti pregressi.
Dopo aver espresso riserve in ordine alla tendenza di assimilare le
istituzioni scolastiche a meri "progettifici", enfatizza il carattere
innovativo del percorso descritto, orientato a rispettare le necessità
individuali del ragazzo. Sottolinea altresì l'ingente ammontare delle
risorse stanziate, nonché il monte ore minimo previsto per lo
svolgimento dei corsi di recupero, che a suo giudizio non è
assolutamente lesivo dell'autonomia scolastica, ma consente i necessari
approfondimenti a beneficio dello studente.
Nel rilevare con preoccupazione la diffusione presso gli atenei di corsi
intensivi di italiano e matematica preliminari rispetto all'iscrizione,
rimarca l'esigenza di verificare, durante il percorso scolastico, il
possesso dei saperi e delle competenze fondamentali tanto più che essi
non possono considerarsi aggiuntivi rispetto ad altre discipline.
Ritiene conclusivamente che le somme stanziate per il pagamento delle
ore di recupero effettuate dai docenti rappresentino il modo migliore di
allocare le risorse.
Seguono quesiti posti dai senatori.
Il senatore ASCIUTTI (FI) concorda sugli obiettivi di serietà e
promozione della qualità del sistema scolastico che devono essere
raggiunti anche attraverso il recupero dei debiti formativi, tanto più
che occorre consolidare la preparazione dell'intero quinquennio. In
particolare, ritiene essenziale valutare il percorso scolastico a monte,
atteso che sovente nei passaggi tra livelli di istruzione si riscontra
l'esigenza di colmare le lacune nella preparazione.
La circostanza - già registrata in passato - per cui le università
organizzano corsi intensivi nelle materie di base, prosegue, testimonia
una decadenza strutturale del sistema scolastico, dovuta a svariate
cause, quali ad esempio un certo lassismo, la diffusione di una cultura
eccessivamente permissiva nonché l'evoluzione delle tecnologie.
Dopo aver rammentato che obiettivi analoghi erano già stati individuati
- ma non pienamente applicati - nella riforma Moratti, manifesta dunque
perplessità sulle modalità con cui vengono perseguite finalità
condivisibili.
Nel dare atto al Ministro di aver stanziato risorse a carattere
permanente, le ritiene ad esempio insufficienti per sostenere il
percorso di recupero descritto, che di fatto ripristina gli esami di
riparazione trasferendo il relativo onere dalle famiglie alle scuole. Fa
presente infatti che l'ammontare previsto non copre tutte le spese
connesse al numero di studenti con debito, al monte ore minimo richiesto
e al pagamento dei compensi ai docenti.
Reputa inoltre essenziale invertire la tendenza attraverso
l'introduzione di un sistema serio di valutazione, onde evitare che
nello scrutinio di giugno gli insegnanti siano incentivati a considerare
superati i debiti pur di non svolgere i corsi estivi. Nel ribadire la
necessità di un meccanismo di valutazione di tutto il sistema
scolastico, al fine di assicurare la qualità dell'istruzione già nel
primo ciclo, rinnova conclusivamente la richiesta di maggiori
chiarimenti circa le intenzioni complessive del Governo in materia
scolastica.
Il senatore VALDITARA (AN) comunica preliminarmente che l'opposizione,
ed in particolare il Gruppo di Alleanza nazionale, concordano sugli
obiettivi di serietà e di valutazione del sistema scolastico. Tuttavia,
egli ritiene non convincenti alcune argomentazioni del Ministro,
orientate specificatamente a svalutare le riforme fatte in precedenza,
tanto più che il decreto legislativo n. 226 del 2005 conteneva maggiori
elementi di rigore rispetto alle misure rivendicate oggi dall'Esecutivo.
In proposito rammenta che la finanziaria del 2007 invitava di fatto i
docenti ad incrementare le promozioni al fine di registrare i cospicui
risparmi di risorse connessi e non rendere quindi operante la clausola
di salvaguardia che consentiva tagli sui bilanci delle scuole.
Ricorda invece che il decreto legislativo n. 226 del 2005, come già la
legge n. 53 del 2003, autorizzava i docenti a bocciare gli studenti con
gravi lacune, introducendo altresì una verifica biennale sul superamento
di tutti i debiti dei ragazzi. Non corrisponde quindi al vero, a suo
avviso, l'affermazione per cui la precedente riforma non dedicava
attenzione alla questione del recupero dei debiti, tanto più che essa
subordinava l'ammissione al quinto anno al saldo di tutte le mancanze
degli studenti. Il procedimento descritto dal Ministro, al contrario,
dispone una valutazione complessiva nello scrutinio di settembre secondo
la quale potrebbe essere deliberato un giudizio positivo in relazione al
profitto generale senza che siano effettivamente recuperati tutti i
debiti, con una evidente discrezionalità da parte del consiglio di
classe.
Si interroga quindi sulla natura delle misure introdotte dal Governo,
assimilabili ad una operazione propagandistica secondo la quale si
abroga la riforma Moratti reintroducendo un meccanismo analogo, anzi
addirittura meno cogente, per il recupero dei debiti formativi.
Nel dare atto al Governo dell'entità delle risorse stanziate per i
docenti, reputa poi fondamentale ripristinare l'orario flessibile
contenuto nella legislazione elaborata dall'allora ministro Moratti, al
fine di consentire un supplemento di ore per gli approfondimenti, nel
caso di studenti meritevoli, parallelamente al recupero delle carenze in
situazioni deficitarie.
Con particolare riguardo alla valutazione del percorso pregresso ai fini
dell'accesso alle università, paventa il rischio di disomogeneità a
causa delle differenze tra singoli istituti e tra aree geografiche,
suscettibile di determinare discriminazioni a danno degli studenti.
Occorre quindi a suo avviso rafforzare il sistema di valutazione delle
istituzioni scolastiche.
Rivendica poi il ruolo svolto dall'INVALSI, a suo tempo oggetto di
critiche da parte del Ministro, il quale è coinvolto nella elaborazione
della terza prova dell'esame di Stato anche grazie al contributo svolto
dall'opposizione.
Dopo essersi brevemente soffermato sul contenuto del decreto-legge n.
147 del 2007 in ordine alla quarta prova negli esami della scuola
secondaria di primo grado, inserita a seguito di un emendamento
dell'opposizione, lamenta l'assenza di stanziamenti specifici per la
valutazione delle scuole.
Ritiene quindi prioritario instaurare una collaborazione seria e fattiva
tra tutte le forze politiche, a partire dalla condivisione di principi e
dal riconoscimento degli elementi positivi introdotti in passato,
evitando sterili demonizzazioni nella prospettiva di perseguire gli
interessi del mondo scolastico. A tal fine manifesta la disponibilità
del proprio Gruppo a supportare il Ministro per raggiungere gli evocati
obiettivi di serietà e per superare le eventuali resistenze che
persistono all'interno della maggioranza.
La senatrice CAPELLI (RC-SE), richiamandosi alla pedagogia che condusse
all'unificazione della scuola media e alle riforme degli anni Settanta,
dichiara di condividere l'intento di introdurre elementi di maggiore
serietà nella scuola, a condizione che ciò non equivalga a maggiore
selezione. Reputa infatti che nella scuola tutti gli alunni debbano
poter rimediare ai loro limiti e alle loro lacune.
In quest'ottica, suggerisce altresì una modifica terminologica, che
consenta di superare l'inadeguato binomio "debiti/crediti". Il risultato
scolastico ha infatti all'origine una scarsa motivazione degli studenti,
le cui ragioni non sono invece mai oggetto di approfondimento. L'elevata
percentuale di votazioni appena sufficienti agli esami di terza media
sono ad esempio un campanello d'allarme troppo spesso trascurato. La
scuola media è del resto l'anello debole dell'intero percorso formativo,
ormai inidonea a rispondere alle esigenze degli adolescenti, sia nella
strutturazione oraria che in quella disciplinare.
Occorre dunque affrontare il tema dell'impegno individuale non tanto nei
termini meccanici dei corsi di recupero, che non sempre danno i
risultati sperati, quanto piuttosto sotto il profilo sostanziale.
Né va dimenticato che in alcuni casi i docenti non sono disponibili a
svolgere i corsi di recupero, nonostante la prevista retribuzione oraria
di 50 euro. In tali casi, ritiene che vada evitato il ricorso ad agenzie
esterne, che possono risultare insufficientemente qualificate. Al
contrario, occorre che di tali corsi si facciano carico i docenti della
scuola, eventualmente attraverso raggruppamenti disciplinari.
Si augura infine che in futuro il Ministro ricorra ad un più ampio
coinvolgimento degli operatori interessati prima di emanare i
provvedimenti di sua competenza.
Il senatore STERPA (FI) concorda con gli obiettivi indicati dal
Ministro, invitandolo tuttavia a non illudersi di poterli conseguire
attraverso atti normativi di rango primario. Al contrario, anche alla
luce della sua lunga esperienza di parlamentare spesso di opposizione,
ritiene preferibile il ricorso ad atti secondari, che traggano
ispirazione dai principi di buona amministrazione.
La senatrice SOLIANI (Ulivo) condivide l'impostazione del Ministro
secondo cui la qualità della scuola contemporanea configura una sfida
storica, tanto più che a suo giudizio essa rappresenta l'unico strumento
per conseguire obiettivi di equità. In tale ottica, la serietà
costituisce la cifra essenziale che riporta l'intera tematica alla sua
sostanza: la mancata valorizzazione delle innovazioni sperimentali, la
prevalenza del centralismo burocratico, l'assenza di cospicui
investimenti soprattutto sui docenti hanno infatti condotto ad una
drammatica perdita di ruolo della scuola nella società. Né va
dimenticato che il rigore rischia di non rappresentare più un valore,
fuori e dentro la scuola, sicché risulta oggettivamente arduo imporlo in
assenza di una precisa domanda sociale.
Si augura poi a sua volta che il Ministro superi la terminologia
mercantile incentrata sui debiti e sui crediti, introducendo concetti
più adeguati.
Quanto alle modalità di recupero, ella ritiene che dovrebbero rientrare
nella responsabilità didattica delle scuole, con particolare riferimento
al periodo dell'anno in cui svolgere i corsi e all'eventuale ricorso ad
agenzie esterne.
Nel concordare con le osservazioni della senatrice Capelli in ordine ai
limiti dell'attuale ordinamento della scuola media, sollecita infine un
ampio coinvolgimento delle famiglie e un dialogo serio con gli studenti,
nel quadro di una convinta regia nazionale.
Il senatore MELE (SDSE) ricorda che già nella XIII legislatura era
emersa con chiarezza l'insufficienza della scuola media, schiacciata tra
una buona scuola elementare e un ottimo sistema di istruzione secondaria
superiore. Benché il processo di licealizzazione avviato nella scorsa
legislatura abbia innescato un meccanismo perverso di abbassamento della
qualità, reputa comunque tuttora prioritario affrontare il nodo della
scuola media, nell'ambito di un confronto leale tra maggioranza e
opposizione.
Si esprime poi in senso contrario alla mera reintroduzione degli esami
di riparazione ed ancor più al ripristino di condizioni analoghe a
quelle precedenti il Sessantotto. Al contrario, sollecita azioni
positive costanti che consentano un'evoluzione positiva, soprattutto in
termini di continuità nel corso dell'anno scolastico.
Il senatore RANIERI (Ulivo) si esprime nettamente a favore del progetto
complessivo perseguito dal Governo, attraverso azioni coerenti e
sistematiche, di restituire serietà alla scuola evitando che ciò si
traduca in fenomeni di esclusione, selezione, dispersione e
gerarchizzazione.
Si tratta di un processo mai perseguito finora con altrettanta
chiarezza, atteso che la riscoperta del merito nella scorsa legislatura
andava invece nel senso di reintrodurre gerarchie fra percorsi.
Invita quindi ad abbandonare rivendicazioni politiche che nulla hanno a
che vedere con il bene della scuola, concentrando l'attenzione sulle
azioni concrete.
Al riguardo, osserva anzitutto che la valorizzazione del merito nei
termini anzidetti risponde ad una concezione moderna coerente tra
l'altro con i risultati delle analisi internazionali più quotate.
Sottolinea altresì che tali misure debbono essere concepite in via
sperimentale, al di fuori di qualunque pregiudizio ideologico. In tal
senso, si augura che entro un certo lasso di tempo, sia possibile
svolgere una valutazione dei risultati conseguiti con le nuove regole,
onde verificarne l'effettiva efficacia.
Quanto alla possibilità di ricorrere ad agenzie esterne per lo
svolgimento di corsi di recupero, si dichiara tendenzialmente a favore
di una soluzione interna, anche se invita a non dimenticare che a volte
i debiti dipendono da insegnanti del tutto inadeguati.
In considerazione del numero dei senatori ancora iscritti a parlare nel
dibattito, la PRESIDENTE rinvia il seguito della procedura informativa
ad altra seduta.
Il 28 novembre riprende l'audizione, sospesa nella
seduta del 13 novembre scorso, nel corso della quale - ricorda la
PRESIDENTE - era iniziata la discussione generale.
Il senatore DAVICO (LNP) osserva anzitutto che il tema
del recupero dei debiti induce ad una riflessione di carattere più
generale sulle scelte inerenti la scuola. In proposito lamenta un
peggioramento della situazione in termini di incertezza, lassismo e
carenza nelle modalità di recupero. Mentre con la precedente normativa -
che l'Esecutivo non ha voluto applicare - era prevista una verifica
biennale del superamento dei debiti, il nuovo provvedimento impone un
giudizio complessivo entro la fine di agosto rimettendo in discussione
l'operato degli studenti.
Sottolinea poi che a suo avviso la scuola è costituita soprattutto dagli
insegnanti, i quali devono avere gli strumenti adeguati nonché
l'autorevolezza e la fiducia da parte della società, a cui peraltro deve
corrispondere uno stipendio commisurato alla rilevanza della funzione
svolta. I docenti hanno peraltro la responsabilità di valutare gli
studenti nel corso di un intero anno scolastico, per cui un margine di
qualche mese in più per il recupero non determina una radicale
differenza di giudizio.
Dopo aver evidenziato la necessità di valutazioni ponderate e chiare,
rimarca la sua preferenza per l'abolizione degli esami di riparazione e
deplora l'atteggiamento dell'Esecutivo orientato ad inseguire
l'emergenza senza effettuare una riflessione di carattere globale.
Oltre a ciò stigmatizza i preconcetti ideologici che caratterizzano
l'azione del Governo, il quale mira esclusivamente ad eliminare le
tracce della precedente riforma riproponendo un approccio prettamente
statalista. I recenti provvedimenti dimostrano infatti a suo avviso
l'interruzione di un processo di modifica con la conseguenza di un
aumento della incertezza e della disinformazione, soprattutto a danno
delle famiglie.
Reputa pertanto prioritario assicurare la normalità del sistema
formativo, anche attraverso un progetto organico di istruzione e
formazione, privilegiando una visione globale di tutti i soggetti
coinvolti a vario titolo nel percorso educativo. Altrimenti, conclude,
si attuano esclusivamente interventi-tampone acuendo il senso di
sfiducia a detrimento della scuola.
Il senatore MARCONI (UDC), nel giudicare essenziale
avviare una discussione su elementi condivisi di ampio respiro, richiama
l'eliminazione degli esami di riparazione ad opera dell'ex ministro
della pubblica istruzione, senatore D'Onofrio. In particolare, rammenta
che quella scelta, che l'UDC tuttora difende e sostiene, è stata il
frutto di varie esigenze, in parte ispirate ad una sorta di buonismo e,
in parte, motivate dalla necessità di alleggerire le famiglie dagli
oneri connessi al recupero.
Dopo aver ripercorso i tentativi di superamento degli esami di
riparazione introdotti già a partire dagli anni Settanta, esprime
apprezzamento a nome del suo Gruppo per le finalità delle misure varate
dal Governo in ordine al recupero dei debiti, le quali impegnano le
scuole ad una verifica concreta mediante un meccanismo che costituisce,
a suo avviso, una giusta mediazione tra l'abolizione degli esami e la
promozione con debito.
Suggerisce poi di introdurre una specifica tempistica inerente le prove
di verifica, le quali devono essere comunque svolte con la supervisione
dei docenti della classe, senza il ricorso ad insegnanti esterni;
ritiene quindi che la valutazione debba essere effettuata all'ingresso
nella scuola, dopo qualche mese dall'inizio dell'anno scolastico, a
conclusione del primo quadrimestre, indi a giugno e poi a metà luglio,
evitando di trascinare la sospensione dal giudizio fino ad agosto. In
proposito ritiene che le prove svolte a fine agosto possano rievocare
una presunta reintroduzione degli esami di riparazione ed impediscano
una corretta organizzazione delle classi per il nuovo anno.
Nel manifestare rammarico per l'elevata percentuale di studenti promossi
con debito, reputa che tale circostanza non sia attribuibile
esclusivamente ad un generale lassismo atteso che il carico didattico
gravante sui ragazzi è nettamente aumentato rispetto al passato.
Lamenta poi un drastico crollo del coinvolgimento delle famiglie alla
vita scolastica che testimonia a suo giudizio una scarsa attenzione
verso una cultura della partecipazione, subordinata piuttosto al
formalismo e al decisionismo degli insegnanti. Al riguardo avrebbe
auspicato maggiore coraggio da parte del Governo.
Mostra inoltre particolare preoccupazione per l'eccessivo numero di
materie inserite nel percorso didattico, rispetto al quale occorre un
intervento a monte che interessi i docenti, altrimenti le misure
inerenti il peso massimo degli zaini, contenute nel disegno di legge n.
1848, rischiano di diventare inefficaci.
Esprime infine perplessità sul continuo richiamo alla serietà e al
rigore, poiché ciò rischia di generare un clima culturale negativo che
si basa esclusivamente sulla aritmetica valutazione degli errori degli
studenti senza un approccio di insieme.
La senatrice PELLEGATTA (IU-Verdi-Com) ritiene che il
tema del recupero dei debiti sia disciplinato in modo più solido ed
efficace rispetto al passato e sia ispirato al principio di una scuola
rigorosa e attenta al merito, come peraltro è accaduto con riferimento
alla legge n. 1 del 2007 sugli esami di maturità.
Manifesta tuttavia perplessità in ordine ai soggetti esterni coinvolti
nelle attività di recupero, paventando il rischio di un aggravio di
spesa per le scuole nonché di una perdita della funzione delle
istituzioni scolastiche sul piano sia istituzionale che formativo.
Occorre inoltre a suo giudizio chiarire che le misure del Governo non
hanno affatto reintrodotto gli esami di riparazione tanto più che questi
ultimi si collegano ad un modello di scuola ormai superato. Esprime
invece il suo favore per un sistema scolastico inclusivo capace di
accrescere la competitività e la qualità della formazione.
Ritiene poi essenziale un monitoraggio costante del Ministero affinché
le scuole assicurino la qualità del recupero, considerato peraltro che
esso è connesso ad una verifica finale, frutto del confronto tra diversi
docenti. Il giudizio complessivo ad opera del consiglio di classe è a
suo avviso un elemento positivo poiché unisce le competenze per materia
ad una valutazione di profilo generale sullo studente.
Auspica altresì che la Commissione sia pienamente coinvolta nella
verifica dei metodi adottati per il recupero, tanto sul piano
organizzativo che sul piano dell'efficacia in corso d'anno.
Nel condividere le opinioni espresse dal Ministro in ordine alla scuola
quale "ascensore sociale", reputa fondamentale che questo principio sia
integrato con l'idea di una scuola solidale che premia l'integrazione.
In particolare giudica essenziale coniugare rigore e partecipazione
nella prospettiva di un nuovo patto educativo tra docenti e discenti,
rispetto al quale la revisione degli organi collegiali si colloca nella
giusta direzione.
Avviandosi alla conclusione enfatizza l'esigenza di definire i livelli
essenziali delle prestazioni in materia di istruzione nonché di
assicurare i diritti degli studenti.
Il senatore SCALERA (Misto), nel sottolineare
l'indubbio valore e la qualità delle tematiche affrontate, rammenta con
rammarico lo stratificarsi progressivo di riforme che ha caratterizzato
il settore e che induce, dunque, ad una riflessione più generale.
In ordine al ruolo della scuola quale unico centro per la formazione dei
giovani, si interroga sulla validità di questo approccio tanto più che
all'interno della società e del Paese il processo formativo si realizza
ormai attraverso altre modalità, come ad esempio i mezzi
radiotelevisivi. Al riguardo, nel registrare l'aumento di programmi di
natura storica e documentale, rileva un massiccio utilizzo anche della
rete internet, che ha inaugurato nuovi percorsi di conoscenza,
unitamente all'azione di svariate forme associative.
Suggerisce quindi di tenere in considerazione le nuove realtà che si
sviluppano al di fuori del sistema scolastico e che vanno maggiormente
incontro al mondo dei giovani. In proposito sottolinea l'opportunità di
un raccordo tra un modello classico di valutazione e le nuove
piattaforme culturali tanto più che i ragazzi non incontrano difficoltà
nell'accesso alle nuove tecnologie.
Questa nuova impostazione potrebbe rappresentare a suo giudizio la
grande scommessa del futuro, incentrata sul superamento di una visione
culturale esclusivamente basata sulla scuola a vantaggio di una
prospettiva organica di collegamento con realtà innovative.
Agli intervenuti nel dibattito replica il ministro
FIORONI, il quale ritiene che la presunta situazione di emergenza sia
stata determinata dall'assenza di una efficace programmazione e
individuazione degli indirizzi, che ha determinato la necessità di
un'azione tempestiva anzitutto per dovere etico.
La promozione di ragazzi che non hanno superato i debiti rappresenta, a
suo giudizio, un danno e una mancanza di serietà, dato che in questo
modo si impoveriscono gli studenti in termini di conoscenze.
Dopo aver puntualizzato che il precedente Governo avrebbe potuto
impedire il progressivo incremento di promozioni con debito, pone in
luce i risultati ottenuti circa gli incentivi a favore dell'iscrizione
alle materie scientifiche. In proposito rivendica l'operato
dell'Esecutivo che ha coinvolto adeguatamente il mondo della scuola
nonché quello accademico, anche attraverso il potenziamento dei
laboratori, al fine di motivare gli studenti a riscoprire l'interesse
per le discipline scientifiche, al punto che dopo un anno si registra un
raddoppio delle iscrizioni. Ciò è stato il frutto di un'azione comune
per avviare un processo di sensibilizzazione in vista di una inversione
di tendenza e si configura quale importante risultato.
Ritiene altresì che la scuola dell'autonomia necessiti di sforzi
ulteriori e assicura al senatore Marconi che i docenti responsabili del
recupero saranno quelli delle singole discipline all'interno della
scuola, a beneficio dei quali è stata stanziata un'ingente somma.
Precisa altresì che attraverso le misure per il recupero dei debiti sono
stati chiusi numerosi "progettifici" ed è stato messo in moto un
percorso di tipo diverso, nel quale la pluralità delle prove costituisce
il mezzo efficace di valutazione da parte del consiglio di classe.
Quest'ultimo peraltro è titolare di competenze che riguardano tutto
l'operato del singolo studente sulla base dell'andamento globale delle
verifiche.
Fornisce poi assicurazioni alla senatrice Pellegatta in ordine al
monitoraggio costante delle nuove modalità introdotte e comunica
l'adozione di un recente atto di indirizzo rivolto ai direttori generali
affinché, nelle more di una nuova definizione della valutazione dei
dirigenti scolastici, le decisioni in termini di nomina ed indennità
aggiuntive siano basate prioritariamente sui risultati del recupero.
Condivide poi il rilievo del senatore Scalera sull'impatto delle nuove
tecnologie, che occorre senz'altro indirizzare nella stessa direzione
rispetto all'educazione scolastica. In tal senso, rammenta del resto di
aver già rivolto diversi appelli ai presidenti della RAI e di Mediaset,
affinché gli indici di ascolto siano considerati sul piano qualitativo
più che quantitativo. Nella medesima prospettiva auspica altresì una
collaborazione con la Commissione parlamentare di vigilanza sulla RAI.
Concorda infine sul delicato ruolo di internet nell'educazione dei
giovani, schierandosi apertamente in favore della tutela dei diritti dei
minori.
La PRESIDENTE ringrazia il Ministro e dichiara
conclusa la procedura informativa.
|
7a |
6 |
La Commissione esprime parere favorevole su:
- Schema di decreto del Presidente della Repubblica recante
il regolamento di riorganizzazione degli Uffici di diretta
collaborazione del Ministro della pubblica istruzione
- Schema di decreto del Presidente della Repubblica
recante il regolamento di riorganizzazione del Ministero della pubblica
istruzione
- Schema di decreto legislativo recante: "Disposizioni
per incentivare l'eccellenza degli studenti nei percorsi di istruzione" |
Governo
29 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 10,30 a
Palazzo Chigi
(...) In considerazione della necessità di determinare
i requisiti indispensabili per l’attuazione dell’obbligo dell’istruzione
anche nei percorsi sperimentali di istruzione e formazione
professionale, realizzati dalle strutture formative accreditate dalle
Regioni, il Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro della
pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, ha adottato al riguardo la
deliberazione motivata prevista dall’articolo 3, comma 3, del decreto
legislativo n. 281 del 1997, considerato che nella sede della Conferenza
unificata non è stato possibile raggiungere la prevista intesa con le
Regioni stesse. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 11,25.
|
23 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 10,20 a
Palazzo Chigi
Il Consiglio ha approvato i seguenti provvedimenti:
(...)
su proposta del Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni:
- un regolamento per la riorganizzazione del Ministero sulla base dei
criteri di razionalizzazione e risparmio previsti dall’articolo 1, comma
404, della legge finanziaria per il 2007; in merito sono stati acquisiti
i pareri prescritti. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 12,10.
|
16 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 10,00 a
Palazzo Chigi
Il Consiglio dei Ministri ha approvato due disegni di
legge che il Governo propone al Parlamento in veste di collegati alla
manovra finanziaria per il 2008, tenuto conto della particolare
rilevanza sociale ed economica degli interventi normativi.
Il primo, su proposta del Ministro della salute, Livia Turco, propone
misure per migliorare la qualità e incrementare la sicurezza del
Servizio sanitario nazionale e prevede il conferimento al Governo di
numerose deleghe nelle seguenti materie: a) riorganizzazione della
medicina di base, attraverso l’istituzione dell’Area omogenea di
medicina generale, delle Unità di medicina generale e delle Unità di
pediatria per l’erogazione dell’assistenza; b) riorganizzazione degli
enti vigilati dal Ministero (Istituto superiore di sanità, Istituti
zooprofilattici sperimentali, Croce Rossa italiana, Lega italiana per la
lotta contro i tumori, Agenzia italiana del farmaco, anche con la
previsione di nuovi criteri di nomina dei presidenti); c) definizione
del ruolo delle farmacie pubbliche e private per assicurare il supporto
all’assistenza domiciliare integrata, lo svolgimento di attività di
educazione sanitaria al pubblico, le analisi di laboratorio di prima
istanza (escluse quelle del sangue); d) coordinamento e riordino della
legislazione sanitaria.
Il ddl risponde all’esigenza di aggiornare i grandi principi ispiratori
del Servizio Sanitario Nazionale, confermando l’unitarietà,
l’universalità e l’equità del sistema, alla luce dei cambiamenti del
quadro costituzionale, che ha visto un ruolo sempre più rilevante delle
Regioni.
Con il definitivo riordino della medicina territoriale nasce il secondo
pilastro del Ssn, per una medicina realmente vicina al cittadino e in
grado, al contempo, di riqualificare l’attività della rete ospedaliera.
Il secondo disegno di legge collegato alla manovra finanziaria (su
proposta dei Ministri della solidarietà sociale, Paolo Ferrero, delle
politiche per la famiglia, Rosy Bindi, della salute, Livia Turco)
introduce nell’ordinamento disposizioni di rilievo per le persone non
autosufficienti, nonché in materia di politiche sociali e a sostegno
della famiglia. Vengono conferite al Governo alcune deleghe: a) definire
un sistema di protezione sociale e di cura per le persone non
autosufficienti garantendo l’accesso alle prestazioni, l’integrazione
delle politiche sociali con quelle sanitarie, il sostegno alla persona
non autosufficiente che scelga di rimanere nel suo domicilio, il
coinvolgimento delle comunità locali e della società civile nella
definizione degli interventi; b) rivedere e riordinare la materia dei
congedi parentali, al fine di completare il sistema di tutela a sostegno
della maternità e paternità. Vengono tra l’altro istituiti il Fondo per
la lotta alla povertà estrema, per favorire iniziative di contrasto alle
forme gravi di disagio ed emarginazione sociale anche delle persone
senza fissa dimora, il Fondo di solidarietà sui mutui per l’acquisto
della prima casa per sostenere i cittadini in difficoltà temporanea nel
pagamento delle rate di mutuo per la prima casa, nonché la “carta della
famiglia” per nuclei con almeno tre figli di minore età, che dà diritto
a sconti sull’acquisto di beni e servizi, ovvero a riduzioni su tariffe,
concordate con soggetti pubblici e privati che aderiscano
all’iniziativa.
L’esame del terzo disegno di legge collegato alla manovra finanziaria,
in materia di trasporti, è stato rinviato. (...)
Il Consiglio ha poi approvato due regolamenti che riorganizzano gli
uffici di diretta collaborazione del Ministero della pubblica istruzione
(in esame definitivo) e il Ministero dell’ambiente e tutela del
territorio e del mare (in esame preliminare, ai fini del parere del
Consiglio di Stato e delle Commissioni parlamentari).
E’ stato approvato dal Consiglio un decreto presidenziale che autorizza
Ministeri, altre Amministrazioni statali, Enti pubblici e Agenzie ad
assumere a tempo indeterminato unità di personale per complessive 4.497
unità nel corso del 2007 per far fronte a esigenze di funzionalità.
Utilizzando il Fondo appositamente istituito da una precedente legge
finanziaria e nell’ambito della politica di assorbimento del precariato
perseguita dal Governo, il Consiglio dei Ministri ha approvato un
decreto che prevede per alcuni Enti di ricerca la stabilizzazione di
ricercatori, tecnologi, tecnici e personale impiegato in attività di
ricerca, nonché l’assunzione di vincitori di concorso (il provvedimento
riguarda in totale 801 unità).
Il Consiglio ha poi autorizzato il Ministro per le riforme e le
innovazioni nella pubblica amministrazione, Luigi Nicolais, ad esprimere
il parere favorevole del Governo sull’ipotesi
di contratto collettivo nazionale di lavoro relativo al personale del
comparto scuola per il quadriennio normativo 2006-2009 e biennio
economico 2006-2007. (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 11,00
|
9 |
Il Consiglio dei Ministri si riunisce alle ore 10,10 a
Palazzo Chigi
Il Consiglio ha approvato i seguenti provvedimenti:
(...)
su proposta del Ministro dell’università e della ricerca, Fabio Mussi, e
del Ministro della pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni:
- uno schema di decreto legislativo che dà attuazione alla delega
conferita al Governo a disciplinare percorsi di orientamento alla scelta
di professioni e lavoro (legge n. 1 del 2007). Le istituzioni
scolastiche realizzeranno, nell’ambito della loro autonomia (ed in
collaborazione con i centri territoriali per l’impiego, le strutture
formative accreditate, cooperative, amministrazioni pubbliche,
associazioni di volontariato, enti che curano i servizi di inserimento
delle persone con disabilità) iniziative finalizzate a consentire agli
studenti la conoscenza delle opportunità offerte dal mondo del lavoro.
Sul provvedimento esprimeranno parere la Conferenza unificata e le
Commissioni parlamentari; (...)
La seduta ha avuto termine alle ore 10,45.
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