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FAQ
Domande e Risposte sui nuovi Esami di Stato
La rubrica sugli Esami di Stato ha preso il via con una
serie di domanda a mezza strada tra l'amministrativo e il burocratico: "mi
tocca", "non mi tocca", "cosa si deve fare per...".
A mano a mano gli operatori della scuola, superando le diffidenze, le paure e anche un
poco di rabbia (la scuola continua ad essere il luogo sociale delle forti contraddizioni,
tra deontologia e realtà operative) hanno cominciato ad interrogarsi sulle
"questioni" sostanziali, dimostrando - ancora una volta - che i formatori e gli
educatori navigano ancora in questo magnifico e bistrattato mondo dell'istruzione.
Che il Ministero ne prenda coscienza!
Ciò non toglie che il "nuovo" - com'era
prevedibile - abbia generato dubbi e quesiti di chiarimento. Proviamo a sintetizzare gli
effetti di questo clima preparatorio alle prove d'esame:
- L'esame, prima di essere una verifica degli alunni-candidati,
è una verifica complessiva del sistema-scuola; i primi ad essere esaminati saremo noi,
docenti.
- La domande cogenti saranno: ha funzionato il sistema
formativo ? Dando il voto agli alunni, abbiamo prima dato il voto a noi? Quanto abbiamo
prodotto - di clima - in modo che l'apprendimento fosse parametrato sulle reali
potenzialità degli alunni e sulle concrete prospettive di sviluppo della formazione
scolastica?
- Il nuovo esame richiede molta attenzione, scrupolosa
osservanza delle norme e professionale flessibilità: il vero operatore degli esami resta
il docente, con il carico della sua saggezza e della sua preparazione; non ci sarà regola
che sostituirà tali competenze e tale disponibilità all'esercizio della delicata
funzione di "esaminatore".
- La collegialità diventa (o ritorna ad essere) determinante;
non come "somma di persone e di voti" ma come team di riflessione e di giudizio.
- La collegialità - nell'ottica della verifica delle
conoscenze e delle competenze - non diluisce la professionalità specifica dei docenti
/esaminatori. Portiamo ad esempio il concetto medico: ognuno, in un consulto, ha titolo a
produrre del suo professionale ma ha l'obbligo di omogeneizzarsi all'esito diagnostico
complessivo.
- La relazione formativa - docente/alunno - pur piegandosi alla
relazione istituzionale - esaminatore/esaminando - rimane cruciale nella situazione:
l'alunno non perde la sua specificità di chi "apprende", come il docente non si
sottrae a quella sua propria di chi "insegna".
- L'esame non è un momento scisso o cotrapposto alla
curricolarità: Il percorso formativo della scuola rimane l'asse portante di tutta la
"drammatizzazione" delle prove; ma, come in un recita, il copione è ben
giudicato se è ben impostato, ben preparato, dignitosamente reso in sede di
"scena".
- Le prove d'esame: hanno una loro sussistenza autonoma
(valgono per come sono prodotte in situazione di esame) ma richiamano un percorso
scolastico, sia nella fase di "immaginazione" ministeriale (le prove inviate da
Roma) sia in quella (a maggior ragione) commissariale (la terza prova). Non si consentono
divinizzazioni né sottostime. Le prove sono emblematiche, da un lato, ma determinanti - a
fini del giudizio - dall'altro. Bisogna far accettare ai candidati il principio della
"campionatura" di verifica, che sarà, sostanzialmente, il sistema di selezione
futura della società lavorativa e professionale.
Davide Leccese
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